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Autore: GretaTK    02/05/2011    4 recensioni
Un ragazzo fragile e solo, nascosto dietro ad una falsa maschera, composta da bugie e finti sorrisi. Vi siete mai chieste se Tom Kaulitz, in realtà, non fosse così duro e privo di sentimenti come vuol davvero far credere a tutte noi? Bene, allora basta che voi leggiate questa storia per venire finalmente a conoscenza della verità. E' qui, che il famigerato Sexgott, si rivela davvero.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva senza sosta sull'enorme vetrata dell'ennesima stanza d'hotel nel quale alloggiavo insieme al resto della band. Il cielo era grigio, come il paesaggio che si estendeva di fronte a me, come tutto ciò che mi circondava, come la mia anima spersa. Non so che ci facevo già in piedi alle sei di mattina, ma di sicuro la stanchezza non aveva proprio intenzione di farsi sentire. Mi voltai verso il mio letto, osservandolo stranito. Era vuoto. Totalmente vuoto. Nessuna ragazza lo stava occupando col suo corpo, nessuna donna lo stava scaldando col suo calore. Era da tempo ormai che nessuna presenza femminile mi faceva compagnia durante la notte, effettivamente. Ero sempre stato un donnaiolo, un chitarrista borioso e odiosamente egocentrico capace di ottenere a suo piacimento ogni creatura dell'altro sesso. Perché ora era tutto diverso invece? Perché ora ero io stesso che non desideravo più intraprendere quei tipi di rapporti notturni? Non mi soddisfacevano più, ecco perché. Nessun bacio, nessun tocco, nessun sospiro mi dissetava più ormai. Non ero più in grado di apprezzare quelle "sveltine" solitamente eccitanti. Nemmeno il profumo della pelle delle più belle ragazze del pianeta mi attirava più. Ma che diavolo mi stava accadendo? Cosa avevo che non andava? E soprattutto, quando avrei superato quel momento e ricominciato con la mia vita di sempre? Era strano e decisamente preoccupante per me tutto ciò, ma non potevo farci assolutamente nulla. Osservai distratto una gocciolina di pioggia rincorrerne un'altra, per poi essere inghiottita a sua volta. Forse era proprio quello il punto. Forse anche la mia anima, proprio come quella lacrima di nuvola, era stata travolta da qualcosa di improvviso e inarrestabile. Scossi la testa con vigore, sperando di scacciare quegli stupidi pensieri dalla mia mente affollata e caotica. Più pensavo alla mia situazione, più mi avvicinavo ad una conclusione inquietante. Mi vennero i brividi al solo pensiero. Come potevo io, Tom Kaulitz, nonchè Sex Gott, perdere interesse per qualsiasi bella donna solo perché mi sentivo solo e bisognoso di vero affetto? Era altamente improbabile che quella fosse la vera ragione di tutto quello scombussolamento interno. Sorrisi sarcastico al solo pensiero, per poi dirigermi più tranquillo verso il mio grande letto matrimoniale. Mi ci buttai sopra a peso morto, sospirando pensieroso. Fissavo il soffitto con sguardo fermo, senza però vederlo realmente. Era come se ci stessi guardando attraverso, come se i miei occhi fossero alla ricerca di qualcosa di superiore, di qualcosa aldilà di quell'ostacolo di cemento. Probabilmente era proprio quello che stava facendo anche il mio spirito. Si sentiva marcio e sporco, logoro e mutilato per tutto l'amore che avevo perso durante quegli anni. Lunghi anni, aggiungerei. Forse era arrivato al limite di sopportazione, ed ora voleva ricevere affetto vero, vere emozioni. Ma come potevo essere certo che qualcuna fosse arrivata a salvarmi? Come potevo sapere quando quella donna sarebbe arrivata in mio soccorso? E soprattutto, esisteva davvero una persona a me corrisposta in questo mondo spoglio e privo di ogni valore? Ne dubitavo, fortemente. Non ero nato per quelle cose, io. Non ero stato creato per essere amato. Non ero portato all'amore, non lo ero mai stato. Non rientrava proprio nel mio DNA. Ma allora perché ora avevo tutto quell'improvviso bisogno di qualcosa di più di un semplice contatto fisico? Non ci capivo più niente. E più provavo a risolvere la questione, più perdevo il senso delle cose e non raggiungevo nessuna risposta sensata. Non avevo parlato a nessuno di ciò che sentivo in quel periodo buio, che cominciava a durare fin troppo per i miei gusti. Nemmeno a mio fratello avevo accennato la cosa. Sapevo che era inutile stare zitto, a lui non posso nascondere niente, ma Bill non mi chiese mai nulla. Mi legge nelle iridi, quel ragazzo, come se dentro i miei occhi ci fosse stampato ad inchiostro indelebile ogni mia più impercettibile sensazione, ogni mio più piccolo pensiero. E' veramente incredibile tutto ciò. Fu anche per questo che il mio gemello non mi domandò mai nulla, perché vedeva che dietro al mio viso stanco e tirato, non avrei avuto le risposte adatte ai suoi dubbi. Lo faceva soffrire il fatto di non potermi aiutare in alcun modo, ed io lo ringraziai solo per questo. Sentiva il mio dolore a tal punto da farlo diventare anche il suo. Se non poteva fare nulla per risolvere il problema, avrebbe condiviso con me le mie paure e le mie angosce. La cosa migliore che qualcuno avesse mai fatto per me. Evidentemente avevo ricevuto affetto solo da parte sua proprio perché lui era l'unico che sapesse di quanto affetto avessi bisogno in realtà. Nessuno era mai riuscito a capirmi sul serio, quindi nessuno si era mai posto il problema di prendersi cura del mio io interiore. C'era anche da dire, però, che la colpa era principalmente mia. Mi ero sempre posto come un ragazzo duro e privo di sentimenti, uno col cuore di pietra che sapeva pensare solo al sesso e alla musica, ma niente di più. Ma ne era davvero valsa la pena di fingere? Di indossare una maschera? Non credo proprio. Così ora ero disperso nei meandri di me stesso, senza via d'uscita. Purtroppo siamo noi stessi la cosa più difficile da combattere. Avevo bisogno di qualcuno in quel momento, proprio lì, accanto a me. Avevo bisogno di una persona che avesse saputo capirmi solo osservandomi, e che non avesse bisogno di parole per consolarmi. Avevo estremo bisogno di una donna in grado di amarmi, e di farsi amare da me. Ma ne sarei mai stato in grado? Io, Tom Kaulitz, sarei mai riuscito nella mia vita a donare un affetto così grande a qualcuno che non fosse mio fratello o mia madre? Voltai lo sguardo verso l'alta finestra della mia stanza. Mi accorsi con stupore che la pioggia aveva cessato di cadere, e che le nuvole ora erano più sottili e chiare. Uno spazio fra di esse permetteva alla luce del sole di passare attraverso quella coltre grigiastra di nubi, mostrandosi in tutta la sua brillantezza. Mi ero quasi dimenticato di cosa fossero i colori, e quel raggio di luce mi diede di nuovo la speranza di credere in qualcosa di migliore. Dopotutto anche nell'oscurità più buia e profonda c'è un pizzico di luce, solo che a volte non si trova fuori e attorno a noi, ma solo dentro il nostro cuore, e sta a noi stessi in primis riuscire a trovarla per poterci salvare dal minaccioso baratro dell'oblio. Forse, dopotutto, non era ancora tutto finito. Non dovevo dare nulla per scontato, mai. Mi soffermai nuovamente ad osservare quella luce emanata dal sole, ben nascosto da quella coltre densa di grigio compatto, ripensando alle domande di qualche istante prima. Sarei mai stato in grado di conoscere, e soprattutto, di vivere appieno l'amore? Un piccolo ma potente calore si diffuse dentro di me. Sorrisi. Avevo trovato la mia luce interiore.
  
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