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Autore: Audrine    03/05/2011    1 recensioni
« Tutto come sempre; il cuore in gola, il calore che aumentava ed il tremolio delle mani sudaticce che stringevano la stoffa si faceva sempre più Marcatro, nulla era cambiato.
Quando finalmente si voltò per andartene via,come da copione, Sarina vide la gente.. tanta. Tutti piccoli, lontani, anonimi, chi con una binocolino tra le mani, chi vi stringeva un Libricino, addirittura chi si Dimenava per vedere meglio ed ovviamente non mancava chi.. chi con le lacrime pronte a sgorgare. Tutti che la guardavano, fisso, aspettando pazienti. »
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarina sprecò tempo a tentar di addormentasi, di chiudere gli occhi, riposarsi e di lasciarsi tutto alle spalle, ma quando finalmente ci riuscì, dopo ore ed ore di lotta, il risultato fu l'unico che non avrebbe mai desiderato: un sogno,un altro.

Qualcuno che conosceva e che le parlava .. parlottava e riparlava, riempiva la sua testa con una voce chiara e precisa, non di quelle che si sentono in lontananza e che si possono ignorare, eh no; di quelle forti e maledettamente decise. Tanto decisa da giungere puntuale anche negl'angoli più remoti della sua mente stanca, quelli che pensavano di scamparsela.. ma non si scampa ai pensieri, meno che nel sonno, mi dispiace, la vita va così e Lei lo sapeva bene. Anche se indesiderata quella Voce non le sussurrava cattiverie, non scelse di farle del male, almeno non quella volta. La voce marcata ripeteva lentamente un brano che Sarina conosceva bene, che aveva ascoltato e ripetuto troppe volte, tante da ricordarne anche le più piccole variazioni.

Poco dopo averla coccolata con una voce calda e rilassante, quella sciocca mente ripescò un ricordo ancora più lontano, aspro come pochi sanno esserlo e sbiadito dal tempo, quasi cancellato -ma non troppo-. L u i era seduto li, non molto lontano da lei, piccolo e grazioso; sistemato su di una poltrona rossa che la ragazzina non credeva di aver mai visto in vita sua, con le gambine sottili strette al petto , ancora infilato in quel dolce vestito verde bosco che portava il giorno della famosa rappresentazione nel teatro del Paese, un palcoscenico tanto spazioso quanto fatiscente. Ma le sembrava strano, qualcosa in quel quadretto non pareva convincerla, curiosa come sempre mosse qualche passo verso di Lui, frettolosa e scoordinata come sempre, allungando il collo rovinato per vederci meglio: Lui non aveva il testo tra le mani tremanti, non aveva quello stramaledetto testo imparato involontariamente a furia di ascoltarlo, di ripeterlo e .. sognarlo. Ma No! Questa volta era fermo e la fissava con un’ espressione quasi persa, fin troppo assente, mentre lei era in piedi non si sa dove.. avvolta nella penombra .

Erano soli , loro due e la voce che non era di quel ragazzino - conosciuto bene - non era dolce e delicata come la sua; ma grande,come .. un grande, ecco tutto. Una di quelle voci che si sentono urlare giù dai balconi, scivolare via dalle strade, da adulto ( o quasi ) . Lui Muoveva le labbra, sottili e troppo chiare per un ragazzino di quell'età -lontana per lei- mentre le dita delle mani -ben curate- giocherellavano frettolose con il merletto del pantalone stretto alle caviglie, automaticamente, come se neanche dipendesse dalla sua volontà. La fissava; due occhi nocciola contornati da un pò di colore scenico sembravan non volersi allontanare dal suo viso, e Sarina pareva non poter far altro che ascoltare ancora una volta, silenziosa come sapeva stare, assopita. Tirò di poco su il suo vestito, verde, grosso, ingombrante e pesante , stessa identica fantasia del completo di velluto dell’altro, troppo largo per la sua vita sottile e troppo sceso per le spalle curve, rappezzato da qualche fascia nera recuperata da qualche altro vestito di scena, rovinata. Strinse qualche lembo della gonna a sbuffo tra le mani ossute e sospirò come fosse l’ultima cosa da poter fare, rassegnata al pensiero di passare l’ennesima notte in un sogno che poco le apparteneva, ma di cui sembrava essere ospite più che gradito.

Eppure questa volta Sarina ricordava quel giorno, ricordava molto bene quel caldo infernale, ricordava il vestito largo e pesante, le forcine che le facevano prudere la matassa di capelli ricci e tremendamente spettinati, le candele ai bordi del palcoscenico che, ad intermittenza, richiamavano la sua attenzione -quasi più della platea- e soprattuttto ricordava la sedia poco distante da se. Ma in quella macedonia di ricordi sbiaditi e confusi, quello che spiccava limpido era ciò che il ragazzino seduto scomposto sulla poltrona le sussurrava con una voce vecchia, innaturale ma tralasciabile.. almeno in un sogno. Bhè, Lei non poteva fare altro che seguirlo mentre parla, quasi a fargli il verso, non potendo trattenersi dal ripeterle con lui, con sincronia un pezzo tratto da qualche copione che conosceva -molto-bene, facendosi trascinare da Lui in un mondo Oltre il sogno, dove quel che accade sembra più che reale, V e r o .


« .. perché vorrei che il tuo nome mi fosse sussurrato dal vento, caldo, freddo, dal vento che mi deve parlare solo di Te, e se così non fosse, verrei a cercarti senza l'aiuto di nessuno, tanto meno di un Elemento che non è stato in grado di regalarmi neanche una tua iniziale, Sciocco. Perché vorrei che tutto questo non ci fosse, che tu nonesistessi e che i tuoi occhi non si voltassero ogni volta che li fisso, per non soffrire come un lurido cane. Perché vorrei che quel vestito ti permettesse di poter correre da me, sciocco che sono, ancora a credere che sia lui il problema. Perché so, in fondo al cuore, che non lo faresti mai.. so che appena chiuderò gli occhio per un solo secondo ti volterai, con il solito sorriso gelido, ed andrai via,con calma, come se qui - al posto mio - ci fosse l'ultimo dei cretini .. perché lo so, che infondo, lo sono. »


Tutto come sempre; Il cuore in gola, il calore che aumentava ed il tremolio delle mani sudaticce che stringevano la sta offa , nulla era cambiato, maledettamente tutto uguale. Quando finalmente Sarina si voltò per andartene via,come da copione, vide la gente .. tanta, tutti piccoli e seduti, lontani come sempre,chi con una binocolino tra le mani, chi con un libretto, chi con gli occhiali, chi .. chi con le lacrime pronte a scendere , ma tutti che la guardavano, fisso, aspettando la sua mossa. Tentava di non sorridere lei al sol pensiero che tra quegli spettatori senza identità poteva esserci anche il solito romanticone, il solito stupido che bisbigliava al disgraziato alla sua destra: « Tornerà da lui, si , finisce sempre così! » il solito stupido che pareva arrabbiato anche, troppo abituato ai lieto fine, quando la ragazzetta si voltò e raddrizzò le spalle, uscendo dalla scena come una prima donna.

Prima, ma sola.
Ora, lo spiraglio del Mattino.
  
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