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Autore: Luli87    03/05/2011    14 recensioni
Dopo "Un'operazione sotto copertura" e "Un sorriso mortale" eccomi di nuovo in una piccola ma interessante avventura. Omicidi, passione, ladri di diamanti. Un bel mix, no? Vediamo cosa riesco a combinare! Buona lettura!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: “Nuovo caso, vecchio incontro”
 
Ore 4.45 In un vicolo buio, NY.
Camminava veloce, sicura di sé, nonostante fossero quasi le 5 di mattina.
Scarpe alte con il tacco, giacca blu lunga, ben chiusa al collo da una enorme sciarpa bianca. Mani in tasca per il gran freddo. Kate Beckett si stava avvicinando all’ennesima scena del delitto.
Nevicava, dovevano fare in fretta: la neve copre ogni possibile prova e l’acqua che ne deriva scioglie ogni possibile indizio.
Esposito appena la vide alzò la mano per farsi riconoscere. Era ancora buio e in quella stradina nascosta da altissimi palazzi anche la luce dei lampioni non era sufficiente ad illuminare ogni angolo.
“Esposito, cos’abbiamo?”
“Robert Delay, avvocato. 48 anni. È stato ucciso con tre pugnalate e poi abbandonato nel cassonetto dei rifiuti.”
“Rapina?”
“No, il portafoglio è intatto e pieno di contanti. L’orologio è al polso e, credimi, se l’avessi ucciso io gliel’avrei rubato. Costa tanto quanto la mia auto! L’uomo con cui sta parlando Ryan abita qui, ha scoperto il cadavere e ha chiamato la polizia venti minuti fa.”
Kate si avvicinò al cadavere e si chinò, a pochi passi da Lanie.
“Ehi tesoro, brusco risveglio eh?”
“Lanie non commentare i miei capelli, ti prego.”
In effetti la coda che Kate aveva cercato di rendere presentabile era a dir poco indecente. Ma del resto, non aveva avuto tempo di concedersi un bagno come si deve. Prima che la chiamassero per l’omicidio, lei e Castle stavano… e sì, anche di prima mattina, ogni ora è buona per fare l’amore.
Era ormai un anno che si frequentavano e nessuno in ufficio se ne era accorto. Erano bravi a nascondere la loro storia. Soltanto Martha e Alexis ne erano al corrente. Ma in ufficio no, anche se tutti, come era sempre successo, continuavano a punzecchiarli e a scommettere sotto banco. Il loro rapporto non era normale, sembravano più amanti clandestini che semplici innamorati. Ma piaceva ad entrambi e le cose andavano bene. Decisamente bene.
“Quest’uomo è stato accoltellato. Tre pugnalate. Due ai fianchi, dolorose ma innocue. Poi, quella mortale, al cuore. Ma l’assassino ha voluto farlo soffrire un po’ prima di dargli il colpo finale.” Commentò l’anatomopatologa, indicando alla detective numerosi lividi sul volto e sull’addome della vittima.
“Sì, deve averle prese di santa ragione.”
“Le mani non indicano alcun segno di difesa però. Il che è strano, a mio parere era abbastanza robusto per difendersi.”
“Indicazioni sull’ora?”
“Dato il congelamento potrò darti migliori informazioni dopo l’autopsia ma posso assicurarti che l’ora dell’omicidio è tra mezzanotte e le due.”
“Grazie Lanie.”
L’uomo era ben vestito, camicia bianca e completo scuro Versace. Orologio al polso, veramente bello e costoso, immaginò Kate. Scarpe perfette, nere, lucide, ben allacciate. Mancava solo la giacca.  
“Beckett” la raggiunse Ryan,  “abbiamo contattato il socio in affari della vittima. Suo fratello, Leonard Delay. Avevano insieme uno studio legale.”
“D’accordo, andate a prenderlo, ci vediamo al distretto.”
Esposito annuì, aggiungendo: “Castle lo tiriamo giù dal letto o aspettiamo un paio d’ore prima di chiamarlo?”
Kate sorrise maliziosa. Aveva lasciato Castle nel letto, eccitato e impaziente, promettendogli che sarebbe tornata il prima possibile.
“Diamogli un po’ di tregua ragazzi, non deve seguire per forza ogni nostro caso. Poi è presto, non svegliamo il bell’addormentato, lo aggiorneremo quando sarà mattina!”
Tornò alla sua macchina ancora sorridendo alle immagini nella sua mente, ma era consapevole che il nuovo caso aveva la precedenza su ogni suo altro pensiero. Per di più, l’omicida aveva pugnalato la vittima. Un modus operandi  che, purtroppo, toccava Beckett molto da vicino.
Appena mise in moto l’auto, squillò il cellulare.
“Beckett.”
“Detective, mi hai lasciato qui nudo e ammanettato al letto. Una mano sola, d'accordo, ma pur sempre ammanettato. Quindi... Hai intenzione di tornare a liberarmi?”
“Castle, abbiamo un caso. La vittima è un avvocato e dall’aspetto anche molto ricco. Quando puoi raggiungimi al distretto.”
“Ehi, io come mi libero adesso? Le manette sono tue e ti ricordo che sono vere!”
“Andiamo scrittore, stupiscimi!”
E riattaccò.
Tre, due, uno.
Ecco di nuovo lo squillo del telefonino.
“Beckett.”
“Puoi anche rispondere in modo diverso Kate, lo sai che sono io! Comunque ti stupirò, ci vediamo al distretto tra poco!”
E questa volta, riattaccò lo scrittore.
In ogni caso, in ogni situazione, Rick riusciva sempre a strapparle un sorriso.
 
Ore 5.20 Al distretto
Una scrivania e tanti documenti da compilare. Non era con questo che sperava di avere a che fare una volta promosso Capitano. E per di più a quell’ora. Ma gli ultimi casi avevano richiesto molti straordinari e il Capitano si sa, affonda con la propria nave, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Appena sentì bussare alla porta, Montgomery alzò gli occhi e disse sorpreso: “Agente Shaw? Come mai da queste parti?”
“Niente di buono purtroppo.” Rispose la donna, entrando nell’ufficio. “Buongiorno Capitano.”
Montgomery si alzò, per educazione, ma non aveva un aspetto molto tranquillo.
I due si strinsero la mano.
“Capitano, sono qui per ordine dell’FBI.”
“Di cosa si tratta, agente Shaw?” le chiese Montgomery, risedendosi.
L’agente Shaw si tolse la giacca beige e la appoggiò alla sedia. Rimase in piedi. Si avvicinò lentamente alla finestra e osservò per pochi istanti la strada.
“Aspettiamo che salga anche la Detective Beckett. Ho bisogno di parlare ad entrambi.”
Montgomery si alzò di scatto e con tanta rabbia quanta ironia disse: “Mi faccia indovinare, vuole ancora la collaborazione della polizia? Perché se la mia memoria non mi inganna, l’operazione richiesta proprio dall’FBI poco tempo fa ha messo a rischio la vita della mia migliore Detective. Per cui la mia risposta è no. Non ho la minima intenzione di commettere di nuovo lo stesso errore!”
Roy non aveva alcuna voglia di perdere altro tempo e aggiunse: “Per cui agente Shaw, mettiamo subito le cose in chiaro: non se ne parla.”
Dal canto suo, la donna non si arrese. Si sedette sulla sedia in fronte al capitano, seria e composta: “Signore, io aspetterei. Abbiamo un caso molto importante tra le mani. Non sa ancora di cosa si tratta.”
Il capitano appoggiò la penna che aveva tra le mani e andò a chiudere la porta del suo ufficio. Poi, ancora dando le spalle all’agente Shaw, con tono fermo e duro disse: “Agente, forse non ci siamo capiti. Beckett ha dovuto fare delle sedute di psicoanalisi dopo il caso di Sergej Rostov. È passato poco più di un anno, ma Le voglio ricordare in che condizioni si è trovata Beckett per colpa vostra e per colpa Sua.”
“Capitano, non ho intenzione di mettere Beckett in pericolo, non di nuovo. Sono qui perché l’FBI ha bisogno di voi, dei Suoi uomini.  Sono stata io a volervi per questo caso. E non accetterò un no come risposta.”
Montgomery prese il telefono e compose un numero.
 
Beckett stava salendo le scale del distretto due a due. Aveva assolutamente bisogno di un caffè e non poteva aspettare l’arrivo di Castle. Ma il suono del telefonino la distolse dall’aroma di caffè che aveva già iniziato ad invadere la sua mente.
“Beckett.” Rispose.
“Montgomery. Dove sei?”
“Al distretto, Signore. Sono appena arrivata.”
“Nel mio ufficio, immediatamente.”
 
Roy agganciò il telefono e guardò l’agente Shaw negli occhi con aria di sfida: “Non ho ancora detto sì, agente Shaw.”
“Ma acconsentirà all’operazione, Capitano. E sono sicura che anche Beckett non si tirerà indietro.”

 

  
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