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Autore: Yoshiko    11/02/2006    2 recensioni
+++++ Storia aggiornata +++++
Durante il rigido inverno dell'Hokkaido, quando la temperatura scende di almeno un paio di decine di gradi sotto lo zero, alcuni giocatori della Nazionale giovanile giapponese sono stati invitati (o piuttosto minacciati da Gabriel Gamo) ad andare in ritiro in una località tranquilla, per cercare di appianare certe incomprensioni interne che rischiano di compromettere l'affiatamento della squadra, nonché per fortificarsi con un sano ed efficace allenamento sulla neve. Ma cosa succede se a questo ritiro prendono parte anche quattro ospiti inattese?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Time' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Rientro alla base
Prima parte


Julian aprì la porta e avanzò nella stanza frastornato, l’incedere di uno zombie. Nelle orecchie udiva ancora il tono aspro della voce di Gamo, le critiche, le recriminazioni e le accuse. Dopo la cena con i padroni del ryokan, a cui la nonna lo aveva praticamente costretto e durante la quale si era sicuramente abbuffato alla faccia loro, il mister era tornato a cercarli più in forma e collerico che mai, trovandoli ancora seduti a tavola. Aveva preso posto sulla sedia di Evelyn, occupata a sparecchiare insieme alle amiche, e aveva ricominciato a rimproverarli, senza per fortuna prestare attenzione agli avanzi del menù di quella sera. A disagio sotto gli occhi critici del mister, che più le guardava e più diventava di cattivo umore, le ragazze avevano riordinato l’indispensabile e si erano dileguate al piano di sopra. Jenny era uscita per ultima, lasciando sul tavolo la teiera colma e le tazze pulite.
La camera che li accolse era silenziosa e confortevole, con la luce soffusa della lampada nell’angolo. I futon erano già stesi, pronti per il meritato riposo. Amy dormiva curva sul tavolino ma sentendoli rientrare sollevò il viso assonnato.
-Che ore sono?-
-Quasi mezzanotte.- rispose Julian, precedendo di poco lo sbadiglio di Mark che entrò dopo di lui.
-Sto morendo di sonno.-
-A chi lo dici. Ma visto che è già tutto pronto,- Bruce per la prima volta da ore si entusiasmò -Non ci resta che metterci a letto.-
Patty li osservò insonnolita dal futon del capitano.
-Come mai così tardi?-
-Gamo ci ha rimproverati per ore, non ne potevo più. Altri cinque minuti e gli sarei saltato al collo.-
-Tanto è con me che ce l’ha, Mark.- sospirò Philip afflitto.
-Però ha ragione su tutto.- Ed alzò le spalle -Non ti farà mai più organizzare un ritiro.-
-Questo è sicuro.- Holly raggiunse la fidanzata e le posò una mano sulla fronte -Hai la febbre?-
-Non saprei. Il modo migliore per farla passare è non misurarla affatto.-
-È un modo idiota!-
-L’ho imparato da te!-
Danny vide Bruce uscire con un asciugamano appeso alla spalla e lo seguì fin nel bagno, dove l’altro prese dallo scaffale spazzolino e dentifricio e si trasferì davanti al lavandino. Poi, mentre si preparava a lavarsi i denti, alzò gli occhi sullo specchio e scorse Danny riflesso nell’ombra alle sue spalle, che lo guardava immusonito e con un’espressione lugubre. Sobbalzò di paura, tanto che lo spazzolino gli sfuggì di mano e cadde nel lavandino.
-Da... Danny, che stai facendo?-
-Mi dispiace, non volevo spaventarti.-
-Non mi hai spaventato, figuriamoci!- negò l’evidenza -Cosa vuoi?-
-Farti una domanda.-
-Allora spara.-
-Hai presente le foto che hai scattato alle ragazze qualche giorno fa?-
Bruce lo scrutò con maggiore attenzione.
-Cosa ne sai tu?-
-Ho sentito gli altri parlarne. Chi le ha?-
-Volevi vederle?- mentre lo chiedeva ricordò che Danny aveva già messo gli occhi su Evelyn mezza nuda e il suo sguardo si oscurò. Che fosse interessato proprio a lei?
-No. Voglio solo sapere chi le ha.-
-Nessuno. Le hanno cancellate, sono andate perse. Peccato, perché un’occasione simile non ricapiterà più.- mise altro dentifricio sullo spazzolino e lo infilò in bocca -…i ‘spiace…- biascicò strofinandosi i denti.
Danny uscì afflitto dal bagno. Non avrebbe mai ottenuto la foto di Jenny e Clifford non gli avrebbe mai perdonato lo smacco. Non gli restava che farne una di nascosto. Lei non l’avrebbe saputo, Philip neppure e sarebbe stato salvo.
Tornò in camera e recuperò il telefonino dall’armadio dove Holly gli aveva chiesto di lasciarlo. Lo accese e si sedette sul futon, ascoltando distratto i compagni che continuavano a parlare di Gamo e del suo arrivo improvviso e inatteso. Prima di tutto doveva aspettare che Philip andasse in bagno o comunque uscisse dalla stanza, perché se lo avesse colto in flagrante… non voleva neppure pensarci. Poi doveva inquadrare Jenny con il telefono fingendo di fare altro, infine scattare, compiendo un’odiosa azione clandestina che andava contro la sua etica e la sua morale. Oltretutto lì dentro era troppo buio, la lampada all’angolo non sarebbe stata sufficiente a illuminare Jenny. E poi lei in quel momento gli dava le spalle. Non poteva chiamarla e chiederle di voltarsi, avrebbe capito. Né poteva spostarsi davanti a lei, lo avrebbe visto.
Ed lo raggiunse e gli si sedette vicino.
-Cos’hai? Sembri preoccupato.-
-Niente… Niente di importante.-
Ad un certo punto Jenny si alzò e si trasferì nella stanza accanto. Danny sprofondò negli abissi della disperazione. Se Jenny se ne andava, come poteva fotografarla?
-Secondo voi le valigie conviene farle subito o domani mattina?- domandò Tom.
Amy si rivolse a Julian.
-Le valigie? Partite?-
-Gamo è venuto a prenderci.-
-E ce n’era bisogno?-
-Ovviamente no. Bastava una telefonata e saremmo ripartiti da soli.-
-Domani?-
-Domani mattina.-
Amy guardò Patty, poi Holly.
-E i panni che sono ad asciugare?-
-Li porteremo via bagnati.-
-Ma se adesso andiamo a metterli nell’asciugatrice, domattina saranno perfetti.- Patty fece per alzarsi ma il fidanzato la fermò.
-Dove vai?-
-In lavanderia.-
-Con la febbre? Non pensarci neppure.-
-Holly!- protestò lei.
-Holly, cosa? Hai la febbre non si sa a quanto, perché ti rifiuti di misurarla. Dovresti essere a letto e invece sei tutto il tempo in giro per il ryokan… Non mi sembra il caso che adesso tu vada a riordinare la biancheria!-
-Non ho la febbre.-
-Perché non provi a misurarla? Sei bollente!-
Patty fece per rispondere, ma Amy si alzò per fermarla.
-Penso io al bucato, ma dopo un bel bagno alle terme che è proprio quello che ci vuole in questo momento.- lasciò la stanza per entrare in quella accanto.
Julian ci pensò solo un attimo, poi si alzò e recuperò dall’armadio un asciugamano e il pigiama.
-Che fai?- gli domandò Tom.
-Se Amy va alle terme io scendo con lei.-
-Anch’io vorrei andare.- disse Patty -Non siamo scese prima perché vi stavamo aspettando. Non immaginavamo che avreste impiegato così tanto a salire.-
-Ma è davvero tardi. O forse è troppo presto.- temporeggiò Holly indeciso.
Se il capitano esitava, a Mark l’idea non dispiaceva. Dopo la strigliata di Gamo le terme lo avrebbero aiutato ad allentare la tensione e distogliere la mente dai rimproveri. Ma immergersi con due coppie non lo allettava, così costrinse Ed, e solo lui, ad accompagnarlo. Al contrario di Danny, il portiere della Toho era perfettamente in grado di restare in silenzio quando non c’era bisogno di parlare: la migliore compagnia che Mark avrebbe mai potuto desiderare in un momento simile.
Nello spogliatoio immerso nel vapore delle terme, Holly si rilassò come quel giorno non era ancora riuscito a fare, tanto da appisolarsi sulla panca senza accorgersi delle occhiate e delle risatine che si scambiavano i compagni alle sue spalle. Julian finì di liberarsi degli abiti, poi si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
-Non ti ho mai visto dormire con tanta convinzione in uno spogliatoio.-
Holly socchiuse gli occhi.
-Voi non avete sonno?-
-Avremo tutto il tempo di riposare domani in viaggio.- Philip raccolse un calzino caduto dalla panca   -Come minimo torneremo fino a Tokyo e poi da lì chissà.-  
Accanto a lui Mark si avvolse un asciugamano intorno ai fianchi.
-Almeno domattina eviteremo di lavarci.-
Julian si volse a guardarlo.
-Benji ha ragione. Hai davvero una fissa per il risparmio.-
-Non è necessario che quando lui non c’è ti immedesimi nei suoi ragionamenti.-
Philip si avvicinò a Holly che stava lentamente finendo di togliersi i jeans.
-Come mai così stanco?-
-La presenza di Gamo ha risucchiato tutte le mie energie.-
-E allora perché non sei rimasto in camera?-
-Domani partiamo, rivedrò Patty tra una settimana.-
-Già.- annuì l’amico -È l’ultima notte che siamo qui. È uno spreco passarla a dormire.-
Julian entrò nei bagni, si avvicinò a una doccetta e aprì l’acqua calda. Philip gli andò dietro, continuando il proprio ragionamento con lui.
-A pensarci bene è un peccato anche essere qui alle terme. Avremmo potuto trascorrere l’ultima notte in un modo diverso.-
-Sapevo che alla fine lo avresti detto.- rise Mark fastidioso.
Philip ricambiò l’ironico commento con una secchiata d’acqua fredda. Mentre loro facevano confusione, Julian rifletteva ad alta voce versandosi dello shampoo nel palmo della mano.
-L’ultima notte, anche se è quasi mattina. Sarebbe meglio dormire e invece siamo qui.- alzò le spalle e trovò Holly seduto davanti alle docce, gli occhi chiusi -Ti sei addormentato di nuovo?-
-Lascialo fare. Lo sveglierà Patty, se vuole.-
Warner si alzò per raggiungere le vasche, aprendo la porta a vetri ricoperta da una condensa così spessa che non si vedeva nulla attraverso. Avrebbe fatto un bagno veloce, tanto per accontentare Mark, poi sarebbe salito a dormire.
Rincorso da Landers con un secchio colmo di acqua fredda, Philip gli passò accanto nel momento del lancio e la doccia gelida investì entrambi facendoli urlare.
-Mark! È così che mi ringrazi per averti accompagnato?-
-Non era per te ma per questo deficiente che ti è arrivato accanto nel momento sbagliato!-
Julian finì di ripulirsi dalla schiuma dello shampoo, preparandosi a entrare nella grande vasca delle terme. Amy lo aspettava sorridente, immersa nell’acqua fino al collo. Patty era con lei mentre Jenny ancora non si vedeva.
-E gli altri? Dov’è Holly?-
-Di là.-
-Che stanno facendo? Perché ci mettono tanto?-
-Holly dorme, mentre Mark e Philip stanno giocando con l’acqua.-
-Non volevano scendere e adesso hanno persino voglia di divertirsi.- rise Amy.
-Callaghan! T’affogo!-
Philip schizzò attraverso la porta e si tuffò nell’enorme vasca. Mark apparve un secondo dopo, furioso. Cercò il compagno ma non riuscì a trovarlo. Poi quello riemerse, ben più lontano, di fronte a Jenny avvolta da un corto asciugamano azzurro, che scendeva i gradini di pietra scura per entrare in acqua.
-Cosa succede? Vi sentivo da dentro.-
-Landers fa lo spiritoso.-
Insieme raggiunsero gli altri e Mark, per amore della tranquillità, seppellì l’ascia di guerra.
Ed, davanti a loro, soffocò l’ennesimo sbadiglio.
-Perché siamo venuti qui?-
-Perché qui possiamo fare confusione senza dare fastidio né ai nonni, né soprattutto a Gamo.- spiegò Amy.
-Qualcuno ha ancora la forza di fare confusione, dopo Gamo?-
-Smettila di lagnarti, Ed.- lo rimproverò Mark -O diventerai peggio di Bruce.-
Con l’asciugamano che le avvolgeva il corpo, Patty entrò nello spogliatoio maschile sperando che nel frattempo non fosse sceso qualcun altro e, se proprio, quel qualcuno non fosse Benji. Udiva le voci e le risate degli amici, di là, e non vedeva l’ora di tornare nelle vasche insieme a Holly. Non voleva sprecare neppure un minuto di quell’ultima notte.
Il fidanzato era effettivamente a poltrire seduto di fronte alle docce e come riuscisse a farlo le risultava del tutto inspiegabile. Gli sfiorò una guancia e lui aprì gli occhi sulla scollatura dell’asciugamano, confuso dal panorama che gli si schiuse davanti, senza capire se quelle curve morbide le stesse sognando o fossero realtà. Poi riemerse dal dormiveglia, allungò una mano e le accarezzò il viso. Patty aveva le guance arrossate dal calore e forse, pensò, dalla febbre che si ostinava a non voler misurare. Le sorrise incerto, intontito da una stanchezza che faticava a scacciare ma tant’è. Ormai era lì. Si alzò e la seguì nelle terme.
-Mark, mi dai il tuo numero di telefono?-
L’inattesa domanda di Jenny attirò l’attenzione non soltanto del suo interlocutore, ma anche e soprattutto quella di Philip.
-A cosa ti serve il suo numero?-
-Se ho bisogno di parlarti e il tuo cellulare è irraggiungibile, posso chiamare lui.-
Philip si piegò di lato per guardarla in faccia.
-Perché dovrei essere irraggiungibile?-
-Per esempio perché potresti trovarti in un posto dove non c’è linea.-
-Allora non funzionerebbe neanche il cellulare di Mark!-
-O potresti avere la batteria scarica.-
-Farò attenzione che non accada.-
-Il tuo telefonino potrebbe rompersi, o potresti perderlo…- insistette a raffica, messa in allarme da eventualità sempre più inquietanti -E io non saprei chi chiamare per parlare con te.-
-Va bene, Jenny.- intervenne Landers -Te lo do dopo, in privato.-
Lei lo guardò storto.
-Grazie Mark, ma non lo voglio in privato. Non è una cosa privata, altrimenti non te l’avrei chiesto davanti a tutti. E poi non voglio solo il tuo. Li voglio tutti quanti.- guardò di nuovo Philip -Se tu non rispondi e Mark neppure, qualcuno prima o poi lo farà.-
Visto che Mark e Philip tacevano entrambi, irritati da motivi diversi, Julian intervenne.
-Non abbiamo il cellulare con noi, Jenny. Lo sai, Gamo non vuole. Solo Bruce lo ha portato di nascosto.-
-Avresti potuto portarlo di nascosto anche tu, Philip. Pure Danny lo ha… Prima in stanza gliel’ho visto.-
-Gamo voleva che fossimo raggiungibili in ogni momento.- spiegò Ed.
-Non vi ha mai chiamati.-
-Lo abbiamo tenuto spento, Holly.-
Mark fu colpito da un abbagliante barlume di lucidità.
-Siete due imbecilli! Ecco cosa siete! È venuto perché non è riuscito a rintracciarvi! Che razza di cretino sei, Ed?-
-L’imbecille sei tu. Se avesse voluto davvero parlare con noi avrebbe telefonato al ryokan, come hanno già fatto sia lui che Marshall! Gamo è venuto per ciò che Marshall ha sentito al telefono.-
-Forse no! Forse non sarebbe venuto!-
-Non arrabbiarti, Mark!- Jenny lo spruzzò con un po’ d’acqua -Ormai è arrivato e non possiamo farci niente. È colpa nostra, avremmo dovuto fare più attenzione.-
Lui l’aggredì inviperito.
-Se mi getti ancora l’acqua in faccia ti affogo. E se Callaghan si intromette affogo anche lui!-
Jenny non gli credette e volle metterlo alla prova. Sbagliò.
Con una mossa fulminea Mark le bloccò il polso, la tirò via da Philip e le spinse la testa sott’acqua. La ragazza riemerse un secondo dopo, scostandosi dal viso i capelli grondanti. Lo fissò incredula.
-L’hai fatto davvero!- si volse indietro -Non gli dici niente, Philip?-
Ma lui aveva poco da dire, soltanto che i loro scherzi lo stavano spazientendo di nuovo. Il suo sguardo contrariato si posò prima su Mark, poi su Jenny, poi di nuovo su Mark, dove si fermò un istante di troppo. Landers interpretò.
-Cosa vuoi, Callaghan? Ha cominciato lei!- dichiarò e si allontanò dai compagni, soddisfatto di aver avuto l’ultima parola.
Ed gli andò dietro, per cercare di convincerlo a uscire dalle terme e tornare presto in stanza.
-Holly, dormi?-
-Non sto dormendo, Julian. Mi sto rilassando.- appoggiato a una roccia, teneva gli occhi chiusi in beata tranquillità -Se penso che domani Gamo ci farà attraversare mezzo Giappone diretti chissà dove e ci metterà sotto torchio, mi viene l’ansia. Così per non pensarci mi rilasso.-
Philip si rabbuiò.
-Gamo ci farà sgobbare giorno e notte.-
-Possiamo pensarci domani?- li pregò Julian.
-Domani è oggi, non abbiamo più tempo per farlo.-
-Meglio così.-

Erano passate troppe poche ore quando Amy, udendola muoversi nella stanza buia e immersa nel silenzio, allungò una mano verso Jenny sdraiata al suo fianco, entrambe distese tra Julian e Philip, e le sussurrò qualche parola.
-Jenny, sei sveglia?-
-Sì. Non riesco a dormire.-
-Neanch’io.- si scostò da Julian perché aveva caldo -Verrai a vedere la partita?-
Jenny si appoggiò su un gomito e si tirò su piano per non svegliare Philip.
-Non lo so.-
Proprio di fronte a lei Mark alzò il viso per guardarla.
-Adesso che ti conosciamo, allaghan può smettere di tenerti nascosta.-
-Scusa, ti abbiamo svegliato?-
-Ero già sveglio, Amy.-
-Peccato che tu non sia Philip.- lo prese in giro Jenny -Io sono sveglia da un’ora e avrei saputo come occupare il tempo.-
-Puoi sempre svegliarlo, ne sarebbe felicissimo.-
-Preferisco lasciarlo riposare.
Amy rise piano, poi cercò di scrutare il ragazzo attraverso il buio.
-Sei arrossito, per caso? Accidenti, sei arrossito! Lo hai fatto davvero! Non è che in fondo… o forse neanche tanto in fondo, Jenny ti piace?-
-Non dire fesserie.-
Julian si girò nel futon mormorando una protesta.
-Amy, perché non dormi?-
-Non ci riesco. Le terme mi hanno tolto il sonno.-
Intanto Mark e Jenny, svegli come non mai, erano partiti per la tangente in quella che per loro rappresentava l’ultima occasione per mettere in chiaro certe cose.
-Tu non mi interessi.- stava ribadendo lui.
-Neppure tu mi interessi!-
-Solo quello squilibrato del tuo fidanzato può pensare una cosa simile.-
-Non offendere Philip!-
-Li senti, Julian?- Amy gli diede un colpetto con la spalla -Sono proprio carini quando fanno così.-
-Se lo dici tu.-
-Smettila Amy, per favore.- la redarguì Jenny timorosa che Philip si svegliasse, li udisse e traesse le solite conclusioni sbagliate.
-Cercate di dormire.- li pregò invece Julian -Oggi ci aspetta una giornata terribile.-
-A che ora avete messo la sveglia?- gli chiese la fidanzata a bassa voce.
-Alle sette, e ci resta poco più di un’ora di riposo.-
-È meglio se noi ci alziamo prima, Amy.- mormorò Jenny -Dobbiamo riportare su i vestiti. E poi preparare la colazione.-
-A Gamo penserà la nonna?- domandò lei in un sussurro.
-Me lo ha assicurato.-
Tacquero per un po’, finché udirono il respiro profondo di Julian che aveva ripreso a dormire. Ma né Amy né Jenny riuscirono a restare a lungo immobili e in silenzio. Anzi, Jenny si tirò su rinunciando definitivamente a riposare e scrutò nella penombra i futon sparpagliati sul pavimento della stanza.
-Chissà come sta Patty.- borbottò e quando l’ebbe individuata, sgusciò fuori dalle coperte, scavalcò Mark e proseguì carponi fino all’amica.
Mentre il ragazzo borbottava proteste per essere stato quasi calpestato e Amy lo prendeva in giro con battutine maliziose, scambiando con lui mormorii che disturbavano tra l’altro il sonno di Philip, Jenny scosse piano Patty finché lei aprì gli occhi.
-Amy ed io tra poco scendiamo a preparare la colazione. Come ti senti? Vieni con noi?-
Mentre l’amica valutava la proposta, restia a lasciare Holly e il tepore delle coperte, nel sonno esausto di Philip il brusio di voci stava affiorando alla coscienza, trasformandosi in un disturbo sempre più percepibile. Tanto che ad un certo punto protese una mano dove credeva fosse Jenny per avvicinarla a sé e sopprimere i sussurri nel suo corpo morbido, caldo e profumato. Le dita tastarono il materasso, accarezzarono il lenzuolo freddo e risalirono fino al cuscino, senza trovare traccia di lei. La sua assenza lo svegliò di colpo. Nell’oscurità non proprio silenziosa della stanza mosse su e giù la mano soltanto per rendersi conto che nel posto di Jenny non c’era nulla. Allora la chiamò piano, pianissimo. Fu appena un sussurro.  
Lei lo udì mentre scavalcava di nuovo Mark per tornare a distendersi sul futon. La sua voce la colse con una mano posata sulla schiena dell’amico, un ginocchio tra le sue gambe pronta a oltrepassarlo ma ancora sopra di lui. Se Philip l’avesse vista in quella posizione, la notte sarebbe finita troppo presto per tutti.
Allora silenziosissima tirò indietro il ginocchio, ritrasse la mano muovendosi al rallentatore e si distese contro il fianco di Mark, restando celata dal suo corpo. Philip non avrebbe potuto vederla… a meno che non si fosse alzato. E forse lo avrebbe fatto, per cercarla. Con il cuore che le martellava nelle orecchie, Jenny si tirò la coperta addosso rifugiandosi sotto, nell’oscurità calda e confortevole del futon del ragazzo. Compì quel gesto per non farsi scoprire, senza rendersi conto di aver soltanto peggiorato le cose.
Mark non poté in nessun modo impedirle di fare ciò che fece, non ebbe né la possibilità né la prontezza per evitare che lei invadesse lo spazio del suo letto. Sentì il suo respiro sommesso, percepì il suo corpo disteso non più attraverso lo spessore della pesante imbottitura che fino a un secondo prima aveva coperto solo lui. Ma non poté protestare, né scacciarla.
Philip si mise seduto e si guardò intorno, cercando la fidanzata in una stanza silenziosissima. Stranamente non si udiva neppure il consueto ronfare di Bruce.
-Jenny?- la sua voce fu un altro sussurro.
Mark infilò la testa sotto le lenzuola e sfiorò con le labbra i capelli di Jenny. Non si aspettava che fosse così vicina e si tirò indietro con uno scatto, tanto che Philip lo udì e si volse a guardarlo.
-Mark, sei sveglio?-
-Poco.-
-Jenny non c’è.-
-Forse è in bagno.-
Philip tornò a sdraiarsi e rimase ad aspettarla.
Mark rinfilò la testa sotto le coperte, cercando di farsi venire un’idea per salvarsi da quel pasticcio. Accanto a  lui Jenny non si muoveva, non la sentiva più neppure respirare. Il suo corpo disteso non lo toccava, ma era così vicino da percepirne il calore.
-Ti sembra una buona idea nasconderti qui sotto?-
-Non mi è venuto in mente altro.-
La ragazza si fece istintivamente più vicina e Mark sentì la sua spalla contro un braccio. Lui e i suoi fratelli avevano dormito appiccicati un’infinità di volte. Nella nuova minuscola e modesta casa in cui erano stati costretti a trasferirsi dopo la morte di suo padre, abbandonando i più comodi letti singoli per i futon distesi sul pavimento della piccola camera da letto in comune con i fratelli, Ted gli aveva disturbato il sonno un’infinità di volte avvinghiandoglisi addosso. E anche Natalie aveva dormito tra le sue braccia per decine di notti, stremata dal pianto e dal dolore della perdita. Ma Jenny non era Natalie e nonostante la ragazza gliela ricordasse spesso, in quel momento aveva ben chiara nella testa la differenza tra le due. E non la voleva lì.
-E adesso? Come ne usciamo?- sussurrò scontento.
Il compagno lo udì.
-Mark?-
-Niente, Philip. Dormi.-
Come c’era da aspettarsi il compagno fece esattamente il contrario, dando però loro l’insperata occasione di non farsi scoprire. Scostò le coperte e si alzò, lasciando la stanza in cerca della fidanzata.
-Sbrigati, è uscito.- la sollecitò Mark.
Jenny non se lo fece ripetere. Sgusciò fuori, scavalcò Amy rimasta in silenzio a guardare cosa sarebbe successo e si rifugiò nella camera accanto. Ancora incredula per averla scampata, pensò fosse meglio dare maggiore credibilità alla propria assenza. Raggiunse piano la porta, si affacciò sul corridoio, non trovò Philip e scese silenziosa le scale. Era convinta che fosse andato in bagno ma nel caso in cui lo avesse incontrato in cucina era pronta a inventarsi qualcosa.
Quando rientrò in camera, trovò il fidanzato di nuovo nel futon.
-Dov’eri finita?-
-In cucina.- lo raggiunse e si distese accanto a lui.

Meno di un’ora dopo, la porta della stanza si spalancò come colpita da una forza demoniaca e sbatté sui cardini, svegliandoli con crudele violenza.
-Sono le sette e ancora dormite? Razza di debosciati!- tuonò Gamo sulla soglia, sveglissimo e con l’ugola in gran forma.
Holly balzò sull’attenti, i capelli spettinati e la faccia stravolta.
-Buongiorno, mister!- gli bastò guardarlo per capire che la giornata sarebbe stata pessima -La sveglia stava per suonare. Va indietro di qualche minuto.-
Gamo scelse di credergli.
-Meglio così. Davvero meglio così. Preparate i bagagli, alle otto togliamo il disturbo.-
Lo udirono richiudere la porta con altrettanta sollecitudine e sentirono i suoi passi pesanti sulle scale.
-Lo sapevo.- Bruce abbrancò disperato il cuscino -Ce la farà pagare.-
Tom guardò l’orologio.
-Abbiamo poco più di mezz’ora. Invece di lamentarti, sbrigati ad alzarti. Non è il momento di contrariarlo.-
Holly ripiegò il futon perché non fosse di impiccio.
-Sono io che vi ho abituati male oppure Gamo è troppo severo?-
-Siete due aguzzini… Tu e lui!- lo accusò Bruce piagnucolando -Da oggi comincia l’inferno.-
Julian si conosceva bene ed era consapevole che quando si svegliava col mal di testa, ne restava vittima inerme per tutto il giorno. Doveva assolutamente prendere un analgesico durante la colazione senza farsi vedere da Gamo.
-Benji, a che ora avevi messo la sveglia?-
-Non l’ho messa.-
Nonostante l’atroce verità, il portiere si alzò come se niente fosse e uscì dietro Tom diretto in bagno. Aveva una cosa importantissima da condividere con il compagno e lo fece solo dopo essersi assicurato che fossero soli.
-Non immagineresti mai a cosa ho assistito poco fa.-
-Non stavi dormendo?-
-Avrei voluto, sì, ma metà di noi era sveglia svegliando anche me.- andò dritto al punto -Ho visto Jenny emergere di nascosto e con una certa fretta dal futon di Landers.-
Tom si fermò di botto e il portiere per poco non lo travolse.
-E Philip dov’era?-
-Non c’era, forse era in bagno. È rientrato dopo un po’. Sai cosa significa questo?-
-No.-
-Significa che adesso potrò ricattare Landers per il resto dell’eternità!-
-Con Mark fai come ti pare ma non dirlo a Philip! Gamo basterà per tutto il giorno.-
-Non ti agitare Tom, certo che non lo dico a Callaghan! Anche perché quello che fanno la sua fidanzata e Landers non sono affari miei!-
L’allenatore si sedette a tavola con una fame da lupi, incurante del clima lugubre e teso che aleggiava in cucina a causa della sua stessa presenza. La nonna lo aveva invitato a far colazione insieme al nonno, solo loro tre, ma non era riuscita a spuntarla una seconda volta.  
Dopo aver avuto la brillantissima idea di riproporre il frugale menù del secondo giorno, le ragazze si erano limitate a mangiucchiare qualcosa mentre preparavano. E avevano fatto bene perché l’inquietante presenza di Gamo aveva fatto sparire la fame.
-Ho avvertito Marshall.- disse il mister, continuando a riempire le menti ancora frastornate dei suoi pupilli di informazioni che recepivano solo per metà, intontiti com’erano dal brutto risveglio e dalla partenza improvvisa -Un pulmino verrà a prenderci all’aeroporto. Se tutto fila liscio, e filerà liscio per forza, arriveremo per mezzogiorno e comincerete subito gli allenamenti.-
-Arriveremo dove?- domandò Holly.
-Alla nostra meta.-
-E il pranzo?- si azzardò a chiedere Bruce.
Lui lo fulminò con un’occhiata di traverso che fu molto più esaustiva di qualsiasi risposta.
Intanto il mal di testa di Julian era diventato insopportabile, la tensione aveva chiuso lo stomaco, il profumo delle brioche gli stava dando la nausea e non era ancora riuscito a prendere l’analgesico nascosto nella tasca dei pantaloni.
Gabriel bevve l’ultimo sorso di un caffè che aveva trovato particolarmente buono e lanciò un’occhiata ai ragazzi.
-Siete pronti?- guardò in particolare Philip, che gli sedeva proprio di fronte e che annuì di riflesso -I vostri bagagli?-
-Sono nell’ingresso.-
Gamo sospirò.
-Spero che tornerete in forma in due o tre giorni al massimo.-
Mark per poco non si strozzò con l’ultimo sorso di caffè.
-Siamo già in forma!-
-Lo vedremo. Per il momento mi auguro che riusciate a tenere il ritmo degli altri.-
Non notò l’occhiata che si scambiarono Holly e Tom perché il suo sguardo era tutto per il cestello delle brioche. Ne aveva spazzolate la maggior parte e adesso ne era rimasta una sola.
-Qualcuno la vuole?-
I ragazzi scossero la testa all’unisono, nessuno si sarebbe mai sognato di sottrargli il dolce.
-Il soggiorno qui non vi ha giovato.- dichiarò masticando -Vi è persino passato l’appetito.- guardò Philip con più attenzione e notò qualcosa che fino a quel momento gli era sfuggito -Che diavolo hai combinato in faccia, Callaghan? Vi siete picchiati?-
A Jenny per poco non sfuggì dalle dita la caraffa dell’acqua. Philip si portò una mano al viso, sfiorando la macchia gialliccia lasciata da Kevin. Il livido sullo zigomo si era quasi del tutto assorbito e non sentiva più dolore ma sulla pelle si notava ancora il segno.
-Sono scivolato sul ghiaccio.-
Gamo restò scioccato, smettendo di colpo di ruminare la brioche.
-Sul ghiaccio?! Porca miseria! Pensa se ti infortunavi una gamba… o un piede!-
Comunque erano le otto meno un quarto e la sua tabella di marcia procedeva senza intoppi. Si volse verso le ragazze, che avevano deciso di comune accordo di restare sullo sfondo e fare per quanto possibile da tappezzeria.
-C’è ancora caffè?-
Amy lo servì subito.
-Dov’è che andiamo?- ritentò timidamente Tom.
-Cosa cambia se non ve lo dico?- replicò lui con un largo sorriso ironico.
-Faccia un po’ come vuole.- borbottò Mark.
Danny si aggirò inconsolabile nel ryokan fino all’ultimo minuto gravitando afflitto intorno a Jenny, ma non riuscì in nessun modo a scattarle di nascosto la sospirata foto. E quando la avvicinò per chiederle di nuovo se poteva, Philip si materializzò tra loro così infastidito che la voglia di insistere gli passò immediatamente e si affrettò a far sparire il cellulare nella tasca della giacca.
-Ti ho detto di no, Mellow. Guai a te se ci provi.-
Non si accorse però Danny, che mentre uscivano dal ryokan carichi di bagagli, Jenny tirava il fidanzato da parte, sotto gli occhi incuriositi e sempre attenti di Mark.
-Promettimi una cosa, Philip.- gli disse seria.
-Cosa?-
-Non lasciare che i tuoi compagni infastidiscano Danny per una foto che tu non gli hai permesso di farmi.-
-Non gli darà fastidio proprio nessuno per una stupida foto.-
-Promettilo.-
-E va bene. Te lo prometto.-

*

La loro destinazione rimase segreta fino all’ultimo. Fin quando cioè l’anonimo pulmino che li aveva recuperati all’aeroporto di Haneda si arrestò davanti al campo di allenamento dell’Urawa Reds, una delle squadre più quotate della J-League. Non appena la vettura si fermò, i ragazzi smontarono afflitti e nello stesso tempo sollevati di essere arrivati.
-Mi fa strano non vedere neve da nessuna parte. Quasi quasi sembra estate, sentite che caldo?-
-Fino a ieri ti lamentavi per il freddo, Bruce. Sei davvero incorreggibile.-
Holly tirò fuori la valigia dal bagagliaio e si scostò per lasciar spazio ai compagni, restando a osservare il basso edificio grigio a due piani che aveva davanti, dall’altro lato della piazzola d’asfalto del parcheggio.
-Se ci permettono di allenarci qui, significa che cominciamo a diventare importanti.-
La costruzione, non troppo appariscente, anzi quasi anonima, era sormontata dallo stemma della squadra diviso in tre sezioni colorate, rosso, bianco e nero con un pallone centrale giallo ocra.
-Chissà quanto hanno speso per l’uso del campo.-
Benji si volse esasperato.
-Perché hai questa fissa per i soldi non tuoi, Landers? Che accidenti te ne importa di quanto spende la Federazione?-
-E a te cosa importa se lo chiedo?-
Gamo li udì, tutti e due. Si volse e li redarguì con un urlaccio che li mise a tacere all’istante, poi li precedette verso l’ingresso.
Il parcheggio che attraversarono non era eccessivamente vasto, c’era posto per poche decine di vetture e al momento ne ospitava forse una dozzina. Di solito quei luoghi erano invasi dai tifosi e invece nei dintorni non si vedeva nessuno. Forse perché era quasi l’ora di pranzo o forse chissà, il luogo del ritiro era stato tenuto nascosto.   
In silenzio seguirono Gamo oltre l’ingresso. L’interno della club house sembrava rimesso a nuovo di recente. Si percepiva ancora un vago odore di vernice che fece fare una capriola al mal di testa di Julian. Le pareti erano color ocra e le mattonelle grigie del pavimento splendevano pulite. Le luci erano accese anche se i raggi del sole entravano dalle vetrate che si affacciavano sui campi da gioco. Erano due. Uno vicino, rigoglioso d’erba verde e occupato. L’altro, quello di riserva, poco più lontano e molto meno utilizzato, di un triste e abbandonato marrone.  
Lo sguardo di Julian venne attirato dal cartello esplicativo appeso al centro del corridoio. La club house dell’Urawa Reds era stata ricostruita nel 2004 niente popò di meno che dalla Mitsubishi. Ma a guardar bene, per un’azienda così prestigiosa, persino internazionale, l’edificio era fin troppo modesto. La somma investita doveva essere stata giusto sufficiente ad appendere un lungo cartellone di sponsor intorno alla recinzione del campo. Il calcio in Giappone continuava a non valere grandi investimenti.
In ogni caso, come lesse in fretta e furia perché Gamo proseguì, il nuovo edificio era fornito di spogliatoi, bagni, sala fitness e ambulatori al piano terra. Al primo piano c’era l’ufficio del direttore, il salotto, la sala stampa e un salone di novanta metri quadri corredato da un bar a uso e consumo dei tifosi. Loro neppure ci andarono, al primo piano.
Proseguirono in silenzio dietro Gamo, che ormai evitava da ore di parlare se non era strettamente necessario. La sua voce, o la sua pazienza, sembrava essersi esaurita e adesso che avevano raggiunto il resto della squadra, preferiva tacere e recuperare le forze per sottoporli all’allenamento che secondo lui meritavano.
Gamo li accompagnò fin dentro lo spogliatoio senza curarsi del disordine. Sparpagliati ovunque, a occupare tutto lo spazio, i vestiti, le scarpe e le borse dei compagni già in campo.
-Naturalmente gli altri pensano che vi trovavate a Shintoku in ritiro e non in vacanza. Dovranno restare con questa illusione. Vi proibisco nel modo più assoluto di rivelare la vergognosa verità. Vi concedo cinque minuti per cambiarvi. Non uno di più. -
Bruce aspettò che si richiudesse la porta alle spalle e li lasciasse soli.
-Con lui è sempre una corsa contro il tempo.-
Mark si guardò intorno imbufalito.
-Mi piacerebbe sapere dove metto la mia roba! Hanno occupato tutto lo spazio disponibile!-
-Devono aver completamente rimosso la nostra esistenza.-
Mentre Benji spingeva a terra una borsa per fare un po’ di posto, Landers scaraventò il proprio bagaglio su una delle panche e si ricavò il suo spazio sbuffando. Era stanco ed estremamente nervoso.
-Io non lo sopporto più!-
-Se ti sei stancato allora vattene. Quella è la porta e vedrai che se adesso esci nessuno ti trattiene.- Benji si tolse la giacca e la appese a un gancio libero, dopodiché prese a spogliarsi.
-Mark...-
-Ho capito, Holly! Se proprio insisti resterò! Ma non lo faccio né per te né per nessuno di voi, tanto meno per questo cappellino da schiaffi che senza di me non vincerebbe la prossima partita! Lo faccio soltanto per dimostrare a quell’imbecille di Gamo che sono più in forma che mai!-  
-Mark, abbassa la voce.- gli disse Tom, ottenendo esattamente l’effetto opposto.
-Ciò non toglie che ne ho piene le palle del suo ghigno strafottente! Voi no? Sono anni che il suo maledetto carattere mi urta il sistema nervoso! E non ditemi che sono l’unico, eh, Price?-
-La pianti, per favore?- cercò di metterlo a tacere Holly -Puoi sbatterci contro tutte le volte che vuoi al suo maledetto carattere, ma intanto lui è sempre al suo posto a dirci quello che dobbiamo fare.-
Bruce annuì e Tom pure. Julian andò addirittura a sedersi lontano da loro ma poi, caricato dal malumore del compagno, alzò gli occhi su Philip.  
-La prossima volta che vuoi fare qualcosa di illecito, rapina una banca o ammazza qualcuno.-
-Per esempio Landers.- rise Benji, slacciandosi i jeans e sedendosi per sfilarli dalle gambe.
-Vaffanculo Price!-
-Ti prego Julian…- Philip lo guardò implorante -Non ricominciare con questa storia.-
Tom riuscì a ricavarsi un po’ di posto senza fare troppi danni tra i vestiti abbandonati dai compagni già in campo.
-Secondo me è l’aria degli spogliatoi che peggiora il nostro umore.-
-O forse è proprio Gamo.- sospirò Danny.
Benji alzò di colpo il viso.
-Sai che potresti avere incredibilmente ragione, Mellow? è lui che mette tutti di cattivo umore. Al ryokan siamo riusciti a sopportarci per due settimane! La prossima volta che ci parlo faccia a faccia glielo dico!-
Holly lo fissò sgomento.
-Sei impazzito? Vuoi peggiorare la nostra già pessima posizione?!-
-Tanto, peggio di così…- Philip si sfilò la felpa e l’accantonò da una parte. Poi si chinò e frugò nella valigia alla ricerca della propria divisa d’allenamento.
-Quello che non capisco è perché se la prende con tutti quando il colpevole è soltanto uno.- Mark fulminò l’amico con un’occhiataccia.
-È convinto che eravamo d’accordo. E la presenza di Evelyn, Patty e Amy, oltre quella di Jenny, non gli farà mai cambiare idea.- spiegò Julian che, nonostante il mal di testa, continuava a ragionare lucidamente.
-Meno male.-
-Cos’hai detto, Callaghan?- sbraitò Mark -Non azzardarti a farmi complice!-
Ormai pronto, Holly radunò alcuni spiccioli. Benji se ne accorse.
-Cosa fai?-
-Devo telefonare a Patty.-
A Tom non parve una buona idea.
-Adesso? Se Gamo ti pesca, ci caccia tutti dalla squadra!-
Bruce alzò le spalle.
-Lo farebbe se beccasse me, non lui.-
Probabilmente aveva ragione ma neanche a Julian sembrava valesse la pena rischiare.
-Holly, è davvero meglio per tutti se lasci perdere.-
-Voglio sapere come sta.-
-Tanto la febbre non se l’è misurata.-
Il capitano non si lasciò convincere.
-Bruce, prestagli il cellulare.- propose allora Ed.
-La batteria è completamente andata, lo devo ricaricare.-
Secondo Benji quello di Holly era un pessimo azzardo ma non si espresse, evitando di intromettersi su un argomento che non lo riguardava e soprattutto non lo interessava. Indossò la felpa e calzò il cappellino. Poi rovistò sul fondo della borsa fino a trovare i guanti.  
-Io comincio ad andare.- li avvertì il capitano già sulla porta -Vieni con me, Tom. Devi farmi da palo.-
Philip alzò gli occhi dai lacci dello scarpino.
-Cercate di non farvi scoprire.-
-Faremo attenzione.-
Fu Jenny a rispondere al telefono dopo pochissimi squilli.
“Dove siete?”
-A Saitama, nella club house dell’Urawa Reds.- Holly si guardò furtivamente intorno.
“Gamo è ancora arrabbiato?”
-Esattamente come quando siamo partiti. Mi passi Patty?-
“Dorme. Devo svegliarla?”
-No, riprovo più tardi. Come sta?-
“Meglio. Non ha la febbre.”
-Troverò il modo di richiamarla.-
Holly riagganciò e raggiunse di corsa l’amico rimasto di vedetta.  
-Allora? Ci hai parlato?-
-Macché, dormiva.-
-Beata lei.-
Imboccarono un lungo corridoio e sbucarono sotto gli spalti. Raggiunsero di corsa i cinque di Shintoku riuniti davanti alle panchine.
-Gli ultimi degli ultimi.- li accolse Gamo a denti stretti. Serrò tra le labbra il fischietto e li guardò sfilare davanti a lui per raggiungere in campo il resto della squadra e iniziare il riscaldamento.
-Ce ne avete messo ad arrivare!- li accolse Clifford.
Ted, Paul e Bob circondarono Holly.
-Allora? Com’è andata?- chiese Denver.
-Più o meno bene.-
-Vi siete divertiti?- s’informò Sandy Winter.
Ralph Peterson, le mani nelle tasche dei pantaloni, li guardò uno per uno.  
-Che accidenti avete combinato? Gamo non si sopporta più da tre giorni.-
I gemelli Derrick annuirono.
-Più intrattabile del solito… e ce ne vuole!-
-Poi ieri all’improvviso è sparito.-
-È venuto a prenderci.- spiegò Tom.
-Dove? A Shinjuku?-
-Shintoku, Yuma-testa-di-granito…- lo corresse Benji -Magari Shinjuku.-
Philip lanciò occhiate preoccupate al mister che, dalla panchina, li guardava spazientito.
-Basta con le chiacchiere! Gamo è già furioso, evitiamo di peggiorare il suo umore.-
Clifford lo fissò dritto negli occhi.
-Cos’è? Neanche sei arrivato che già cominci a dare ordini?-
Mark rise sguaiatamente.
-Il primo e l’ultimo.- sghignazzò -Gamo gli ha tolto la fascia di vice quando a Shintoku ha scoperto che è completamente inaffidabile.-
I ragazzi guardarono Philip costernati mentre lui abbassava gli occhi a terra, umiliato dal voltafaccia dell’allenatore.
-Stiamo scherzando?- Clifford trasecolò -Mashall ci ha costretti ad andare fino a Fujisawa per decidere il vice! Adesso Gamo mi sente!-
-Magari meglio dopo.- cercò di placarlo Holly.
La curiosità di Peter Shake fu d’aiuto a far desistere il focoso compagno.
-Cos’hai fatto in faccia Philip? Vi siete picchiati?-
L’altro si raddrizzò di colpo.
-Certo che no! Altrimenti non sarei l’unico ad averne i segni. Sono scivolato sul ghiaccio e…-
Il richiamo dell’allenatore li colpì alle spalle.
-Allora? Non penserete mica di farvi una vacanza anche qui?-
Mark si irrigidì e strinse i pugni.
-Se non la pianta lo ammazzo!-
Ma comunque si sparpagliarono.
-Sei riuscito a sentire Patty?- chiese Philip a Holly più tardi, quando si ritrovò al suo fianco durante i passaggi con la palla.
-No, ma ho parlato con Jenny. Ti saluta.-
-E Patty come sta?-
-Dormiva. Però Jenny mi ha detto che non ha la febbre.-
L’allenatore li massacrò per più di un’ora, poi lasciò che più di metà della squadra, Warner e Mellow inclusi, tornasse negli spogliatoi eccetto i reduci di Shintoku. Solo alle due, dopo essersi abbondantemente rifocillato in panchina con il pranzo che gli portò Sandy Winter, si stancò di tiranneggiarli.
Bruce arrancò esausto fino a bordocampo, invocando l’acqua che Julian gli porse.
-Centomila volte meglio l’allenamento sulla neve.-
-Avresti mai immaginato di dirlo, Harper?- Mark arrivò dietro di loro, recuperò un asciugamano pulito e si tamponò il sudore sul viso -Se non altro non avevamo Gamo col fiato sul collo.-
Bruce si dissetò a sufficienza, poi si rivolse a Philip.
-Mi dai il numero del ryokan?-
-Anche tu?- Benji scosse la testa. Prima Holly con la smania di telefonare a Patty, adesso quest’altro mentecatto con Evelyn. Prima o poi Gamo si sarebbe accorto del loro continuo viavai e avrebbe ricominciato a rimproverarli daccapo, coinvolgendo anche chi non c’entrava niente, perché in certi casi era più comodo fare di tutta l’erba un fascio.
Holly si slacciò i parastinchi e li appoggiò sulla panca. Poi tirò su i calzettoni.
-Io vorrei cercare di parlare con Patty. Possiamo andare insieme, Bruce.-
-Sono dei fissati.- decise Benji mentre si allontanavano.
Julian indugiò a osservare i pochi visitatori accalcati intorno alla recinzione e quando individuò alcune delle sue irriducibili fan, posò l’asciugamano sulla panca.
-Devo fare una cosa.- avvertì allontanandosi.
Raggiunse il cancello e le grida eccitate e felici con venne accolto dalle ragazze si udirono fino alle panchine. Attraverso le maglie della rete Julian recuperò degli oggetti che mise in tasca, poi cominciò a firmare autografi. Ritrovò i compagni direttamente negli spogliatoi, dove arrivò carico di lettere, pupazzetti, portachiavi e l’aria un po’ abbattuta. Svuotò le tasche sulla panca centrale e si guardò intorno, notando le solite facce di Shintoku.
-Dove sono tutti?-
-Ancora a pranzo, probabilmente.-
-Macché, Tom. A quest’ora sono in piena fase digestiva.- sospirò Bruce -Hanno finito gli allenamenti un’ora prima di noi.-
Holly si avvicinò a Julian, osservando curioso gli oggetti depositati sulla panca.
-Cosa te ne fai di tutta questa roba?-
-La getto via. Se qualcosa ti interessa, prendi pure.-
-La butti? Ma sono regali delle tue fan!-
-E cosa dovrei farne? Riempirmi la stanza? Mostrarli ad Amy o, peggio, regalarglieli?-
-Ha ragione lui, Bruce.- concordò Holly mettendosi nei suoi panni.
-Potresti donare peluche e pupazzi a un orfanotrofio, o al reparto di pediatria di qualche ospedale… tu che studi medicina.- fu il sensato suggerimento di Mark.
-Non sapevo che fossi anche il genio del riciclo, Landers.-
Mentre il commento di Benji veniva ignorato, Julian osservò i pupazzi pensando che Mark avesse ragione e sicuramente anche Amy avrebbe approvato.

A Danny era bastata un’occhiata per capire che i compagni non lo avrebbero lasciato mangiare in pace. Sarebbe stato molto meglio contrariare Philip a Shintoku e scattare quella maledetta foto a Jenny piuttosto che avere contro Clifford e i Derrick e Peterson e Everett… Maledizione!
Quando il suo stomaco brontolò, intorno a lui si levò una risata.
-Hai fame, Mellow?- Yuma non gli restituì il vassoio che teneva in ostaggio da quasi un’ora -Mostraci la foto e potrai mangiare.-
Danny non aveva avuto neppure il coraggio di dire di non averla scattata.
-Allora, Mellow?-
Era stato uno stupido a separarsi da Ed e traccheggiare in giro per la club house in attesa che gli altri finissero di mangiare. Non aveva pensato che, una volta rifocillatisi, Clifford e gli altri lo avrebbero comunque aspettato. Il sorrisetto con cui Jason lo aveva invitato a sedersi al loro tavolo era stata una trappola e lui non avrebbe dovuto fidarsi. Invece, ingenuamente convinto della sua buona fede ci era cascato, e intanto Ed aveva già finito di mangiare ed era sparito chissà dove. Abbassò afflitto gli occhi sul ripiano e sul vassoio del pranzo che gli veniva negato. Pazienza, non avrebbe mangiato. Del resto neppure Mark lo stava facendo. Lanciò un’occhiata oltre i vetri. Il terreno di gioco era deserto quindi anche gli altri dovevano essere rientrati.
-Secondo me non le ha fatte, Clifford.- decise James.
Yuma lo guardò oltre il tavolo, i gomiti sul ripiano, le dita intrecciate davanti alla bocca socchiusa.
-È così, Danny?- domandò senza ottenere risposta. Districò le dita e abbassò le braccia -Non hai fotografato la ragazza di Callaghan?-
-Non ho potuto.-
Ralph Peterson si alzò e girò intorno al tavolo, fermandosi dietro la sedia di Danny che non poté sottrarsi alla sua inquietante presenza. Poi, all’improvviso, gli mise le mani su entrambe le spalle e si chinò per guardarlo in faccia.
-E perché non l’hai fotografata?- affondò le dita tra i muscoli tesi, fino a togliergli il respiro -Era la sola cosa che ti avevamo chiesto di fare. Fotografare Jenny, nient’altro.-
Clifford annuì.
-Contavamo su di te.-
-Non ho potuto, davvero…- mormorò sofferente, cercando di sottrarsi alla stretta del compagno che lo teneva giù seduto.
-Però l’hai vista, ci hai parlato vero?- petulò Jason.
Philip rispose per lui.
-Mellow non l’ha vista e non le ha parlato. Jenny non c’era, smettete di infastidirlo.- posò il vassoio sul tavolo, scostò la sedia e si sedette accanto a Danny.
-La tua ragazza non c’era?- sondò Clifford scettico.
-No, Jenny non c’era. Jenny non c’è mai. Perché questa volta avrebbe dovuto essere presente?-
Mark si sedette dall’altro lato di Danny, urtando Peterson e costringendolo ad allontanarsi dal bistrattato compagno. Non aveva voglia sentire storie e soprattutto non voleva che per una futile foto maltrattassero Danny. Anche perché, se Mellow non aveva potuto scattarla, la colpa era di Philip, non sua. 
   
 
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