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Autore: Claire Marie Blanchard    04/05/2011    13 recensioni
I compleanni sono importanti, soprattutto per una ragazza romantica e sognatrice come Usagi. Il suo più grande desiderio è quello di avere accanto il grande amore della sua vita, Mamoru. E' la mia prima fan fiction, perciò, in anticipo, vi chiedo di perdonarmi per gli errori.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Un grazie in particolare a Kate_88 e a Demy84 per avermi incoraggiata a scrivere. E... alla prof. Baisi, perchè mentre faceva le sue interrogazioni, stamattina, ho ricevuto l'ispirazione!






Capitolo 1 - 10 Giugno

10 Giugno (pomeriggio) – lei

Gli alberi fioriti adornano questo bellissimo paradiso. Il parco di Ueno è uno dei posti più magici di Tokyo. Mancano esattamente venti giorni al mio diciottesimo compleanno e, nonostante l’euforia e il conto alla rovescia, mi sento un pò giù. Ho appuntamento con le altre al Crown, da Motoki. Percorro questo parco, mentre vengo avvolta dal profumo dei petali dei ciliegi. Sono arrivata in anticipo. È strano, non è da me. Mentre cerco di guardare nella direzione di Ami, per vederla arrivare, noto una coppia di fidanzati. Come vorrei essere al posto di quella ragazza. Anch’io vorrei che il mio lui mi amasse come quel ragazzo ama la sua. Come vorrei che quella coppia fossimo io e lui. Guardandomi intorno, al Crown, vedo che lui non c’è. Che sciocca! Come può pensare al divertimento? Lui è molto più responsabile di me. Colleziona degli ottimi voti all’Università. Come può pensare di volere una come me? Così pasticciona e sbadata. Non devo pensare a lui, ma non posso fare a meno di sperare di incontrarlo. Lui. Il mio baka. Mamoru Chiba. Ecco, come regalo di compleanno, vorrei una tregua con le nostre litigate. Anche se, ciò significherebbe rinunciare alle sue attenzioni. Vorrei tanto che lui si accorgesse di me, che non mi prendesse più in giro ma che mi guardi per la ragazza che sto diventando. E se ciò non dovesse accadere, non importa. Dopotutto, a me sono sempre piaciuti i nostri battibecchi. Ricomincio a sognare ad occhi aperti, ricominciando a fissare quella giovane coppia. Dopo qualche minuto, la mia mente viene riportata al presente, al Crown, da una voce a me molto familiare.

-“Ciao, Odango…”
-“Baka…”
-“Vedo che oggi siamo sole…”
-“Ti correggo… Sono in anticipo”
-“Non è da te, testolina buffa! Sicura che quelli non siano odango, ma bernoccoli?”
-“Lasciami in pace, baka! Non hai altro da fare?”

Sento le guance in fiamme, un po’ per la rabbia, un po’ per l’imbarazzo.

-“Come vuoi. Ci vediamo, Odango!”

10 Giugno (pomeriggio) – lui

E anche questo esame è passato. Sono di buon umore oggi. Sarà per l’esame? Chissà se anche Usagi andrà all’Università… Ecco, c’è di nuovo lei nei miei pensieri. Ma che mi fai, Odango? Sei tu a causarmi questa sensazione di benessere? Perché ho questa maledetta voglia di vederti, di punzecchiarti, di prenderti in giro? Sarà perché è solo così che io e te comunichiamo? Non mi sono mai avvicinato a nessuno dopo la morte dei miei genitori, tantomeno l’ho fatto con te. Per poco non escludo anche Motoki dalla mia vita, eppure lui è mio migliore amico. La voglia di stringerti è sempre tanta, come la voglia di confidarti tutti i miei pensieri, tutti i miei desideri. Tutto. Tu sei diventata tutto. Tutto il mio mondo. È vero, il proprietario del Crown è il mio migliore amico, ma se c’è un vero motivo per cui vado sempre lì, è proprio perché voglio incontrarti, Usagi… Voglio ancora respirare il profumo dei tuoi capelli. Voglio ancora privilegiarmi del rossore delle tue gote di quando ti arrabbi. Voglio ancora sentire la tua voce, anche se i tuoi sono insulti, ma per ora mi bastano quelli per sentirti vicina. Chiamalo fato, chiamalo destino, ma tu sei lì, seduta ad un tavolino da sola… Chissà se sei da sola. Chissà se stai aspettando qualcuno. Mi piacerebbe farti compagnia. Davanti a me vedo una coppia di giovani fidanzati scambiarsi dolci sguardi. Un codice a noi segreto, ma a loro del tutto consapevole. Come vorrei essere al posto di quel ragazzo ed essere amato da te, Usako. Ora posso solo entrare e prenderti in giro, perché tanto è questo quello che io e te facciamo ogni volta che ci incontriamo. Ti guardo assorta nei tuoi pensieri. Vorrei tanto sapere cosa ti passa per la testa, Usako. Vorrei entrare nella tua mente e scoprire ogni tuo piccolo segreto, così da divenirne, insieme a te, il custode. A malincuore, ti riporto alla realtà.

-“Ciao, Odango…”
-“Baka…”
-“Vedo che oggi siamo sole…”
-“Ti correggo… Sono in anticipo”
-“Non è da te, testolina buffa! Sicura che quelli non siano odango, ma bernoccoli?”
-“Lasciami in pace, baka! Non hai altro da fare?”

Dio che meraviglia! Mi mancava il tuo rossore. Anche se so che è per rabbia. Ce l’hai con me, ma io non posso fare a meno di punzecchiarti. Ormai è diventata la mia droga. Una droga da cui non vorrei mai disintossicarmi. Vorrei tanto restare ancora qui con te, per assaporare al meglio quel cocktail di allegria e ingenuità, ma so che tu vuoi che ti lasci sola ad aspettare quel qualcuno che non sono io…

-“Come vuoi. Ci vediamo, Odango!”

10 Giugno (sera) – lei

Ormai è finita anche questa giornata. Chissà cosa starai facendo. Chissà se sei ancora sveglio, o se invece starai facendo un sogno. Se stai facendo un sogno, spero che c’entri anch’io. Se potessi far avverare uno mio di sogno, vorrei che ti innamorassi di me. Vorrei essere io la protagonista dei tuoi sogni. Vorrei essere la tua confidente, la tua amante. Vorrei essere io l’unica ragazza che possa starti accanto. So che questo altro non è che uno stupido sogno da ragazzina. Perché, per te, io sono solo questo. Una stupida ragazzina. Quanto vorrei che cambiassi idea. Quanto vorrei riuscire a colpirti a tal punto da amarmi. Per ora, mi limiterò a sognare. Ovunque tu sia, buona notte Mamo-chan.

10 Giugno (sera) – lui

Stasera la Luna ha voluto trascinare con sé tutte le stelle più belle che aveva intorno. Come vorrei poter guardare le stelle e sognare insieme a te, Usako. Chissà se e quando potrò chiamarti così. Una volta, lessi una frase che mi colpì immediatamente: “Le persone sono un po’ simili alle stelle: magari brillano lontane, ma brillano, e hanno sempre qualcosa di interessante da raccontare…però ci vuole tempo, a volte tanto tempo, perchè le storie arrivino al nostro cuore, come la luce agli occhi.” Tu sei questo per me, Usako. Sei una di quelle stelle. Anzi, sei la stella più luminosa. Hai sempre tante cose da raccontare. Vorrei tanto che mi raccontassi qualcosa, ogni tanto, invece che stare lì a punzecchiarci. Stanotte spero che tu, Usako, la stella più luminosa, non mi abbandoni, che mi culli, perché voglio sognarti. Ho bisogno di sognarti, Usako. Perché solo nei sogni posso viverti come vorrei. Sogni d’oro, mia piccola Usagi.




Note: la frase sulle stelle non è mia, ma di Alessandro d'Avenia
   
 
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