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Autore: francy091    05/05/2011    14 recensioni
"Una delle solite giornate al 12mo distretto: omicidi, risse, ubriachi… routine insomma!
Non c’era nessun caso importante all’attivo, ma lo scrittore Richard Castle era lì lo stesso, aveva raggiunto la sua musa per non lasciarla sola in mezzo a malviventi e malintenzionati."
ecco la mia nuova follia, ispiratami da tutti i miei amici di sempre, a cui voglio un bene dell'anima. Il titolo non è un granchè, ma si rifà al titolo di un libro di Castle, quindi mi sembrava appropriato!! buona lettura!!!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi la mia nuova storiella... pazzia la chiamerei più che altro... come tutte le altre d'altronde...

Prima di tutto però, vorrei dedicare questa storia ai miei amici di una vita... so che nella migliore delle ipotesi non leggeranno
mai questa storia, ma vi voglio un bene immenso ragazzi, e con le nostre follie quotidiane e i nostri discorsi matti e strampalati mi avete incosciamente aiutato a scrivere questa storia... quindi a Ilenia, Giulia, Caterina, Mauro, Tuana, Ruben, e Riccardo specialmente... grazie mille!!! vi adoro ragazzi!!!!



Una delle solite giornate al 12mo distretto: omicidi, risse, ubriachi… routine insomma!
Non c’era nessun caso importante all’attivo, ma lo scrittore Richard Castle era lì lo stesso, aveva raggiunto la sua musa per non lasciarla sola in mezzo a malviventi e malintenzionati.
“io continuo a dire che stare qui è meglio del circo! Insomma, guardati intorno: ubriachi che vaneggiano sulla fine del mondo, ragazzini-gangster che si urlano contro… e non bisogna nemmeno pagare il biglietto!!!”
“se continui così Castle te lo pagherò io il biglietto… di sola andata per casa tua!!!” rispose con tono acido e infastidito la detective Beckett: stava soltanto facendo finta di essere arrabbiata, e questo lo sapevano tutti e due.
Ultimamente il loro rapporto si era evoluto… non erano una coppia, no questo no… però erano di più. Erano diventati uniti come non mai, i loro pensieri, le loro anime erano vicine come non lo erano mai state… e questo a lei piaceva. Non aveva mai avuto relazioni di questo tipo. Perché ormai di relazione si poteva parlare: non si erano mai baciati (beh, più o meno…), non avevano mai fatto l’amore, non si erano mai detti ‘ti amo’… ma i loro occhi si erano incontrati tantissime volte, i loro sguardi avevano lasciato a nudo i sentimenti dell’altro, i loro pensieri avevano parlato e parlato tra di loro milioni di volte. Se non è una relazione questa.
Mentre la detective era immersa nei suoi ragionamenti, una voce familiare percorse il distretto fino alle sue orecchie…
“Becks! Becks! L’hai visto?! L’hai visto?!”
“o mio Dio, ciao Madison! Cosa ci fai qui? E cosa devo aver visto?”
“era tra le mie mail, l’ho aperta e  –oh, ciao Richard- dicevo, l’ho aperta e non potevo crederci!!!”
“ehi Madison, calmati per favore, non  ci ho capito niente! Cosa c’era in questa mail, minacce, ricatti? Chi te l’ha mandata?”
La vecchia amica la guardò con uno sguardo a dir poco confuso.
“cosa? Minacce? No, a meno che non consideri pericolosi i cuoricini e le stelle filanti. Anche se in un certo senso sono un po’ inquietanti…”
A questo punto era Kate ad essere confusa. “scusami, non ti seguo: che c’entrano le stelle filanti e i cuoricini?”
“aspetta, ma tu non l’hai vista! Ecco perché mi facevi domande strane…”
“Madison, per piacere, vorresti cominciare dal principio e cercare di farmi capire qualcosa?”
La donna prese una sedia dalla scrivania vuota di fronte e si sedette di fianco a Beckett.
“allora, stavo controllando le e-mail, come faccio sempre appena dopo pranzo, aspettavo un’importante messaggio da un fornitore australiano, ma non è questo il punto. Dicevo, mentre cancellavo spam e pubblicità, vedo una mail da Adrianna… te la ricordi Adrianna vero?”
“certo, e chi se la scorda!?” rispose la detective.
“l’ho aperta e per poco non cadevo dalla sedia! C’era… no, non posso dirtelo, devi vederlo da sola! Apri la tua mail!”
“la mia?! Ma hai detto che è arrivata a te.”
“si, ma è arrivata anche a te…”
Beckett aprì subito internet ed entrò nel suo personale account e-mail. La sua amica aveva ragione, c’era un messaggio da Adrianna… e che messaggio!
Durante tutta questa conversazione Castle se n’era rimasto in silenzio, con un pop corn ancora tra le mani e la bocca aperta, travolto da quell’uragano che era Madison, a sentire quello che era successo. Quando si rese conto che altri oscuri segreti riguardanti la sua musa sarebbero potuti affiorare, si sporse sopra le spalle delle due donne per curiosare… ma quello che vide non era lontanamente vicino neanche ai suoi più macabri e oscuri pensieri.
“oddio, ah! Sono rimasto accecato!AHI!AHI! CHE DOLORE!!!”
“Castle, piantala di fare il bambino” lo riprese Kate automaticamente come una maestra, pensando però che in fondo lui aveva ragione… cosa diamine era quello?
“non è fantastico!?! Dai, dimmi se non è assolutamente fantastico…” disse con un tono entusiasta Madison.
“ehm… è fantastico! Se lo dici tu…”
“ma ci pensi!? Ci ritroveremo tutti insieme dopo quasi 15 anni!!! non vedo l’ora Becks!!”
Tra cuoricini, stelle filanti e ghirlande di ogni genere e colore, un invito per i “Ricordi Danzanti” era arrivato a Kate direttamente dalla capo cheerleader del suo vecchio liceo.
“ma… come le è venuta un’idea del genere!?” il tono della detective voleva essere a metà tra il disgustato e il terrorizzato, ma probabilmente non le venne bene perché Madison cominciò a raccontarle quasi urlando tutto quello che aveva saputo dai vecchi contatti.
“Ho chiamato Mark, sai quello un po’ rossiccio che ci provava sempre con me, perché sapevo che era rimasto in contatto con Jared che sta ancora con Adrianna, e mi sono fatta spiegare  bene questa cosa della festa: a quanto pare il liceo vuole festeggiare la nostra classe di diplomati e il preside ha dato l’incarico di organizzare la festa ad Adrianna, Jasmine e Rosalie, perché sai che anche all’epoca erano le migliori in questo genere di cose. Volevano fare una cosa a tema, all’inizio avevano pensato agli anni ’80, ma sembrava troppo scontato non trovi anche tu? Allora hanno ripiegato sul ballo in maschera, ma anche quello è stato scartato perché alcuni credevano che fossimo troppo vecchi per travestirci da Biancaneve e i sette nani. Dopo giorni e giorni di dura riflessione hanno trovato il tema perfetto: un “prom ball”, con tanto di vestito elegante e accompagnatore obbligatorio! Sarà come tornare ai vecchi tempi, all’emozione del ballo di fine anno, la scelta del vestito, l’accompagnatore che ti mette il fiore al polso, tutto come al liceo senza però andare fuori epoca. Avanti, non è davvero davvero fantastico?”
Kate era rimasta in religioso silenzio mentre la sua vecchia amica le raccontava tutti quei particolari che a lei non importavano; l’aveva lasciata parlare, conosceva Madison e sapeva che niente o nessuno l’avrebbero fermata dal raccontare tutta la sua storia, ma quando parlò di vestito elegante e accompagnatore le si gelò il sangue nelle vene: non ci sarebbe mai andata!
“Madison, è davvero davvero fantastico, si, però… ecco vedi… non posso venire al ballo.”
“cosa significa non puoi venire al ballo? Certo che verrai! Tutti vorranno vedere come sei diventata dopo 15 anni, e credimi che resteranno a bocca aperta sapendo che lavoro fai tu!”
“Madison, mi piacerebbe molto, te lo assicuro” incrociò le dita dietro la schiena mentre pronunciava queste parole “ma purtroppo l’hai detto tu, le condizioni per venire sono di avere un vestito elegante ed un accompagnatore: io non ho né l’uno né l’altro.”
“sciocchezze, il vestito si compra, e l’accompagnatore… c’è Josh no?”
Era proprio questo il discorso che cercava di evitare, ma a quanto pareva Madison era determinata a non arrendersi.
“no, Josh è di nuovo in Africa… tornerà il mese prossimo”
“ah… beh, sono sicura che qualcuno troverai, ti basterà andare una sera in un bar per acchiappare un paio di buoni candidati. Senti, ora devo scappare, ci sentiamo questi giorni per decidere i dettagli! Baci baci Becks!”
“ehm, baci baci Madison.” E la guardò, mentre si allontanava con il palmare in mano, probabilmente pronta a condividere quella novità con il popolo di Twitter.
Rimase per qualche secondo con lo sguardo fisso nel vuoto, cercando di realizzare quanto fosse grave la situazione in cui si era messa; si rese subito conto che quel silenzio intorno a lei era troppo innaturale… Castle la stava fissando da chissà quanto tempo con quel suo solito sorrisetto da bambino curioso, la mano che sosteneva la testa da sotto il mento.
“avanti, parla. Lo so che ti stai trattenendo.” gli disse Kate con tono rassegnato.
“una festa di ex diplomati! È una cosa carina… io sono andato in un istituto privato, quindi non abbiamo mai fatto queste rimpatriate, ma mi piacerebbe una volta ogni tanto rivedere i miei compagni di malefatte!”
“non sono compagni di malefatte Castle, eravamo dei bravi ragazzi…”
“già, peccato che ricordo quello che ha detto Madison come se fosse ieri… eri la delinquente della scuola, e non so quello che darei per poterti vedere all’opera!”
“è stato tanto tempo fa Castle, ora sono diversa lo sai, e non ho intenzione di andare a nessun ballo, fine della storia.”
“le scuse che hai accampato sono ridicole! Tutti hanno un vestito elegante, te compresa, quindi non cercare di svicolare; per quanto riguarda l’accompagnatore… beh, potresti andarci senza e dire che il tuo ragazzo è in Africa, cosa assolutamente vera.” Le avrebbe voluto dire che l’avrebbe accompagnata lui, che avrebbe danzato con lei e l’avrebbe sostenuta quando avrebbero tirato fuori le foto scandalose dell’annuario, non per invadere il suo passato, ma semplicemente per starle accanto… ma non poteva farlo così a bruciapelo, c’era Josh nella sua vita e non poteva ignorarlo… per ora.
“no, Castle tu non capisci: Adrianna è la tipica capo cheerleader, la ragazza bionda più popolare della scuola, la reginetta del ballo, la presidentessa del Club della Castità, quella che si sposerà con il fidanzato storico del liceo con cui avrà tanti bambini e una casetta a schiera in uno dei migliori quartieri di una tranquilla cittadina del New Jersey. Se lei dice che per entrare alla festa ci vuole l’accompagnatore, farà di tutto pur di farti avere un accompagnatore, anche a costo di rimediartelo lei all’entrata! Non voglio finire a ballare con un uomo brufoloso che ancora non è uscito dalla pubertà, piuttosto mi do malata!”
Forse Castle cominciava a capire perché Kate era così terrorizzata: se questa Adrianna era perfida anche solo la metà di come lo sono le sue sosia nei film, si sarebbe dato malato anche lui! Ma sapeva che in fondo era importante per Kate, sapeva che voleva fare quel tuffo nel passato che l’avrebbe riportata ai giorni spensierati della sua gioventù, allora decise di prendere il coraggio in mano e farle la proposta.
“senti, ora probabilmente mi ucciderai, ma so che in realtà vuoi andarci e stai cercando di aggrapparti a tutto pur di ammettere l’evidenza… se vuoi ti accompagno io! Non devi dire che siamo fidanzati, sarò soltanto il tuo lasciapassare, tutto qui.”
Kate aveva pensato a quell’eventualità, sapeva che lui glie l’avrebbe chiesto, e sapeva anche già la risposta… tuttavia decise di farsi pregare un pochino.
“Castle, no, dai sarebbe troppo strano! Una volta lì tutti penseranno che stiamo insieme, non possiamo metterci a dire ‘ehi, non siamo una coppia, lui è soltanto il mio biglietto d’ingresso’.”
“allora non dire niente, lascia che pensino quello che vogliono. La verità la sappiamo noi, e questo basta… e poi non è vero che non siamo una coppia…”
Kate lo guardò con gli occhi spalancati, non sapendo se controbattere o lasciare che accadesse quello che doveva… ci pensò lui a risolverle il problema.
“siamo partner, tu ed io, ricordi? Starsky e Hutch… Turner e Hooch… possiamo fingere di esserlo anche nella vita reale.”
“ah. Già, hai ragione, si.” La risposta di lui l’aveva riscossa dallo stato di trace in cui era caduta un attimo prima.
“allora, quando c’è questa festa? Come ci andiamo? Devo comprarti un corsage?”
“no, calma Zac Efron, non ho ancora deciso se andare o no.”
“ma tu devi andare! Hai sentito Madison, saranno tutti entusiasti di vedere come sei diventata!”
“si, l’ho sentita, e so anche che le reazioni di Maddy sono sempre decisamente sopra le righe, da non considerare più di tanto.”
“ma non è solo per lei! Anche tu vuoi andare, lo so! Quindi basta con le scuse e andiamo a cercare un vestito adatto. Pago io!”
“non ci pensare nemmeno! Tu non pagherai un bel niente! E il vestito me lo scelgo da sola, con calma, tanto la festa è venerdì e ho un paio di giorni di tempo.”
“eddai, non abbiamo nessun caso, stiamo qui a fare niente, prenditi un pomeriggio di ferie e ti accompagno. Faremo tutto alle tue condizioni, prometto di non tirare fuori il portafoglio neanche una volta, ti dirò che sei bellissima con qualsiasi vestito indosso e poi ci prenderemo un caffè al bistrò francese sulla Broadway che ti piace tanto. Visto? Programma perfetto!”
Il pensiero di lei per negozi con Castle la fece arrossire leggermente- ringraziò chiunque le avesse mandato l’ispirazione di truccarsi leggermente più del solito quella mattina… quelle erano cose che aveva sempre fatto con Lanie, al massimo avrebbe chiamato Madison… no, Maddy meglio di no, l’avrebbe fatta vestire di rosa e crinoline, decisamente non il suo genere… alla fine si arrese alla proposta dello scrittore, entrò nell’ufficio del capitano e chiese il pomeriggio libero, già sicura del fatto che si sarebbe presto pentita di quella scelta.
Si avviò verso l’ascensore, seguita dal suo partner.
 
“forse non hai presente lo stipendio mensile di un poliziotto Castle… Dior non rientra decisamente nei negozi da frequentare con quello che prendo”. Erano davanti un negozio sulla 5th avenue, Dior appunto, e già si era presentata l’occasione di pentirsi della scelta fatta… aveva detto che avrebbe pagato il vestito con i suoi soldi, quindi era il momento di portarlo nel quartiere dove faceva shopping di solito.
“vieni con me Castle, dobbiamo camminare un po’ per arrivare a destinazione.”
Dopo circa 10 minuti arrivarono in un grande mercato coperto, dove una gran folla si stava godendo un pomeriggio di shopping e svago, tra saltimbanco occasionali e complessi jazz che suonavano tra i tavolini dei piccoli bar; c’erano negozi di ogni genere, dai vestiti ai cd, ad uno a due piani dedicato soltanto a the e caffè… si misero a girare, ogni tanto Kate si fermava ad ammirare una vetrina o un prestigiatore, ma prevalentemente assaporava quell’aria carica di emozioni e felicità che la invadeva ogni volta che andava lì: era come entrare in un mondo parallelo, dove nessun male poteva capitarti, dove la musica che risuonava nell’aria scatenava milioni di ricordi e suggestioni… era un porto sicuro per la detective, lo era sin dai tempi dell’infanzia quando ci veniva la domenica pomeriggio con la madre.
“allora, in quale negozio vuoi entrare per primo?”
“mmm… non saprei… proviamo con quello laggiù” disse indicando un negozio con un’insegna rossa vecchio stile sopra la porta.
Entrarono nella “casa di Lou”, dove li invase subito un odore di cannella e gelsomino: le pareti erano pitturare di arancione e viola, a onde, con piccoli specchietti e gemme incastonate nella pittura: un posto decisamente accogliente, con vestiti di ogni genere e stile, proprio il posto perfetto per quello che la detective aveva in mente. Cominciarono a cercare tra i vari stand, tirarono fuori magliette a tre strati e pantaloni con ricami di perline e paillettes; quando capitava loro tra le mani un articolo decisamente troppo anormale, si guardavano con aria complice e iniziavano a ridacchiare come due ragazzine… chi l’ha detto che non si può fare shopping con un uomo?
Dopo vari minuti di ricerche e osservazioni, proprio quando stavano per gettare la spugna e passare ad un altro negozio, Kate lo vide: era lui, era perfetto!
“eccolo! L’ho trovato Castle… Castle, dove sei finito?” si era voltata per un attimo e lo scrittore era sparito.
si disse tra sé e sé, maledicendo se stessa per aver pensato anche solo per un attimo che lui facesse sul serio con lei. Comunque era una donna grande, adulta e vaccinata contro ogni possibile malattia altamente contagiosa, non aveva bisogno del parere di un uomo per sapere se un vestito le stava bene, tantomeno di quello di Castle!
 
In effetti lo scrittore era corso dietro a qualcuno… o meglio dire qualcosa.
Dalla vetrina aveva adocchiato un negozio di accessori vintage dall’altra parte della strada e, visto che non avevano ancora trovato niente che li soddisfacesse, voleva chiedere a Kate di passare oltre e di andare a curiosare là dentro… voleva trovare qualcosa da regalare ad Alexis, a lei piacevano le cose che ricordavano i tempi andati, facevano sentire anche lei parte della storia. Stava per girarsi verso la detective quando un bagliore proveniente da quella vetrina lo spinse ad uscire dal negozio e avvicinarsi: ciò che vide fece scattare qualcosa dentro di lui, entrò e chiamò la commessa.
 
10 minuti, un vestito e un regalo dopo, Richard e Kate si ritrovarono fuori dai negozi, seduti su una panchina mentre lei lo guardava in cagnesco per averla abbandonata.
“avevo visto una cosa, dovevo andare a comprarla!”
“e non potevi semplicemente dirmi che ti allontanavi?”
“ehi, non sono mica un bambino di 5 anni, so ritrovare la strada di casa… perché ti preoccupi così tanto detective? Paura di essere lasciata sola?”
“no, semplicemente tu SEI un bambino di 5 anni, anzi diciamo pure 4, quindi ho paura che ti debba venire a riprendere in un qualche distretto e usare i miei contatti per pagarti la cauzione.” Rispose lei con tono di sfida.
“decisamente non fa una piega…” ammise alla fine lui.
“va bene, io ho trovato il vestito, tu il regalo per tua figlia, torniamocene al distretto così vediamo se ci sono novità.”
“no no no no, hai TUTTO il pomeriggio libero, per una volta usalo… è una bellissima giornata di fine maggio, di fuori si sta d’incanto e ora andremo prima a cercarti un paio di scarpe da abbinare al vestito, che tra parentesi ancora non ho visto, e poi a prenderci un aperitivo in quella terrazza panoramica a Tribeca. Forza, goditi la vita!!”
Lei sapeva che stavolta non poteva rinunciare, in fondo lui aveva fatto tanto per lei e un po’ di relax non avrebbe ucciso nessuno… oddio, ma chi stava diventando? Quella non era lei… Kate Beckett non avrebbe mai detto una cosa del genere… sarebbe ritornata al distretto ad ordinare i vecchi rapporti in archivio prima in ordine alfabetico e poi in ordine di data… stava cambiando… ed era merito anche di quel bambino di 4-barra-5 anni accanto a lei.
“no, Castle, davvero non…”
”eddai forza, ora andiamo. Quale negozio di scarpe preferisci?”
Si arrese definitivamente e rispose “niente scarpe oggi, ho il mio negozio di fiducia in cui tu non entrerai mai e poi mai. Quindi andiamo a prenderci questo aperitivo. Ma non a Tribeca… oggi ti porto io in un posto.”
Era il caffè dove andava con sua madre a metà di quelle domeniche pomeriggio, era piccolo ma facevano spuntini buonissimi, valeva davvero la pena andarci solo per quelli. Trovarono un tavolo di fuori proprio davanti a dove il sole stava tramontando, inondando lo skyline di New York di una luce che rendeva magica l’atmosfera… era quello ciò che cercava, un dolce ricordo di quei tempi belli passati con la sua famiglia, quando erano ancora tutti insieme.
“hai ragione, qui è meglio di Tribeca” disse Castle ammirando lo spettacolo davanti a se… e non si riferiva solo a New York: la luce del sole illuminava il viso della detective, facendo risaltare il magnifico sorriso che si era aperto sul suo volto. Era la cosa più bella che avesse mai visto.
Arrivò il cameriere e Castle ordinò un Americano, mentre Kate fu incuriosita dal nome di un cocktail nuovo e decise di provarlo.
“per me un bacio alla ciliegia, grazie.”
Il suo partner rimase leggermente scosso, stette a fissare il vuoto per 30 secondi buoni, fino a quando una voce lo riportò con i piedi per terra…
“signore? Signore? Lei vuole da mangiare?”
“ah, si, scusami, certo certo.”
Quando il cameriere si fu allontanato Kate si rivolse a lui “che c’è Castle? Hai fatto una faccia prima…”
“no, no, era soltanto… il nome del tuo cocktail… bello!”
Lei non aveva subito capito cosa avesse il nome del suo cocktail, ma poi ci ripensò e le venne in mente cosa avesse potuto scatenare nella mente fantasiosa dello scrittore.
“si, beh… mi piacciono le ciliegie ed ero curiosa… e poi vogliamo parlare del tuo di cocktail? Un Americano? Come James Bond? Ti saresti paragonato a James Bond?”
“non mi sono paragonato a nessuno… e comunque ti ricordo un certo avvenimento di un anno e mezzo fa… uscita di Heat Wave… proposta eccitante… sarà stato il destino a consigliarmi quel drink…”
“si si, certo, il destino…”
“non credi nel destino, vero detective?”
“in realtà no, credo che siamo noi gli artefici del nostro destino, sta a noi decidere cosa far succedere nella nostra vita.”
“si, ma se io ti dicessi che, a volte, quando ti accadono troppe cose insieme, troppe coincidenze tutte nello stesso momento… me lo dici sempre tu che le coincidenze non esistono, ma se te ne capitassero 4 o 5 insieme, come le chiameresti? Non è forse il destino che ti sta parlando?”
“no, direi che è un evento più unico che raro, ma restano coincidenze… perché le coincidenze esistono Castle, non sono da considerarsi tali in un omicidio, ma nella vita di tutti i giorni restano solo casi unici.”
“neanche questo fa una piega… ma ti rendi conto che in un pomeriggio stai smontando un’intera carriera di scrittore? Mi lasci senza parole detective!”
Kate non sapeva se considerare come un complimento quella strana risposta di Castle, così decise di restare in silenzio e accogliere il ragazzo che stava portando le loro ordinazioni.
Finirono i loro drink e la loro gastronomia parlando del più e del meno, godendosi gli ultimi raggi del sole, mentre l’aria si faceva via via sempre più fredda e lampioni e insegne luminose contribuivano ad illuminare come a giorno la città che non dorme mai, pronta per una nuova notte di follie e insanie.
  
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