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Autore: Rebychan    05/05/2011    7 recensioni
E' una raccolta di storie brevi che hanno come tema comune la ricerca del regalo di compleanno più adatto per alcuni personaggi che amo del manga “Reborn”.
1. Cinque maggio - Tonfate day (Fic per il compleanno di Hibari) Pairing: D18. Genere: Comico.
2. Quattro febbraio - Il regalo più bello (Fic per il compleanno di Dino) Pairing: D18. Genere: Commedia.
3. Tredici marzo - Rituale (Fic per il compleanno di Squalo) Pairing: XS. Genere: Introspettivo.
4. Ventiquattro aprile - Dillo alla stella (Fic per il compleanno di Yamamoto) Pairing: 8059. Genere: commedia.
5. Cinque maggio - Intollerabile (Fic per il compleanno di Hibari) Pairing: D18. Genere: Generale.
6. Ventotto maggio - Lambo (Fic per il compleanno di Lambo) Pairing: Lambo x I-pin. Genere: Generale.
7. Nove giugno - Lacrime (Fic per il compleanno di Mukuro) Pairing: Mukuro x non è specificato. Genere: Generale.
8. Sette luglio - Nel centro del mirino (Fic per il compleanno di Colonnello) Pairing: Colonnello x Lal. Genere: Generale.
9. 26 agosto - Neve d'agosto (Fic per il compleanno di Ryohei) Pairing: Ryohei x Hana. Genere: Commedia.
10. 09 settembre - attesa (Fic per il compleanno di Gokudera) Pairing: Yamagoku. Genere: Riflessivo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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05 maggio = Tonfate day Questa è la fic che ho scritto appositamente per il compleanno di Hibari.
E visto che mi è venuta voglia di mettermi alla prova, sarà la prima di una serie di storie brevi che hanno come tema comune la ricerca del regalo più adatto per alcuni personaggi che amo del manga “Reborn”.
Per me questo significa mettermi alla prova, uno perché non sono molto portata per le one shot, due perché io e le fic a tema non andiamo molto d’accordo.
Sinceramente ho scritto questa fic ieri un po’ di fretta, per cui non so come sia uscita fuori.
Di sicuro il genere delle varie storie cambierà in base al compleanno che prenderò in esame, è per quello che nella presentazione c’è scritto generale. Questa storia dovrebbe essere comunque del genere ‘schifezza’, ah no, scusate nemmeno quello c’è, ed allora definiamola come comica. Di sicuro infatti non si prende molto sul serio.
Ovviamente scrivendola io la fic è una D18, ma appariranno anche il Decimo e tutti i suoi guardiani.
Non so come ho reso Hibari, ma ho fatto del mio meglio per descriverlo come merita.
Incrocio le dita nella speranza che qualcuno nel leggere questa storiella senza grosse pretese possa divertirsi.
Come al solito i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi leggerà la fic e soprattutto chi commenterà per farmi sapere cosa ne pensa, dicendomi pure se avranno quell’impressione se è meglio che mi dia all’ippica oppure che insista ancora un po’ nei miei esperimenti.
Do un bacione speciale a Willow che ha letto la storia in anteprima, dicendomi che le è piaciuta e mi ha dato quindi il coraggio di postarla, cosa che fino a quel momento dubitavo di fare.
Buon compleanno Hibari, e se vuoi mordi a morte anche me, anche se sinceramente dovessi scegliere preferirei essere la vittima del nuovo tipo di caccia all’erbivoro. Sbav!  
Vi lascio alla lettura.
Rebychan


TITOLO: 05 maggio = Tonfate day

"Ciao Kyoya, stasera purtroppo non potrò allenarmi con te come al solito. Alcuni impegni urgenti mi costringono a tornare in Italia. Spero di fare ritorno quanto prima. Mi raccomando non dimenticarti di me."

Il ragazzo dai capelli neri guardò con il suo solito cipiglio il telefono, sulla cui segreteria telefonica era stato lasciato quel messaggio.

E quelle poche parole che sulla carta avrebbero dovuto renderlo felice perché implicavano che si sarebbe tolto dalle scatole quell'erbivoro appiccicoso che da un po' non faceva che perseguitarlo con la sua presenza, invece stranamente ebbero il potere di irritarlo.

Subito però scrollò le spalle, e si convinse che quell'irritazione era dovuta solamente al fatto che l'altro l'aveva sorpreso. Si sarebbe infatti aspettato che quell'odioso tipo biondo che da un po' iniziava ogni seduta di allenamento sfidandolo con un inopportuno e schifoso bacio sulle labbra, e le chiudeva sia che perdesse e quindi fosse malconcio, o che vincesse e quindi fosse trionfo, con una dichiarazione non richiesta d'amore quel giorno avrebbe fatto di tutto per passare del tempo con lui.

Quel giorno infatti era il cinque maggio, ed era il suo compleanno. Ovviamente non che lui ci tenesse a festeggiarlo con quell'odioso erbivoro. Le profferte d'affetto probabilmente erano, infatti, solo dei colpi di testa dell'imbecille contro cui combatteva quasi ogni notte, atte a farlo incavolare. Ed anche se fossero state reali, erano comunque unilaterali. Lui non provava niente per quell'irritante individuo.

Quello era certo. E quindi che se ne fosse andato era meglio. Concluse.

Sbuffando uscì di casa, dopo aver mollato un'altra occhiataccia al telefono reo di avergli fatto ascoltare quel messaggio. Nonostante avesse capito il motivo dell'irritazione infatti quel senso di fastidio non voleva abbandonarlo.

Si sentiva furioso per il fatto che l'altro l'avesse sorpreso. Insomma quell'erbivoro per tutti i giorni dell'anno gli stava appiccicato come se fosse della colla, e nel giorno che tutti, a parte, lui consideravano speciale invece lo piantava in asso. C'era qualcosa di davvero strano.

Accarezzò i tonfa che teneva sempre con sé legati in vita per rassicurarsi.

E poi si obbligò a pensare ad altro. Per quel giorno aveva già sprecato troppo del suo tempo a pensare all'imbecille. Che facesse quello che voleva, tanto per lui che ci fosse o non ci fosse era lo stesso.

E se proprio l'irritazione che provava non voleva sapersene di andarsene, avrebbe di sicuro trovato il modo di sfogarla in qualche maniera.

Dopotutto quello che per tutti sarebbe stato un giorno speciale, ovvero il compleanno, per lui, Kyoya Hibari, era soltanto un giorno come ogni altro. In tutta la sua vita non aveva mai festeggiato quella giornata, l'aveva sempre trascorsa nella solita routine. Anzi forse qualcosa di diverso in quella giornata c'era, ovvero che certe situazioni erano ancora più sgradevoli del solito.

Qualche stupido infatti dopo aver scoperto la sua data di nascita aveva l'ardire di provare a fargli gli auguri e lui ovviamente per ringraziarlo lo prendeva a tonfate.

A quel pensiero, sentì il suo stomaco rodere.

Ecco un'altra stranezza di quel messaggio, si ritrovò a pensare anche se aveva deciso di non pensarci più. Quell'idiota non gli aveva fatto nemmeno gli auguri. E sì che era convintissimo che avesse scoperto quando era il suo compleanno, visto quanto fissato era con lui. E perché allora l'aveva snobbato?

Forse finalmente aveva messo la testa apposto ed aveva capito che le smancerie non facevano per lui.

Se fosse stato così, sarebbe stato tutto di guadagnato. Lui odiava le moine, e per quello non poteva che odiare gli auguri e i festeggiamenti. Cosa c'era poi da festeggiare nel giorno in cui si compiva gli anni? Il fatto che si fosse diventati un anno più grandi, e che si avvicinava sempre di più il momento della morte? Che baggianate.

Per lui il compleanno era una giornata come tutte le altre. Solo più irritante. Ribadì.

Ed era perché qualche stupido... stava per ripetere dentro la sua testa la faccenda degli auguri, quando arrivato davanti al cancello d'ingresso della scuola, avvistò subito uno di quegli stupidi.

Ma quello non era uno stupido qualunque, era proprio un idiota senza più nessun tipo di speranze.

Come aveva osato infatti imbrattare il muro d'entrata di Namimori con quella scritta? Quel tizio con i capelli bianchi, con un cerotto perennemente appoggiato sul naso e le braccia fasciate che sorrideva felice tenendo in mano un pennello tutto soddisfatto per il lavoro che aveva fatto doveva proprio desiderare di morire.

Quando poi lo scorse, il tipo in questione lo guardò sogghignando felice ed anche a voce gli disse quanto aveva scritto ovvero: "Buon Compleanno Kyoya Hibari." Poi ridacchiando aggiunse: "Tutto questo è abbastanza estremo per te?"

Ovviamente dopo quelle parole Kyoya non ci vide più, prese i suoi tonfa e si gettò sul mal capitato per picchiarlo selvaggiamente.

L'altro incredibilmente non provò minimamente a schivare la sua furia, probabilmente si era accorto che sarebbe stato tempo sprecato.

Si prese tutta quella raffica di tonfate proteggendosi solo la testa.

Hibari lo ridusse ad un colabrodo ma non lo uccise, farlo avrebbe significato dover pulire lui stesso il muro e non ci pensava minimamente.

Quell'idiota l'aveva sporcato, e quell'idiota l'avrebbe pulito e nel farlo avrebbe usato la sua lingua.

Due ore dopo, infatti, il muro fu di nuovo pulito, anche se l'erbivoro sopracitato non aveva usato la lingua, ma bensì uno spazzolino.

Kyoya gli aveva gentilmente concesso quel piccolo cambiamento sul piano iniziale, perché intanto la pena sarebbe stata lo stesso pesante, e nel giorno del suo compleanno voleva essere più magnanimo del solito.

Ovvero la verità era, anche se non avrebbe voluto ammetterlo, che grazie all'altro per diverso tempo si era dimenticato l'erbivoro biondo, per cui aveva voluto ringraziarlo in qualche modo.

Anche se poi se ne pentì, in quanto il tizio in questione non avendo la lingua occupata finì mentre lavorava con il cominciare a cantare un assurda e snervante canzone che non faceva che ripetere: "Ryohei extreme." Uno schifo che gli fece guadagnare un'altra dose di tonfate extra ovviamente.

Ma perché la gente non riusciva a capire che l’unica canzone degna di essere cantata ed ascoltata era l’inno della scuola media Namimori? Si chiese Kyoya, per poi rispondersi che era perché erano proprio tutti degli erbivori senza possibilità di dubbio.

Hibari poteva tentare di essere più magnanimo a volte, ma di sicuro non perdonava le cose che gli davano fastidio.

A causa di quell'incidente, il ragazzo dai capelli neri riuscì ad entrare a scuola com’era facile prevedere solo a mattinata inoltrata. Non che per lui fosse un problema, visto che di solito non frequentava mai le lezioni.

Andò infatti nel suo ufficio alias la sede del comitato disciplinare e passò qualche ora in tranquillità.
Durante la pausa pranzo, però, fu costretto a punire altri erbivori.

Due o tre ragazzi avendo letto la scritta sul muro, ebbero l'ardire di fargli gli auguri ma bastò un po' di tonfate per far capire agli altri che era meglio se evitavano.

Quello però non riuscì a fermare ovviamente il ragazzetto castano dalla strana pettinatura e le sue due appendici, di cui con il tempo aveva imparato a ricordare il nome, ma che dentro di sé non riusciva a non chiamare "Destro" e "Sinistro" perché molto spesso facevano la loro comparsa a fianco del piccoletto, in quella posizione.

Il moccioso che ultimamente aveva finito con l'immischiarlo nei problemi della sua famiglia da una parte indispettendolo ma dall'altra facendolo scontrare con persone sempre più forti che gli permettevano di mettersi alla prova, gli fece gli auguri, seguito dai suoi compari.  I tre si dimostrarono sprezzanti del pericolo, e lui quindi non si tirò indietro e li ricompensò mordendoli a morte, alias prendendoli a tonfate.

Già, perché nessuno lo sapeva ma lui ai suoi tonfa aveva dato un nome ovvero "Molari" e "Incisivi". Sì, proprio al plurale, perché erano da sempre gli unici amici che avesse mai avuto, e non parlava solo di due amici, un tonfa ed un tonfa, ma di molti di più, erano, infatti, tutti gli amici di cui avesse mai avuto bisogno.

Perché cercarsi qualcun altro con cui stare in compagnia, infatti, quando loro gli davano tutto quello che desiderava? Erano dei compagni fidati che non lo tradivano mai, e che lo aiutavano nel mantenere l’ordine a Namimori pestando a raffica chi si rendeva reo di qualche infrazione. Erano insostituibili.

Certo qualcuno poteva dire che anche Hibird era suo amico, ma non era così. Hibird che in quel momento svolazzava nel cielo in attesa che lui uscisse per posarsi sulla sua testa, era un membro della sua famiglia, non un amico. La cosa era diversa.

Scacciò quei pensieri troppo filosofici e tornò a prestare la sua attenzione alle persone che doveva picchiare.  

Così come l'idiota del graffito, i tre non si opposero alle sue botte. E la cosa lo sorprese, ma non ci fece poi più di tanto caso, perché ancora una volta mentre li picchiava si dimenticò della sensazione di fastidio che provava da quella mattinata dopo aver sentito il messaggio.

Quando pensò di aver morso a morte abbastanza quei poveri disgraziati che dovevano aver capito che il prossimo anno era meglio evitassero di fargli gli auguri, si rintanò nel terrazzo della scuola.

E lì come se lo attendessero trovò il bambino mucca e la mocciosa con il codino ad odango. Un po' scostato c'era anche il bambinetto con il capello da gangster per il quale lui provava un certo rispetto, anche se non l'avrebbe mai ammesso, visto che era maledettamente forte.

Anche loro erano lì a fargli gli auguri, ed anche loro ovviamente si presero la loro buona dose di morsi.
Incredibilmente, Hibari riuscì a colpire come fino a quel momento non era mai stato in grado di fare, con una tonfata anche Reborn.

Poi ovviamente si ritrovò sbattuto contro un muro con violenza, dato che l’altro era ancora più forte di lui, ma l'aveva colpito almeno una volta. Poteva ritenersi soddisfatto.

Fu per quello che alla sera, mentre usciva dalla scuola dopo aver fatto l'ultimo giro di ronda ed aver trovato Namimori apposto, era nei limiti in cui una faccia inespressiva come la sua poteva permettersi, tutto gongolante.

Le sue labbra erano incurvate verso l’alto di un millimetro, anzi se ci fosse stata un unità di misura minore del millimetro, quella sarebbe stata la lunghezza giusta.

Quella sensazione di miglioramento, aveva quasi superato l'irritazione per cui anche da quel punto di vista era soddisfatto, ma ben presto tuttavia si ritrovò a capire qual era la vera verità.

Fuori dal cancello della scuola, trovò infatti la tipa dai capelli viola "posseduta" dall'individuo che detestava di più al mondo, quello che più di ogni altro avrebbe voluto mordere a morte e nel vero senso della parola.
La ragazzina appena lo vide gli s'inchinò davanti porgendogli un pacchetto. E disse timida: "Mukuro-sama mi ha detto di farle gli auguri e di consegnarle questo."

Lui prese il “dono” resistendo all'impulso di picchiare immediatamente la tipa.

Poco importava se era una donna, lui non si tirava indietro quando doveva mordere qualcuno nemmeno di fronte ai bambini come aveva dimostrato, perché quindi per una ragazza doveva fare una eccezione?
Se facevano qualcosa di sbagliato ,era giusto che anche loro venissero punite.

Prima però di prenderla a tonfate, voleva essere sicuro che quel pacchetto contenesse quanto pensava.
Non fu infatti sorpreso quando lo aprì di trovarvi quello.

Buttò il pacco inviperito. Perché quello stronzo amava sempre prendersi gioco del suo punto debole?

Non osava nemmeno nominare quella cosa, ma la sola vista riusciva a farlo mancare.

Per fortuna che ce n’era solo uno, e quindi l'effetto era stato pressoché nulla.

Se il tipo, voleva che lui picchiasse a sangue la sua protetta a causa di quell'onta allora aveva raggiunto il suo scopo.

Sollevò il braccio per colpire con i tonfa la ragazzina che aveva chiuso l'occhio non protetto della benda per prepararsi all’impatto, e non facendo nulla per difendersi, quando i due erbivori che giravano sempre con lei, e che erano stati scagnozzi dell'essere innominabile, si misero in mezzo.

Colpì loro al posto di lei.

Ed Hibari non si tirò indietro. Se ci tenevano così tanto ad essere cavalieri, allora chi era lui per impedirgli di esserlo?

Li pestò a lungo, fino a quando la rabbia gli sbollì.

E poi senza un saluto, lasciandoli agonizzanti, mentre la tipa gli si era inginocchiata accanto pronta a dare loro le prime cure, se ne andò pronto a tornare a casa.

E fu mentre percorreva la strada per andare al suo appartamento che si rese conto di una cosa.

Tutti i suoi pseudo conoscenti quel giorno si erano ritenuti in dovere di fargli gli auguri, ma nessuno di loro, a parte la tipa, aveva provato a fargli un regalo.

Poi all’improvviso si ricordò che tutti loro sembrava avessero fatto a gara per farsi prendere a tonfate. Nessuno di loro infatti aveva reagito di fronte alla sua furia.  

E fu così che allora intuì la verità.

Erano le tonfate il suo regalo. Quel giorno gli avevano concesso di picchiarli senza fare niente per difendersi, perché essendo il suo compleanno, volevano che si divertisse con una delle sue abitudini che più gli piacevano, ovvero la caccia all’erbivoro.

A quel pensiero, il ragazzo si ritrovò a sogghignare.

In fin dei conti a loro modo avevano dimostrato di conoscerlo bene, e forse in quel momento erano tutti riuniti per fare a gara su chi le aveva prese di più.

A rigor di logica avrebbero dovuto essere i due lacchè dell’essere innominabile ed il graffitaro. Ma visto che i primi erano due, il primato spettava quindi di sicuro all’idiota estremo.

Una menzione speciale andava ovviamente al bambino gangster che si era fatto colpire per la prima volta apposta per dargli il suo regalo.

Quello però implicava che non era migliorato, la botta era stato solo un regalo.

Beh poco importava, nonostante quello, tutto sommato la giornata era stata divertente.

Sì, anche il prossimo anno si poteva ripeterla.

Non sarebbe stato male far diventare il cinque maggio, il tonfate day. Se non altro, finalmente avrebbe festeggiato il suo compleanno come tutti ma in un modo che gli piacesse, ovvero senza smancerie, ma con tanta azione e soprattutto con tanta caccia all’erbivoro.

Per quel giorno concluse poteva ritenersi soddisfatto della caccia fatta, forse era meglio che l'imbecille biondo non fosse stato disponibile per l'allenamento.

Tuttavia nel pensare a quello, ancora una volta quella sensazione irritante lo invase.

Scrollò nuovamente le spalle, digrignando i denti e s’impose  di non pensare più a niente fino a quando non fosse tornato a casa.

Quando ancora nervoso fece per aprire la porta, però si accorse che era aperta.

Chi era stato così scemo da provare ad introdursi in casa sua? Fu il suo primo pensiero. Afferrò di nuovo i tonfa. Anche se era appagato per tutta la caccia all'erbivoro fatta quel giorno, un onta era un onta ed andava punita.

Aprì la porta pronto ad ammazzare chiunque vi avesse trovato dentro, se ancora fosse stato lì, ed i suoi occhi strabuzzarono sorpresi, quando si accorse di chi si trattava.

"Non dovevi trovarti in Italia?", chiese incredulo qualche istante dopo essersi ripreso dallo shock, mentre sentiva che la sensazione irritante svaniva, lasciando quello spazio ad un'altra, altrettanto fastidiosa, per uno come lui, in quanto era un'emozione positiva.

Sì, non avrebbe dovuto esserlo visto che dell’altro non gliene fregava niente, ma era felice di vederlo lì, si rese conto immediatamente.

Allontanò quel pensiero e si avvicinò all'altro sempre tenendo i tonfa alzati.

L'erbivoro biondo nel frattempo stava dicendo: "Figurati se mi sarei mai perso il tuo compleanno, Kyoya. Ho finto di andarmene perché volevo farti una sorpresa. Ti ho preparato la cena. Auguri."

Dopo aver detto quelle parole, l’idiota gli sorrise con un sorriso a trentadue denti. Si vedeva che era felice per quell’improvvisata. Pensava di aver avuto un’idea geniale. Era un imbecille.

Quelli furono i pensieri di Hibari nell’udire quel discorso. E dopo averlo ascoltato avrebbe dovuto inoltre provare il forte impulso di mordere a morte l'altro ed invece si ritrovò ad abbassare i tonfa.

Istintivamente poi seguendo un impulso improvviso, invece, di pestarlo, afferrò per la maglietta quell'idiota biondo per portargli il viso all’altezza del suo e lo baciò sulle labbra senza esitazione.

Quel gesto era talmente assurdo, che dovette giustificarsi con se stesso, dicendosi che era così soddisfatto da tutte le tonfate date quel giorno, che con l'erbivoro biondo aveva semplicemente desiderato di provare un nuovo tipo di morso.

Uno in cui si usavano le labbra, la lingua come capì, ed anche com'era giusto essendo un morso, i denti.

Un altro morso che tutto sommato poteva essere piacevole, se gestito nel modo giusto, così come erano le tonfate.

Fu per quello che quando si staccarono per riprendere aria, e l'altro lo strinse forte a sé sussurrandogli: "Vedo che vuoi partire dal dolce, Kyoya. Ci sto.", per poi ribaciarlo e sollevarlo di peso per trascinarlo in camera non vi si oppose.

Quel giorno non era pago solo di morsi e tonfate, ma anche della solita caccia all'erbivoro, per cui per una volta avrebbe anche potuto sperimentare pure un nuovo tipo di caccia.

Ed a dirla tutta, anche se visto la posizione che fu costretto a tenere, non l’avrebbe mai ammesso di fronte ad anima viva,  quel nuovo tipo di caccia  si rivelò estremamente appagante tanto che tutto sommato capì che non gli sarebbe dispiaciuto sperimentarla ancora, di tanto in tanto.

FINE 05 maggio – Tonfate day

L’ANGOLO DI REBYCHAN
Allora come avete trovato questo esperimento? Io sinceramente questa storia non la so valutare, per cui lascio a voi la parola.
Lo so di aver sparato tante cavolate all’interno della fic, ma erano carine come idee per cui non mi sono tirata indietro.
Per quanto riguarda Mukuro penso sia facile capire cosa ha regalato ad Hibari, vero? Per cui non lo specificherò.
Ringrazio chiunque sia riuscito a leggere la fic fino alla fine ed abbia sprecato un po’ del suo tempo per commentare. Di sicuro leggere le vostre considerazioni mi farà molto ma molto felice.
Grazie di tutto.
Ancora tanti auguri Hibari-sama.
E se qualcuno vuole consigliarmi qualche compleanno da esplorare, sarò ben felice di considerare le richieste.
Con questo, anche sta volta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, sul mio forum o per Email.
Un bacione
Rebychan
   
 
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