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Autore: _EpicLoVe_    05/05/2011    0 recensioni
Lui aveva bisogno di me ed io avevo bisogno di lui.
E questo poteva bastare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy Wedding- prologo

Happy Wedding

 

PROLOGO

 

Avevo cinque anni e un ginocchio sanguinante quando capii, per la prima volta nella mia vita, che Jason era indispensabile per me.

Eravamo seduti nella veranda della casa di sua nonna, ed io mangiavo un gelato.

Jason l’aveva chiamato “il gelato della consolazione”, perché sua nonna si era affrettata a comprarmene uno subito dopo che Maddeline aveva finito di medicarmi il ginocchio.

Qualche ora prima, infatti, la mia bicicletta aveva investito la ciotola del cane e nell’urto qualcosa era successo, facendo si che io venissi sbalzata a qualche metro di distanza, che rovinassi sull’asfalto bollente e che mi ritrovassi con un ginocchio graffiato, gonfio e sanguinante.

“Tutto bene?” mi chiese il mio migliore amico ed io annuii ostinata.

Non era vero.

Il ginocchio mi faceva maledettamente male e, proprio per questo, gli occhi mi pizzicavano ancora e le lacrime continuavano a minacciarmi, ma io continuavo ad affondare i denti nella vaniglia fredda del gelato e trattenevo le lacrime.

Mai avrei pianto per un motivo tanto futile!

“Ne vuoi un po’” mormorai pochi secondi dopo porgendogli il gelato e lui scosse la testa.

“Ho voglia di un tè, vado a prenderne uno dentro, ne vuoi uno?” mi chiese alzandosi ed io scossi la testa.

Quando sparì oltre la porta d’ingresso guardai il mio ginocchio fasciato.

La mamma si sarebbe arrabbiata tantissimo, perché quando avrei indossato la mia gonna nuova, al matrimonio, la fasciatura sarebbe stata come un pugno in un occhio e mia madre odiava l’idea che qualcosa potesse essere diverso da come aveva deciso lei, per questo sorrisi.

“Perché stai ridendo?” lo sguardo inquisitorio di Jason mi raggiunse non appena la sua figura magra comparve sulla veranda ed io mi strinsi nelle spalle continuando a sorridere.

“Stavo pensando alla reazione della mamma” esclamai indicando il mio ginocchio e lui sorrise.

“Andiamo, ti porto a casa” esclamo ed io lo guardai perplessa.

“Ho pensato di sistemare il carrellino dietro la mia bicicletta, così potrai poggiare la gamba lì mentre ti porto” sospirò, soddisfatto della sua idea geniale, gli sorrisi.

Avrei voluto ringraziarlo o abbracciarlo, ma non lo feci.

La risata della nonna ci colse di sorpresa ed entrambi ci voltammo a guardarla.

“Oh, i miei bambini” esclamò cercando di abbracciarci entrambi.

“Promettetemi una cosa” sospirò subito dopo.

“Promettetemi che resterete insieme per sempre, non vi separerete mai”.

E una promessa fatta alla nonna era proprio una promessa fatta alla nonna.

Qualche minuto dopo l’autista di papà si fermò davanti al cancello e aprì lo sportello.

“E lui cosa ci fa qui?” chiese Jason corrugando la fronte e nonna Caroline gli sorrise.

“Ho chiamato il padre di Elena chiedendogli di venire a prendervi, visto il piccolo incidente” esclamò teneramente mentre Sergio, l’autista, caricava le nostre biciclette sul retro della macchina.

“Il signor Burkley si scusa, ma era impegnato, ha mandato me a prendere i bambini” disse educatamente e la nonna gli sorrise annuendo mentre ci stringeva in un ultimo abbraccio e ci baciava le guance.

“Ci vediamo sabato” mormorò lasciando che Sergio mi prendesse in braccio per trasportarmi alla macchina.

Mi girai mentre varcavamo il cancello del giardino.

“Hei nonna” mormorai.

“Grazie” esclamai e lei mi sorrise mandandomi un bacio sulla punta delle dita.

 

O-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------O

Capii di essere indispensabile per Jason qualche anno più tardi.

Avevamo dodici anni ed eravamo al funerale di nonna Caroline.

Era un giorno di Settembre fin troppo piovoso, ma noi eravamo rimasti al cimitero per tutto il tempo.

Io ero rimasta in piedi, accanto a Jason, in prima fila e stringevo la sua mano con tanta forza da fargli quasi male, ma lui non protestò.

Non credo scorderò mai quel giorno, probabilmente fu uno dei giorni più brutti della mia vita.

Avevamo passato l’intera mattinata a casa della nonna e casa della nonna senza la nonna non vale davvero la pena di essere vista.

Non c’era il solito odore di crostata, c’era odore di stantio, odore di morte, un continuo via vai di gente e un assurdo piagnisteo generale.

Io e Jason rimanemmo per tutto il tempo in veranda, fuggendo, di tanto in tanto, dagli orribili pizzicotti dei visitatori.

“Il pavimento è tutto sporco, la nonna si arrabbierebbe molto se lo vedesse” commentai d’un tratto e Jason sospirò.

“Sta piovendo, El, temo che non si possa fare altrimenti” esclamò con voce triste ed il mio cuore mancò un battito.

Dopo la sepoltura la maggior parte dei presenti tornò a casa della nonna, mentre io e Jason ci facemmo accompagnare a casa sua dall’autista.

“Ci mancherà” sospirai quando ci ritrovammo finalmente seduti sul suo letto.

Ero asciutta, al caldo e mi ero liberata di quell’orribile gonna nera che la mamma mi aveva costretta ad indossare.

Ci sdraiammo vicini e Jason iniziò a giocare con la mia mano, come faceva spesso.

“Ti va di restare a dormire qui?” mi chiese ed io annuii.

Ci sistemammo l’uno di fronte all’altro e rimanemmo in silenzio.

Era incredibilmente confortante il suo silenzio, quasi quanto la sua mano calda poggiata sul mio fianco con fare protettivo.

Quello era il mio posto.

In quell’attimo ne ebbi l’assoluta certezza.

Spazio autrice: Salve popolo. Torno nella sezione "Originali" con questo progetto nato per caso.                               
In verità ho anche altre storie avviate, quindi credo proprio che questa sarà una storia a breve termine. So che da questo prologo non si capisce molto, ma, sicuramente, dal prossimo capitolo sarà tutto più chiaro. 

Grazie per l'attenzione.

                                                                                                               Alla prossima _EpicLoVe_
  
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