Sono una stanza in penombra, non capisco da dove provenga la poca luce che entra, ma ne sono grata, i miei occhi lacrimano. Non è un posto che conosco, ma ho la sensazione di esserci già stata, l’odore di salsedine non mi aiuta. Non ricordo perché mi trovo qui. Non ricordo come ci sono arrivata. Provo a ricordare ma è difficile, chiudo gli occhi concentrandomi; ricordo musica alta e persone dai volti sconosciuti. Poi  ricordo il vento fra i capelli mentre corro, inseguita da qualcuno, forse un uomo ma non l’ho visto in volto. Forse scappando sono arrivata qui per mettermi in salvo, ma non mi sento al sicuro.
Mi sento osservata, mi guardo intorno, un uomo alto e magro mi sta fissando. Dall’espressione che ha in volto sembra conoscermi ma non si muove, ne mi sorride, ne  fa qualche gesto; è lì in piedi che mi fissa con il suo sguardo magnetico. Conosco quello sguardo, quegli occhi che variano dall’azzurro al ghiaccio,  riflesso dei miei sogni più impuri. Vorrei muovermi, ma sembro avere i piedi incollati a terra, lo guardo insistente per chiedergli di avvicinarsi.  Sembra siano passate ore quando finalmente si muove, cammina verso di me; io chiudo gli occhi ma riesco a vederlo ugualmente. Sta camminando piano, sa che lo sto aspettando e che non mi muoverò finché non mi avrà presa. Sappiamo entrambi che siamo lì per quello ma non ricordo di averci parlato mai prima. E’ come se mi leggesse nel pensiero, ogni mio desiderio trova risposta nelle sue azioni. Mi prende il viso tra le mani, lo sposta per poter scendere sul collo. Inconsapevole trattengo il fiato mentre cerco sostegno al muro alle mie spalle. Si posa su di me facendo pressione, sento il calore della sua pelle sulla mia ma non ne percepisco l’odore. Fa scivolare una mano sotto la maglietta facendomi rabbrividire e l’altra sul fianco  scendendo sulla coscia, sembra che sappia perfettamente come voglio essere toccata e questo mi spaventa, incuriosita cerco il suo sguardo. Ha la testa piegata, impegnato a leccarmi il collo mentre con le mani cerca di togliermi i pantaloni. Non ha mai aperto bocca, vorrei farlo io ma non ne ho il coraggio, stringo con forza le sue spalle e mi aggrappo a lui mentre continua a svestirmi. Mentre mi bacia ripetutamente proibendomi di respirare lo sento eccitarsi ed i nostri respiri si fanno più pesanti; mi morde la mandibola e lo sento ridere. Mi fissa, occhi negli occhi, vuole un cenno di assenso per poter continuare, io sorrido e annuisco. Mi abbandono al suo volere, non ho la forza e la voglia di pensare ma qualcosa mi risveglia dal torpore dell’eccitazione; il muro dietro di me si sta allontanando, il calore del suo corpo è scomparso, sento freddo e mi ritrovo a fissare il soffitto della mia camera. Ormai non mi spavento più, troppe volte quell’uomo ha popolato i miei sogni rendendoli quasi reali.