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Autore: AvevoSolo14Anni    07/05/2011    4 recensioni
Un'altra fanfic basata sulla fantastica storia "Dalton" di CP Coulter. Questa volta una Jogan [Julian/Logan]. Spero di non far sfigurare questa coppia-che-coppia-non-è.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Welcome To Warblerland'
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Titolo: I Love You - But I'd Like To Throw A Pot Into Your Face
Fandom: Glee
Personaggi: Julian Larson, Logan Wright
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale
Raiting: Arancione
Note: Altra storia sui bellissimi personaggi di Dalton. Questa volta Julian e Logan... Il che già premette una buona dose di casini. XD Chi altro adora Jules? Huh? Nessuno? Okay, allora me lo tengo io. U.U Okay lasciando da parte i miei deliri... Spero che questa storia vi piaccia - di certi pezzi son soddisfatta, di altri meno, ma pazienza. Che altro dire? Ah, sì: anche questa la dedico alla mia pooovera amica mentalmente deviata. :D Spero vi piaccia. ;)

 


I Love You - But I'd Like To Throw A Pot Into Your Face
 



Uno sbadiglio prolungato, l’ennesimo sospiro frustrato. Se era così stanco, perché non poteva semplicemente addormentarsi? Maledettissima insonnia. Il suo corpo non chiedeva altro che un po’ di meritato riposo, ma la sua mente non sembrava avere la minima intenzione di concedergli pace. C’era sempre un qualche pensiero a tenerlo sveglio – a dire il vero, i pensieri erano sempre i soliti due, che bastavano e avanzavano: il suo maledettissimo stalker e… lui.
Non riusciva a smettere di pensare. L’indomani avrebbe provato con dei sonniferi, e al diavolo se non avesse sentito suonare la sveglia. Non avrebbe recuperato tutto il sonno perduto nemmeno ronfando ininterrottamente per trentasei ore.
Julian non si sorprese di scorgere la figura di un’altra persona in cucina, al leggero bagliore che passava attraverso le enormi finestre che c’erano nella stanza. È risaputo che gli Stuart sono dei caffeinomani incalliti – non c’era da stupirsi che qualcuno fosse ancora sveglio a studiare alle tre di notte passate.
Poi, stropicciandosi gli occhi stanchi, la vista si fece più acuta e gli permise di notare i capelli dell’altro – quasi bianchi alla luce della luna – e il fisico che conosceva fin troppo bene. Qualcuno in cielo doveva seriamente avercela con lui.
Stava considerando di sgattaiolare via senza farsi notare ma, prima che potesse anche solo voltarsi, Logan lo vide. Sospirando ancora Julian si arrese all’inevitabile e andò verso il gigantesco frigo per poi tirarne fuori una bottiglia di latte scremato.
“Non riesci a dormire, Superstar?”, chiese Logan con il suo solito tono disinibito, avvicinandosi all’altro ragazzo e appoggiandosi al bancone della cucina.
“Mi sembra di non essere l’unico”, gli fece notare Julian.
Logan accennò un sorriso. “Troppi pensieri per la testa.”
Pensieri che riguardano un certo Kurt?, pensò Julian, mentre irrigidiva involontariamente la mascella e la sua presa sulla bottiglia si faceva più stretta. Devo senz’altro essere masochista, non ci sono altre spiegazioni. Biascicò un “idem” e prese un pentolino da un cassetto per poi versarci del latte e accendere un fornello.
“Quale grande problema tiene sveglia la nostra grande diva?”, lo punzecchiò Logan, con la sua abituale espressione strafottente.
Julian, dopo aver represso l’istinto di lanciargli in faccia il pentolino, prese un profondo respiro cercando di dissolvere la rabbia che gli era montata dentro. “Niente che mi aspetti che tu capisca.”
Logan aggrottò le sopracciglia. “Ehi, pensavo fossimo amici. Magari ti posso aiutare.”
Ne dubito fortemente. “Lascia stare.”
“Insisto.”
“Che strano.”
“Non fare lo scemo e dimmi che succede.”
“Perché dovrei?”
“Guarda che lo dico per te!”
“E da quando ti preoccupi per me?” E perché mi fanno male le mie stesse parole?
Logan lo fissò serio. “Da sempre”, dichiarò. “Parla”, ordinò dopo una breve pausa.
Julian fissò per alcuni istanti il latte che lentamente bolliva nella piccola padella, considerando come sarebbe potuto sfuggire da una conversazione che assolutamente non voleva avere con nessun essere umano al mondo – solo il suo fidato Sonic assisteva agli sfoghi dell’attore – e tantomeno non con Logan.
Poi si rese conto, contrariato, che l’altro lo avrebbe comunque perseguitato fino ad ottenere una risposta. O avrebbe chiesto spiegazioni a Derek. E si sa, Logan Wright ottiene sempre quello che vuole – con le buono o le cattive maniere.
“Sono innamorato.” Ah, che modo stupido di dirlo.
Logan ridacchiò. “Molto classico”, lo prese in giro. “E quale sarebbe il problema?”
Julian lo fulminò con lo sguardo. “La persona in questione non mi ricambia.”
L’altro sgranò gli occhi e si portò una mano a coprire la bocca, in un’esagerata espressione di finto orrore davvero troppo teatrale. “Ho sentito bene? L’irresistibile divo Julian Larson ha trovato una ragazza che non gli è svenuta tra le braccia al primo sguardo?”
Lo sforzo per non colpire Logan col pentolino – che ormai tra l’altro era pieno di latte bollente – fu ancora più arduo questa volta. “Già.”
Logan rise, divertito dal tono scontento dell’altro. “Chi è?”
“Insisti quanto vuoi ma questo non te lo dirò mai”, chiarì subito Julian, con un’espressione estremamente determinata sul bel viso.
Logan sbuffò. “Come ti pare. Cos’è successo?”
L’altro scrollò le spalle. “Non è successo nulla.”
“Ti ha semplicemente detto di no quando le hai chiesto di uscire?”
“Non le ho mai chiesto di uscire.”
“Allora come diavolo fai a sapere che non è interessata a te?!”
Julian si morse un labbro, ponderando un modo abbastanza onesto di rispondergli. “Lo ha reso piuttosto evidente”, disse infine.
“Come?”
“…È interessata ad un altro”, mormorò, fissando le sue stesse mani mentre spegneva il fuoco sotto al latte.
“Ah”, sospirò Logan, pensieroso. “Be’, se davvero la ami, dovresti almeno provare a lottare.”
“Non ho la minima speranza”, ribatté Julian a denti stretti.
“Tutti hanno almeno una possibilità.”
“Ti dico di no!”
“Come fai ad esserne così sicuro?!”
“Perché è innamorato di quell’altro!”
 Cadde il silenzio.
Oh, no, non l’ho detto sul serio.
“…‘Innamorato’?”, domandò Logan con un filo di voce.
L’ho detto. Perfetto!
Julian aveva la voglia matta di prendere a testate il muro, i fornelli, il frigo, qualsiasi cosa che gli potesse procurare un trauma cranico. Una parte di lui iniziò a pensare una sequela di pesanti insulti diretti a sé stesso mentre l’altra pregava il cielo che un fulmine lo colpisse in quell’esatto istante. Non successe nulla.
“Julian?”, lo richiamò Logan, cercando di avere la sua attenzione.
“…Sì?”
L’altro lo fissò, ancora in stato di shock. Se si era semplicemente sbagliato a parlare, perché non si era già corretto? “È… è un maschio?”, chiese a mezza voce, per cercare conferma ai suoi dubbi.
Julian si limitò a fissare un punto nel vuoto con un’espressione ancora più vuota sul volto.
Chi tace, acconsente, pensò Logan. Ma… Julian?, tra tutte le persone che poteva pensare potessero “giocare nella sua stessa squadra”, Julian non gli aveva mai destato il benché minimo sospetto.
Quest’ultimo sembrava essere caduto in catalessi. In realtà, era ancora impegnato ad insultarsi e a pregare di morire.
“Ti piacciono gli uomini?”, insistette Logan, per nulla intenzionato a lasciar cadere il discorso come nulla fosse.
Julian, uscendo dalla sua catatonia, prese un profondo respiro. Ormai era fatta, bisognava soltanto chiarire i pochi dettagli rimasti. “Anche”, sussurrò.
L’altro lo fissò, sorpreso e pensieroso. “E lui chi è?” 
“Pensavo di averti già detto che non te lo dirò mai.”
“Non era solo perché è un maschio?”
“No.”
Logan aggrottò le sopracciglia. “Guarda che potrei davvero esserti di aiuto. Sono un esperto nel campo di cuori spezzati, a quanto pare.”
“E io continuo a dirti di no.”
“È etero?”
“Non è quello il problema!”
“E allora qual è?!”
“Te l’ho già detto: è innamorato di un altro!”, basta, doveva chiudere la bocca, stava davvero parlando troppo. Si morse un labbro per cercare di evitare di lasciarsi sfuggire altro.
Logan restò in silenzio per almeno dieci minuti, nei quali l’altro ragazzo si versò il latte caldo in un bicchiere e lo sorseggiò lentamente.
"Sono io?", disse infine Logan con tono privo d’inflessioni.
"Cosa?", chiese Julian, voltandosi verso di lui.
"Quella persona. Sono io?"
Qualcosa dentro l'attore si ghiacciò. Il momento della sincerità era giunto al termine. "No."
Logan assottigliò lo sguardo, cercando di capire con la poca luce che c'era nella stanza quanto sembrasse sincera l'espressione dell'amico. "Provalo."
Julian spalancò gli occhi, preso in contropiede.
"Provalo", lo sfidò ancora l'altro.
"Come?", mormorò lui.
"Non lo so. Fatti venire una delle tue grandi idee, o Mister-non-dico-mai-nulla-nemmeno-al-mio-migliore-amico. Non ci crederò davvero finché-"
Julian era stanco. Fisicamente, psicologicamente. Stanco di Logan. Stanco di tutto. Fu fin troppo facile per lui mandare a quel paese l'ultima parte di raziocinio rimastagli e anni e anni di sforzi per prendere tra le mani il viso di Logan e stampare un breve bacio sulle sue labbra piene, rosse e tremendamente invitanti. Non si concesse nemmeno il tempo di gustarle o quantomeno imprimere nella memoria la sensazione.
"Contento?", domandò, sospirando. L'altro era in un qualcosa che assomigliava al trauma profondo. "Non ho sentito un bel nulla. Niente di niente."
Il suo cuore stava battendo all'impazzata e le mani gli tremavano, ma a parte questo e una parte del cervello che delirava su quanto volesse tornare a baciarlo non sentiva davvero nulla.
Si voltò e s’incamminò verso la porta, cercando una via d'uscita da quella situazione assurda in cui si era cacciato – come sempre – con le proprie mani.
E furono proprio della mani – ma non le sue, ovviamente – a spingerlo contro la parete senza la minima delicatezza. Non ebbe nemmeno il tempo di poter dire "ahia" prima che una bocca si avventasse sulla sua.
Non rispondere al bacio fu una delle cose più difficili che avesse mai fatto, ma si rivelò la scelta giusta quando Logan si scostò da lui con un sorriso da vero bastardo sul volto magnifico. "Ancora nulla?"
Julian scosse la testa, sostenendo il suo sguardo. Due secondi dopo le labbra del suo amico gli stavano torturando la mascella, la guancia e – oh – il collo. Mordevano, baciavano, leccavano ogni centimetro di pelle nuda in cui si imbattevano. La giovane star a questo punto era tutto un tremolio e una massa indistinta di pensieri poco casti.
Riuscì comunque ad afferrarlo per le spalle e a spingerlo via. "E adesso?", chiese nuovamente Logan, quasi senza fiato.
"Vaffanculo", sibilò Julian, mandando poi al diavolo anche le poche barriere che gli erano rimaste e tirando a sé l'amico per poter finalmente godersi quelle labbra tanto agognate. Anche lui era umano, d'altronde, e aveva certi limiti di sopportazione.
Per una volta non si impose nessun freno, nessun limite: fece quello che sentiva, quello di cui aveva un disperato bisogno, lasciando perdere le conseguenze che avrebbe dovuto affrontare in seguito. Come se avesse avuto più solo cinque minuti da vivere e avesse dovuto gustarseli al meglio.
Afferrò saldamente i capelli di Logan con una mano per tenergli fermo il viso e gustò le sue labbra senza il minimo ritegno, constatando quanto sembrasse giusta la sensazione che gli davano mentre erano premute sulle sue. Sentendo quanto fosse giusto il gusto che avevano quelle stesse labbra quando le accarezzò con la punta della lingua. Sentendo quanto si sentì soddisfatto quando – senza la minima resistenza – Logan aprì la propria bocca contro la sua dandogli libero accesso al suo interno. Le loro lingue si scontrarono con forza, lottando – anche in quella situazione sembrava che non potessero semplicemente decidere pacificamente chi dovesse comandare – e tutto questo a Julian sembrava così dannatamente giusto da sentirsi esplodere per la soddisfazione. Dopo aver provato ogni sensazione che quella bocca aveva da offrirgli, si avventò sulla sua mandibola e il suo collo, traendo la conclusione che tutto di Logan doveva sapere di buono.
L’altra sua mano nel frattempo si era lanciata in una curiosa quanto accurata ispezione del petto del cantante: prima sulle spalle robuste, poi i pettorali sodi, i perfetti addominali, ed infine passando ad accarezzargli con la stessa attenzione la schiena, stringendo tutto il suo corpo contro il proprio. Non era niente di dolce, non era niente di romantico, erano solo grande passione e pura necessità.
Poi – come tutte le cose belle, a parere dei più pessimisti – quel bacio terminò. Logan si allontanò di qualche centimetro, completamente senza fiato, con i capelli spettinati e il viso arrossato – per Julian non era mai stato più bello di così – e guardò l'altro attentamente negli occhi. "Larson, tu sei una continua sorpresa."
Fu come un'esplosione, un attimo di cambiamento totale, e Julian tornò in sé, rendendosi finalmente conto di quello che aveva fatto e sapendo perfettamente che per lui non ci sarebbe stato un lieto fine come nelle favole, perché Logan non era un principe e tantomeno era il suo principe. Abbassò le mani e guardò altrove, sentendosi un vigliacco – per quanto provasse non trovava il coraggio di guardare l'altro in faccia. Si impose almeno di non lasciar cadere le lacrime che già gli affollavano gli occhi scuri.
"Niente di niente, huh?", lo provocò Logan, sorridendo vittorioso.
Julian continuò a fissare il muro fino a quando una mano afferrò il suo viso, costringendolo a voltarsi. I loro occhi – densi di emozioni e pensieri inespressi – si incrociarono per alcuni lunghi istanti, mentre in qualche modo la distanza tra di loro si accorciava nuovamente. Entrambi i loro sguardi scivolarono sulle labbra dell'altro e pochi secondi dopo le loro bocche si incontrarono per la quarta volta, con ancora più passione di prima.
Logan teneva Julian completamente pressato tra il proprio corpo e il muro, intento ad assaggiare ogni parte del suo viso e del suo collo con crescente bramosia – impossibile ormai negare che aveva sempre reputato l'amico particolarmente bello. Quando poi decise che la posizione era troppo scomoda – senza smettere di baciarlo – trascinò Julian lontano dalla parete e verso il piccolo divano che stava in un angolo dell'enorme stanza. Quando il retro delle ginocchia dell'altro si scontrarono con la pelle del sofà, Logan ce lo spinse sopra, per poi sdraiarsi prontamente sopra di lui.
Julian semplicemente non poté opporre resistenza. Non ne aveva la forza e nemmeno era certo di voler fare finire quel momento di pazzia. Ormai la parte ragionante del suo cervello era davvero ridotta e Logan, in qualche strano modo, sembrava saper esattamente come farlo impazzire.
Fu proprio il biondo che – stanco di avere a disposizione sempre la stessa porzione limitata di pelle a cui dedicarsi – sfilò rapidamente dall'altro la maglietta bianca che usava come pigiama ed iniziò ad esplorare con la bocca il nuovo ed ampio territorio che gli si presentò dinanzi.
A questo punto Julian non aveva più un solo pensiero coerente per la testa, gemiti esagerati gli sfuggivano dalle labbra e sembrava essersi completamente arreso ai bisogni del suo corpo – o meglio ancora, a qualsiasi cosa Logan avesse voluto fare di lui.
Gli venne quasi un infarto quando quest'ultimo, cogliendolo alla sprovvista, strofinò il bacino contro il suo, facendogli constatare di non essere proprio l'unico a volere andare avanti fino in fondo.
Rimase ancora più sorpreso dalla mano calda che senza troppi complimenti gli scivolò dentro i pantaloni per poi iniziare ad accarezzarlo in maniera a dir poco piacevole.
Si sentiva in Paradiso: l'uomo che amava e desiderava da ormai tre anni si era finalmente accorto della sua esistenza e in quel momento si stava prendendo cura di lui in maniera particolare. E lo faceva... Perché lo faceva? Divertimento?
"B-basta!", balbettò, riprendendosi da quel momento di pazzia.
Logan non lo considerò minimamente, continuando a dedicarsi all'ispezione degli addominali dell'altro.
"Logan!", disse ancora Julian, più forte e deciso, cercando di toglierselo di dosso.
Ma l'altro non sembrava proprio avere la minima intenzione di smetterla, tentando questa volta di avventarsi sulle labbra del moro.
"No, Logan, smettila!"
Finalmente quello si fermò, mettendosi a sedere in mezzo alle gambe dell'attore, fissandolo con un'espressione perplessa – e dannatamente sensuale, il desiderio che gli brillava negli occhi chiari. "Qual è il problema? Ti piace, ci divertiamo solo un po'."
E quella fu la tipica goccia che fece traboccare il vaso. No, ma che vaso – Julian in tutti quegli anni aveva ormai una diga che racchiudeva tutta l'acqua dell'Oceano Atlantico. Si raddrizzò e, con un'espressione a dir poco infervorata, diede libero sfogo ai suoi pensieri per la prima volta in chissà quanto tempo. "Cazzo, Logan, sei proprio un deficiente. Un egocentrico deficiente. Se per un attimo cercassi di tenere anche solo lontanamente in considerazione i sentimenti e i pensieri degli altri ti renderesti conto che c'è un problema. Tu sei il problema. Tu sei il mio problema. E se tieni a me anche solo un miliardesimo di quanto io tengo a te, non mi farai questo." E così dicendo si alzò di scatto, uscendo rapidamente dalla cucina per rifugiarsi nella sua stanza.
Logan, d’altro canto, rimase immobile sul posto, se possibile ancora più sorpreso di poco prima. Ma che diavolo…?
E poi, in un lampo d’illuminazione, ricordò: “sono innamorato” aveva detto Julian. Innamorato. Oh.
Non aveva parlato di “cotte” o di qualcuno che gli piaceva. No, aveva proprio detto di essere innamorato. E, tenendo conto di quel piccolo dettaglio, sì: Logan effettivamente riusciva a vedere il problema. Il senso di colpa iniziò a farsi sentire, annodandogli le viscere.
Il biondo rimase lì, seduto sul divanetto sempre nella medesima posizione, per almeno mezz’ora, indeciso sul da farsi. Infine decise che non aveva scelta: doveva parlarne con Julian. Non voleva proprio vederlo soffrire – certo, litigavano e si insultavano spesso e volentieri, ma erano comunque migliori amici. Lo aveva sempre considerato tale, sapeva di volergli bene e di essere disposto a spaccare la faccia di chiunque avesse potuto seriamente ferirlo. Ma questa volta sembrava proprio che il colpevole del dolore dell’amico fosse lui stesso.
Tra l’altro, la confusione ancora non se n’era andata. Non aveva mai neanche lontanamente considerato Julian come… qualcosa più di un amico. E ora che lo stava provando ad immaginare… non sapeva che pensarne.
Si alzò e si diresse rapidamente – ma senza far rumore – verso le scale. Esitò leggermente una volta trovatosi davanti alla porta dell’amico, ma infine bussò.
Dall’interno non arrivò nessun suono.
Dopo aver bussato un’altra volta ed ottenendo nessun risultato, provò a girare la maniglia – sorprendendosi nello scoprirla aperta. Entrò e richiuse la porta alle sue spalle.
All’interno della camera tutte le luci erano spente, ma ormai i suoi occhi erano abituati alla poca luce, così scorse quasi subito la sagoma dell’attore appoggiato al muro accanto alla finestra.
“Julian?”, provò a chiamarlo piano, avvicinandosi lentamente.
“Vattene.”
Okay, questo non era proprio un buon segno, ma c’era da aspettarselo.
“Mi dispiace, io-”
“Ti ho detto di andartene!”
Questa volta Logan si rese conto che la situazione era anche peggio di come pensasse: la voce dell’altro ragazzo era leggermente stridula, sul punto di spezzarsi, fragile. Qualcosa sulla sua guancia brillò alla luce della luna.
“Ti devo parlare”, affermò, scosso dal pensiero di aver fatto piangere l’amico.
“E se io non volessi ascoltarti?”
Julian non si era mai sentito peggio in vita sua – e dire che aveva voluto baciare Logan per così tanto tempo: adesso sembrava che quel suo stesso desiderio si stesse facendo beffe di lui. Perché era così stupido da non riuscire a superare i sentimenti che provava per quell’idiota? Gli aveva detto che l’amava – be’, più o meno – e tutto quello che aveva saputo fare era stato tentare di sfruttarlo neanche fosse una prostituta. No, basta, doveva smetterla di farsi del male così: diavolo, meritava di meglio di un tale insensibile.
“Per favore”, provò ancora Logan, avvicinandosi ulteriormente.
“No! Sono stanco di te, non ho nessuna voglia di starti a sentire! Tutto quello che voglio ora è lasciare questo dannatissimo posto una volta per tutte!”
A quel punto Logan, esasperato, cancellò la distanza che lo separava dall’altro ragazzo, afferrandogli il viso con entrambe le mani, e dandogli un altro bacio, completamente diverso da tutti gli altri. Non era profondo, ma molto più dolce. Inutile tentare di descrivere il caos che combinò al povero cuore dell’attore.
Quando dopo troppo poco si separarono, il biondo guardò l’altro negli occhi molto intensamente, catturando tutta la sua attenzione. “Ora mi potresti ascoltare, per favore?”
Julian annuì, incapace di esprimersi a parole.
“Bravo”, approvò Logan, accennando un sorriso – e senza togliere le mani dal volto del moro. “Non ti voglio mentire, Jules. Siamo amici da tanto tempo e mi dispiace davvero tanto se ti ho ferito. Ma onestamente, non mi sarei mai aspettato che tu… potessi sentire… certe cose… nei miei confronti. Non ti ho mai realmente pensato in quei termini”, iniziò a spiegare, constatando quanto gli occhi dell’altro sembrassero spegnersi sempre di più parola dopo parola. “Ma”, si affrettò a dire, “lo sto facendo ora”, inspirò a fondo, cercando di essere onesto nello spiegargli quello che sentiva. “E non mi sembra niente di improponibile… anzi.”
Julian sgranò gli occhi, tentando disperatamente di capire se Logan stesse scherzando o se facesse sul serio. L’altro, in risposta, gli sorrise in un modo stranamente dolce – in un modo che non aveva mai visto prima.
“Chi altro potrebbe sopportare la nostra testardaggine? Per non parlare dei nostri modi da diva”, continuò, ridacchiando.
L’attore, ancora leggermente diffidente, si lasciò scappare un sorriso – la speranza che lentamente invadeva ogni singola cellula del suo corpo.
Poi Logan si rifece serio. “Non posso ancora dirti che ti amo”, chiarì, cercando di essere delicato. “Ma riesco a vedermi innamorato di te. Perciò… ti propongo di… provare.”
Julian in quel momento si sentì implodere, svenire, morire, salire in paradiso e risucchiare negli inferi tutto insieme. Non era una garanzia, non aveva alcuna certezza – c’era una possibilità. Aveva aspettato tre anni, non poteva lasciarsi scappare una simile chance. Forse sarebbe finita male, forse avrebbe sofferto ancora di più – era possibile? –, forse un meteorite lo avrebbe colpito proprio quando sarebbe stato felice, forse… c’erano tanti “forse”. Forse, in fondo, sarebbe andata bene.
“Okay”, fu tutto quello che riuscì a sussurrare.
Logan fece uno dei suoi rari sorrisi sereni – e, sì, lo aveva fatto proprio per Julian. Il cuore del moro perse un altro battito.
“Bene”, ribadì il prefetto, riavvicinando poi a sé il viso dell’altro ragazzo per posare un bacio sulla sua fronte.
 

  
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