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Autore: redspecial    07/05/2011    1 recensioni
Lui teneva in braccio quella piccola creatura di poche settimane con le guance paffute e un paio di occhi azzurri così intensi che scrutavano il mondo esterno senza tregua. Se n’era sempre occupato fin dal giorno della nascita, aveva sconvolto la sua quotidianità e impiegato molte energie in quell’avventura che fino ad ora non aveva mai pensato di vivere nonostante tutte le donne che erano entrate e uscite dalla sua vita. One - shot su un'amicizia che dura da tempo e che potrebbe essere in pericolo; inizierà una nuova vita per entrambi con la consapevolezza che saranno una famiglia. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Greg House, James Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Ciao a tutti! eccomi di nuovo con una fic, questa volta si tratta di una one - shot in cui cerco di analizzare il rapporto House/Wilson da un punto di vista particolare. Non chiedetemi come mi è venuto in mente di scrivere questa storia perchè non ve lo saprei dire. Di getto probabilmente e spero che vi sia gradita. Grazie in anticipo a chi vorrà recensire e suggerire consigli e anche a chi si fermerà a leggere! grazie a tutti! ciao
 



Lui teneva in braccio quella piccola creatura di poche settimane con le guance paffute e un paio di occhi azzurri così intensi che scrutavano il mondo esterno senza tregua. Se n’era sempre occupato fin dal giorno della nascita, aveva sconvolto la sua quotidianità e impiegato molte energie in quell’avventura che fino ad ora non aveva mai pensato di vivere nonostante tutte le donne che erano entrate e uscite dalla sua vita. Era lui l’uomo che aggiustava sempre tutto, una vocazione naturale quella di voler aiutare il prossimo a risolvere i problemi e anche stavolta cercava di dare il meglio di sé stesso. Tenere in braccio quell’involto di coperte gli dava una bella sensazione, così come occuparsi in tutto e per tutto di quel frutto di un amore illecito che aveva mandato in pezzi la sua vita; il suo senso del dovere e forse la gioia di essere considerato un padre, gli facevano dimenticare per un pò che quella bambina era figlia del suo migliore amico e della donna che aveva amato, sposato, rincontrato e amato di nuovo auspicando che fosse l’ultima di una lunga serie. James Wilson era diventato un “mammo” a tempo pieno concentrandosi esclusivamente sulla piccola e sperando così di dimenticare il dolore di quell’amaro colpo basso riservatogli dal destino.

Flashback

“Mi ha telefonato Sam stamattina”
“La prima ex signora Wilson nonché ultima fiamma è tornata all’attacco per caso?” rispose House con fare melodrammatico studiando l’amico
“Tra un paio di giorni verrà in clinica”
“Non farti trovare, ti conviene! Avrà sicuramente un altro asso nella manica per farti nuovamente capitolare. Hai ragione l’asso non è nella manica!”
“Tra un paio di giorni partorirà una bambina” Wilson scrutava in maniera sempre più torva il diagnosta ma cercava di controllarsi. Lui era l’uomo perennemente sotto controllo.
House rimase a fissarlo per qualche secondo cercando di intuire come mai l’amico avesse intavolato quella strana conversazione con lui.
“Ti ha chiesto di riconoscere la piccola bastarda o ha soltanto bisogno di una babysitter confidando nel tuo istinto di mamma?”
“Vuole che mi sottoponga al test del DNA House! Vuoi forse dirmi qualcosa?” Wilson stava cominciando ad agitarsi ma ciò che appariva all’esterno poteva essere paragonato alla punta di un’iceberg rispetto a ciò che sentiva dentro.
“No mammina, sono un bravo bambino anche se rubo i lecca lecca alla fragola dell’ ambulatorio!” fece il diagnosta per canzonarlo 
“House è una cosa seria, ha fatto i calcoli e non è sicura che sia io il padre… Ci siamo lasciati più di sei mesi fa e ancora non sapeva di essere incinta ma mi ha raccontato di quella sera in cui si è sbronzata sul nostro divano, con te”
Wilson aveva sganciato una bomba attendendo una risposta e che fosse convincente. House fu incredulo a quelle parole cadendo in uno stato simile a quello in cui aveva le sue famose illuminazioni che spesso erano la giusta soluzione dei suoi casi. Gli parve di tornare a quella sera,Wilson era di guardia e lei era passata a prendere dei vestiti; una birra e via. Lui era sul divano intento a massaggiarsi la gamba, una rapida schermaglia di battutine al vetriolo in cui aveva trovato un’ottima contendente, un’altra birra, un’altra e poi un’altra ancora. Un attimo in cui una Sam completamente ubriaca gli aveva strofinato in viso la sua sciarpa per schernirlo e lui, altrettanto sbronzo, nel tentativo di riappropiarsene l’aveva completamente coperta col proprio corpo. Allora era scattato qualcosa, lei aveva cominciato a baciarlo appassionatamente e lui anziché tirarsi indietro le diede carta bianca; i fumi dell’alcol che avevano in circolo fecero il resto. La mattina ricordò di essersi svegliato sul divano, solo; non riuscì a mettere a fuoco i ricordi della notte precedente ma quando vide la scia di birre sparse sul tavolino si tranquillizzò sentendosi infinitamente schifato al solo pensiero, era la compagna del suo migliore amico.
“Wilson…io…non è possibile…” la frase fu più che eloquente
“House non dirmelo, ti prego…Non posso crederci!” ora l’oncologo urlava contro House con tutta la forza che aveva in corpo quasi volesse schiacciarlo per tutto il dolore che in quel momento stava provando. Lo cacciò dal suo studio chiudendo la porta a chiave e tirando tutte le tendine. Si era barricato e dal corridoio poteva sentire i suoi singhiozzi, una lacrima di dolore e di rabbia gli rigò improvvisamente il volto; aveva proprio toccato il fondo e non potè fare a meno di concludere che faceva schifo come essere umano, uno dei tanti motivi per cui Cuddy lo aveva lasciato.



James cullava la bimba a cui non aveva ancora dato un nome ma che aveva riconosciuto, con quel gesto probabilmente voleva andare oltre pensando che, quella creatura che tanto scompiglio aveva portato, aveva il diritto di essere amata. Sam l’aveva lasciata nelle sue mani, certa che Wilson non le avrebbe fatto mancare nulla crescendola nel migliore dei modi. House dopo la nascita aveva preso un periodo di aspettativa, lasciando una copia delle chiavi del suo appartamento a Wilson che le aveva trovate in una busta infilata sotto alla fessura della porta del suo studio; di lui più nessuna traccia. Nonostante le chiavi fossero in suo possesso non mise mai piede in quell’appartamento. I suoi pensieri furono interrotti bruscamente dal suono del campanello, con attenzione si alzò dalla sedia a dondolo tenendo in braccio la bambina e andò ad aprire.
“Ciao Lisa, accomodati”
“Ciao James, mi sembra di vedere che voi due ve la stiate cavando alla grande” indicando la confusione che regnava nel salotto e la sedia a dondolo che ancora era in movimento.
“Si, insomma…questa notte non ho riposato molto…lei aveva le sue esigenze”
“Ti capisco, sai? Quando è arrivata Rachel ho smesso di dormire la notte ma ciò che ogni giorno mi regala mi ripaga di tutte le fatiche”
“Allora il meglio deve ancora arrivare, mi fido” fece l’uomo accennando un rapido sorrido alla sua interlocutrice.
“Hai notizie di House?” domandò lei sapendo di arrischiarsi in un territorio doloroso
“No, e tu?” rispose lui con un tono malinconico
“E’ tornato e vuole sapere come stai. Tu sei arrabbiato e distrutto, ma ti incoraggio a parlargli”
“Con te che lo giustifichi si sentirà sollevato” tuonò Wilson
“James…non lo giustifico affatto ma si sente in colpa e vuole rimediare, vorrebbe vedere la bambina e tornare a far parte della tua vita”
“Lisa non lo so, è cambiato tutto”
“Come hai fatto a perdonare Sam e non il tuo migliore amico?”
“Non l’ho perdonata”
“Ora vado, Marina mi ha chiesto un permesso. Riguardati James”
L’oncologo con un cenno del capo salutò Cuddy preparando il latte che sarebbe servito non appena la bambina si fosse svegliata.


House era tornato nel suo appartamento distrutto, i suoi sensi di colpa non gli avevano dato un attimo di tregua e se l’era purtroppo meritato. Mai avrebbe pensato di poter essere coinvolto in una situazione così: il suo migliore amico era a pezzi e a causa sua. Non riusciva a sopportare che la loro amicizia fosse ancora in bilico, dopo la morte di Amber aveva temuto il peggio ma quello strano viaggio che avevano fatto insieme aveva lasciato il tempo del loro ritrovarsi; ora la riconciliazione sembrava più che mai una missione impossibile. Decise che rimanere a commiserarsi osservando il soffitto della sua camera da letto probabilmente non avrebbe portato a nulla, quindi si alzò imponendosi di combinare qualcosa di costruttivo nella sua esistenza.


Wilson era intento a nutrire la bambina con il biberon quando sentì bussare alla porta della sua abitazione: un rumore molto familiare che per un attimo lo fece trasalire. Aprì la porta e con stupore si ritrovò davanti House che senza tanti convenevoli aveva già varcato la soglia senza attendere una risposta dal padrone di casa.
“House vedo che i tuoi modi lasciano sempre a desiderare”
Il diagnosta non rispose, analizzando l’ambiente come se lo vedesse per la prima volta notando che il divano incriminato aveva lasciato spazio ad una poltrona e ad una sedia a dondolo posta nell’angolo. Continuava a sentirsi un’idiota per essersi presentato e forse per cercare di recuperare quel poco di stima che era rimasta in Wilson. I versi della creatura che l’oncologo teneva saldamente tra le braccia lo riportarono alla realtà, facendogliela mettere a fuoco: avevano gli stessi occhi di ghiaccio, indagatori e profondi. Con un gesto che gli fu inaspettatamente naturale allungò le braccia tese verso l’amico come per voler interagire con la bambina ma Wilson fece per ritrarsi, inconsciamente voleva proteggersi dall’uomo; House osservò quel comportamento e pensò che sarebbe stato meglio lasciar perdere incamminandosi verso la porta d’ingresso.
“Sam l’ha lasciata in custodia a me ed io ho deciso di riconoscerla. E’ mia figlia a tutti gli effetti ma non è mia” quelle parole lo lasciarono basito.
“Perché? Avreste potuto darla in adozione oppure Sam avrebbe potuto tenerla e scomparire” le sue parole erano dure, il cinico che era in lui era tornato in superficie.
“Tu l’avresti fatto ma è questo ciò che mi rende differente da te, m’importa degli altri e le conseguenze che possono avere le mie azioni”
“Ammettilo, non l’hai fatto perché prenderti cura di quella bambina significa avermi vicino. Ammettilo.”
“Già, tutto riguarda te, un cinico egocentrico che approfitta di ogni situazione e non è interessato a nulla al di fuori di sé stesso. Sono talmente assuefatto che non posso fare a meno di te” l’ironia era palpabile e per quanto James cercasse di nasconderlo, in tutto questo vi era comunque un fondo di verità.
“E’ stato un errore ma entrambi eravamo ubriachi. Wilson si è fatta viva ora, avrebbe potuto chiamarti prima oppure decidere di sparire per sempre. Chiamandoti si è alleggerita la coscienza”
“Non m’importa del motivo per cui mi ha chiamato ma tra le braccia ho la prova tangibile del fatto che non posso più riporre in te la mia fiducia. Penso di essermi spinto ben oltre il limite in tutti questi anni di amicizia nevrotica, di cui a quanto pare è importato solo a me”
“Ti sbagli, per me invece conta molto e ovviamente mi sento uno schifo per ciò che è successo, sono tornato per dirti questo”
“House ho deciso di occuparmi di questa bambina, sono solo e penso spesso che con il mio migliore amico al mio fianco tutto sarebbe diverso. Non possiamo sceglierci gli amici, questo è un dato di fatto, non dovrebbe ma è così” mentre Wilson scandiva l’ ultima frase allungava le braccia verso House che per la prima volta cullava sua figlia.
“Come l’hai chiamata?”
“Non ha ancora un nome, li ho scartati tutti, non li trovavo adatti”
“Potremmo chiamarla Lisa. Scusa, è l’unico nome femminile che in questo momento mi viene in mente”
“Lisa potrebbe andare. Lisa Wilson, suona bene” e con quelle parole Wilson guardò l’amico negli occhi, la loro amicizia aveva resistito anche a questa batosta e probabilmente sarebbe durata per sempre. Ora erano una famiglia, alquanto stramba ma pur sempre una famiglia.


PS: vi spiego alcuni elementi della storia:
- House era ancora single quando è successo il fattaccio,per cui non ha tradito Cuddy;
- il tutto si ambienta tra la fine della sesta e la seconda metà della stagione, in cui House conosce Sam e successivamente è già stato lasciato da Cuddy







  
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