Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: Sweet_Pandina    07/05/2011    0 recensioni
"Ho mangiato polvere e sangue per questo amore, ho strisciato sulla terra umida di una guerra che non lasciava scampo, ho varcato confini di spazio e tempo irreali e imparato a conoscere oggetti provenienti da chissà quale mente contorta. Ed ora sono qui che inspiro fra le tue braccia - I'll love you 'till the end - è una promessa."
“Fin che non ami davvero, non puoi capire quanto sia importante la tua vita.” Come potevo pretendere di amare, di dare un senso alla mia vita, se l'uomo al mio fianco era un nobile sì, bello, ma rozzo e crudele?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




“Fin che non ami davvero, non puoi capire quanto sia importante la tua vita.”
 
Forse è una frase un po' stupida e smielata, però non potevo fare a meno di leggerla e rileggerla, imprimendola bene nella mente, rendendola quasi un motto personale.
Chiusi il libro e con un soffice tonfo lo lanciai sul mucchio di fieno al mio fianco. Alzai gli occhi al cielo; quel cielo sereno di un azzurro intenso e poi li richiusi, appoggiando il capo sulla grande balla di fieno e lasciandomi cullare dalla tiepida brezza che portava l'odore d'Estate.
Come potevo pretendere di amare, di dare un senso alla mia vita, se l'uomo al mio fianco era un nobile sì, bello, ma rozzo e crudele? Mi si raggelò il sangue al pensiero dei suoi occhi scuri, cupi come la notte e quelle mani che graffiavano e percuotevano. Mi venne da piangere: questo non era ciò che desideravo. Mi strinsi nel mio lungo abito verde smeraldo, portando le ginocchia vicino al viso, raggomitolandomi come una bambina su me stessa.
Tutto ciò che mi dava la forza per andare avanti erano quel paio di occhi verdi che immaginavo al posto di quei due pozzi scuri e quelle tenere carezze che tentavo di immaginare, sostituendole agli schiaffi, ai morsi, alle spinte. Le sue non erano mani, erano artigli che mi laceravano ogni volta che cadevo in trappola fra le sue coperte. La bellezza di Paul era maligna e terribile, una bellezza così forte da far paura. Io, quel mostro, lo avrei dovuto sposare molto presto.

 
A quei pensieri, il paesaggio di campagna dai colori vivaci e dai profumi intensi, sembrò ingrigirsi piano piano, come se riproducesse i miei pensieri. Non so per quanto rimasi in quella posizione, accucciata con la testa fra le ginocchia, ma sentii un flebile respiro avvicinarsi alla mia pelle.
<< Cos'hai, piccola? >>
Alzai il capo e vidi quei due grandi occhioni vispi da cerbiatto osservarmi. Rannicchiato sulle ginocchia, David mi osservava con quel sorrisetto che tanto amavo.
<< Voglio dare un senso alla mia vita... >> - sussurrai piano, con l'espressione imbronciata.
<< Ma la tua vita...va bene, no? Siamo nobili quindi vivi abbastanza agiatamente, sei circondata dai libri che tanto ami, hai il tuo fratellone che ti protegge, sei la futura ereditiera di questi immensi campi. >> - cercò di convincermi lui, osservando l'orizzonte.
<< Voglio amare. >> - risposi con gli occhi bassi, forse per la vergogna.
David abbassò lo sguardo e sospirò, poi con mia grande sorpresa risollevò il capo di scatto con un gran sorriso.
<< Ti toglierò da questa brutta situazione, te lo prometto. Sono tuo fratello, ho promesso di proteggerti...anche se me le avresti dovute dire prima quelle cose. >>
<< M'imbarazzava. >>
<< Con me non devi avere paura. >>
Quelle parole mi mossero l'animo e sentii scendere due piccole lacrime dai miei occhi. David si avvicinò piano e mi strinse forte, in uno di quegli abbracci che erano in grado di contenermi tutta.
<< Ne ho parlato con nostro padre qualche giorno fa e l'ho pregato di non farlo più avvicinare a questo palazzo. Non voglio che ti faccia più del male...>> - spinse il mio capo contro il suo petto come se volesse farmi ascoltare il suo cuore, come se mi trattenesse per non farmi scappare. Non riuscì a resistere e scoppiai in singhiozzi, tutto il dolore e la sofferenza che avevo accumulato in quei giorni uscì con una forza spaventosa.
David si sedette comodamente sul fieno e si mise al mio fianco, poi mi attirò a sé con una dolcezza che era quasi impensabile considerata la sua stazza.
<< Hey, non voglio vederti piangere. >> - sussurrò lui, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Lo guardai e mentre cercavo di contenere le lacrime, asciugavo quelle che già avevano bagnato il mio viso. Era sorridente, come sempre, premuroso e dolce. Lui era la persona più importante della mia vita, quella persona che nemmeno un amore poteva sostituire.
Appena mi tranquillizzai sotto le amorevoli carezze di mio fratello gli feci una domanda che non seppi sinceramente da dove mi vennefuori.
<< E Louise? >>
<< Louise cosa? >> - chiese lui turbato.
<< Non l'hai sentita...? >>
<< Non faccio più parte della sua vita. >> - rispose con tono duro.
<< Ma lei fa ancora parte della tua.>> - spalancò gli occhi e mi fissò, per un attimo giurai di vederlo piangere, ma forse era solo quel caldo sole che giocava con la mia mente.
<< Lei mi ha tradito con quel Cavaliere dell'Ordine.>>
<< Forse era solo un'avventura...>>
<< Io non mi metto con una donna per poi farle fare quello che le pare! Se lo faccio è perché la amo e non accetto questo tipo di cose! Lei non mi amava, lei ha giocato con me...e io sono caduto nella sua trappola.>> - quelle parole uscirono come un ruggito, così forti e potenti da poter far crollare un cuore distrutto come il suo.
<< Io non...>>
Le mie parole vennero interrotte da un suono di tromba proveniente dal centro del paese. Ci alzammo in piedi e vidi il suo viso riempirsi di una gioia irrefrenabile. Mi sollevò da terra e iniziò ad urlare.
<< Abbiamo vinto! Abbiamo vinto, sorellina! Vinto! >>
La sua eccitazione era irrefrenabile, vedevo i suoi occhi scintillare e presto dall'alto della collina si potè ben vedere la folla urlante uscire dalle case per far festa. Rimasi impassibile.
<< Stasera facciamo una grande cena per festeggiare! Corri! Va' a chiamare gli altri! Vado ad avvertire nostro padre della notizia. >>
Quando vide il mio totale disappunto si scurì in volto.
<< Non sei contenta? >>
<< Abbiamo vinto la prima battaglia, Ellioth è una potenza maggiore al nostro piccolo stato, non ce la faremo mai. Questa è solo fortuna. E poi sono contraria alla guerra, lo sai. >>
<< Forse hai ragione, ma i nostri soldati si sono impegnati duramente per difendere Valliere e questo è il loro risultato, il nostro esercito è migliorato moltissimo. >> - parlava della guerra come un gioco, era sempre eccitato quando si parlava di spade e battaglie e ciò non mi piaceva. Quella guerra era inutile e portava solo sangue.
<< E' inutile parlare con te di queste cose, abbiamo due opinioni diverse, lo sai...>> - dissi a David mentre si allontanava, alzando le spalle e sorridendomi.
Scossi la testa in segno di disappunto e raccolsi il mio libro, poi provai a pulire meglio che potevo il mio abito. Dovevo scendere in paese per andare a chiamare gli altri. No, non erano nobili, i nostri migliori amici erano i figli dei contadini che lavoravano per noi. Eravamo cresciuti insieme e ormai la differenza di rango non importava più. Insieme a loro ci siamo rotolati nel fango, buttati nei fiumi, nascosti da nostro padre, rubato al mercato. Ovviamente a nostro padre questa situazione non piaceva, non era opportuno per un nobile entrare in contatto o addirittura banchettare con dei semplici contadini. Per fortuna, grazie alla determinazione di David, ben presto accettò questa condizione.
Appena giunsi alle porte del palazzo chiesi a Patrick di preparare una carrozza per il paese e in men che non si dica la ritrovai davanti a me, trainata da due splendidi cavalli dal manto ramato.

 
La carrozza scese dalla collina e si addentrò nella città colma di bambini, anziani e adulti che correvano e si abbracciavano contenti. Appena videro lo stemma sulla carrozza si fecero da parte e vidi nei loro occhi ammirazione. Questo era ciò che amavo: il mio popolo. La carrozza si fermò davanti ad una modesta abitazione e nei pressi vidi Alex che tentava di trainare un mulo.
<< Animale stupido, muoviti! Ti ho detto muoviti! Razza di cavallo uscito male, muovi quelle gambe! Eddai. >> - lo vedevo dimenarsi, mentre strattonava una corda per invogliare l'animale a camminare, ma la bestia tranquilla continuava a mangiucchiare il suo fieno. Scesi dalla carrozza e appena mi vide si precipitò ai miei piedi.
<< Madamoiselle Helena, che piacere trovarla qua! >> - afferrò la mia mano e con uno sguardo che doveva sembrare ammaliante e sensuale, anche se l'espressione era molto più simile a quella dell'asino, tentò di baciarmi la mano. La ritrassi di colpo ridendo.
<< Non ce n'è bisogno. Non c'è n'è bisogno. >>
Alex si alzò in piedi e mi guardò con un velo di nostalgia.
<< Mi sei mancata. >> - detto questo si voltò e mi condusse all'entrata dell'abitazione. Appena entrai vidi voltate di spalle Michelle e Elenoire, intente a preparare la cena.
<< Alex ho sentito che importunavi Piero! Dovresti essere più educato con quell'asino, è molto più intelligente di te! >> - disse Elenoire iniziando a ridere.
L'improvviso silenzio indispettì le ragazze che si voltarono e appena mi videro si fiondarono tra le mie braccia.
<< Helena! Helena! Ma dove sei stata? Quanto mi sei mancata! >> - disse Elenoire, che quasi si mise a piangere.
<< Cos'è successo? Perché non ci sei più venuta a far visita? >> - chiese curiosa Michelle. Il mio viso s'incupì ed Elenoire lo percepì, lei capì che qualcosa non andava.
<< Cara, facciamo che me lo racconti più tardi... >> - annuì piano e ripresi serenità.
<< Ragazzi, stasera siete tutti invitati a cena da me! >> - dissi con un gran sorriso. Vidi le ragazze saltare di gioia, era da tanto che non ci si riuniva. Mi raccomandai di chiamare tutti poi mi congedai per ritornare sulla carrozza.
Un alone di tristezza mi prese quando mi ritrovai sola, avrei dovuto raccontare tutto ad Elenoire. Ma da dove avrei potuto cominciare? Non volevo che lei provasse pena nei miei confronti.

 
Ritornai al palazzo, ma quando scesi dalla mia carrozza lo vidi: immobile nel centro del cortile, con il suo mantello nero, come una statua o meglio un avvoltoio alla ricerca della sua preda.
<< Ciao, Helena. >>
 
Un fremito percorse il mio corpo.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sweet_Pandina