Eccomi qua con la mia nuova creazione! Mentre lavoro ( o almeno tento) sul prossimo capitolo di “Just Bones”, vi presento un'idea che mi girovagava per la mente da un certo tempo, e a cui ho finalmente dato una forma compiuta. La storia riguarda, giusto per cambiare, il legame tra Spock e il Dottore, ma uno dei fulcri è anche l'amore e l'orgoglio che Bones prova pensando alla propria disciplina: una sorta di fiera dichiarazione contro tutti coloro che vedono solo nei puri numeri e nelle immacolate percentuali la grandezza della scienza. E un mio omaggio a tutti gli uomini straordinari che ogni giorno sanno compiere miracoli per salvare i fragili intrecci delle nostre vite, siano dottori, chirurghi o infermiere.
Grazie a tutti coloro che leggeranno, e alla prossima, Ceci
Say it with Logic! - Sistema di riferimento
In generale nei problemi di statica, per trovare l'equilibrio di un corpo, è necessario fissare un sistema di riferimento.
Ogni
rapporto, secondo Spock, aveva bisogno di regole.
Era
una dei primi principi della fisica: fissare un sistema di
riferimento, delle coordinate in cui inscrivere i propri sentimenti e
muovere i propri passi. Aveva trovato delle leggi per quasi tutti i
suoi legami: Jim si era lasciato studiare e valutare con la sua
eccezionale, smagliante tolleranza, scivolando senza fretta e senza
dolore nei vani riservati agli amici e vuoti da molto tempo. I suoi
sottoposti ruotavano intorno a lui, in orbite regolari e gentili,
muovendosi sempre appena al di fuori del suo sentiero, al tempo
stesso per non schiacciarlo e per mostrargli di essere abbastanza
vicini da poter essere raggiunti; persino coi suoi genitori, un
tempo, c'erano stati equilibri, nudi e forti come le rocce della sua
terra. E le linee erano sempre state nette, chiare, confortevolmente
rispettate da entrambe le parti più per un gesto d'affetto
che di
dovere.
Con il dottor
McCoy, invece, non c'era nulla di nitido. Talvolta l'orgoglio di
entrambi si accendeva e snudava i denti, e allora erano rivali; altre
i loro occhi e le loro menti si inseguivano con nitida concordia,
sprigionando energia ad ogni contatto, e diventavano colleghi; poi la
mano del dottore si tendeva insieme al suo sorriso, e non si potevano
che chiamare amici. Ogni volta che il Primo Ufficiale determinava un
nome per ciò che li univa, ogni volta che lo spingeva
finalmente nel
suo scomparto, come i pezzi d'osso bianco della sua scacchiera, di
nuovo balzava, improvvisamente, caoticamente: il tassello rivelava
una nuova luce, o nuove asperità, e i bordi della sua
collocazione
erano d'un tratto troppo ampi o troppo stretti. Con il dottore, non
c'era nessun sistema di riferimento. E Spock si ritrovava
lì, in
perenne bilico, su un confine che non riconosceva, a studiare ed
essere studiato da quell'uomo forte dagli occhi gentili.
Così
avevano continuato a fronteggiarsi, scambiando i ruoli ad ogni
incontro, rimescolando le loro certezze e le loro forze ad ogni
litigio, senza una struttura, senza una legge che regolasse il loro
legame e giustificasse l'affetto, o il dolore, che sapevano darsi
l'un l'altro.
I loro
battibecchi, senza che se ne rendessero totalmente conto, erano in
realtà tentativi maldestri di imbrigliare l'altro nei propri
riferimenti, di tastarne i contorni, di scoprire un modo per
combinarsi: ma ogni volta che trovavano un incastro possibile
scivolavano, sfuggivano alla trama, e cadendo si ferivano
immancabilmente con i suoi orli; e ogni volta, entrambi, che per
professione e per natura immaginavano e proteggevano i meccanismi con
cui allacciare ossa o uomini, continuavano a scorticarsi le dita
tentando di trovare il loro accordo.
Il dottore,
grazie al groviglio di sensibilità e chiarezza che gli
permetteva di
percepire con precisione le vibrazioni nelle menti degli uomini, ne
era consapevole quanto lui, e altrettanto frustrato: soprattutto, non
sopportava le distanze che Spock sapeva porre improvvisamente tra
sé
e il mondo. Detestava quando diventava di scatto, come un maledetto
congegno, freddo e tagliente, perdendosi tra ghiacci lontani mentre
lui rimaneva al suolo, immerso fin nella gola nella materia e nelle
passioni; e detestava ancora di più quando il Primo
Ufficiale
raggelava la propria voce in una serie di rigide formule matematiche
e valutazioni statistiche, parlando come se la medicina, il suo
lavoro, fosse un banale, grossolano servizio che poteva essere utile,
ma che non avrebbe mai potuto raggiungere l'immacolata grandezza
intellettuale della fisica o della meccanica. Il suo mestiere, per
Leonard, era molto più che una professione: era uno dei
pilastri
attorno a cui aveva composto e ricomposto i frammenti del suo
spirito, una porzione di lui necessaria e profonda quanto le vene e i
tendini, la missione che da bambino aveva illuminato i suoi occhi di
gioia ogni volta che riusciva a curare la zampa ferita di un
passerotto. Offendere la sua arte, denigrare l'incanto quasi
miracoloso del poter preservare e custodire delle esistenze, era come
bruciare la speranza che continuava a pulsare in tutto il suo corpo,
e urlargli che le sue mani e la sua mente erano inutili, impotenti: e
non vi era nulla che il dottor McCoy odiasse più, e che lo
turbasse
più, dell'essere impotente. Per questo, le considerazioni
sprezzanti
che talvolta il Primo Ufficiale pronunciava gli pungevano il cuore, e
annebbiavano la sua ragione, inasprendo le vampate dei suoi scoppi
d'ira, e vanificando ancora una volta le coordinate che tentavano di
gettare tra di loro: lasciandolo lì, a tremare di rabbia e
di
indignazione. Senza riuscire a spiegare nessuna di quelle ragioni, o
a ribattere con qualcosa di più di un borbottio risentito.
E per questo,
anche quel giorno era stato graffiato. -Spock, domani è il
giorno
della sua visita medica mensile, e questa volta veda di presentarsi
davvero.- .
Il Primo
Ufficiale si limitò a tendere la schiena, senza premurarsi
di
sollevare gli occhi dal rapporto tra le sue mani:-Sono spiacente,
Dottore, ma domani devo sovrintendere alla manutenzione degli
strumenti del laboratorio di fisica: temo quindi che dovrò
rimandare.- .
Leonard
strinse i denti. Era appena uscito alla sala operatoria, dopo aver
trascorso sette ore a riparare l'addome squarciato di un uomo,
calibrando il più piccolo gesto, sapendo che il minimo
fremito delle
sue dita lo avrebbe condannato a cadere per sempre nel buio.
L'eccitazione per l'operazione, per essere riuscito a salvare
dall'abisso un altro essere umano galoppava ancora selvaggia nelle
sue vene, ma era sfatto, intontito e avvolto da un sentore piuttosto
acre: il Vulcaniano invece era riposato, efficiente e
inesorabilmente impeccabile. Ancora una volta, lui aveva ricordato a
Spock che era venuto il momento del controllo mensile, e ancora una
volta, l'altro aveva serrato la bocca in una bianca linea
infastidita, aveva protestato di avere impegni molto più
cruciali e,
quando Leonard aveva inevitabilmente cominciato ad infuriarsi,
l'aveva apostrofato con il suo inflessibile sguardo di rimprovero,
commentando quanto il suo comportamento fosse illogico ed emotivo e
poco professionale. E così si erano ritrovati allo stesso,
identico
stallo in cui erano caduti ad ogni discussione fin dal loro primo
incontro. Il chirurgo chiuse gli occhi, premendo le dita sul ponte
del naso: la durezza leggera, ignara del tono del Vulcaniano gli
formicolava sgradevolmente nel sangue. -Sono spiacente di turbare i
suoi programmi, ma non può evitarla. Non di
nuovo.-
replicò, diplomaticamente.
Il Primo
Ufficiale, impegnato a controllare un'ultima volta il rapporto tra le
sue dita, sollevò appena un sopracciglio, quasi con
deliberata
lentezza: - Dottore, le porgo le mie scuse, ma il controllo richiede
obbligatoriamente la mia presenza: e dal momento che il mio attuale
stato di salute non giustifica alcuna procedura d'emergenza, presumo
che la visita possa essere spostata per adattarsi alle mie altre
incombenze senza particolari difficoltà-.
McCoy sentì
la sua mascella contrarsi, e la sua voce suonò
pericolosamente
simile a un ringhio: -Deve per forza aspettare di essere sanguinante
e in fin di vita per farsi dare un'occhiata, Spock?-.
-Da parte sua
è illogico supporre che nella mia decisione vi sia qualche
motivazione personale: il mantenimento del laboratorio di fisica
è
di vitale importanza per l'astronave e le attuali ricerche in corso,
quindi un rinvio non è raccomandabile, al contrario di una
procedura
convenzionale e puramente preventiva come la sua visita. Adesso
tuttavia non ho tempo di continuare a discutere di questo con lei:
devo incontrare il Capo Ingegnere per consultare la squadra
scientifica riguardo le nuove sperimentazioni sul dilitio da
carburante. Se ha ulteriori rimostranze, le presenti al capitano.- Il
Vulcaniano gli rivolse un secco cenno di saluto, raddrizzandosi e
preparandosi ad uscire con il monitor delle proposte di Scott.
Leonard
rimase immobile, gli occhi spalancati, il corpo contratto dallo
sdegno. Socchiuse la bocca, senza riuscire a parlare. Vide Spock
voltarsi, e seppe di essere stato punto ancora una volta.
E poi,
accadde qualcosa. Bones non seppe mai il vero motivo, se fu la
stanchezza del suo corpo, l'esultanza orgogliosa che ancora vibrava
nelle sue mani dall'operazione, o il sovrapporsi dell'indignazione
per tutte le volte precedenti: ma le cause si sommarono sopra di lui,
e gli imposero di trovare il coraggio che usava nella sala
operatoria, superando anche la rabbia che l'aveva sempre paralizzato,
riempendolo della sicurezza ostinata che lo colmava quando doveva
incidere la pelle per salvare un paziente. Così decise di
fare quel
passo, e mandare di nuovo in frantumi il loro equilibrio.
Fluidamente,
rapidamente, McCoy strappò di mano al Primo Ufficiale il suo
schermo, e lo sbatté con forza sul bancone, con un sonoro
schianto
di metallo: gli sguardi dei presenti, dal disorientato Spock alla
fiumana di infermieri intorno a loro, si appuntarono immediatamente
su di lui.-Io sono il suo dottore.- dichiarò, granitico.
Il
sopracciglio del Vulcaniano si inarcò ancora:-Come?- .
Leonard
respirò a fondo. -Io sono il suo medico Spock, e che lo
voglia o no
ora lei mi ascolterà.- cominciò, e le parole
iniziarono ad
inanellarsi nella sua bocca, naturalmente, tumultuosamente,
riversandosi assieme ad ogni stilla della sua irritazione e della sua
passione -In quella stanza, io ho appena salvato la vita ad un uomo
con lo stomaco squarciato: gli ho permesso di poter rivedere i suoi
amici, di ridere, di pensare, di continuare ad esistere con dei sogni
e delle speranze e delle doti. E non si tratta di una sola vita, o di
un solo rischio. In quella sala, io ho impedito che almeno per un
altro giorno il dolore toccasse una famiglia, dei compagni, delle
persone, ho impedito che un'intera storia perdesse per sempre la
possibilità di essere ricordata; e questo è
importante e
stupefacente quanto i vostri calcoli per farci sfrecciare tra le
stelle. - Bones deglutì, tendendo le spalle, e sollevando il
mento:-Grazie a me, ogni giorno qualcuno può ancora
svegliarsi e
abbracciare chi ama, ogni giorno qualcuno riceve la
possibilità di
essere ancora felice, e io non potrei desiderare di fare altro:
perché a volte io sono la sola cosa che impedisce alla morte
di
afferrarvi, e che le assicura di avere ancora uomini a cui dare
ordini; perché io curo la gente, e sono maledettamente bravo
a
farlo, anche senza tutta la sua dannata logica. Quindi lei non mi
può
zittire e non mi può trattare come l'ultimo dei suoi
tirapiedi,
perché sono il suo dottore, e non ho alcuna intenzione di
lasciarla
morire per un po' di stupido orgoglio. E se io dico che bisogna fare
un controllo, lei chiuderà la bocca e lo farà
.-Leonard si
interruppe, affannato, ma senza abbassare lo sguardo:-Ci siamo
capiti?- .
Il silenzio indugiò per qualche istante, incrinato appena
dai familiari crepitii
dell'infermeria, i volti della turba di medici e pazienti intorno a
loro raggelati, completamente sconvolti; e intanto il Primo Ufficiale
rimase immobile,
valutando le conseguenze che le parole del dottore avevano portato.
Il loro
sistema si era di nuovi infranto, precipitando in una pioggia di
schegge. Ma stavolta le schegge erano cadute con un ordine, con un
incastro comprensibile: e osservandolo, Spock vide che sembrava
solido, e che avrebbe potuto reggere anche ai loro scontri.
Piegando
lentamente la testa, nell'inchino che i suoi avi avevano riservato ai
loro pari, il Primo Ufficiale rispose:-Penso di sì,
dottore.- .
McCoy annuì
bruscamente, vagamente disorientato, il volto arrossato dallo slancio
e dall'imbarazzo: -Allora ci vediamo domani per il controllo, e non
faccia tardi.- .
E da quel
giorno, le loro regole furono fissate.