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Autore: Ceci Princessofbooks    07/05/2011    3 recensioni
"In generale nei problemi di statica, per trovare l'equilibrio di un corpo, è necessario fissare un sistema di riferimento."
Spock ha basato sulla fisica molti dei suoi legami con il mondo, e anche molti di quelli con gli altri uomini. Ma con il Dottor McCoy sono necessarie altre vie, per giungere all'equilibrio. One-shot ispirata ad uno delle prime regole della statica, e dedicata a tutti coloro che credono nella conoscenza e nella propria passione.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Facing

Eccomi qua con la mia nuova creazione! Mentre lavoro ( o almeno tento) sul prossimo capitolo di “Just Bones”, vi presento un'idea che mi girovagava per la mente da un certo tempo, e a cui ho finalmente dato una forma compiuta. La storia riguarda, giusto per cambiare, il legame tra Spock e il Dottore, ma uno dei fulcri è anche l'amore e l'orgoglio che Bones prova pensando alla propria disciplina: una sorta di fiera dichiarazione contro tutti coloro che vedono solo nei puri numeri e nelle immacolate percentuali la grandezza della scienza. E un mio omaggio a tutti gli uomini straordinari che ogni giorno sanno compiere miracoli per salvare i fragili intrecci delle nostre vite, siano dottori, chirurghi o infermiere.

Grazie a tutti coloro che leggeranno, e alla prossima, Ceci



Say it with Logic! - Sistema di riferimento


In generale nei problemi di statica, per trovare l'equilibrio di un corpo, è necessario fissare un sistema di riferimento.


Ogni rapporto, secondo Spock, aveva bisogno di regole.
Era una dei primi principi della fisica: fissare un sistema di riferimento, delle coordinate in cui inscrivere i propri sentimenti e muovere i propri passi. Aveva trovato delle leggi per quasi tutti i suoi legami: Jim si era lasciato studiare e valutare con la sua eccezionale, smagliante tolleranza, scivolando senza fretta e senza dolore nei vani riservati agli amici e vuoti da molto tempo. I suoi sottoposti ruotavano intorno a lui, in orbite regolari e gentili, muovendosi sempre appena al di fuori del suo sentiero, al tempo stesso per non schiacciarlo e per mostrargli di essere abbastanza vicini da poter essere raggiunti; persino coi suoi genitori, un tempo, c'erano stati equilibri, nudi e forti come le rocce della sua terra. E le linee erano sempre state nette, chiare, confortevolmente rispettate da entrambe le parti più per un gesto d'affetto che di dovere.
Con il dottor McCoy, invece, non c'era nulla di nitido. Talvolta l'orgoglio di entrambi si accendeva e snudava i denti, e allora erano rivali; altre i loro occhi e le loro menti si inseguivano con nitida concordia, sprigionando energia ad ogni contatto, e diventavano colleghi; poi la mano del dottore si tendeva insieme al suo sorriso, e non si potevano che chiamare amici. Ogni volta che il Primo Ufficiale determinava un nome per ciò che li univa, ogni volta che lo spingeva finalmente nel suo scomparto, come i pezzi d'osso bianco della sua scacchiera, di nuovo balzava, improvvisamente, caoticamente: il tassello rivelava una nuova luce, o nuove asperità, e i bordi della sua collocazione erano d'un tratto troppo ampi o troppo stretti. Con il dottore, non c'era nessun sistema di riferimento. E Spock si ritrovava lì, in perenne bilico, su un confine che non riconosceva, a studiare ed essere studiato da quell'uomo forte dagli occhi gentili. Così avevano continuato a fronteggiarsi, scambiando i ruoli ad ogni incontro, rimescolando le loro certezze e le loro forze ad ogni litigio, senza una struttura, senza una legge che regolasse il loro legame e giustificasse l'affetto, o il dolore, che sapevano darsi l'un l'altro.
I loro battibecchi, senza che se ne rendessero totalmente conto, erano in realtà tentativi maldestri di imbrigliare l'altro nei propri riferimenti, di tastarne i contorni, di scoprire un modo per combinarsi: ma ogni volta che trovavano un incastro possibile scivolavano, sfuggivano alla trama, e cadendo si ferivano immancabilmente con i suoi orli; e ogni volta, entrambi, che per professione e per natura immaginavano e proteggevano i meccanismi con cui allacciare ossa o uomini, continuavano a scorticarsi le dita tentando di trovare il loro accordo.
Il dottore, grazie al groviglio di sensibilità e chiarezza che gli permetteva di percepire con precisione le vibrazioni nelle menti degli uomini, ne era consapevole quanto lui, e altrettanto frustrato: soprattutto, non sopportava le distanze che Spock sapeva porre improvvisamente tra sé e il mondo. Detestava quando diventava di scatto, come un maledetto congegno, freddo e tagliente, perdendosi tra ghiacci lontani mentre lui rimaneva al suolo, immerso fin nella gola nella materia e nelle passioni; e detestava ancora di più quando il Primo Ufficiale raggelava la propria voce in una serie di rigide formule matematiche e valutazioni statistiche, parlando come se la medicina, il suo lavoro, fosse un banale, grossolano servizio che poteva essere utile, ma che non avrebbe mai potuto raggiungere l'immacolata grandezza intellettuale della fisica o della meccanica. Il suo mestiere, per Leonard, era molto più che una professione: era uno dei pilastri attorno a cui aveva composto e ricomposto i frammenti del suo spirito, una porzione di lui necessaria e profonda quanto le vene e i tendini, la missione che da bambino aveva illuminato i suoi occhi di gioia ogni volta che riusciva a curare la zampa ferita di un passerotto. Offendere la sua arte, denigrare l'incanto quasi miracoloso del poter preservare e custodire delle esistenze, era come bruciare la speranza che continuava a pulsare in tutto il suo corpo, e urlargli che le sue mani e la sua mente erano inutili, impotenti: e non vi era nulla che il dottor McCoy odiasse più, e che lo turbasse più, dell'essere impotente. Per questo, le considerazioni sprezzanti che talvolta il Primo Ufficiale pronunciava gli pungevano il cuore, e annebbiavano la sua ragione, inasprendo le vampate dei suoi scoppi d'ira, e vanificando ancora una volta le coordinate che tentavano di gettare tra di loro: lasciandolo lì, a tremare di rabbia e di indignazione. Senza riuscire a spiegare nessuna di quelle ragioni, o a ribattere con qualcosa di più di un borbottio risentito.
E per questo, anche quel giorno era stato graffiato. -Spock, domani è il giorno della sua visita medica mensile, e questa volta veda di presentarsi davvero.- .
Il Primo Ufficiale si limitò a tendere la schiena, senza premurarsi di sollevare gli occhi dal rapporto tra le sue mani:-Sono spiacente, Dottore, ma domani devo sovrintendere alla manutenzione degli strumenti del laboratorio di fisica: temo quindi che dovrò rimandare.- .
Leonard strinse i denti. Era appena uscito alla sala operatoria, dopo aver trascorso sette ore a riparare l'addome squarciato di un uomo, calibrando il più piccolo gesto, sapendo che il minimo fremito delle sue dita lo avrebbe condannato a cadere per sempre nel buio. L'eccitazione per l'operazione, per essere riuscito a salvare dall'abisso un altro essere umano galoppava ancora selvaggia nelle sue vene, ma era sfatto, intontito e avvolto da un sentore piuttosto acre: il Vulcaniano invece era riposato, efficiente e inesorabilmente impeccabile. Ancora una volta, lui aveva ricordato a Spock che era venuto il momento del controllo mensile, e ancora una volta, l'altro aveva serrato la bocca in una bianca linea infastidita, aveva protestato di avere impegni molto più cruciali e, quando Leonard aveva inevitabilmente cominciato ad infuriarsi, l'aveva apostrofato con il suo inflessibile sguardo di rimprovero, commentando quanto il suo comportamento fosse illogico ed emotivo e poco professionale. E così si erano ritrovati allo stesso, identico stallo in cui erano caduti ad ogni discussione fin dal loro primo incontro. Il chirurgo chiuse gli occhi, premendo le dita sul ponte del naso: la durezza leggera, ignara del tono del Vulcaniano gli formicolava sgradevolmente nel sangue. -Sono spiacente di turbare i suoi programmi, ma non può evitarla. Non di nuovo.- replicò, diplomaticamente.
Il Primo Ufficiale, impegnato a controllare un'ultima volta il rapporto tra le sue dita, sollevò appena un sopracciglio, quasi con deliberata lentezza: - Dottore, le porgo le mie scuse, ma il controllo richiede obbligatoriamente la mia presenza: e dal momento che il mio attuale stato di salute non giustifica alcuna procedura d'emergenza, presumo che la visita possa essere spostata per adattarsi alle mie altre incombenze senza particolari difficoltà-.
McCoy sentì la sua mascella contrarsi, e la sua voce suonò pericolosamente simile a un ringhio: -Deve per forza aspettare di essere sanguinante e in fin di vita per farsi dare un'occhiata, Spock?-.
-Da parte sua è illogico supporre che nella mia decisione vi sia qualche motivazione personale: il mantenimento del laboratorio di fisica è di vitale importanza per l'astronave e le attuali ricerche in corso, quindi un rinvio non è raccomandabile, al contrario di una procedura convenzionale e puramente preventiva come la sua visita. Adesso tuttavia non ho tempo di continuare a discutere di questo con lei: devo incontrare il Capo Ingegnere per consultare la squadra scientifica riguardo le nuove sperimentazioni sul dilitio da carburante. Se ha ulteriori rimostranze, le presenti al capitano.- Il Vulcaniano gli rivolse un secco cenno di saluto, raddrizzandosi e preparandosi ad uscire con il monitor delle proposte di Scott.
Leonard rimase immobile, gli occhi spalancati, il corpo contratto dallo sdegno. Socchiuse la bocca, senza riuscire a parlare. Vide Spock voltarsi, e seppe di essere stato punto ancora una volta.
E poi, accadde qualcosa. Bones non seppe mai il vero motivo, se fu la stanchezza del suo corpo, l'esultanza orgogliosa che ancora vibrava nelle sue mani dall'operazione, o il sovrapporsi dell'indignazione per tutte le volte precedenti: ma le cause si sommarono sopra di lui, e gli imposero di trovare il coraggio che usava nella sala operatoria, superando anche la rabbia che l'aveva sempre paralizzato, riempendolo della sicurezza ostinata che lo colmava quando doveva incidere la pelle per salvare un paziente. Così decise di fare quel passo, e mandare di nuovo in frantumi il loro equilibrio.
Fluidamente, rapidamente, McCoy strappò di mano al Primo Ufficiale il suo schermo, e lo sbatté con forza sul bancone, con un sonoro schianto di metallo: gli sguardi dei presenti, dal disorientato Spock alla fiumana di infermieri intorno a loro, si appuntarono immediatamente su di lui.-Io sono il suo dottore.- dichiarò, granitico.
Il sopracciglio del Vulcaniano si inarcò ancora:-Come?- .
Leonard respirò a fondo. -Io sono il suo medico Spock, e che lo voglia o no ora lei mi ascolterà.- cominciò, e le parole iniziarono ad inanellarsi nella sua bocca, naturalmente, tumultuosamente, riversandosi assieme ad ogni stilla della sua irritazione e della sua passione -In quella stanza, io ho appena salvato la vita ad un uomo con lo stomaco squarciato: gli ho permesso di poter rivedere i suoi amici, di ridere, di pensare, di continuare ad esistere con dei sogni e delle speranze e delle doti. E non si tratta di una sola vita, o di un solo rischio. In quella sala, io ho impedito che almeno per un altro giorno il dolore toccasse una famiglia, dei compagni, delle persone, ho impedito che un'intera storia perdesse per sempre la possibilità di essere ricordata; e questo è importante e stupefacente quanto i vostri calcoli per farci sfrecciare tra le stelle. - Bones deglutì, tendendo le spalle, e sollevando il mento:-Grazie a me, ogni giorno qualcuno può ancora svegliarsi e abbracciare chi ama, ogni giorno qualcuno riceve la possibilità di essere ancora felice, e io non potrei desiderare di fare altro: perché a volte io sono la sola cosa che impedisce alla morte di afferrarvi, e che le assicura di avere ancora uomini a cui dare ordini; perché io curo la gente, e sono maledettamente bravo a farlo, anche senza tutta la sua dannata logica. Quindi lei non mi può zittire e non mi può trattare come l'ultimo dei suoi tirapiedi, perché sono il suo dottore, e non ho alcuna intenzione di lasciarla morire per un po' di stupido orgoglio. E se io dico che bisogna fare un controllo, lei chiuderà la bocca e lo farà .-Leonard si interruppe, affannato, ma senza abbassare lo sguardo:-Ci siamo capiti?- .
Il silenzio indugiò per qualche istante, incrinato appena dai familiari crepitii dell'infermeria, i volti della turba di medici e pazienti intorno a loro raggelati, completamente sconvolti; e intanto il Primo Ufficiale rimase immobile, valutando le conseguenze che le parole del dottore avevano portato.
Il loro sistema si era di nuovi infranto, precipitando in una pioggia di schegge. Ma stavolta le schegge erano cadute con un ordine, con un incastro comprensibile: e osservandolo, Spock vide che sembrava solido, e che avrebbe potuto reggere anche ai loro scontri.
Piegando lentamente la testa, nell'inchino che i suoi avi avevano riservato ai loro pari, il Primo Ufficiale rispose:-Penso di sì, dottore.- .
McCoy annuì bruscamente, vagamente disorientato, il volto arrossato dallo slancio e dall'imbarazzo: -Allora ci vediamo domani per il controllo, e non faccia tardi.- .
E da quel giorno, le loro regole furono fissate.

   
 
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