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Autore: Blacket    08/05/2011    7 recensioni
Capo, Manager,vice, il temibile venditore, compratore -Russo-, il centralinista poco affidabile, gli stilisti mezzi partiti, capi e superiori che nella moda vivono da anni, che han creato un impero a forza di collezioni.
Poi c'è lui. Il povero contabile.
..."Avrebbero avuto il suo lavoro, il suo contributo verso l'azienda, ma MAI la sua volontà! Anzi, lui, in quel palazzo, non ci sarebbe mai entrato! Figurarsi se lui, Ludwig Beilschmidt, s'inoltrava nel campo della moda!"...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lavoro nella moda. 1 Lui non ci voleva lavorare, lì.
Insomma, si era sempre figurato un bravo meccanico, oppure chino sui vecchi libri della sua bliblioteca, nel peggiore dei casi volontario militare. Ma NON in una casa editrice di riviste e libri che propinavano prettamente moda.
Cos'era, poi, la moda.
Ignorava completamente abbinamenti, colore, trend e tutte quelle inutili parole inventate apposta per quel mondo che a lui non era mai appartenuto. Cazzo, era anche venuto in America, per quel lavoro, dato che a casa di soldi ne avevano davvero bisogno, e probabilmente doveva ritenersi ancora fortunato date le condizioni economiche mondiali.
Non aveva nemmeno intenzione di entrare in quell'enorme palazzone grigio, fin troppo movimentato per i suoi gusti. Pareva piombargli addosso, con tutta la sua mole, gridando odi a scarpe e accessori. Poteva anche spaventarsi, a vedere tutto ciò, eh. Perchè la gente cambiava, se entrava a contatto con quelle cose, di solito impazziva, o finiva come contabile.
Perfetto: a lui non dispiaceva arrovellarsi un po' sui conti aziendali al posto che passare ore e ore a scegliere il colore giusto per una modella sottopagata.
Avrebbero avuto il suo lavoro, il suo contributo verso l'azienda, ma MAI la sua volontà! Anzi, lui, in quel palazzo, non ci sarebbe mai entrato! Figurarsi se lui, Ludwig Beilschmidt s'inoltrava nel campo della moda!


Gli stava giusto presentando le varie offerte, seduto su comode poltrone in pelle, circondato da manichini e varie stoffe svolazzanti. In quel palazzo del cavolo. Merda.
Alla fine l'inquietante portinaio l'aveva cacciato dentro a forza. Un tipo strano, eh. Altro, biondo, occhi azzurri, un paio di occhiali sul naso, fin troppo serio. Forse anche lui si era trovato nella sua stessa situazione, e probabilmnte era straniero, a giudicare dai tratti del suo viso.
Quell'universo fatto di nastrini e paiette stava ingoiando persone sbagliate.
Ora, in quel preciso istante, fissava malissimo il tizio che gli stava davanti, che blaterava scocciato. Oltre ad essere vestito ad una maniera oscena, non si spiegava di come quell'accento gli ricordasse la sua bella lingua tedesca. Parlava con calma e garbo, ma quell'uomo era consapevole della sua autorità, e lo dimostrava in ogni singolo gesto; perfino il movimento del capo.
Non seppe dire quante volte lesse il suo curriculum, che fino a quel momento aveva tenuto nella sua ventiquattr'ore. Il tempo passava, la sua pazienza diminuiva notevolmente, e il tizio che gli stava davanti non aveva nemmeno avuto la premura di presentarsi.
"Curriuculum!" Ha detto, quando non aveva fatto in tempo nemmeno a sedersi. Mentre leggeva -distrattamente- gli presentava l'azienda,e le prospettiva in generale; non faceva però commenti su colleghi o persone e nemmeno faceva riferimento ad abiti e collezioni.
Ed eccolo lì, seduto ad aspettare, impaziente di incominciare ad essere tartassato dai numeri.
-Signore- Fece dopo un po', posando le varie scartoffie sul tavolo. -La sottoporremo ad un periodo di prova, prima di assumerla. Lavorerà momentaneamente presso la contabilità, sotto il mio comando, e la mia responsabilità. La prego di dimostrarsi un lavoratore corretto. D'altronde da lei me lo aspetto.-
Okay,aveva un piano. Prendere la sedia, rompere quella dannata finestra del terzo piano e buttarsi giù ad angelo, incurante del prossimo sfracellamento al suolo. Quel tizio chi diavolo si credeva di essere? Il capo dell'azienda? Un imprenditore di fama?
No, lui si credeva solo il responsabile della contabilità, ecco tutto. E, maledizione, lui sarebbe stato un suo sottoposto. 
Represse i suoi istinti omicidi, si alzò, stringendogli la mano con decisione mentre questo si metteva a posto gli occhiali.
-Sa, lei mi ricorda qualcuno. Il nome che porta me lo suggerisce, in ogni caso. Beilschmidt. Ho un...amico, che si chiama allo stesso modo.- Questa volta il tedesco lo fissò un po' più incuriosito, per la strana uscita dell'altro, che non si aspettava affatto.
-Ah, dimenticavo.- Fece di nuovo, senza dare il tempo di rispondere a Ludwig. -Sono Roderich Eldestein.-
Non gli pareva di conoscere nessuno che si chiamasse così. E, in ogni caso, se davvero avesse un amico o conoscente che si vestiva a quel modo -con quel soprabito d'inizio 800- se lo sarebbe ricordato.
-Mi..mi dispiace, non ho mai sentito questo nome. - Il suo superiore si limitò a fare un gesto con la mano, sussurrando un "fa nulla" mentre lo accomagnava alla porta.
Ludwig non si rese conto di cosa stesse per fare, in quell'istante. Stava lasciando quel posto apparentemente sicuro, dove la moda non reganava sovrana e non v'era affollamento per i corridoi o vaghi starnazzi di stilisti in crisi.
Varcò la soglia, pentendosi subito di ciò che aveva fatto. C'era un caos assurdo, le persone correvano coperte letteralmente di sciarpe e cappottini. Una di queste gli scaraventò addosso un tacco dodici nello stomaco, fregandosene altamente delle proteste del tedesco.
Non riusciva a capire più nulla, gli ordini dei capi erano un vago vociare ormai, e non potevano aspettarsi che tutta quella gente, agitata com'era li ascoltasse. Ce n'era uno in particolare, abbastanza bassino, che troneggiava su un tavolo urlando come un indemoniato, battendo i piedi probabilmente per lo stress.
-PORTATEMI LE ALTRE PRATICHE!- Continuava a strillare, mentre -stranamente- c'era chi davvero lo ascoltava in tutto quel marasma , e impilava fogli e album vicino a lui.
Quindi Ludwig, decise molto saggiamente di fuggire da lì. S'incamminò verso l'ascendore, quando il pazzo che ancora urlava lo indicò, furente.
-TU!- il teutonico si indicò , mormorando un "io?" che probabilmente nessuno aveva udito.
-Si, vieni qua! Immediatamente!-
Eccolo, un'altro decerebrato mentale. E lui, adesso, doveva lavorare lì? Si avvicinò al tavolo su cui stava praticamente saltando, mentre lo osservava rapito.
Insomma, aveva delle sopracciglia enormi. Abbastanza magro, non troppo alto. Portava dei capelli molto arruffati, che incorniciavano un volto dall'espressione decisa, ma in quel caso quasi traumatizzata.
-Ha chiamato me?-
-SI! Ho chiamato TE. Vai di corsa al ventottesimo, dì al centralinista -anche se è un tizio poco affidabile- da parte di Arthur Kirkland che il compratore è QUI e l'Artista non c'è, e nemmno gli abiti!- Finì la frase con un mugolio disperato, quasi la fine del mondo fosse vicina. - E adesso GO, GOO!-
Si sarebbe licenziato appena avrebbe auto l'opportunità di farlo.Aveva capito poco di ciò che doveva fare, tanto era veloce la parlantina di quel tizio, però era sicuro che c'entrasse un centralinista. Ritornò verso l'ascendore, guardando di tanto in tanto il marasma di persone che ancora affollavano il piano. Se non errava, lì c'erano contabili e addetti al magazzino. Forse anche la mensa, ma non ne era sicuro. Allora cosa ci facevano tutti quegli abiti, proprio lì?
Premette il pulsante più volte, quando finalmente l'ascensore arrivò, stranamente vuoto. Si rifugiò al suo interno, sospirando quando le porte si chiusero, allontanandolo dal caos.
-Hey, sei nuovo?- disse una voce femminile, dal tono tranquillo rispetto a quello di...Arthur. Si chiamava così? -Non ti ho mai visto da questa parti.-
Si girò, volendo vedere la sua interlocutrice. Una ragazza giovane, carina, con dei lunghi capelli castani. Pareva una persona a modo, dopotutto normale rispetto ai figuri che aveva incontrato fino a quel momento.
-Si...sono nuovo, ho iniziato oggi.-
-Piacere, Elizaveta.- Sorridendo gli afferrò la mano stringendola, dimostrandosi cordiale, ma vivace. -Ludwig.- Disse semplicemente, lasciando la presa e fissando insistentemente la porta, pregando che si aprisse. Ma ci sarebbe voluto un po', dato che, come gli aveva ordinato l'assatanato sul tavolo, doveva andare al 28° piano.
-è difficile all'inizio. Intento, lavorare qui. Ti troverai bene, alla fine. Però giungere proprio quando ci sono questi problemi....non sei stato molto fortunato.-
-Che genere di problemi?- Sgranò gli occhi preoccupato, temendo il peggio.
-Hai visto anche tu che inferno c'è giù. Sta arrivando il nostro affare, un compratore russo, mi pare. Solo che non abbaimo gli abiti.-
QUESTI li chiamavano problemi?! Si atteggiavano come se avessero piazzato una bomba nell'edificio! Possibile che quelle persone fossero così superficiali, da scatenare un'ecatombe del genere per dei comunissimi pezzi di stoffa?
-Ah.-
-Bhè, forse non sembra, ma saimo nei guai. Presente il tizio che sbraitava sul tavolo? Arthur Kirkland, l'addetto alle vendite. Non vorrei essere lui, oggi.-
Ludwig si limitò ad annuire, sentendo la disperazione montare, e pregando che la ragazza non lo informasse ancora delle strane bestie che lavoravano lì. Probabilmente avrebbe scoperto tutto con il tempo, se non fosse fuggito prima. Non aveva fatto nemmeno in tempo a guardarsi un po' in torno, capire quale sarebbe l'ambiente dove avrebbe speso ore e ore della sua vita -probabilmente- che l'avevano catapultato in una sottospecie di affare di stato.
Sospirò più volte, pregando di tornare presto in Germania, magari nel perodo dell'Oktoberfest, dove di queste preoccupazioni poteva farsene un baffo mentre tracannava litri e litri di birra.
Era colpa di suo fratello, se alla fine si era trovato lì in quel posto. Sempre colpa sua, non poteva aspettarsi altro da una testa calda come Gilbert.
Mentre ancora malediceva il fratello, l'ascendose si fermò aprendosi, rivelando l'ultimo piano. Quello di boss, insomma. Di chi decide cosa fare, con chi, come e quando. Anche se, in tutta franchezza, le sue adorate pecore della Baviera sarebbero state più ordinate e composte. Uscì dall'ascendore, in contemporanea con la ragazza, che lo salutò per poi volatilizzarsi fra i corridoi.
Lì, si stava esattamente come al 3° piano. Semplicemente l'arredo era moderno, c'era un odore insopportabile di profumo ovunque e l'ambiente, se non fosse stato così zeppo di persone e abiti, sarebbe potuto essere perfino accogliente.
Con un po' di fatica, guardandosi sempre in torno, trovò il centralinista. Era posto al centro delle ramificazioni dei tre corridoi, così da avere tutto sotto controllo. Notò subito il marcato accento francese, l'abito curatissimo e lo sguardo vigile e attento, alla caccia dell'ultimo scoop.
Andò al bancone, cercando di dimostrarsi serio e composto. Il centralinista in questione che in quel momento ridacchiava divertito con un paio di modelle, spostò tutta la sua attenzione su di lui, quasi contento della sua presenza. Ravviò un paio di volte i capelli biondi, prima di avvicinarsi appoggiando i gomiti sul bancone mentre lo fissava rapito.
Quel ragazzo, anche se bello, aveva un'aria assurda. Avrà anche avuto un sorriso angelico, ma non avrebbe mai passato un singolo secondo della sua vita solo con lui. In ogni caso non avrebbe su quel piano, quindi poteva stare tranquillo: il centralinista l'avrebbe lasciato in pace.
-Et toi? Che sorpresa trovare un modello nuovo di zecca!- Si prese tempo per fissarlo, così intensamente che Ludwig avrebbe voluto scappare. Modello? Dove lo vedeva il modello, adesso?! Non aveva mai badato troppo al suo aspetto, e adesso scopriva che lo consideravano un...no, no, assolutamente, che storia era, quella?
Leggermente imbarazzato per il complimento "indiretto", si schiarì la voce prima di chiarire la situazione.
-N-non sono un modello.- L'uomo, che lo stava ancora fissando, scosse il capo anche troppo teatralmente.
-Qual spreco! Ora però capisco il perchè tu sia vestito a questa maniera.-  Disse annuendo, facendogli una specie di radiografia analizzandolo da capo a piedi. Anche i vestiti non andavano bene, ora. Cominciava perfino a capire perchè le persone che lavorassero nel campo della moda fossero stressate, dato che in quel momento avrebbe fatto ingoiare la sua valigetta al tizio che gli stava davanti.
-In ogni caso, se hai bisogno di indicazioni o di un po' di compagnia, io son qua. Francis Bonnefoy, per l'esattezza.- il francese si lasciò andare ad un lieve inchino, che preoccupò fortemente Ludwig.
-Piacere, Ludwig Beilschmidt. In realtà, io dovrei riferirvi una cosa.-
-Dammi del tu, Lud.-
No, Momento, momento, momento, momento, momento, momento. Lud? Nemmeno 10 minuti che lo conosceva e già si prendeva certe libertà? Aveva ragione Kirkland, a dire che era un tizio poco affidabile, per quanto fosse affascinante e "cordiale".
-Ho un messaggio da parte di Arthur Kirkland. Dice che il compratore russo è qui, e l'Artista e gli abiti con ci sono.- Sperò di aver detto tutto con esattezza, dato che non aveva idea di chi o cosa fosse l'Artista. Quel posto era decisamente strano, una gabbia di matti, probabilmente non sarebbe riuscito ad abituarsi.
Francis sgranò gli occhi, prendendo due profondi respiri prima di assumere un'aria preoccupata. Accese il microfono e premette un pulsante sotto il bancone.
-Il Bruco dice che il Russo è qua, ma l'Artista non c'è, Liz e Feliks dal dirigente.- Sospirò affranto, posando le cuffiette e microfono.
In meno di 5 secondi, il traffico di persone aumentò, il brusio divenne quasi insopportabile e il disordine continuava ad avanzare indisturbato.
-I-io credo di dover anda...-
-No, aspetta! Non vorrai mica perderti l'entrata dell'artista, vero?- Fece con il suo fastidiosissimo accento francese.





Ecco, l'ho fatto. Il più grande errore della mia vita xD è una ficiotn strana, e sinceramente non so come mi sia balzata in mente. Ludwig a lavorare nella moda, poverino, non ce lo vedo, ma ho voglia di farlo impazzire un po'. Ho riflettuto molto sul Francis centralinista. Ho pensato poi che di stilisti ce ne sono a bizzeffe, e il nostro francese farà la sua parte più tardi. Feliks è un desiner, e Elizaveta una semplice sarta, ma spiegherò i loro ruoli più in là, con la storia.
Non so perchè, adoro Arthur assatanato. Bah.
Il Raiting probabilmente si alzerà con l'andare dei capitoli, avviserò quando dovuto.
Mi scuso in anticipo per i ritardi che farò con la pubblicazione.
un Grazie enorme per chi leggerà il capitolo, o sarà interessato alla storia.

Baci, Blacket.
  
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