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Autore: mangagirlfan    08/05/2011    0 recensioni
[...]Non si accorse, Orihime, del primo passo che compì l’altro, per avvicinarsi a lei, per poterla finalmente toccare, per fare ciò che in tutti quegli anni si era impedito di fare.
L’orgoglio, alle volte, fa sanguinare una ferita molto più a lungo di quanto si possa immaginare. E la ferita brucia, come il fuoco, fino a quando non si rimargina e di essa rimane solamente una cicatrice.[...]
Personaggi; [Grimmjow Jaggerjack][Orihime Inoue][GrimmHime]
Sequel de: "Remember Me, Remember You"
Prompt: quattro di quadri.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime, Jaggerjack Grimmjow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Uniti dalle Onde '
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Titolo: You and Me
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: [Grimmjow Jaggerjack][Orihime Inoue][GrimmHime]
Prompt: quattro di quadri
Rating: +14
Conteggio Parole: 1314
Riassunto: [...]Non si accorse, Orihime, del primo passo che compì l’altro, per avvicinarsi a lei, per poterla finalmente toccare, per fare ciò che in tutti quegli anni si era impedito di fare.
L’orgoglio, alle volte, fa sanguinare una ferita molto più a lungo di quanto si possa immaginare. E la ferita brucia, come il fuoco, fino a quando non si rimargina e di essa rimane solamente una cicatrice..[...]
Note: AU; One Shot

E' il sequel di "Remember Me, Remember You" Diciamo che è un momento davvero particolare. Comunque questa fiction è stata scritta per un contest indetto su Fanworld, più che altro un gioco e dil prompt era la carta quattro di quadri XD c'erano 54 carte da recuperare ed io ne ho prese solo 30, alla fine mi sono arresa perchè mi stava venendo mal di testa XD COmunque, dicevo, La carta era il quattro di quadri e il promt era: scrivi una storia che inizi con la parola sorpresa e finisca con la parola lontano." Mi sono rincretinita, tra lo scrivere e lavorare durante le vacanze per l'università. Diventerò deficiente a fare mille cose a tempo XD spero che possa piacervi^^ buona lettura

Sorpresa. Era così che si sentiva in quel momento, dannatamente sorpresa. Tale era lo stupore che non poté fare a meno di sbattere i suoi grandi occhi grigi, cercando di auto convincersi che quello che vedeva lì, a qualche metro da lei, era solamente un miraggio. Deglutì a vuoto, per poi portarsi la mano destra alla bocca, gli occhi chiusi di scatto, per convincersi che fosse solo un sogno, un frutto dei suoi soliti viaggi con la fantasia che continuava a fare anche adesso che frequentava l’università. Quella non era la prima volta che lo vedeva davanti a sé, con quel suo bellissimo sorriso affilato come un rasoio ma così dolcemente malizioso, totalmente diverso rispetto a quelli che riservava sempre a tutti gli altri.
Dovette mordersi un labbro e stringere sempre più forte gli occhi per continuare a gridare, nella sua testa, di non illudersi troppo, anche se la speranza che questa volta fosse tutto vero era grande e premeva prepotente al centro del suo petto. Perché lei, Orihime, era conscia che quel mare dove si trovava, il suono della risacca, la sabbia fine sotto i piedi e quel cielo illuminato dalla luna nascente le riportavano alla mente troppi ricordi. Così la sua immagine si disegnava dispettosa sulla retina, tradendo quel suo povero cuore che non aveva mai smesso di sperare. Sentiva le gambe e le braccia tremare per lo sforzo di non correre verso quell’immagine illusoria – che altrimenti non poteva essere – che le faceva battere quel suo cuore – traditore! – in una maniera esasperata.
D’improvviso un suono investì prepotentemente le sue povere orecchie, così simile alla sua voce da farle venire da piangere, gli occhi ancora chiusi, le braccia ormai strette l’una sull’altra per non correre verso di essa – ancora una volta – e rimanere delusa – ancora una volta –. Quando quel suono si fece sentire di nuovo, più forte e più prepotente, ebbe l’istinto di tapparsi le orecchie, per non sentire, per non soffrire ancora.
Quando mai, un suo desiderio, per quanto forte, per quanto sincero, si era mai avverato?
Quanto si sbagliava in quel momento, Orihime. Quanto erroneo era quel pensiero che mai più l’avrebbe rivisto, che mai, nonostante lo avesse sperato per tanto tempo, si sarebbe presentato davanti a lei, come se nulla fosse. Ma ogni cosa si basa su delle certezze e lei ne aveva un paio, ovvero che lui era sempre stato troppo testardo per poter chiedere scusa e che lei, allora, era stata troppo debole per poter affrontare la cosa in maniera diretta.
“Orihime.”
Sollevare le palpebre fu un gesto automatico quando si sentì chiamare dalla sua voce, per poi trovarsi a fissare quegli occhi così azzurri da farle male, così azzurri e così pieni di quella che un tempo le era parsa solamente una misera scintilla.
La stessa che l’aveva fatta innamorare e che in quell’esatto momento le aveva fatto dimenticare come si facesse a respirare.
“G-Grimmjow...” non riusciva a dire altro, perché le parole erano lì, bloccate in gola, e la soffocavano, facendole girare la testa.
Ma anche per il ragazzo non era poi così diverso quel magone che gli impediva di sorridere ancora, in maniera sincera, a quella ragazza che tanto gli aveva dato con la sua sola presenza e che, per una sua sola ed unica stronzata aveva perso tutto d’un colpo. Si limitava ad osservarla, come aveva sempre fatto e non riusciva ad esprimere quello che provava veramente.
La fissava, ammutolito – più per uno stupidoed ancora presente orgoglio passato – , come la prima volta che lei era tornata in quel mare, la vigilia del loro stupido litigio. Mai avrebbe creduto che lei, Orihime, così piccola, così indifesa, così ferita, sarebbe tornata con la speranza nel cuore. La guardava sempre, da lontano, seduta sul bagnasciuga, i piedi che rischiavano di bagnarsi ad ogni onda un po’ più decisa. Aveva visto il suo sguardo cambiare di anno in anno, anche se da lontano, l’aveva vista crescere e diventare più bella di quanto si ricordasse. Ed ora era lì, a pochi passi da lui, lo stesso sguardo spaesato di quando si erano incontrati la prima volta.
Faticava ad ammetterlo, ma si sentiva decisamente a disagio. Lui non era certamente un tipo dalla parlantina facile, ma quel silenzio opprimente era così fastidioso da fargli fischiare le orecchie come quando si sente la musica troppo alta.
Una musica che ora avrebbe tanto voluto udire.
“Sei cambiata.” Si limitò a sussurrare lui con voce roca e cavernosa, tutto pur di smorzare quel maledetto silenzio che l’opprimeva come un’insopportabile cappa di afa fatta di torpore.
Anche tu sei cambiato, avrebbe voluto dirgli la ragazza, ma allo stesso tempo gli pareva sempre uguale, il solito ragazzo sicuro di sé che prendeva la vita di petto e non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno.
Non si accorse, Orihime, del primo passo che compì l’altro, per avvicinarsi a lei, per poterla finalmente toccare, per fare ciò che in tutti quegli anni si era impedito di fare.
L’orgoglio, alle volte, fa sanguinare una ferita molto più a lungo di quanto si possa immaginare. E la ferita brucia, come il fuoco, fino a quando non si rimargina e di essa rimane solamente una cicatrice.
“Sai” esordì Orihime, la voce tremante e sottile, trattenendo a stento le lacrime – di solitudine o felicità? – che pungevano come mille aghi le sue povere palpebre “Non avrei mai creduto che ti avrei rivisto.” Ammise, il petto in fiamme per la fatica nel pronunciare quelle maledette parole senza impappinarsi come una stupida bambina. Avrebbe voluto dirgli tante cose, così tante che si affollavano nella sua povera testa ancora confusa, fino ad accavallarsi e lasciarla muta, senza voce.
Grimmjow l’osservava, le braccia che le tremavano, sia per lo sforzo che per il freddo, constatando che non era cambiata solo nello sguardo. Di volontà ne aveva acquistata durante tutta quell’attesa.
Un altro passo e l’avrebbe avuta più vicina.
“Ci... Ci siamo lasciati in una maniera così orribile, io e te, l’ultima volta. Ho pensato... ho creduto che mi avresti odiata per sempre.”
Grimmjow strabuzzò di colpo gli occhi, il corpo che andava ad irrigidirsi tutto d’un tratto mentre le parole penetravano nella carne, come una lama che affonda, lasciando un segno che non se ne sarebbe mai andato via.
Le ferite non sono mai a senso unico, lo sai, Grimmjow?
Osservò quel viso tirato, stremato dalla fatica pur di non piangere, pur di dimostrarsi all’altezza della persona che era davanti a lei. Di quel ragazzo così forte e sicuro di sé che l’aveva colpita e l’aveva resa, a sua volta, un pochino più decisa. Osservò Orihime, senza più sentire la sua voce, le labbra che si muovevano ma che per lui non producevano più alcun suono. L’osservava e basta, gli occhi grandi, le labbra piene, il seno che, chissà perché sembrava più... appetitoso di una volta. Un altro passo, più deciso, più famelico e desideroso di sentire quel calore di quel corpo e finalmente la strinse, così forte che, se fosse stata fatta di legno, si sarebbe rotta sotto quel suo abbraccio prepotente e possessivo.
Fu come se tutto scivolasse via, se ogni cosa detta e non detta non ci fosse mai stata. Perché il tempo si fermava e si riavvolgeva, con quelle grandi braccia che la circondavano tutta e quel corpo così caldo e morbido da sembrare fatto di burro, così invitante da affondarci dentro con le dita.
Singhiozzò, Orihime. Singhiozzò fino a dimenticare il motivo per cui piangeva, stringendo forte quella camicia che l’altro portava, così vera, come il suo odore. E Grimmjow rispondeva, a quell’abbraccio tremante, affondando il viso nell’incavo del suo collo ed accarezzandole la schiena ed i capelli.
E mentre il tempo si fermava ed il resto del mondo sembrava svanito, Orihime e Grimmjow si lasciavano alle spalle un passato da dimenticare, affacciando su un futuro assieme che ad entrambi non pareva più così lontano.


   
 
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