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Autore: Ananke_ildestino    08/05/2011    0 recensioni
Quando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire.
Anime Based, 15R themes, Roy->Ai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Reaching for R...

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD


Reaching for R...
RULE

-Ti amo.- le disse d'improvviso Roy. Lo sapeva, non aveva bisogno di sentirselo dire, lo aveva capito da tempo che il suo superiore era ancora innamorato di lei, anche se per molto non era riuscita ad ammetterlo neanche a se stessa. Ma sentirselo dire così, con tanta tranquillità e sicurezza, la fece tremare leggermente. Sentì le gote infiammarsi, per l'ennesima volta quella sera. Appoggiò con cura la tazza sul tavolo, sentiva gli occhi intensi dell'uomo che seguivano ogni suo minimo movimento. Non era certo la prima volta che la guardava, ma ora si sentiva così emozionata.
-Anch...- cercò di rispondere. Ma la voce le venne meno. Si fermò cercando di calmare il cuore che era tornato a battere a mille come quando poco prima, sotto quel lampione, si erano baciati.
-Anch'io Roy.- riuscì finalmente a dire. Non avrebbe dovuto essere così difficile: nel suo immaginario gli amanti si dicevano quanto s'amavano a vicenda con tanta facilità! E se lui adesso avesse frainteso quel tentennamento con una insicurezza nei suoi sentimenti?
-Però, Roy...- iniziò a dire, ancora titubante -sono ancora un po' confusa.-
Mustang tornò ad appoggiarsi allo schienale del sofà. Una cosa che faceva spesso anche in ufficio, significava che voleva altre spiegazioni, che quella appena data non era sufficiente.
-So cosa provo per te, ma non so ancora come comportarmi. Non sei esattamente un uomo facile da amare, sai?!- disse cercando dentro di sé altre parole per essere ancora più chiara.
Ma questa volta lui rispose, con uno splendido sorriso: -Indubbiamente.-
Pensò che forse aveva preso quella frase come un mezzo complimento, conoscendolo.
-Forse è stato tutto troppo veloce, avrei avuto bisogno di qualche giorno ancora per accettare la cosa prima di dirtelo.- aggiunse lei. Si era accorta dei suoi sentimenti per il suo superiore solo la sera prima, e già in quella fredda nottata si era, a modo suo, dichiarata. Non aveva ancora avuto modo per metabolizzare bene la situazione. Roy non era esattamente l'uomo ideale che aveva sempre immaginato, doversi arrendere al proprio cuore era facile, ma costringere la propria mente ad abituarsi alla cosa, al contrario non lo era per niente.
-Ti darò tutto il tempo che vuoi Riza. Tutto.- Rispose con la stessa serietà di prima. Quasi troppa per Mustang.
-Grazie.- sussurrò mentre chinava la testa cercando di nascondere l'imbarazzo che ancora provava. Ogni sua frase sembrava una dichiarazione, ogni suo gesto una confessione d'amore.
Probabilmente lui s'accorse della sua piccola difficoltà, perché ricominciò a parlare con un tono più disteso: -Infondo anche tu non sei affatto una donna facile, Riza. Da quando mi sono innamorato di te la mia vita è diventata di colpo più complicata che mai.-
Doveva sembrare una battuta, ma sicuramente era anche la realtà. In quei mesi, da quella strana serata a villa Renold, ne erano successe di cose.
-Ci dovremo abituare entrambi a questa cosa, a quanto pare.- concluse tornando a sorseggiare il tè che aveva il merito di riuscire a calmarla. Lui fece lo stesso, più velocemente, forse non aveva bisogno di calmarsi, o forse la bevanda calda non funzionava su di lui alla stesso modo. Sembrava impaziente d'osservarla, come se non l'avesse fatto mai.
Quando anche lui poggiò la tazza sul vassoio, lei s'alzò automaticamente per riportare il tutto in cucina. Forse non era la cosa che ci si aspettava da una donna che si era appena dichiarata, ma ancora non sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Seguire la sua indole naturale le sembrava la cosa più saggia. Aveva fatto solo un passo verso l'altra stanza quando lui parlò di nuovo.
-Bene, credo che per questa sera sia meglio non andare oltre. Prendiamoci il tempo che ci serve.-
Riza si voltò per guardare nei suoi profondi occhi scuri. Che fosse deluso dal suo comportamento, che non si fidasse di quel che lei gli aveva detto? No, uno sguardo bastò per capire che quello che lui stava facendo era solo per lei. Le stava lasciando il tempo che lei aveva chiesto. Forse non era affatto difficile amarlo.
-Sì, hai ragione.- gli sorrise prima di continuare verso la cucina. Non si mise fretta, respirò profondamente, poggiò il vassoio sul tavolo, prese le tazze e le mise nel lavello, poi la zuccheriera al suo posto. Rilassati Riza, si disse, rilassati.
Quando tornò in salotto il Colonnello aveva già indossato il suo soprabito, istintivamente s'avvicinò a lui e iniziò ad allacciargli i bottoni che ancora mancavano. Il respiro dell'uomo manco per un attimo. Si stava veramente impegnando per lei.
-Quando ci vediamo ora?- domandò senza nemmeno accorgersi d'aver aperto bocca. Aveva chiesto tempo e lui gliel'aveva concesso e ora scopriva d'essere lei quella veramente impaziente!
-Ah...- lo aveva un po' preso alla sprovvista -beh domani devo andare a salutare Maes alla stazione alle 2. Potresti venire anche tu, poi decidiamo cosa fare. Può andare?-
-Sì, può andare.-
Cercò d'essere il meno tesa possibile mentre apriva la porta al suo amato ospite.
-Allora domani alle 2 al piazzale della stazione.- disse di nuovo mentre lui usciva; non certo un buon modo per nascondere l'urgenza di vederlo di nuovo il prima possibile, s'ammonì.
Quando lui si voltò nuovamente verso di lei, bello più che mai, ai suoi occhi di novella innamorata, e quella sua voce profonda le rispose con un semplice -Sì- non riuscì a trattenersi. Per la prima volta nella sua vita sentì la passione infiammarla, con un movimento felino gli prese il bavero del cappotto e trascinò il suo viso verso di sé. Ardentemente cercò quelle labbra dolci. Non avrebbe voluto lasciarlo mai. Gli circondò il collo con le braccia per rendere ancora più profondo quel contatto.
Quando si staccò, lui riprese fiato. L'aveva veramente colto di sorpresa! Non era male come sensazione.
-Riza...- iniziò in un sospiro, ma lei lo fermò.
-Buona Notte, Roy.- mormorò con tutta l'amore che riusciva ad esprimere. Staccò lentamente le braccia facendo scorrere dolcemente le dita sul suo collo. Lui fece lo stesso, carezzandole una guancia prima di sussurrarle con voce suadente: -Migliore di questa non potrebbero essercene!-
In un attimo poi si girò e sparì fuori dal portone del caseggiato. Evidentemente stava diventando difficile tener fede alla sua promessa di lasciarle tempo, si disse la ragazza, mentre sorridendo beata rientrava in casa.
Si avviò in cucina, lavò le due tazze e risistemò il vassoio. Eppure l'eccitazione per quanto era appena accaduto sembrava non volerla affatto lasciare. Si gettò sul letto, senza nemmeno cambiarsi, fissò il soffitto, la sua testa era ancora piena d'immagini, di sensazioni...del sapore delle sue labbra.
Dopo alcuni minuti si diede la sveglia da sola. Non poteva comportarsi come una ragazzina! S'alzò e si preparò per la notte, ma anche quando fu ormai al buio sotto le coperte i suoi sogni furono tutti per lui.

Il giorno dopo combatté per quasi tutta la mattina con l'eccitazione fanciullesca che l'aveva presa, ma alla fine riuscì a tranquillizzarsi a sufficienza per uscire di casa in tempo per raggiungere la stazione. Mentre camminava veloce per le vie alberate tinte dei colori rossastri dell'autunno l'esaltazione si trasformò pian piano in ansia. E se Roy si fosse aspettato qualcos'altro da lei? Qualcosa che non riusciva ad immaginare?
Mille domande senza risposta le affollavano la mente mentre nel piazzale della stazione semi deserto si poggiava ad un muretto. Chiuse gli occhi cercando di fare un po' di chiarezza, mancavano ancora alcuni minuti all'appuntamento. Lei non era affatto portata come amante, era troppo rigida, troppo seria. Immaginarsi come amante di un uomo esperto e affascinante come Roy era quasi impossibile. Sarebbe mai potuta essere all'altezza?
D'un tratto un leggerò tocco sulla spalla la riportò alla realtà.
-Ciao Riza.- la salutò con naturalezza incredibile Mustang.
Lei lo guardò quasi sgranando gli occhi.
-Che c'è? Cosa ho fatto di sbagliato?- domandò subito sulla difensiva lui.
Così limpido, così esplicito. Riza iniziò a ridere. Si era fatta in pochi attimi mille problemi totalmente inutili. Ormai lo conosceva, più di qualunque altra donna prima lui avesse avuto. Che paura aveva? Se lui aveva scelto lei, ben prima che accadesse anche il contrario, non era certo perché si era fermato a banali valutazioni fisiche, o perché non aveva considerato la sua indole marziale, anzi, lui sapeva proprio bene quanto poteva essere fiscale!
-Che c'è da ridere adesso?- l'espressione di disappunto era ben chiara sul volto dell'alchimista.
-Nulla, nulla.- riuscì a dire mentre ancora rideva.
-”Nulla, nulla”, ma nel frattempo continui a ridere di me.- continuò incrociando le braccia.
-Scusa.- gli disse soffocando le ultime risa. -mi ero solo fatta delle stupide paranoie e in un attimo senza nemmeno che tu lo sapessi le hai fatte volatilizzare. Tutto qui.-
-E cosa ci sarebbe di ridicolo in tutto ciò?- ribatté un po' confuso.
-Nulla, mi è venuto spontaneo.- sorrise ancora divertita.
-Perché ti viene spontaneo ridere di me invece che baciarmi?!- brontolò Roy, prima di avvicinare improvvisamente le sue labbra a quelle della sottoposta.
-Roy!- esclamò mentre lo tratteneva a distanza. -non qui! Siamo in pubblico!-
Lui si rialzò, ma non fece mancare le lamentele. -E che problema c'è? Non dobbiamo certo vergognarci.-
-Non è bene che gli alti gradi ci scoprano dopo nemmeno 24 ore, non credi?!- Lanciò un'occhiata all'uomo che si stava poggiando al muro accanto a lei e che si lasciò andare solo ad un sospiro rammaricato.

Maes e Glacier arrivarono poco dopo, li accompagnarono ai binari e li salutarono. Roy non disse nulla all'amico sino a che questi, sul treno ormai in partenza, non sbucò dal finestrino per un ultimo saluto. In quel momento, con una velocità fulminante, Mustang prese la mano di Riza e la strinse forte. La guardò soltanto senza dirle una parola, poi alzò leggermente l'intreccio delle loro dita in direzione dell'amico. Maes fece solo un cenno d'assenso, poi, mentre il treno fischiava e iniziava a muoversi gridò un semplice ma carico di sentimento: -Congratulazioni!-

Quel pomeriggio passarono un paio d'ore al loro ormai solito bar, prima che lei accettasse l'invito a casa del Colonnello. La trovò quasi più ordinata di quanto s'aspettasse, ma questo non significava che non ci fosse molto ancora da fare per renderla, ai suoi occhi, vivibile. L'uomo le impedì però di fare alcunché perché la trascinò sul divano per ricoprirla di coccole e baci. Non andò oltre, ma si arrogò il diritto di avere qualcosa che per tanto tempo aveva dovuto anche solo cancellare dai suoi sogni. Quando lei volle contestare che non si era mai permessa di mettere limiti ai suoi desideri, l'aveva semplicemente zittita con un -Non ho voglia di parlare.- e un bacio improvviso. Non le dispiacque affatto come primo pomeriggio.

I primi problemi però giunsero, puntuali come se li era aspettati, il lunedì seguente. Il Flame Alchemist si presentò in ufficio dopo di lei, come solito. Quando la vide, intenta a sistemare lo scrittoio, fece solo un largo sorriso e attraversò la stanza velocemente. Prima ancora che potesse salutare, lui la cinse in vita e cercò di baciarla.
-No Roy!- mormorò allarmata mentre lo spingeva via.
-Perché no? Non avrai già cambiato idea?- domandò senza mollare la presa e senza abbassare la voce come lei avrebbe voluto.
-Abbassa la voce!- lo ammonì mentre cercava di aprire con la forza la stretta del suo superiore.
Lui la guardò infastidito, poi la lasciò andare con uno sbuffo.
-Non lamentarti.- gli disse lei, mentre gli prendeva il soprabito e lo portava all'attaccapanni.
-Oh no! Perché dovrei poi?!- commentò con ironia dopo essersi seduto al suo tavolo. Prese il foglio con il programma per la settimana, svogliatissimo l'osservò, prima di alzare nuovamente gli occhi su di lei che ora attendeva davanti alla scrivania. Aveva quella sua tipica espressione imbronciata.
-Non faccia il bambino, Colonnello!- lo redarguì.
-Perché adesso mi dai anche del lei?- il tono della voce era basso, ma il movimento quasi violento con cui ripose il documento chiariva che la sua irritazione non era solo scena.
Riza si guardò attorno, la porta alle sue spalle ben chiusa. Inspirò profondamente e poi si sedette.
-Colonnello... anzi, Roy. Sai anche tu come stanno le cose, non possiamo farci scoprire, non possiamo rischiare nemmeno per un secondo.-
Lui la fissò soltanto, ma non rispose. Testardo.
-Per farlo dobbiamo anche noi imparare a rispettare delle piccole e semplici regole.-
-Sei proprio fissata con queste regole!- esclamò appoggiandosi quasi esasperato allo schienale della sua sedia.
Lei non gli badò e continuò: -niente baci, abbracci o altre carinerie qui in ufficio, niente allusioni alla nostra vita privata e, cosa più importante, non dobbiamo smettere di usare il “lei” quando indossiamo la divisa. Lo abbiamo fatto sino ad ora, continuiamo a farlo.-
Inizialmente il superiore non reagì, continuava a mantenere quello sguardo cocciuto su di lei, poi si lasciò andare: -Va bene, va bene. Hai vinto. Rispetterò queste nuove regole!- disse buttandosi teatralmente sullo scrittoio con le mani a tenersi la testa.
Non c'era proprio nulla da fare con quell'uomo! Un commediante sarebbe stato più serio.
-Però...- riprese cogliendola di sorpresa -le vecchie regole sono del tutto abolite!-
Per un attimo ripensò alle imposizioni che aveva fatto all'uomo quando aveva accettato d'uscire con lui. Ormai erano diventate decisamente obsolete.
-Ovviamente, Colonnello.-
-Benissimo!- incredibilmente sembrava già pronto ad architettare qualcosa per far valere questa libertà ritrovata. Meglio interrompere quei pensieri sul nascere.
-Colonnello, ora può invece dedicarsi ai piani per la prossima settimana e la giornata, per favore?-
Il suo viso trasognato mutò immediatamente in un'espressione delusa. Oh come era divertente fargli fare tutte quelle faccine, si disse mentre con un sorriso usciva per andare a recuperare la corrispondenza.

Roy Mustang doveva essere sempre stato l'incubo di tutte le sue insegnanti, tanto intelligente quanto discolo. Aveva accettato le semplici e logiche regole della sua donna solo in teoria, ma perché venissero realmente messe in pratica ci vollero svariate minacce con la rivoltella, sfuriate, punizioni e minacce. Ma, in fine, dopo alcune settimane tutto era rientrato e anche l'uomo aveva finalmente capito che mantenere il più segreta possibile la loro relazione era la soluzione migliore per entrambi, e anche per il lavoro d'ufficio. Ovviamente quest'ultima parte era stata celata al Colonnello, si sarebbe impegnato meno se avesse saputo che lo stava facendo per lavoro. Ancora faticava a capire quella sua svogliatezza nel compiere i suoi doveri d'ufficiale, anzi poteva essere quasi definita una ribellione!
Naturalmente un paio settimane di regole infrante furono sufficienti perché i loro colleghi scoprissero il tutto. Le reazioni furono più contenute di quanto s'aspettasse e si limitarono quasi esclusivamente a mandibole slogate e rimesse a posto con ben poca gentilezza dal Flame Alchemist. Quello che la colpì di più fu scoprire che in un attimo i ragazzi avevano deciso di coalizzarsi dalla loro parte e di sostenerli. Non ci fu nemmeno bisogno di chiedere, ed era sicura che Mustang non li avesse nemmeno minacciati questa volta. Fu una gioia immensa sapere che non solo non la biasimavano per la sua scelta, ma che erano anzi disposti ad appoggiarla.

Purtroppo i suoi commilitoni non furono gli unici a sapere della loro unione semi clandestina. Del tutto deliberatamente, senza nemmeno chiedere il suo parere, Roy decise di riferire il tutto anche al generale Grumman! Avrebbe voluto fargli tanti buchi quanti colpi aveva nella pistola quando, costretta ad andare a recuperare il suo superiore nelle stanze dell'alto ufficiale, lui l'aveva accolta con un -Ecco Generale, la mia amata ragazza è venuta a prendermi!- Si era spaventata ed era arrossita immediatamente, pronta a chissà che sfuriata, invece l'uomo più anziano era scoppiato in una fragorosa risata, prima di rispondere: -Ottima scelta, Colonnello, ottima scelta.-
Quella sera l'aveva fatta pagare al suo compagno. L'aveva lasciato fuori da casa sua per tutta l'intera durata di un rilassante bagno. Quel giorno pioveva e l'inverno sempre più vicino iniziava a farsi sentire. Entrato in casa si era bevuto quasi un intero bollitore di tè solo per scaldarsi, ma sembrava aver imparato la lezione. Sembrava, perché con lui non c'era mai da fidarsi troppo.

Naturalmente nel corso di quel primo periodo le regole erano aumentate di giorno in giorno. O meglio le appendici e i dettagli. Tutto d'un tratto pareva che Roy fosse diventato un giudice piuttosto rigoroso nell'applicazione delle leggi. Aveva contestato che “in ufficio” non significava in tutta la base, ed era perciò stata obbligata ad una modifica sostanziale. Ma anche “in divisa” non lo convinceva, o meglio gli aveva garantito almeno un paio d'occasioni buone per infrangere i dictat della donna con tanto di scusa pronta. Ad un certo punto Riza aveva quasi pensato di scrivere un mini codice per riuscire a tenere sotto controllo quell'uomo! Possibile che non capisse il rischio che correvano? Tra l'altro il fatto d'avere Grumman dalla loro parte non faceva altro che dare ancor più sicurezza al Colonnello, che si sentiva con le spalle coperte.
Ogni volta che con quel suo tipico sorriso sornione l'aveva abbracciata quando non avrebbe dovuto, o le aveva fatto dichiarazioni galanti, lei aveva reagito con impazienza e rigore. Lo aveva bacchettato e aveva messo regole ancor più restrittive. Eppure lo amava ogni giorno di più. E lui invece che protestare come avrebbe potuto fare, la lasciava legiferare senza opporsi, con un sorriso compiaciuto in volto, come se sapesse che in fondo quei piccoli momenti rubati la rendevano profondamente felice. Forse doveva accettare il fatto di non essere più così imperscrutabile come era sempre sembrata alle altre persone. Non per lui, per Roy Mustang ora era diventata quasi limpida come l'acqua di fonte. Era una sensazione totalmente nuova per lei. Si era abituata negli anni a restare rintanata in se stessa senza bisogno di spiegare i proprio sentimenti o emozioni a chicchessia. Non era però fastidioso, anzi, sapere che la persona che amava non aveva bisogno di tante parole per capirla la faceva sentire, in un certo senso, sicura. Sicura che lui non l'avrebbe fraintesa, non avrebbe dubitato di lei, ma soprattutto che avrebbe capito quanto provava per lui, nonostante la sua irrimediabile incapacità sentimentale.

Ovviamente quando restavano soli tutte le regole svanivano e l'alchimista era veloce e risoluto nel prendere l'iniziativa. Adorava anche questo. Era tutto coccole, baci e carezze. Eppure parlavano anche molto e non avevano smesso di uscire in mezzo alla gente per mercati, concerti o semplici passeggiate. Ma nei primi tempi fu per entrambi impossibile frenare la voglia di toccarsi e baciarsi quando erano protetti dalle pareti delle proprie case. Tanto Riza era rigida al lavoro, tanto aveva deciso di lasciarsi andare al proprio cuore quando poteva finalmente dar voce ai propri sentimenti.
A Roy tutto ciò non parve affatto dispiacere. Anche se mal sopportava, e non mancava di farlo notare, le limitazioni durante la giornata lavorativa, quando poi la riaccompagnava a casa o la invitava nella sua riusciva a malapena a chiudere la porta alle loro spalle prima di sfruttare la libertà per baciarla con la passione che sembrava riempirlo senza mai venire meno.
La ragazza aveva ben presto scoperto perché tante donne erano pronte a tutto per Roy Mustang. La sua fama come amatore era più che fondata. Erano passate alcune settimane prima che il Flame Alchemist si decidesse a fare il grande passo, e anche allora era stata lei che gli aveva impedito di fermarsi d'improvviso. Non voleva sembrare interessato solo al sesso, gli aveva detto, ma lei non aveva quasi ascoltato e aveva continuato a baciargli provocatoriamente il collo. A quel punto tutte le inibizioni erano cadute in un istante. Di quella prima volta con lui ricordava soprattutto due cose: quanto fosse stato eccitante oltre ogni immaginazione e la faccia di Roy contrariata e delusa quando aveva scoperto che non era il primo a dividere il letto con lei. Aveva quell'espressione avvilita come se gli avessero negato un sogno. Ma era passato subito, era bastato un bacio per fargli dimenticare ogni dispiacere.
Più tardi però aveva dovuto subire mille domande su come, quando e chi avesse osato toccarla! Era tremendamente sciocco quando faceva così: voleva essere il primo, voleva essere l'unico, come sempre; alla fine era proprio un possessivo quell'uomo. Non aveva risposto ovviamente, lo aveva lasciato parlare, e un po' straparlare, mentre stesa al suo fianco lo carezzava dolcemente su una guancia. Quando poi lui aveva finito ponendo le fatidiche domande se n'era stata zitta per un po', poi s'era lentamente alzata e l'aveva baciato, non come prima, senza quel desiderio erotico, ma con tenerezza. Da pochi centimetri gli aveva quindi mormorato dolcemente:
-Non ho mai amato nessuno quanto ora ami te.-
Lui allora aveva sorriso e l'aveva cinta in vita, prima di tornare a baciarla ovunque dimenticando completamente tutti i problemi e le gelosie.

I mesi erano passati e la loro relazione era diventata sempre più stabile. Non normale, con quell'uomo nulla lo sarebbe stato mai più. Nemmeno poteva dire d'essersi abituata, riusciva sempre a sorprenderla, e spesso non in positivo. Ma non poteva negare che in fondo questa sua capacità innata di sovvertire ogni pronostico le piaceva molto, era impossibile annoiarsi. Era decisamente più facile stancarsi, ma aveva scoperto già da anni d'avere un misterioso pozzo di pazienza a cui attingere appositamente per Roy. Ovviamente, anche se il tempo aveva portato il giusto consiglio anche al Colonnello, questi non aveva certo smesso di infrangere le regole, nuove o vecchie che fossero, nonché di chiedere l'abrogazione di alcune o la loro revisione. Era veramente una lotta senza speranza quella di Riza, ma nemmeno lei avrebbe ceduto.
Indubbiamente essere così vicini le aveva consentito di abituarsi, per quanto fosse possibile ad una donna rigida e marziale come lei, alle sue intemperanze. Erano bastati pochi mesi perché i segreti e le logiche incomprensibili di Mustang divenissero per lei un lontano ricordo. Non era facile ragionare come lui, tutt'altro, ma finalmente riusciva a vedere quel filo sottile ed impazzito che legava assieme cause ed effetti.

Stava pensando a tutte queste cose mentre nel buio della sua stanza osservava il suo uomo dormire beatamente accanto a lei. Si era addormentata ancora una volta poggiata alla sua spalla. Le capitava spesso, la sua pelle emanava un leggero calore, degno del Flame Alchemist, che invitava al sonno. Come solito lui dormiva semi nudo, un brutto vizio che sicuramente non l'aiutava ad evitarsi pessimi raffreddori in inverno, avrebbe dovuto correggere anche questo prima o poi. Quando avrebbe trovato il coraggio di rinunciare a quella vista appena sveglia, quanto meno.
Gli carezzò la mascella con il dorso della mano, poi si liberò delicatamente del braccio che giaceva ancora poggiato sul fianco della ragazza. Avrebbe dovuto ringraziare sua madre per averla convinta a tenere il letto matrimoniale. Lentamente e attenta a non fare rumore si mise a sedere, allungando una mano per prendere la sveglia dal comodino. Le 8:52. Tolse l'allarme prima che suonasse. Roy amava dormire il sabato mattina e il suono della sveglia poteva metterlo di mal umore per almeno mezza giornata, lo aveva già sperimentato. Silenziosamente s'alzò e si vestì velocemente, diede un'ultima occhiata al suo superiore che sembrava dormire ancora come nulla fosse cambiato, velocemente uscì dalla stanza in modo che solo un piccolo fascio di luce entrasse.
Il salotto era invece inondato dal sole primaverile che a quell'ora già brillava nel cielo. Ancora una volta aveva dimenticato di chiudere le imposte. Tutta colpa di Roy che la sera prima l'aveva praticamente trascinata nella stanza da letto d'improvviso, senza lasciarle il tempo di pensare a cosa avrebbe dovuto fare prima! Forse più che il tempo le era mancata totalmente la lucidità, si disse mentre ripensava alla nottata precedente arrossendo leggermente. Quell'uomo era in grado di annebbiarle talmente il cervello, ma non le dispiaceva affatto.
Andò in cucina e con tranquillità iniziò a preparare la colazione per due. Ormai le sembrava così normale, ma le prime volte si era trovata spiazzata. Guardò di sfuggita le due tazze poggiate sulla mensola accanto al lavello. Quella bianca e immacolata era sua, quella di un blu quasi elettrico ovviamente di Mustang. -È uguale alla tua- aveva detto quando erano andati assieme a comprarne una per la sua cucina. Lei aveva sorriso e l'aveva acquistata. Effettivamente erano identiche nella forma, allo stesso tempo il colore non era facilmente trascurabile quando le si guardava affiancate com'erano ora. Un po' come loro due. Entrambi militari forse, eppure lei, esattamente come la sua anonima tazza bianca, passava inosservata, mentre l'uomo riusciva a farsi notare e spiccare tra molti. Eppure questo non la turbava. Lei sarebbe stata al suo fianco, meglio se invisibile, e l'avrebbe protetto e sorretto fino a che lui non le avrebbe chiesto di farsi da parte.
Dopo aver sistemato con cura la colazione in tavola, si sedette un attimo. Lui le avrebbe detto le solite cose sull'eccesso di precisione, sorrise sicura. Se anche lui avesse imparato un minimo di ordine in quei mesi di certo non sarebbe stato male, pensò mentre guardava la lancetta dei minuti sull'orologio da parete che aveva ormai superato le 9 in punto.
Senza fretta s'alzò, sistemò la sedia e si preparò ad andare a svegliare il dormiglione. Poteva accettare che dormisse un po' di più il sabato e la domenica mattina, ma fino a quando voleva restare nel letto?
Questa volta aprì la porta normalmente e la lasciò semi aperta, una parete della sua camera s'illuminò, ma era il lato della stanza opposto a quello in cui giaceva l'uomo. Non era ancora sveglio, ma altrettanto sicuramente non stava più dormendo.
-Roy, è pronta la colazione.- lo chiamò dolcemente mentre s'avvicinava.
-Ancora un minuto.- rispose con voce roca lui, voltandosi di scatto sul fianco e infilando la testa sotto il cuscino.
Lei fece una smorfia insoddisfatta e s'affiancò all'alchimista. Se mai avesse dovuto avere un figlio da quell'uomo sperava proprio che non prendesse quei brutti vizi dal padre. D'improvviso si immobilizzò a pochi centimetri dal giaciglio, arrossendo. Da quando iniziava a pensare addirittura ai figli! Erano una coppia solo da pochi mesi, e pure parecchio strana!
Non ebbe tempo di pensare oltre perché d'improvviso le mani dell'uomo, che s'era nuovamente girato sulla schiena per guardarla, scattarono e prendendola in vita la fecero cadere sul letto proprio sopra di lui.
-Roy!- urlò solamente la soldatessa stesa per metà sul suo petto, le gambe penzolanti oltre il letto e i capelli scompigliati. Lo fissò con uno sguardo truce mentre si risistemava un poco la frangia.
-Cosa pensi di fare ora?- gli domandò contrariata.
Lui non rispose, fece uno dei suoi sorrisi compiaciuti poi fece scorrere una mano dalla schiena di lei alla sua nuca e la baciò appassionatamente.
-Buongiorno Riza!- le disse giulivo appena le loro labbra si staccarono. Lei lo fissò indecisa tra il baciarlo di nuovo e il riempirlo di pallottole.
-Buongiorno un corno! Alzati da quel letto, ora! La colazione è già pronta.- quasi tutte le mattine che passavano insieme iniziavano così, se non si fosse comportata come una donna di ferro quello non si sarebbe mai mosso dal letto.
-...E lasciami.- aveva dovuto aggiungere. Lui continuò a sorridere, come se tutto stesse andando secondo i suoi piani, e lei sospettava ormai da tempo che tutto quello che faceva seguisse dei folli piani escogitati non sapeva bene quando.
Alzatasi si risistemò i vestiti e la pettinatura, mentre l'uomo iniziava un infinita sequenza di sbadigli e stiracchiamenti. Solo quando gli lanciò l'ennesima occhiataccia si decise a mettere i piedi fuori dalle coperte.
-Cosa hai preparato?- domandò fingendosi ancora assonnato, mentre s'alzava e la seguiva verso la porta.
Lei si voltò esasperata.
-Non vorrai venire in cucina così, vero?! Vestiti!-
-Ma perché?! Che c'è che non va?!- come facesse a fingere tanta innocenza era uno dei pochissimi misteri che Riza ancora non era riuscita a spiegarsi.
-Non va e basta. Vestiti.- ripeté con voce più ferma. Iniziava a capire perché le era venuta quella balzana idea dei bambini, ad aver a che fare tutti i giorni con un bambino troppo cresciuto probabilmente ad un certo punto la voglia d'interagire con bimbi veri cresce. E al momento quello era l'unico padre che averebbe potuto accettare.
-Lo dici solo perché se no non sapresti resistere al mio fascino indomabile.- riprese lui mentre però prendeva gli abiti. Lei non rispose, rimase semplicemente sulla porta con le braccia incrociate a fissarlo irritata.
Solo quando si fu abbottonato quasi tutta la camicia lei sciolse le braccia e lo attese mentre le veniva incontro.
Questa volta fu lei a fare qualcosa che nei piani del Flame Alchemist evidentemente non era previsto. Lui sgranò un poco gli occhi dalla sorpresa mentre lei allungava le braccia attorno al suo collo.
-Credi veramente che il tuo fascino dipenda da quanti vestiti hai addosso, Roy?- gli domandò sibillina mentre trascinava le labbra dell'uomo sulle sue.


スズク...          



   
 
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