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Autore: bice_94    09/05/2011    7 recensioni
Beckett si trovò su una macchina diretta verso una qualche cittadina sconosciuta in campagna.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come sesto giorno di ferie si sentiva soddisfatta.
Era riuscita a rendere il suo appartamento una casa in perfetto ordine.
Il caldo, nonostante fossero solamente le 9.30 di mattina, sembrava essere quasi soffocante e una luce abbagliante entrava dall’ampia finestra che si apriva proprio alle spalle del suo divano.
La detective Beckett indossava un paio di pantaloncini blu e una semplice cannottiera bianca, mentre i suoi capelli erano legati in un’alta coda, da cui ricadeva qualche ciuffo ribelle sul viso.
Lo squillo del citofono interruppe però quell’atmosfera insolitamente casalinga che circondava la donna.
Beckett rimase per un momento sorpresa: chi poteva essere? Lei di sicuro non aspettava nessuno.
La donna si avvicinò svogliatamente alla porta e la aprì lentamente.. Ma certo, chi se non lui?
C: ehilà detective..
Castle aveva un enorme sorriso in faccia, mentre in mano teneva  un’invitante sacchetto che sembrava avere tutto l’aspetto di una confezione da pasticceria.
B: Castle! Che ci fai qui?
Non poteva negare a sé stessa che vederlo l’aveva sorpresa e soprattutto non poteva negare quanto ciò l’avesse resa fellice.
 
La donna non aveva ben capito come, ma, confusa dal superbo sproloquio che Castle gli aveva rifilato e corrotta da quel dolce straordinariamente buono, si era trovata su una macchina, guidata dallo stesso scrittore, diretta verso una qualche cittadina sconosciuta in campagna.
Doveva ricordarsi di chiedere a quell’uomo come diavolo aveva fatto a convincerla.
La detective fu quasi sorpresa dalla guida di Castle, in fondo non era poi così male.
Ovviamente non gliel’avrebbe mai detto, nemmeno sotto torura.
Quando ormai avevano perso il conto di quante ore fossero passate, i due si trovarono davanti ad un paesaggio che fece sentire i due spettatori come a migliaia e migliaia di chilometri da quella frenetica e rumorosa città quale era New York.
Erano arrivati a destinazione: una casa di legno, con una sdraia sotto il porticato, il tutto incorniciato da quegli enormi rami di una sequoia, che faceva sentire tutta la sua imponenza.
Due anziani signori si affacciarono alla porta con un’aria quasi sospettosa, ma, quando riuscirono a visualizzare Castle, si illuminarono, donando ai due ospiti un sorriso radioso.
Erano i signori Parker. Sarah e Mark Parker. Lei una cuoca eccezionale e lui un altrettanto bravo professore di letteratura inglese ormai in pensione. I due abbracciarono Castle, quasi fosse un figlio, e poi rivolsero la loro attenzione a quella donna che fino a quel momento era rimasta in disparte.
S: Richard, ma non ci presenti la tua amica?
Castle gettò una rapida occhiata alla detective, quasi spaventato dalla sua reazione.
C: oh, si, scusami. Kate questa è Sarah Parker, ovvero la mia baby-sitter preferita e mia gentilissima ospitante per quasi tutte le estati della mia infanzia. Sarah questa è Kate Beckett, detective della polizia di New York e mia unica musa.
Castle sorrise a quelle parole, con ancora un braccia attorno alle spalle dell’anziana signora.
S: è un piacere mia cara.
Kate sembrava quasi intimorita da quell’incontro, ma si fece coraggio, ancora confusa sul perché Castle avesse voluto la sua compagnia per quella visita così intima.
B: piacere mio, signora Parker.
S: come mi sento vecchia. Per favore chiamami Sarah.
Kate si limitò a sorridere, tranquillizzata da quell’atteggiamento così accogliente della donna.
C: ehy Mark, non vuoi conoscere la mia musa?
L’uomo osservò la detective e sorrise allo scrittore.
M: certo ragazzo mio. Chi non vorrebbe conoscere una così bella ragazza?
Castle si mise a ridere, mentre Sarah lo guardò di traverso.
M: ehy, stavo solo scherzando! Comunque molto piacere detective.
B: piacere signor Parker.
M: ehy, vale la stessa regole di mia moglie. Sono Mark, non il vecchio signor Parker.
B: va benissimo e io sono semplicemente Kate.
M: affare fatto.
I due erano sicuramente una splendida coppia.
Molto probabilmente da giovani, Sarah e Mark dovevano essere molto belli.
Nei loro tratti infatti si potevano ancora scorgere le ormai sbiadite tracce di quella bellezza.
S: su venite, entrate. Stavo giusto finendo di preparare il pranzo.
M: vi dispiace se porto Richard a vedere il mio nuovo acquisto?
Kate giardò Castle con occhi un po’ spaesati, ma la donna più anziana le si avvicinò e le sorrise dolcemente.
S: Kate che ne dici di aiutarmi?
B: oh, va benissimo.
Castle si avvicinò per un momento alla detective, finchè fu abbastanza vicino da potergli sussurrare qualcosa all’orecchio.
C: visto non è poi così male! Non è vero?
Beckett lo guardò, ma infondo sorrise.
B: già, ma tranquillo, facciamo i conti quando torniamo a casa.
Mark e Sarah li osservavano con un’espressione divertita.
M: allora andiamo o no?
C: oh, si si.
Gli uomini si allontanarono parlottando, mentre le due donne andarono in cucina.
S: Kate posso farti una domanda?
La detective fu sorpresa dalla richiesta, ancora un po’ in imbarazzo.
B: certo!
S: da quanto tempo tu e Richard state insieme?
Beckett sentì una vampata di calore invaderle prepotentemente le guance, imbarazzata come quando, da adolescente, cercava di nascondere ai suoi genitori i suoi primi fidanzati.
B: no, no. Io e Castle non stiamo insieme, assolutamente.
Sarah scoppiò a ridere, ma cercò di rimediare.
S: oh, scusami cara. Non volevo metterti in imbarazzo. Solo che prima.. ecco sembravate una coppia molto affiatata.
B: bè, sarà per il fatto che lavoriamo insieme ogni giorno.
S: probabile, solo che.. bè, tu sei la prima donna che Richard porta qui. Sai viene molto spesso. Parla molto, soprattutto con mio marito. Anche quando era sposato, non ha mai portato le sue “mogli”.. se così vogliamo chiamarle. A volte ci porta quell’angelo di Alexis, ma mai una donna. Per questo ho pensato che stesse insieme e che questa volta fosse una cosa veramente importante. Ma evidentemente mi stavo sbagliando.
La detective non riusciva a parlare.
Perché l’aveva portata lì?
Perché lei era la prima?
La confusione nella sua testa non faceva altro che aumentare e Sarah, vedendola completamente persa in quella marmaglia di pensieri, tentò di distrarla.
S: che dici proviamo a cucinare? Quei due saranno sicuramente affamati.
 
M: allora questa volta hai fatto il colpaccio.
Castle lo guardò meravigliato.
C: io? No, ma che dici. Volevo fare una visita e mi sono chiesto  perché non far vedere quella meraviglia di posto anche a Beckett.
M: pensi di prendermi in giro? Ti conosco da quando ti facevi popò su popò nelle mutande e pensi di farla a Mark Parker?  Non ci contare.
C: ti odio lo sai?
M: oh, come no. Ti faccio i miei complimenti però. Non avresti potuto trovare di meglio.
Lo scrittore sorrise, ma Mark gli diede un sonoro schiaffo sulla testa.
Castle rimase a dir poco sconvolto e si passò una mano sulla parte ancora dolorante.
C: ehy, mi hai fatto male! e questo per che cos’era?
M: è solo preventivo. Non fartela scappare.
C: sei incredibile. Bastava dirlo, sai?
M: con te ne dubito fortemente.
 
I quattro pranzarono insieme e Kate si sentì stranamente bene in quell’atmosfera familiare.
Passò l’intero pomeriggio, ma Castle e Beckett dovettero ripartire.
S: buon viaggio e Kate ti auguro tutta la felicità del mondo. Te la meriti.
B:grazie mille Sarah.
M: un attimo, posso baciarla detective?
Beckett sorrise e annuì.
B: arrivederci Mark.
S: sei sempre il solito.
Sarah sbuffo, mentre il marito l’abbracciava.
M: ehy, Richard ricordati bene quello che ti ho detto prima.
C: quello che mi hai dato veramente. Vabbè, lasciamo perdere. Ci vediamo presto.
M: buon viaggio.
 
Quando ormai i due anziani sembravano solo due figure troppo lontane per essere distinti, la detective sospirò.
B: sono veramente delle persone speciali.
C: hai pienamente ragione. Devi sempre darmi retta.
Nell’auto scese uno scomodo silenzio, fin quando la detective, ancorando il suo sguardo al tappetino della vettura e racimulando tutto il coraggio che aveva, diede fiato a quella domanda che la tormentava.
B: Castle, perché mi ha portato qui?
Lo scrittore la osservò per un momento e non potè evitare di pensare a quanto fosse bella.
Le sorrise e distolse lo sguardo.
C: sono una coppia meravigliosa, non è vero? Vorrei potermi invecchiare come loro, sai. Ti ho portato qui per mostrarti come vorrei che fosse la mia vita e anche la tua, spero.
Lo scrittore si voltò e vide l’espressione sconvolta di Beckett.
Castle si mise a ridere, felice di ricordare il consiglio di Mark.
C: allora, mia musa, che cosa dice la cartina? Dov’è il prossimo autogrill?
  

   
 
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