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Autore: Sekunden    09/05/2011    4 recensioni
Elena fissava il suo riflesso sullo stesso specchio in cui aveva visto innumerevoli volte il suo volto rigato dalle lacrime.
Lo stesso specchio in cui, il giorno in cui scoprì di Katherine, rimase a fissare il suo riflesso per un'ora intera.
Lo faceva spesso, involontariamente. Provava ad immaginare lo sguardo della sua copia spettrale, cercava di interpretarlo e dargli vita.
Ogni giorno che passava inconsciamente avrebbe desiderato incontrarla, per rendersi conto davvero di quanto fossero identiche.
Da una parte non avrebbe mai desiderato farlo. L'inquietudine della situazione, ma soprattutto, la paura di non essere all'altezza.
All'altezza di Katherine.
La donna che non sarebbe mai stata, per fortuna o purtroppo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Elena Gilbert, Katherine Pierce | Coppie: Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Every step that I take is another Mistake to You'
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Titolo: The Girl In The Mirror
Pairing: Elena/Katherine
Rating:
Verde
Avvertenze:
Accenni femslash, angst, oneshot
Note Iniziali:
Ho rovinato un prompt gente. Non sono molto convinta di questa shot, ma scriverla mi è venuta naturale. La fine non mi convince molto, quindi liberi di criticare pure.
Challenge/Prompt:
Scritta per il TVG!Fest, prompt Elena/Katherine – “Davanti allo specchio”

Dedicata a Lizzie_Siddal, mia dolce ed innocua compagna di scleri.
Ti amo comunque.


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Elena fissava il suo riflesso sullo stesso specchio in cui aveva visto innumerevoli volte il suo volto rigato dalle lacrime.
Lo stesso specchio in cui, il giorno in cui scoprì di Katherine, rimase a fissare il suo riflesso per un'ora intera.
Lo faceva spesso, involontariamente. Provava ad immaginare lo sguardo della sua copia spettrale, cercava di interpretarlo e dargli vita.
Ogni giorno che passava inconsciamente avrebbe desiderato incontrarla, per rendersi conto davvero di quanto fossero identiche.
Da una parte non avrebbe mai desiderato farlo. L'inquietudine della situazione, ma soprattutto, la paura di non essere all'altezza.
All'altezza di Katherine.
La donna che non sarebbe mai stata, per fortuna o purtroppo.

Elena sognava spesso di incontrarla, rimanere per un lungo istante a fissarla in ogni suo movimento.
Scrutarla, imparare da lei qualsiasi cosa non avesse già imparato nella sua breve vita.
Le avrebbe fatto così tante domande, avrebbe voluto sentire altrettante risposte.
Eppure, non l'avrebbe mai sopportato.
Si sarebbe sentita inutile, come la sua esistenza.
In fondo, Katherine era la donna che tutti desideravano.
Sapeva sedurre, era di una bellezza ammaliante e il suo carattere attirava chiunque.
Ma non erano forse la
stessa persona?
No. Non lo erano affatto e non lo sarebbero mai state, per fortuna o purtroppo.

Ricorda ancora il giorno in cui la incontrò.
In un certo senso se lo aspettava, se lo sentiva.
Non ebbe alcuna paura a voltarsi, non appena quel profumo alla vaniglia inebriò i suoi polmoni.
Ed era lì, dietro di lei.
Incrociò il suo sguardo e improvvisamente si sentì come un granello di sabbia, incapace di competerle, in alcun modo.
Elena lo ammise a se stessa troppe volte per dimenticarlo. Fu il loro semplice scambio di sguardi a farle capire che la sua vita, di lì a poco, sarebbe totalmente cambiata.
Quando Katherine avanzò verso di lei, sfiorandole la pelle e facendola rabbrividire, Elena non capì più nulla.
Svariate emozioni la travolsero, pensieri assurdi la tormentarono.
Tutta colpa sua, tutta colpa di Katherine, per fortuna o purtroppo.

Da quella sera, non l'aveva più rivista.
I giorni successivi erano stati un incubo, anche se ammetteva il contrario.
Ed era sempre quello specchio a ricordarle che lei non era Katherine, ma Elena.
Quel pezzo di vetro l'aveva vista piangere, quando desiderava con tutta se stessa una vita diversa, migliore.
Quando desiderava essere
lei, in tutta la sua fottuta sicurezza.
Lei che non si fermava difronte a nessun ostacolo, lottando solo ed esclusivamente per se stessa.
Il suo egoismo era il suo punto di forza, la sua salvezza.
Elena era umana. Non aveva bisogno di nient'altro, per fortuna o purtroppo.

Hai il fuoco dei Petrova”
Ricorda benissimo quel giorno, quelle parole.
A quell'affermazione, non fece a meno di sorridere tra sé e sé.
Forse era davvero ciò che si sarebbe voluta sentir dire, proprio perché lo diceva Katherine.
Quella mattina, parlare con Katherine le era sembrato semplicemente la cosa più naturale del mondo.
Ascoltarla, mentre con angoscia e finto menefreghismo le narrava la sua triste storia.

La tua opportunità sta svanendo. Sta per svanire... è svanita.”
Per la prima volta, dopo un anno, pensò attentamente al suo futuro.
Nonostante la sua storia con Stefan e le conseguenze di essa, non aveva mai pensato ad un'eventuale trasformazione.
Katherine invece, era riuscita a risvegliare in lei quell'oscuro pensiero.
Mentirebbe se dicesse che, per un breve istante, avrebbe desiderato raggiungere di pochi centimetri la vampira e bere dal suo sangue avidamente, senza mai smettere.
In fondo Katherine era l'unica che riusciva realmente a capirla, e forse lo stesso valeva per lei.
Sarebbe bastato uno sguardo, una parola di troppo.
Condividevano quel legame, per fortuna o purtroppo.

Si stava specchiando, sistemandosi pronta per andare a scuola.
Troppo immersa nei suoi pensieri, non avrebbe mai immaginato che sarebbe tornata.
“Sta diventando sempre più facile impersonarti”
Quella voce così identica alla sua, come sempre accompagnata da una sicurezza che Elena non avrebbe mai avuto.
Rivederla la faceva star male. L'insicurezza l'assaliva, rendendola una povera stupida.
Hai bisogno di me, Elena”
Salvata dalla sua sosia tanto odiata quanto apprezzata. Non voleva cedere, ma sapeva in cuor suo che era l'unica soluzione.
Da quel momento l'avrebbe incontrata ogni giorno – in chissà quale camera da letto – e al solo pensiero non poteva fare a meno di sbuffare, rassegnata.
Katherine l'avrebbe aiutata semplicemente perché le serviva, per fortuna o purtroppo.


Passandosi una mano tra i capelli, Elena continuava a guardarsi allo specchio.
Ricordava di quei mesi interminabili, la paura e lo sconforto che l'avevano accompagnata.
Pensava se ne fosse liberata, anche solo per un istante.
Rifletteva a quante persone aveva perso, in così poco tempo.
Aveva visto Isobel suicidarsi, alla ricerca della redenzione eterna.
Aveva visto Jenna essere uccisa, condannata ad un destino non voluto.
Era ancora umana grazie a John, il quale le aveva donato una vita nuova.
Una vita da
umana.
Le ore che passavano veloci durante il rituale le servivano per abituarsi all'idea che sarebbe tornata diversa, più forte.
Quando Klaus si nutrì di lei fino all'ultima goccia del suo prezioso sangue, Elena rivedette ogni singolo momento della sua vita.
Tutti coloro che ne facevano parte, in un modo o nell'altro.
E fu poco prima di perdere conoscenza che immaginò Katerina sorriderle, ingenuamente.
“Andrà tutto bene, starai bene”
Improvvisamente Elena si sentì tranquilla, lasciandosi cullare da quella voce così pura.
Sarebbe diventata vampira, non avrebbe permesso più a nessuno di rovinarle la vita.

Eppure, si era svegliata sempre la stessa, per fortuna o purtroppo.

«Damon non sopravviverà» una folata di vento improvvisa e quella voce fecero tornare Elena al presente.
Chiuse gli occhi, sospirando senza voltarsi.
«Bonnie ha detto che in questo modo sopravviverà» disse, con un tono convinto.
Anche Damon era tra i suoi pensieri. La stava letteralmente devastando.
Non avrebbe mai voluto perderlo, perché teneva a lui talmente tanto da non ammetterlo neppure a se stessa.
«Il morso di un licantropo è letale, neppure una streghetta da quattro soldi lo potrà salvare. Dobbiamo rassegnarci» Katherine avanzò, rimanendo a braccia incrociate e posizionandosi di fianco alla ragazza.
Inutile negare quanto inquietante fosse la situazione. Entrambe si specchiavano perfettamente, i loro riflessi dannatamente uguali erano comunque differenti.
Elena aprì di colpo gli occhi, non curandosi della questione.
«Dobbiamo?» la ragazza rimase un po' perplessa.
«Come mai non sei al pensionato?» la vampira sviò subito il discorso. Elena non fece a meno di roteare gli occhi, aspettandoselo.
«Questa è pur sempre casa mia, Katherine» rispose fredda, alzandosi dalla sedia.
Notò di sfuggita lo sguardo della donna riflettere sullo specchio.
Spostò lo sguardo in basso, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Ad ogni modo tornerò dagli altri più tardi, l'ho già detto a Stefan» continuò, per poi rialzare lo sguardo.
Katherine aprì uno dei cassetti della scrivania, prendendo in mano la qualsiasi con molta curiosità.
«La vuoi smettere?» Elena le tolse un pupazzetto dalle mani, chiudendo il cassetto di scatto e parandosi di fronte a lei.
Katherine rise divertita, poi si spostò gettandosi sul letto di Elena, cominciando a giocare con i capelli.
«Così non godrò della tua stupida compagnia per il resto dell'eternità» disse la vampira, con un finto tono rassegnato. «Peccato, mi sarei divertita a pettinarti i capelli»
Elena fece finta di nulla, guardandola abbastanza seccata.
Poi però, ripensò improvvisamente all'attimo prima della sua
morte.
Il sorriso di Katerina, la sua dolce risata e le sue guance rosee.
«Elena, ti sei forse incantata?» la voce di Katherine la fece scuotere da quei pensieri.
Bastò un'ulteriore occhiata alla vampira per rassegnarsi, come sempre.
«Posso dirti una cosa?» si sistemò anche lei sul letto, di fianco a lei.
Katherine le fece cenno di sì, senza risponderle.
«Quando Klaus mi ha morsa, prima di perdere i sensi... ti ho vista» Elena deglutì, curiosa della sua reazione.
«Immagino allora che la tua morte dev'essere stata sublime» Katherine rise leggermente, prendendo in giro la ragazza.
«Non eri tu, o almeno in parte» Elena si fece seria, guardandola dritta negli occhi.
«Beh, se non ero io, chi era?» domandò con curiosità la vampira, incrociando le braccia e corrugando la fronte.
Elena rimase in silenzio, poi sbuffò e portò una mano alla fronte, scuotendo la testa.
Non sapeva come spiegarle cosa aveva visto, non in quelle circostanze.
Stranamente però, si sentiva a suo agio. Nessun timore, insieme a quella che avrebbe definito stronza per sempre.
«Lascia stare, niente» si rialzò dal letto e velocemente andò a prendere la sua borsa, sospirando.
La chiuse e presa in mano fece un lieve sorriso, ma fu subito interrotto dalla suoneria del suo cellulare.
«Stefan?»
«Elena, vieni subito qui. Si tratta di Damon, si è ripreso»
«Cosa? Arrivo subito!»
Elena cominciò a preoccuparsi.
«Visto? Stefan è riuscito a trovare la cura, salveremo Damon! E' incredibi...» si voltò verso Katherine, ma non la trovò più.
Confusa andò a chiudere le finestre. Sentiva ancora il profumo della vampira, lo stesso che sentì la prima volta che la incontrò.
Un altro stupido sorriso si formò sul suo volto. Varcò la soglia della porta, e prima di andar via diede un ultimo sguardo.
Non sapeva le vere intenzioni di Katherine, non più ormai.
Sarebbe stata tutta da scoprire, come sempre.
Quello che avrebbe dovuto fare non appena tutto si sarebbe calmato.
Era inutile negarlo, Katherine Pierce faceva ormai parte della sua vita, per fortuna o purtroppo.

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Note finali: Bene, adesso posso scappare. Recensite senza scrupoli, criticatemi pure. Sono pronta a tutto dopo aver scritto questa schifezza è_é alla prossima!

   
 
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