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Autore: ChelseaH    10/05/2011    3 recensioni
Quando Santana si ubriaca piange. E vorrebbe illudersi che fosse per Puck, o per Sam, o per chiunque altro ma non per lei.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Santana Lopez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: Glee e i suoi personaggi appartengono alla FOX, Ryan Murphy e agli aventi diritto.


ATTENZIONE, slash appena accennato & spoiler fino alla 2x14 più o meno.


NOTE: I versi riportati nel corso della storia sono presi da Don’t cry for me Argentina di Madonna. Il titolo invece – Blame it on the alcohol – riprende l’omonimo titolo della puntata 2x14.
Ho sempre dei problemi a rendere in italiano delle espressioni che mi vengono solo in inglese, tipo “bitch”, che è la parola che mi veniva in mente ogni volta che scrivevo “stronza” riferito a Santana. Non rende per niente, a pensarlo in inglese rende molto di più, ma tant’è!

La oneshot in un certo senso può essere considerata un missing moment della puntata da cui prende il titolo, ovvero la 2x14.


Originariamente scritta per il contest indetto da Adamantina sul forum - Glee songs & Walt Disney contest - poi annullato per mancanza di partecipanti, dove mi era capitato il pairing Santana/Sam e la canzone Don't cry for me Argentina.



Blame it on the alcohol.

Le note di Don’t cry for me Argentina si spargevano per tutta la casa, assecondando l’ultima passione della signora Lopez, ovvero Evita e la canzone che ne faceva da colonna sonora portante. La trovava profonda e rilassante allo stesso tempo, così poteva passare ore e ore ad ascoltarla a ripetizione mentre svolgeva le sue faccende quotidiane.

Santana non era però dello stesso avviso, soprattutto quando quelle note la svegliavano bruscamente, a dispetto dell’andamento blando della canzone, quando più aveva bisogno di dormire, ovvero all’alba di una notte alcolica come poche altre nella sua vita. Aprì gli occhi infastidita, mentre cercava di scacciare con la forza del pensiero la pesantezza che avvertiva alla testa, con il pessimo risultato di incrementarla. Perché sua madre non spegneva quel dannato stereo?

Running around, trying everything new

But nothing impressed me at all

La serata precedente era stata... strana.

Santana non poteva dire di essersi divertita, non sul serio. L’unica cosa lontanamente divertente a essere successa era stato vedere Blaine e Rachel baciarsi in preda ai fumi dell’alcol, baciarsi e rimanerne entrambi soddisfatti. Le sarebbe tanto piaciuto vedere la faccia di Kurt in quel momento... ma Kurt era presente, no? Quindi l’aveva vista? Non avrebbe saputo dirlo, la testa le doleva troppo e aveva bevuto così tanto che ricordava solo a sprazzi la serata.

Puck incollato a Lauren.

Brittany spalmata su Artie.

Rachel che baciava Blaine, Blaine che baciava Rachel.

Kurt che ne rimaneva freddato, o almeno così credeva.

E lei? Lei addosso a Sam Evans, carino per carità, ma forse un po’ troppo per lei perché Sam era carino in quella strana maniera per la quale venivano definiti carini i cuccioli di cane. In ogni caso ora uscivano insieme ed era la prima volta che qualcuno usciva con lei in esclusiva e senza portarsela a letto. Strano, ma a lei andava bene così, del resto non si era mai fatta aspettative sul biondino dalla bocca troppo grande, non era certo una sprovveduta e sapeva che il ragazzo usciva con lei solo nella speranza di ingelosire Quinn. E Santana era sempre favorevole a qualunque cosa comprendesse arrecare danno a Quinn Fabray, anche se di danno gliene stavano procurando gran poco. In ogni caso quella storia le aveva procurato il primo ragazzo fisso nella storia dei ragazzi di Santana Lopez e in qualche maniera era... carino.

Sospirò, rendendosi conto che tutti gli analgesici di questo mondo non sarebbero mai serviti a farle passare quel mal di testa maledetto, non se continuava a rimuginare su cose senza senso incrementandolo.

Com’era possibile che nessuno la volesse, che la volesse davvero?

Puck andava a letto con lei ma poi usciva con Rachel Berry.

Puck andava a letto con lei e poi tentava – alla sua maniera – di essere premuroso nei confronti di Quinn e della nascitura.

Puck andava a letto con lei e si prendeva sbandate per Mercedes.

Puck andava a letto con lei e poi la scaricava definitivamente per correre dietro alle sottane di Lauren Zizes.

Non che le importasse di Puck, era solo uno dei giocatori più popolari della McKinley High e il suo ruolo era soltanto quello di aumentare la sua già alta popolarità in qualità di cheerleader, o quantomeno questo succedeva fino a qualche tempo prima.

Ma che le importava? Ora stava con Sam Evans, che sarebbe stato probabilmente anche più popolare di Puck se non fosse che i ragazzi del Glee club erano caduti in disgrazia agli occhi di chiunque già da tempo. Sam era gentile, Sam era il primo ragazzo con cui era stata che non l’avesse usata solo per le sue doti innate sotto alle coperte, ma Sam non la voleva esattamente come non l’aveva voluta Puck, perché Sam era innamorato di Quinn.

Si alzò di malavoglia, ricordandosi all’improvviso che doveva andare a scuola e già storcendo il naso al pensiero di tutto il caos che ci sarebbe stato nei corridoi, per nulla terapeutico per la sua testa sempre più sul punto di scoppiare. In confronto, il pensiero di starsene a letto con Don’t cry for me Argentina che le rimbombava nelle orecchie era quasi allettante. Si vestì e mentre inforcava un paio di occhiali da sole all’ultima moda, giusto per mascherare quelle orrende occhiaie da post sbornia che non se ne sarebbero andate nemmeno con tutto il fondotinta dell’universo, realizzò che la sera prima era stata in realtà due sere prima e che aveva passato tutta la domenica a letto, a cercare di smaltire qualcosa che evidentemente non aveva smaltito ancora del tutto.

Quanto aveva bevuto di preciso? Di sicuro più che in tutto il resto della sua esistenza, ed era ironico che la peggior sbornia di sempre l’avesse presa a un festa organizzata da Rachel Berry. Com’era caduta così in basso? Quando era successo di preciso? Quando era entrata nel Glee club? O quando Puck l’aveva definitivamente scaricata? O forse... l’immagine di Artie e Brittany appiccicati l’uno all’altra le invase con prepotenza la testa. E non se ne andò nemmeno durante le cinque ore di lezione che si alternarono prima del pranzo, poi durante il pranzo e infine... infine un Sam spuntato da chissà dove le si era accodato mentre si dirigeva verso l’aula in cui di solito si riuniva il Glee club e l’aveva trascinata dentro il ripostiglio delle scope del bidello.

“Non ti ricordi nulla?” le chiese andando subito al punto e senza nemmeno premurarsi di scusarsi per i modi poco carini.

“Cosa dovrei ricordarmi?” gli chiese bruscamente la ragazza, non troppo felice della frenesia che stava contrassegnando quella giornata, per lo meno nella sua testa.

“Hai... – Sam pareva imbarazzato – hai... pianto tutta sera... e anche dopo... cioè... quando ti ho riaccompagnato a casa.”

“Mi hai accompagnato a casa?!” domandò incredula, da quando si lasciava riaccompagnare a casa? Quella era roba da appuntamenti galanti, non certo da... da... da Santana.

“Sì, non ti reggevi in piedi. – le disse sospirando – E piangevi.” aggiunse, come se fosse un dettaglio importante e come se non l’avesse già specificato prima.

Santana aprì la bocca per replicare ma la richiuse quasi subito, rendendosi conto che una crisi incontrollata di pianto avrebbe potuto spiegare il rossore persistente intorno alle sue occhiaie alcoliche e che, di conseguenza, il biondo le stava raccontando la verità.

“Tutta colpa dell’alcol.” affermò facendo spallucce, cercando più di convincere se stessa che non Sam.

“Eri triste. L’alcol ha solo portato a galla tutta quella tristezza.”

Da quando Sam di secondo nome faceva grillo parlante? Santana iniziava a essere infastidita da quella conversazione, dallo spazio stretto nel quale si trovavano, dalla scarsa illuminazione e... da quella conversazione per l’appunto.

“Non so da dove tu venga ma qui a Lima, e penso anche in qualunque altra parte del mondo, un ragazzo non invita una ragazza nello sgabuzzino del bidello solo per parlare.” così dicendo gli voltò le spalle e se ne andò, quasi felice di avere la scusa del Glee club per evitarlo.

Non fosse che anche Sam ne faceva parte.

Il ragazzo passò tutto il tempo a fissarla in maniera strana e alla fine dell’incontro, prima che lei potesse anche solo rendersene conto, lui era riuscito a trascinarla nuovamente in quell’orrendo ripostiglio.

“Mi dici che ti prende?” le chiese Sam senza lasciarle la possibilità di parlare per prima.

“Niente.”

“Non è vero... so che c’è qualcosa che non va.” si intestardì lui e a Santana tornarono in mente Artie e Brittany che pomiciavano.

Stretti l’uno all’altra in maniera soffocante.

Sbuffò, come aveva permesso che qualcuno si accorgesse del fatto che in fondo anche lei era... come dire... fragile? Aveva speso la sua intera esistenza costruendosi addosso un determinato tipo di personaggio, in modo che gli altri la lasciassero in pace, in modo che nessuno si accorgesse che sotto quell’apparenza da strega cattiva anche lei provava sentimenti ed emozioni esattamente come tutti gli altri. E ora per colpa di qualche bicchierino di troppo qualcuno era riuscito a vedere oltre.

“Come se te ne importasse qualcosa.” disse esibendo la sua migliore espressione da stronza e sperando che bastasse a levarsi di dosso Sam Evans.

A levarsi dalla mente l’immagine di Brittany che... Brittany che viveva e se la spassava benissimo anche senza di lei. Scrollò la testa esasperata, perché quei pensieri avevano deciso di evadere dal suo subconscio per tormentarla proprio ora?

“So di non piacerti. – la voce di Sam interruppe il filo dei suoi pensieri – So che stiamo insieme solo perché io mi sto illudendo di poter fare un dispetto a Quinn e tu... tu vuoi riavere Puck immagino...”

“Si fotta Puck.” replicò laconica lei.

Puck non era mai stato un problema, anche se – e solo ora lo realizzava – lo aveva sempre messo in cima alla lista dei suoi problemi sentimentali per auto illudersi che lo fosse.

They are illusions

They are not the solutions they promised to be

The answer was here all the time

I love you and hope you love me

“C’è... c’è un altro?”

Santana avvertì esitazione nel tono di voce di Sam, esitazione mista a una sorta di premurosa dolcezza, come se lui volesse davvero aiutarla a superare il brutto momento, come se gliene importasse sul serio di lei. Ed era una cosa così inusuale nella sua vita che le lacrime presero a scorrerle lungo le guance senza che potesse fare niente per fermarle.

Piangeva per Sam di fronte a lei, piangeva per Puck che l’aveva abbandonata per una sottospecie di bulletta troppo grande e troppo grossa perfino per sponsorizzare l’unico negozio di taglie comode di Lima ma, più che per qualunque altra cosa, piangeva per Brittany. Per quella stupida che si era permessa di metterla in disparte per soddisfare le voglie di un quattrocchi su una sedia a rotelle, ammesso che la sotto il tutto gli funzionasse ancora come doveva.

Dannato alcol, se questo era il risultato avrebbe fatto bene a diventare astemia, e alla svelta.

Di sicuro se ne sarebbe stata lontana da Rachel e dalle sue feste per un bel po’ di tempo.

Sam la abbracciò.

“Chiunque sia non merita le tue lacrime, non piangere per lui Santana.” le disse facendole capire che non avrebbe indagato oltre.

Certo, Sam non poteva sapere che quel lui era in realtà una lei e il giorno dopo sarebbe tornato tutto come prima, lui – Sam – l’avrebbe retta a malapena, lei – Santana – si sarebbe mostrata al mondo come la stronza manipolatrice che forse era realmente, ma in quel momento l’unica cosa che lui voleva era consolarla, asciugare le sue lacrime e non doverle vedere mai più e Santana lo percepì quando lui la strinse forte, quando le diede un bacio fra i capelli sussurrandole che tutto sarebbe andato bene e quando i singhiozzi si placarono e il respiro le tornò normale e lui la lasciò andare senza ulteriori domande.

Sam Evans era un bravo ragazzo dopotutto, fin troppo per lei.

Ed entrambi sapevano nei meandri più nascosti dei loro cuori che, in fondo e a modo loro, erano amici.

E sarebbe rimasto il loro piccolo segreto.

Have I said too much?

There's nothing more I can think of to say to you.

But all you have to do is look at me to know

That every word is true


   
 
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