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Autore: bice_94    10/05/2011    8 recensioni
la felicità è come una rafflesia, purtroppo
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.

Cesare Pavese

 


La luce si era spenta all’improvviso.
Avevo perso il contatto con l’ambiente che mi circondava.
La mia casa. La conoscevo alla perfezione, ma quell’oscurità improvvisa mi aveva lasciata completamente disorientata.
Sentivo il mio respiro che minuto dopo minuto era diventato veloce e affannato e ogni mio tentativo di controllarlo era semplicemente inutile.
Sudore freddo iniziava a scendere sulla mia fronte, ma mi sentivo impotente, dannatamente incapace di compiere qualsiasi movimento.
Non ero sola, questo lo percepivo benissimo.
Il rumore sordo di un vaso che cadeva mi fece voltare bruscamente.
Da dove veniva?
E soprattutto chi era?
Il cuore batteva ad un ritmo troppo veloce, mentre sentivo scorrere nelle mie vene solo la danza feroce e inarrestabile della paura. Paura folle.
Ho sempre immaginato la mia morte come un momento in cui avrei abbandonato le mie angosce e  le mie gioie, ma nei miei pensieri sembrava qualcosa di etereo, di piacevole forse, di liberatorio.
Ora invece mi sentivo in trappola, in cui ogni singolo pezzo della mia vita sembrava passarmi davanti, senza poterlo fermare.
Mi sentivo spettatrice di quello spettacolo angosciante.
Lui era sempre più vicino e in quel momento sperai che si avvicinasse immediatamente e che facesse tutto in fretta.
Purtroppo però, quando sentii due mani fredde appoggiarsi poco delicatamente alle mie spalle, quel desiderio di un finale veloce svanì, cercando inevitabilemente una via di fuga per me o semplicemente per la mia mente.
Ormai le mie pupille si erano abituate all’oscurità e iniziai di nuovo a distingere le forme appena accennate del mondo che avevo intorno e della persona che avevo davanti.
Non potei evitarlo.
Lacrime salate iniziarono a scendere sul mio volto, finchè le dita di quell’uomo ne fermarono una proprio sulla guancia.
Si avvicinò a me. Ne sentii l’odore che mi avvolse velocemente.
..: mi dispiace. Perdonami se puoi.
Ancora una lacrima e poi solo dolore. Dolore sordo.
La fredda lama che prima si era poggiata sul mio fianco, ora bruciava sulla mia gola.
Sono un medico. So qual è il processo della morte, ma viverlo su di me aveva tutto un altro effetto.
Il mio respiro si fece ancora più veloce e singhiozzante, fino all’ultimo quasi disperato tentativo di prendere aria.
Un freddo terrificante mi intorpidì le membra velocemente, troppo velocemente.
Sapevo di morire.
In quei pochi istanti ho solo pensato a ciò che ho lasciato.
A chi ho lasciato.
Mi sentii disperatamente sola e terrorizzata.
Meritavo questa morte?
Bè non lo so, infondo non siamo noi a decidere.
Un Dio, il fato o cosa?
Non importa.
La mia natura da medico, scettica verso qualunque forma di religione, mi impedì di pregare, ma sperai che, se veramente esisteva qualcosa di più grande, avesse pietà della mia anima e di quella dell’uomo che, ancora vicino a me, piangeva disperatamente.
 
 
Un telefono squillava prepotentemente e una donna ancora assonnata allungò il suo braccio verso quel suono assordante.
B: Beckett.
E: c’è stato un omicidio.
B: arrivo subito. 
   
 
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