Fandom: Doctor Who
Personaggi: Eleventh Doctor, River Song, Amy Pond, Rory Williams
Rating: PG
Genere: triste, Death!fic
Conteggio parole: 1341
Avvertimenti: morte di un personaggio principale, spoiler!, one-shot
Riassunto: Si udì il suono di un solo colpo di pistola e poi cadde il silenzio.
La pallottola aveva squarciato la confusione che regnava nella stanza, facendo cadere gli occupanti nell’immobilità più assoluta.
Era stato un attimo veloce, ma al contempo lento.
Il Dottore aveva avuto tutto il tempo necessario per comprendere ciò che stava accadendo.
Note: partecipa alla missione della quinta settimana del Cow-T @maridichallenge, con il prompt Death per il Vampire!Team.
La storia è stata scritta molto prima dell'inizio della sesta stagione e basata solo sui piccoli spoiler che erano allora in circolazione, quindi non tiene minimamente conto degli avvenimenti della sesta stagione.
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.
Bang!
Bang!
Si udì il
suono di un solo colpo di pistola e poi cadde il silenzio.
Un attimo prima si
poteva sentire una cacofonia di voci che si sovrastavano le
une alle altre, ognuna cercava di prevaricare quella
dell’avversario, facendo
valere le proprie ragioni.
Un attimo dopo era il
silenzio innaturale a farla da padrone.
La pallottola aveva
squarciato la confusione che regnava nella stanza, facendo
cadere gli occupanti nell’immobilità
più assoluta.
Era stato un attimo
veloce, ma al contempo lento.
Il Dottore aveva avuto
tutto il tempo necessario per comprendere ciò che stava
accadendo.
Aveva sentito la
discussione di Amy interrompersi a metà, la sua voce alta e
lievemente isterica risuonava ancora sulle pareti della stanza.
L’aveva vista
voltarsi di colpo, spaventata e presa alla sprovvista da
quell’inavvertito
colpo di scena. Tutto ciò che la sua giovane compagna aveva
potuto fare era
stato di portarsi la mano alla bocca a coprire l’urlo di
terrore e dolore.
Rory, il giovane e
devoto marito, aveva serrato gli occhi, incapace di
assistere al momento in cui la pallottola avesse raggiunto il suo
obiettivo.
Li aveva guardati con
la coda dell’occhio, mentre il proiettile concludeva la
sua traiettoria nel suo costato. Amy e Rory erano stretti in un
abbraccio
terrorizzato, mentre la vita del loro Dottore gli veniva strappata dal
petto.
Aveva regalato loro un ultimo sorriso, mentre sentiva il suo corpo
precipitare
verso terra.
Il tonfo della sua
testa al suolo bastò a ridestarli
dall’immobilità in cui
erano caduti e poi tutto fu di nuovo confuso e concitato. Amy corse
nella sua
direzione, gettandosi al suo capezzale per tenergli sollevata la testa.
Strappò
con mani tremanti una parte della camicia a scacchi, lasciando scoperta
buona
parte della sua pelle candida, mentre con il pezzo di stoffa cercava di
tamponare il sangue che fuoriusciva a fiotti dalla ferita.
Il Dottore poteva
avvertire le sue piccole dita carezzagli dolcemente la testa,
spostandogli le ciocche di capelli dal viso. Gli sussurrava
incoraggiamenti
all’orecchio, cercando di minimizzare il danno procurato
dalla pallottola e
tentando di farlo ridere, anche in quel frangente.
Il Dottore sorrise
amaramente, mentre gli occhi seguivano i movimenti di Rory
che, con circospezione, toglieva la pistola ancora fumante dalle mani
di River.
Ho ucciso
l’uomo migliore che io abbia mai conosciuto.
Continuavano a
vorticargli in testa quelle parole, si susseguivano senza sosta
non lasciandogli tempo per pensare ad altro.
Ho ucciso
l’uomo migliore che io abbia mai conosciuto.
Osservò
River avvicinarsi a Amy e posarle una mano sulla spalla. Gli occhi le
si erano riempiti di lacrime e vedeva le sue mani, solitamente salde,
tremare
vistosamente. River si inginocchiò di fianco alla ragazza,
scuotendola appena e
cercando di staccarla dal corpo praticamente esanime del Dottore.
Il Signore del Tempo
sentì le mani della sua compagna stringersi con forza al
suo corpo, restia a lasciarlo andare e incapace di guardare negli occhi
la
donna che aveva ucciso il suo Dottore stropicciato, l’amico
della sua infanzia.
“Fidati di
me, Amelia Pond.” Sussurrò il Dottore
all’orecchio della giovane,
con le ultime forze rimastegli. Sollevò una mano a
carezzarle il viso, ripercorrendo
i lineamenti di quel volto ancora da bambina che aveva già
sofferto troppo.
Intrecciò le dita nei suoi capelli rossi e si scambiarono
uno sguardo complice:
si fidava del Dottore.
Amy lo depose di nuovo
al suolo e titubante si lasciò rimettere in piedi da
Rory che la stringeva in un abbraccio d’incoraggiamento.
“Ce la
farà?” chiese a River con astio.
La donna
guardò prima il Dottore e poi Amy. Annuì
leggermente, lasciando che le
lacrime scorressero libere sul suo volto. “Sì. I
Signori del Tempo hanno un
metodo tutto loro per aggirare la morte.” Spiegò
veloce, abbassando la testa.
“Quindi che
si fa? Rimaniamo qui?” domandò Rory togliendosi la
giacca e
porgendola alla moglie. Amy tremava, non di freddo, ma al momento la
sua giacca
calda era tutto ciò che lui le poteva offrire.
River negò
con la testa, facendo cenno ai ragazzi di seguirla fuori da quella
stanza impolverata.
“No!”
urlò Amy impuntandosi. “Non lo lasceremo qui ad
affrontare qualsiasi cosa
dovrà accadere da solo! Non di nuovo!”
River tornò
veloce sui suoi passi, la furia che albergava nei suoi occhi.
“Hai detto
che ti fidi del Dottore.” Le disse fredda e determinata. La
ragazza
annuì: il fuoco della battaglia che le scaldava il corpo e
il dolore che le
incendiava tutti i suoi sensi.
“Allora devi
fidarti di me.”
Le due donne si
guardarono per lunghissimi minuti, ognuna barricata nella
propria posizione e non intenzionata a soccombere.
“È
l’unico modo.”
La voce del Dottore
era suonata come un leggero bisbiglio, le sillabe impastate
le une alle altre. Era un rantolo a malapena distinguibile ma
sufficiente
affinché Amy seguisse gli ordini di River.
Il Dottore
osservò il suo gruppo di amici uscire veloci dalla stanza e
mettersi
in salvo.
Vide River tentennare
sull’uscio, restia a chiudere la porta dietro le sue
spalle. Da quel momento in poi avrebbe dovuto portare sulle sue spalle
il peso
di quella bugia.
River Song aveva
mentito per salvarli.
“Ben
fatto.” Sillabò il Signore del Tempo muovendo le
labbra, ormai troppo
debole perché la voce potesse risuonare ancora
un’ultima volta in quelle mura.
Con le lacrime agli
occhi la donna sigillò la stanza e scappò via: il
futuro
ora dipendeva da lei.
Il Dottore non si
sarebbe rigenerato. Non questa volta, almeno.
Il Signore del Tempo
strisciò sul pavimento fino ad addossarsi contro la
parete. Si tirò stancamente a sedere, stendendo le sue
lunghe gambe,
solitamente scattanti e piene di vita, di fronte a sé. Era
sfinito, il dolore
della pallottola piantata nel petto si acuiva sempre di più.
Era stato un colpo
diretto e preciso, volto a farlo morire senza permettergli
di rigenerarsi.
Era doloroso, ma al
contempo giusto.
Sentiva il suo corpo
farsi sempre più freddo e il suo brillante ingegno
spegnersi poco a poco. Era una sensazione strana, del tutto diversa da
quella
che aveva provato durante le morti precedenti. Era come se gli
ingranaggi del
suo cervello si stessero lentamente inceppando e non ci fosse nessuna
nuova
forza a rimetterli in movimento.
Era morto tante volte
ormai, vuoi per il normale corso della vita, vuoi per le
circostanze più disparate. Era morto per salvare qualcuno
nella maggior parte
dei casi; nessuno era insignificante ai suoi occhi e troppi erano morti
per
lui.
Tuttavia questa volta
qualcosa sarebbe cambiato, lo sentiva nel battito dei
suoi due cuori che si stava sempre più affievolendo.
Sollevò una
mano portandola all'altezza del suo volto: era pallida e fredda.
Non c'erano segni di rigenerazione.
Per così
tanto tempo aveva aggirato la morte che forse ora era giunto il
momento di fermarsi, non permettere che nessun'altro andasse in giro
col suo
nome e un volto nuovo.
Lasciò
ricadere il braccio al suo fianco, da una parte timoroso ma dall'altra
anche incuriosito da questa nuova esperienza. Certo, rigenerarsi era
come
morire un po' ogni volta, ma subito ne seguiva una rinascita. Era
un’esperienza
tremenda: un attimo prima sapeva chi era e l’attimo dopo,
quando l’energia
della rigenerazione lasciava il suo corpo, appariva come un estraneo ai
suoi
occhi. La sua mente doveva abituarsi a un corpo del tutto diverso, con
differenti emozioni e percezioni.
Adesso avrebbe dato
tutto ciò che era in suo possesso per poter provare
nuovamente quella terribile sensazione, ma sapeva che semplicemente non
poteva.
Adesso tutto doveva
andare in maniera diversa.
Doveva morire.
Sbuffò,
cercando di mascherare il proprio dolore.
Doveva morire
perché due Dottori assieme non potevano esistere. Aveva
compreso
che quello era l'unico modo per riuscire a salvare il mondo. Per un
certo verso
la sua vicenda gli ricordava quella dell’eroe di libri per
ragazzi. Un certo
Harry Potter, se la sua mente non iniziava già a tirargli
brutti scherzi:
nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive.
Sì,
condividevano lo stesso amaro destino.
Chiuse gli occhi
lasciando che un timido sorriso aleggiasse sul suo viso.
Sentì la
vita abbandonarlo pian piano e, con le ultime forze rimastegli, si
augurò che la sua corsa non finisse mai.
Fine
Note finali: girano tantissime ipotesi su chi sia l’uomo migliore che morirà per mano di River, io ho scelto di uccidere Eleven perché… dovevo uccidere qualcuno! XD
A parte gli scherzi, l’idea che River uccida il Dottore può essere molto fondata. Ho voluto inserirla in una scelta molto Potteriana: gli spoiler sulla sesta stagione vedono due Eleven che gironzolano mandando tutti in confusione e per ovviare a questo problema l’unica soluzione possibile è uccidere il Dottore, impedendogli di rigenerarsi.
Ovviamente poi Moffat mi smentirà e tirerà fuori dal cilindro Eleven che gioca con Eleven a rincorrersi, riscriverà ancora un po’ il tempo cambiando ancora le leggi dei Signori del Tempo.
Ma io non sono Moffat e per le mie pazzie non ci guadagno nulla.
Inoltre, davvero, non potevo uccidere Ten, gli voglio troppo bene per poterlo uccidere. E il Master l’ho già ammazzato due volte, una terza volta mi sembrava sadismo!
Harry Potter è di proprietà di J. K. Rowling.