Fandom: The Vampire Diaries
Timeline: verso la fine della 2x21.
Note:
-
Scritta sempre
per il TVG!Fest @ vampiregeometry
(a proposito, gli avete dato un’occhiata?); Prompt Elena/pilot!Elena - "Non sarò più la stessa dolce e indifesa
ragazza".
-
La
conversazione in corsivo tra Jenna ed Elena appartiene alla 1x02.
-
La frase “ripartire
da zero”, da cui deriva anche il titolo della one-shot, appartiene alla 1x01.
Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi
appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).
Ripartire
da zero
Si raccolse i lunghi capelli scuri e
lisci, davanti allo specchio della sua camera. Li sistemò in quel modo che le
ricordava tanto Jenna in preda ai deliri pieni d’ansia che precedevano un esame
all’università o un incontro con gli insegnanti di Jeremy.
«Capelli su o giù?»
«Assistente di volo sexy… casalinga disperata.»
«Allora su!»
La risata di Jenna le rimbombò nelle
orecchie e la costrinse a sciogliere la crocchia che si era fatta, lasciando
che i capelli ricadessero nuovamente sulle spalle disordinatamente. Fu
automatico stringere i pugni e tentare di arginare le lacrime di fronte alle
foto appese allo specchio. Si costrinse a ricacciarle indietro, a deglutire il
groppo alla gola e ignorare quel familiare senso di nausea alla bocca del
stomaco. Nausea che non l’aveva mai abbandonata, da quando i suoi genitori
erano morti quell’estate: fino a quel momento l’aveva ignorata, bloccata,
contrastata e relegata con forza in un angolo in modo da non avvertirla nei
momenti in cui tutto crollava, altrimenti le avrebbe infuso un altro carico di
responsabilità sulle spalle. In modo da mentire ancora un po’ a sé stessa su
come stava realmente.
Aveva fatto una promessa, il primo
giorno di scuola. Una promessa con l’Elena
che era stata e che aveva stentato a riconoscere in tutti quei mesi, nonostante
il riflesso nello specchio fosse identico; una promessa che le costava fatica e
dolore ogni giorno. E soprattutto che, in qualche contorto modo voluto dal
destino, le aveva tolto pian piano ogni persona che per lei contava più di
chiunque altro; la sua famiglia era stata sgretolata in tutti i modi possibili.
Quel giorno nel riflesso che aveva di fronte ritrovò quella ragazzina
spaventata dalla paura di ricominciare, vestita di nero e con gli occhi privi
di alcuna emozione;una ragazzina il cui sole era stato spazzato via da nuvole
nere cariche di pioggia.
Era come sentire di nuovo il dolore
di quei giorni, ma era peggio specchiarsi e notare che in quel pezzo di vetro argentato
erano rimasti incastrati i ricordi e le sensazioni del funerale dei suoi
genitori. L’angosciante vuoto che aveva tentato in tutti i modi di lasciarsi
alle spalle era riapparso e si era allargato notevolmente, ritrovando radici
nascoste e impiantandosi con tenacia dentro di lei. Aveva tentato di tutto per
essere più forte, indipendente. Per dimenticare e andare oltre a ciò che le era
successo, eppure niente era stato in grado di farla stare meglio.
Un sospiro stanco uscì dalle sue
labbra, quando il telefono prese a squillare. Si avvicinò al comodino e afferrò
il cellulare, fissando poi il display, dove un nuovo messaggio era appena
comparso: Stefan. Un debole sorriso
si impossessò delle sue labbra: riuscì a contrastare per poco il vuoto che la
divorava, rincorrendo avvenimenti e ricordi legati al ragazzo.
L’unico che era riuscito a spazzare
via il dolore che aveva provato per così tanto tempo. Nonostante ogni problema,
ogni lacrima versata in quei mesi, ogni scoperta sconvolgente, Stefan era
rimasto il suo punto di riferimento principale, uno squarcio di una nuova vita
e allo stesso tempo un sollievo nei momenti in cui tutto sembrava crollare e
non lasciare via d’uscita.
Elena se l’era ripromesso, di
cambiare, di diventare più forte.
Eppure tutti i suoi piani erano
andati in fumo.
Tutte le promesse che aveva fatto a
sé stessa si erano frantumate nel momento in cui le fiamme avevano bruciato il
corpo di Isobel, nel momento in cui Klaus aveva ucciso senza pietà alcuna
Jenna, nel momento in cui John aveva perso la vita per salvare la sua.
Afferrò un elastico e si legò i
capelli in una coda veloce, per mettere a posto quei ciuffi disordinati che le
ricadevano ribelli davanti al volto. Se la sistemò sul collo e osservò ancora
una volta il suo riflesso.
Vecchie foto attaccate alla cornice
dello specchio le ricordarono nuovamente chi aveva perso, nel corso del suo
cambiamento interiore. Nei ricordi, scavando in profondità, trovò quella
ragazzina dell’anno prima: la classica liceale con genitori amorevoli, pronta a
divertirsi, membro della squadra di cheerleader e capo del comitato
studentesco. Fidanzata con il proprio migliore amico, con la media dei volti
altissima. Aspirante scrittrice, prossima reginetta di Mystic Falls.
Portava i capelli sempre sciolti e
magliette colorate, un sorriso sul volto e gli occhi accessi di sogni e
ambizioni. Eppure, sfiorando con i polpastrelli la superficie dello specchio, i
capelli si trasformarono in un taglio ben raccolto in una coda, le magliette in
un vestito nero, il sorriso in un accennato stiramento delle labbra secche e mangiucchiate
dall’agitazione e dal dolore, gli occhi da sognanti a rassegnati.
Afferrò di getto il diario
abbandonato sulla scrivania, la cui copertina verde sembrava stonare in quel
momento e in quella stanza dove tutto riusciva a rievocarle ricordi dolorosi di
una persona che non c’era più.
Lo aprì alla pagina di Settembre;
con dita tremanti e occhi lucidi osservò le parole che aveva scritto il primo
giorno di scuola. Un singhiozzo involontario e una mano sulla bocca a cercare
di placare i successivi.
“Non sarò più la stessa dolce e
indifesa ragazza.”
«Ripartirò da zero.» continuò a
leggere ciò che aveva scritto, in un sussurro. E per un momento quella frase le
suonò falsa. Perché ci aveva provato con tutta sé stessa a mettere un punto ed
andare a capo, ma niente sembrava volerla aiutare. E lei, da sola, non poteva
più sopportare quella realtà.
Riappoggiò il diario sulla scrivania
e afferrò gli orecchini, tornando di nuovo davanti allo specchio. Prese un
grosso respiro, finendo di sistemarsi, quando qualcuno bussò sulla porta della
camera, che aveva lasciato aperta. Voltandosi vide Jeremy, serio e già vestito
nel suo elegante completo. Lo stesso che aveva indossato al funerale dei
genitori e che gli stava un po’ largo, ora gli calzava a pennello. In lui non c’era
più il ragazzino spaurito che sfuggiva alla realtà e al dolore, ma quando lo
abbracciò fu lei a tornare per un momento indietro nel tempo. A sentirsi di nuovo
quella di prima: la dolce e indifesa
ragazza che aveva cercato di dimenticare con tutte le sue forze.
«Ho paura.»
Jeremy la strinse un po’ di più,
sapendo quanto le era costato pronunciare quelle parola, «È dal funerale dei
nostri genitori che aspetto di sentirtelo dire.» le sussurrò in un orecchio, in
risposta. Elena non riuscì a fare altro che soffocare le lacrime nella camicia
del fratello e lasciare che la ragazzina dolce e indifesa di prima tornasse
solo per qualche minuto. Giusto il tempo di sfogarsi, lasciare andare fuori
tutto il dolore che aveva covato per mesi e mesi. Per poi mettere un altro
punto, staccarsi da Jeremy e ripartire, ancora una volta, da zero.