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Autore: Rei Ayanami    30/01/2004    1 recensioni
Uno Shinji sull'orlo della depressione; ormai diciottenne riflette sulla sua vita lontano dal Giappone, in occasione della scelta imminente dell'Università.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3 novembre 2019

Oggi ho ricevuto una lettera.

E’ la risposta alla mia domanda di ammissione all’università di Kyoto.

Non l’ho ancora aperta…

A dire la verità non sono più così sicuro di volerlo fare.

Non so nemmeno come mi sia passato per la mente di fare quella domanda.

Ogni volta che la vedo sul tavolo, mi chiedo perché ho scelto il Giappone.

Che sarei andato all’università, in fondo, lo avevo sempre saputo.

Ma non avrei mai immaginato che mi sarei trovato a scrivere la mia domanda su un pezzo di carta indirizzato alla facoltà di Kyoto…

In fondo, anche qui a Vienna ci sono molte università…

Fino a qualche anno fa, l’opinione che avevo di me stesso non mi avrebbe permesso nemmeno di sfiorare l’idea di poter frequentare un istituto così prestigioso come quello.

Ma negli ultimi quattro anni ho svolto un duro lavoro sulle mie convinzioni, che dopo la morte di Kaworu erano crollate come un castello di carte…

Sono andato via, perché non avrei potuto continuare a vivere nella città che aveva soffocato la mia anima.

Adesso ho diciotto anni, sono uno studente con un rendimento scolastico piuttosto superiore alla media e, soprattutto, mi sono lasciato alle spalle quel periodo della vita di un adolescente nel quale si è più vulnerabili ed ogni ostacolo sembra insormontabile.

Mi trovo piuttosto bene, qui a Vienna.

Da due anni non ho più un tutore, e vivo da solo in un piccolo appartamento del centro.

Conosco tante persone, anche se poche sono quelle che posso considerare più che semplici conoscenti.

Appena arrivato mi sono trovato immerso nelle sue vie grigie, quasi soffocato da una città dallo stile ottocentesco, barocco e rinascimentale, imponente e che inizialmente riusciva in qualche modo ad incutermi un certo timore.

Avevo soltanto quattordici anni.

Vivo qui da quattro anni, ormai.

Per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare che dovevo cambiare… non avrei mai potuto sopravvivere in una città come questa con la mia timidezza e il mio autolesionismo cronico.

Venivo da un periodo difficilissimo nel quale la mia volontà era stata disintegrata, annullata da mio padre, dalla Nerv, dall’Evangelion e dal compito che mi era stato affidato, dal quale nonostante le mie ripetute crisi, i miei tentennamenti e i miei rifiuti in fondo non mi sarei mai potuto sottrarre.

Solo che non lo sapevo.

Con l’incidente di Asuka e, successivamente, la morte di Kaworu, arrivai davvero a toccare il fondo: in quei momenti non pensavo davvero che un giorno la mia realtà sarebbe stata diversa da quella, che avrei potuto parlare di queste cose con lucidità e, soprattutto, con un certo distacco psico-sentimentale…

Probabilmente adesso questo mi riesce possibile anche perché non ho più avuto nessun contatto con le persone che hanno fatto parte, in qualche modo, di quel periodo: sono andato via senza salutare nessuno, non volevo più avere nulla a che fare con Neo-Tokyo 3, con le sue strade deprimenti, con il suo cielo grigio, con le persone cieche e immobili che la abitano passivamente, con la Nerv, con mio padre, con Toji, con la signorina Misato, con Asuka, con Ayanami…

Ancora una volta stavo fuggendo non solo dagli altri ma soprattutto da me stesso; me ne sono accorto solamente troppo tardi, e non ho avuto la forza di tornare indietro.

Per fortuna.

Adesso sto bene.

Sto davvero bene…

Così bene da poter pensare di riuscire a tornare in Giappone, quattro anni dopo, senza il minimo timore di venire di nuovo coinvolto in qualche cosa più grande di me…

In questi anni mi sono chiesto più di una volta che fine avranno fatto la Nerv, mio padre, e tutti quelli che ho avuto modo di conoscere a Neo-Tokyo 3.

Un po’ mi è dispiaciuto…

Partire senza salutare, intendo.

Mi sarebbe piaciuto vedere un’ultima volta Asuka, la signorina Misato, e anche Ayanami.

Ma nessuno di loro mi ha mai contattato, in questi anni, e per questo non ho mai pensato di farlo nemmeno io.

Chissà se si ricordano ancora di me…

Magari, una volta in Giappone, potrei anche ritornare a Neo-Tokyo 3.

Solamente per qualche ora, per guardarmi intorno e capire che sono cresciuto…

Accidenti, devo ancora aprire quella dannata risposta.

Non credevo che sarebbe stato così faticoso.

E’ soltanto una lettera…

Sembra quasi che io abbia paura, ma non di un rifiuto.

Come se temessi di dover ritornare a casa…

O di non poterci tornare ?

Forse in fondo non sono diventato poi così maturo…

O ad ogni modo non sono cambiato.

Credo che sia perché in fondo non si può pensare di cambiare ciò che si è.

Ci si può nascondere, illudere che bastino quattro anni lontano dal proprio passato per cancellare una storia e riscriverne un’altra…

Un’idea piuttosto stupida, in effetti…

E’ assurdo pensare che basti così poco per arrivarci.

In quattro anni, io l’ho sempre saputo…

Eppure…

Eppure non mi è mai passato per la testa che potesse essere vero…

Non ci ho mai creduto seriamente.

Non ho dato retta alle voci che mi ronzavano in testa, perché era bello pensare di essere riuscito a cambiare, di essere cresciuto, maturato, di essermi lasciato alle spalle la Nerv e Neo-Tokyo 3…

… e mio padre, e Asuka, e Ayanami…

Stupi-Shinji…

Ho diciotto anni, adesso.

Eppure, non ho ancora il coraggio di prendere uno stupido aereo e volare fino in Giappone, giusto per capire quanto fragile e confusionario sia l’animo umano…

Non ho la forza di aprire gli occhi e trovarmi immerso nella foschia invernale d Neo-Tokyo, sono fuggito via dal mio passato e non voglio che ritorni come un incubo, a perseguitarmi, ossessivo, a sbattermi sotto gli occhi quello che in fondo sono sempre stato… un debole…

Aveva ragione mio padre… peccato averlo capito soltanto ora… ora che non ho il coraggio di guardarmi indietro e capire che è stato tutto inutile, evanescente, istantaneo, illusorio…

Che schifo…

 

"Se incontri un viandante non chiedergli da dove viene, chiedigli dove sta andando."

"I mali che fuggi sono in te."

Dannazione, queste cose devo averle lette da qualche parte in un libro di scuola…

E sembrano così vere, adesso, disarmanti nella loro semplicità…

Non ho bisogno di tornare a Neo-Tokyo 3.

Ho soltanto bisogno di essere qualcuno.

E solo adesso capisco che è quello che ho sempre voluto; quello che ho sempre e solo desiderato, quello per cui ho sofferto…

E quello da cui sono scappato perché avevo paura, perché dovevo avere una scusa, un qualche cosa dietro cui nascondermi e con il quale poter giustificare la mia totale assenza di volontà e di voglia di vivere.

Credo che si chiami paura di essere.

Di essere qualcuno, o almeno qualcosa, paura di essere accettato, capito, aiutato, pensato, dimenticato, sorretto, abbandonato…

Davvero, Shinji Ikari...

Che schifo.

 

Rei Ayanami

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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