Là
dove avrebbe dovuto esserci un battito,
quello che faceva la differenza.
«Hey Axel… Pensi che avremo davvero un cuore, una
volta
raggiunto Kingdom Hearts? »
« Quello
è
il nostro scopo, quello dell’organizzazione. Quindi
sì, avremo un cuore»
« Ed è una
cosa buona, giusto?»
Axel si
mise a sedere, facendosi leva con la braccia e puntando i palmi aperti
delle
mani sopra le calde mattonelle della torre
dell’orologio.
Il suo sguardo si
spostò sopra la figura di Roxas che, con lo sguardo basso,
fissava il treno
passare sotto i suoi piedi, sospesi nell’aria. Il tramondo
illuminava lievemente i suoi lineamenti, facendolo sembrare ancora
più afflitto del solito, colpa delle ombre sul volto.
Con un piccolo sorriso – molto assomigliante ad un
ghigno- annuì, anche se sapeva bene che il più
piccolo non lo stava guardando.
« Ovvio che sì. Quando avremo un cuore noi
… Saremo completi, no?»
«Non dovresti rispondere a delle domande con altre domande,
sai?? »
Il biondo sollevò lo sguardo dal treno, ora mai sparito
dentro
una galleria.
Si portò entrambe le mani al grembo, osservando quasi
affascinato
i suoi guanti di pelle che strusciavano contro il soprabito
anch’esso di quel
materiale.
Nel silenzio riusciva persino a sentire lo sfrigolio dei tessuti che
entravano in contatto, quasi sembrassero fatti di plastica.
Il rosso ignorò la frecciatina, comunque felice - in un
certo senso- che il suo amico non sia del tutto giù di
morale da come sembrava.
« … Oggi è una giornata strana, vero?
»
Domandò Axel, portandosi una mano alla testa per poi
passarsi una mano tra i capelli rossi, quasi imbarazzato dalla sua
stessa
affermazione. Non che Axel si imbarazzasse per qualcosa, sia
chiaro.
Come potrebbe
un Nobody provare imbarazzo? Ah, stupide congetture e stupido Roxas.
Da quando quel ragazzo era entrato nell’organizzazione anche
lui aveva iniziato
a pensare ai sentimenti, a cercare di decifrare alcune piccole
scintille che dentro
di lui si accendevano. Forse emozioni?
« Stavo solo pensando, Axel.»
Roxas sollevò lo sguardo, la prima volta in tutta la
giornata, e puntò i suoi occhi azzurri verso la figura del
rosso. « Axel …
Avere un cuore cambierebbe qualcosa?»
Ripeté il nome del compagno, sbattendo le palpebre un
paio di volte per focalizzarlo meglio nonostante i suoi capelli rossi
si perdessero nello sfondo sfumato del tramonto.
Intanto le mani continuavano a muoversi, a strusciare l’una
sull’altra e a
provocare quel rumore tanto fastidioso quanto rassicurante.
In risposta alla sua domanda, Axel, perse per un momento
il suo sorriso. Alle volte quel piccoletto se ne usciva con domande che
riuscivano a spiazzarlo.
Insomma, ovvio che ci fosse una differenza, anche uno
stolto l’avrebbe capito. Sospirò lievemente,
scuotendo la testa e facendo
ondeggiare lievemente i capelli rossi.
Riprese il suo solito sorriso mentre,
con movimenti lenti, appoggiò la mano destra contro la
spalla del più piccolo,
scuotendolo lievemente come per farlo rinsanire.
«Non dirmi che non riesci a cogliere la differenza tra
avere un cuore e non avercelo, anche perché non ci credo.
»
Roxas sollevò un sopracciglio, allontanando malamente la
mano dell’altro dalla sua spalla.
Abbassò lo sguardo per un momento, per poi
riportarlo verso il viso di Axel, osservandone il contorno spigoloso e
la bocca
incurvata verso l’altro come sempre.
«Io … Credo
di
aver capito. Eppure qualcosa mi sfugge.»
Soppressò la frase per un istante, come se dovesse riprende
fiato oppure collegare la bocca con il cervello, prima di dire
ciò che gli
frullava nella mente da qualche giorno.
Il più grande rimane in silenzio, rispettando
per una volta – forse la prima e ultima- il silenzio e la
concentrazione del
biondo.
Dopo qualche attimo di silenzio da parte di entrambi, dove
l’unico rumore che
si sentiva era quello delle persone in lontananza che parlavano oppure
quello
degli uccelli del cielo, il numero XIII riprese la parola, volgendo lo
sguardo
al cielo color rosso fuoco.
«Vedi … Io
e te, per esempio, siamo
vivi. O per meglio dire siamo vivi a metà. » Socchiuse un attimo gli
occhi, cercando di
trovare le parole giuste.
«Però respiriamo, parliamo, beviamo, mangiamo
… Ho
letto qualche tempo fa, su un libro di Zexyon,
che per vivere bisogna avercelo, un cuore.
Perciò noi? Noi siamo vivi … Abbiamo del sangue
che ci
scorre nelle vene, e quindi abbiamo anche un cuore.»
Finì il suo discorso illuminandosi leggermente, sperando
nelle sue stesse parole.
“E' in cerca di risposte?! Oppure che altro,
perché si tormenta così?” si disse
Axel mentalmente, osservando il volto di Roxas, reprimendo la voglia di
accarezzargli la
nuca per …
No, non sapeva nemmeno lui il perché di quella assurda
voglia. Forse
voleva solo consolarlo, ma da cosa se non si può provare
sconforto?
« Ascoltami bene, Roxas, perché quello che ti
dirò dovrai
sempre ricordartelo. Ha capito, eh?»
Attese una risposta da parte del biondo, che gli arrivò
con un cenno del capo.
«Ottimo. Noi non siamo vivi. Non proviamo emozioni,
sentiamo solo ciò che il nostro
“qualcuno” sentiva. Sono solo mere illusioni,
niente di più. Non siamo fatti per provare emozioni, di
nessun tipo.
Se in
questo momento tu ti senti ferito, beh, non sei tu ad esserlo.
E’ solo un
ricordo, forse fin troppo vivo. »
Fermò per un attimo il suo monologo, osservando la
reazione di Roxas: solo un lieve sgranamento di occhi e la bocca
ricurva verso
il basso.
Continuò, quindi, senza altre esitazioni.
«E per quanto riguarda un cuore … Quello di cui hai letto te
è, certo, un cuore,
ma è inteso in un altro senso. Quel cuore
è solo un organo che serve, per l’appunto,
a farci vivere.
Quando noi ci riferiamo al “cuore” intendiamo la
capacità di
provare ira, gelosia, rabbia, felicità,
curiosità, amore e tanto altro.
L'hai memorizzato?»
A volte si sentiva geniale, si divertiva a spiegare le
cose a Roxas, specialmente quando quell’altro gli chiedeva le
cose che non
sapeva, eppure questa volta non sentiva la solita soddisfazione.
Che avesse infranto i suoi sogni? Che poi, un Nobody può
davvero avere dei cosiddetti sogni nel cassetto.
« Hey, Roxas …» Si avvicinò
di qualche centimetro verso
il biondo, afferrandogli nuovamente la spalla destra, scuotendolo come
aveva
fatto prima. « E’ per questo che ci serve un cuore,
capisci?»
« Ma se tu avessi un cuore, Axel, che cosa faresti?
Cambierebbe qualcosa? Forse … Non saresti più
Axel»
Il rosso parve pensarci su un attimo, aggrottando le
piccole sopracciglia e arricciando le labbra.
« A questo non so darti una risposta, moccioso.
Però se
ti va possiamo scoprirlo insieme, eh? »
Sghignazzò, osservando la faccia scocciata
dell’amico per
essersi sentito chiamare “moccioso”.
Con un movimento quasi fulmineo si alzò da terra, osservando
dall’alto in basso
il biondo.
Con una mano si spolverò il mantello nero, che fino a poco
prima era in
contatto con il pavimento della terrazza, mentre con l’altra
fece un cenno
verso Roxas, che poteva essere inteso come un saluto.
«Tu continua a lavorare e a raccogliere cuori, Roxas,
così tra non molto potremo avere un cuore entrambi, e
finalmente sapere cosa si
prova ad avere delle emozioni, e non solo dei ricordi. »
Senza aggiungere altro, o dare il tempo al biondo di
replicare, il numero VIII aprì un varco e ci si
gettò dentro, come se tutto
dipendesse da quella mossa.
Roxas rimase fermo a fissare il punto dove era sparito Axel,
limitandosi a
scuotere la testa.
Che bugiardo, anche se non abbiamo un cuore noi riusciamo a sentilo.
.
Non
lo so, davvero. E' molto nonsense, eppure questo discorso mi ispirava
un sacco.
Beh, è la mia prima vera e propria storia su Kingdom Hearts,
quindi i personaggi non sono ancora il mio forte, ecco... Spero
comunque che l'idea sia piaciuta, almeno un pochino!
Non ho annotazioni particolari, diciamo che il periodo può
essere visto durante il periodo di Kingdom Hearts 358/2 days, dopo il
ritorno di Axel dal castello dell'oblio.