tu tum tu tum TI AMO tu tum tu tum Il rosso fuoco del tramonto sembrava fendere con i suoi raggi la città, fino ad illuminare la sua stanza. Lei si stava cambiando, e appoggiando sul letto l’abito che aveva indossato per il matrimonio della sua migliore amica, non potè impedirsi di maledire mentalmente quel bastardo di generale che rapendola le aveva fatto macchiare d’erba quel vestito così bello; ma non potè rimanere arrabbiata troppo a lungo, perché già le si affollarono nella mente le parole del suo partner: “Voglio sopravvivere per la persona che amo, e allo stesso tempo la voglio proteggere” Si riferiva davvero a lei? Si ne era certa! Ma ora che lui aveva ammesso di amarla, lei come si sarebbe dovuta comportare? Già lo immaginava, sarebbe arrossita ogni volta che i suoi occhi avessero incontrato gli sguardi profondi di lui: l’avrebbe giudicata come una sciocca ragazzina! Ma lei non poteva farci niente. I suoi pensieri furono interrotti, Ryo aveva bussato alla porta della sua camera… “Entra pure” Ryo aprì la porta, il tramonto era proprio alle spalle di lei, facendo si che lui ne vedesse solo la sagoma. Come avrebbe dovuto comportarsi? Non era mai stato bravo con le parole ma nonostante ciò voleva dimostrarle quello che lui aveva capito piano piano col passare del tempo: l’amava. Voleva farlo nel modo in cui tutte le ragazze lo sognano: un bel “Ti amo” detto guardandosi negli occhi, ma si sentiva talmente fuori luogo in questa situazione… Ma lo avrebbe fatto per lei. Kaori intanto aveva riposto il vestito in un angolo della stanza, e sorpresa del fatto che non avesse ancora parlato si girò verso di lui, con sguardo “sensualmente” interrogativo. Si sensuale, ecco a cosa pensava adesso Ryo, a quanto fosse seducente la sua partner, si era impedito di notarlo, ma ora la sua femminilità prorompeva da tutti i pori, fino ad inebriarlo. “Ryo c’è qualche problema?” Chiese lei avvicinandosi a lui quel tanto che bastò perché lui si chinasse su di lei per darle un bacio. Il bacio. Il loro primo bacio, carico di amore e tenerezza. Un bacio timido in cui le labbra si sfiorarono e si inumidirono a vicenda. Lei arrossì lievemente. Lui tuffò i suoi occhi nei grandi occhi nocciola di lei e le sorrise. Era così pura, arrossire per un bacio del genere. Ma anche lui si scoprì essere arrossito, anche se lei non se ne accorse credendo che fossero i raggi del crepuscolo. Era anche per lui il suo primo amore, come lo era per lei. Fu allora che capì veramente una cosa: lo stallone di Shinjuku nonostante le sue “esperienze” aveva esitato tanto, perché lei era il suo primo amore, e aveva paura, paura di perderla. Ma loro non si sarebbero mai persi e di questo adesso ne era certo. Lei prese l’iniziativa: intrecciò le sue dita lunghe e affusolate nei capelli del color dell’ebano di lui, attirandolo a se per dargli un bacio, meno casto di prima, con il quale volle fargli capire che ardeva di desiderio per lui. In quei pochi minuti di parole non dette, sembrò che si fossero chiariti a entrambi 7 anni di vita insieme. Lui fu per lei il più tenero degli amanti e quella sera fecero entrambi per la prima volta l’amore. Più di una volta nell’amplesso i loro nomi rieccheggiarono in quella stanza… Dei raggi vermigli sferzavano l’aria fino a raggiungere il letto a una piazza di lui. Erano entrambi svegli accoccolati. Avevano visto sorgere il sole. Insieme. Senza dire una parola. Tenendosi stretti, ascoltando l’unico suono dei loro due cuori. FINE