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Autore: Kate_88    12/05/2011    17 recensioni
L'infanzia, i momenti più belli di tutta la mia vita, uniti a quei ricordi più duri dove mi rimproveravi e dimostravi in modo differente il tuo amore per me; la mia infanzia, quella dove volevo tutto e dove tu agitavi l'indice e scuotevi il capo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Endymion, Serenity
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Ragazze, in un momento di dolcezza e tristezza, ho creato questa shot.
Io spero vi piaccia! L'ho pubblicata di getto, d'istinto perchè sono semplici ricordi e sentimenti con un pizzico di educazione.
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche se i protagonisti non sono la nostra Usagi e Mamoru.

Dedico poi poche righe, che spero siano sufficienti ed apprezzate, per discutere di un piccolo problema. Questa storia è nata dalla mia fantasia e da alcuni ricordi tuttavia sono state riscontrate delle somiglianze con una One shot "il giorno più bello" di Quintessence. Dopo aver parlato in maniera amichevole con l'autrice che non l'ha ritenuta plagio, ci tengo comunque a ringraziarla e far presente che mi dispiace se in qualche modo la storia abbia potuto far pensare ad una copia.
Con questo spero di aver chiarito ogni eventuale dubbio perchè comunque è giusto che sia così, nel momento in cui questi nascono.
Un bacio a tutte voi!

Kate

 

 

 

 

 

 

 

Vorrei...

 

 

 

 

L'infanzia, i momenti più belli di tutta la mia vita, uniti a quei ricordi più duri dove mi rimproveravi e dimostravi in modo differente il tuo amore per me; la mia infanzia, quella dove volevo tutto e dove tu agitavi l'indice e scuotevi il capo.

 

Avevo quattro anni e da quando avevo scoperto quel mondo fatto di parole non stavo più zitta, raccontandoti dei giochi che facevo con Diana, delle sfilate con Minako, dei compitini con Ami, degli esercizi con Makoto ed infine ti recitavo le preghiere che Rei m'insegnava, mordendomi la lingua quando poi troppe parole volevano uscire regalandoti solo suoni scomposti e piccole pernacchie.

Mi arrabbiavo perché ero piccola e volevo dirti tutto ciò che la mia testa pensava, volevo parlarti di tutto quel mondo che sentivo e vivevo dentro anche semplicemente correndo in giardino.

Volevo chiederti mille cose, volevo sapere cosa si provava nel portare una corona e se sarebbe stata bene sulla mia testa colorata di rosa.

Volevo tante cose e correndo da te già formulavo le mie frasi, stringendo il mio peluche a forma di coniglietto, bianco e delicato con il pelo morbido: era il mio preferito.

Ricordo quel giorno, quando inciampando sul mio vestito bianco, il coniglio cadde a terra sporcandosi ed io scoppiai a piangere.

Ero piccola e se piangevo era perché ti volevo.

Tutti a palazzo mi circondarono, mille mani erano tese verso di me, tutti a rassicurarmi, a viziarmi e dirmi che nulla era successo.

Diana era corsa da me e mi leccava le ginocchia, Luna mi parlava, Artemis faceva le fusa ma io piangevo.

« Voglio la Mamma! »

Arrivò anche Papà ed anche se era il mio principe, l'uomo che mi calmava con un solo sguardo, quel giorno si sentì rifiutato perchè io piangevo e volevo solo Lei per raccontarle tutto, anche di quella caduta.

« Mamma! »

Singhiozzavo mentre Papà s'inginocchiava davanti a me tendendo ancora la sua grande e calda mano che mi sfiorò poi le guance ed asciugava le lacrime.

« Ma la mamma adesso è impegnata. »

La sua calda voce questa volta non mi aiutava. Dov'era la mia mamma ora che piangevo e mi ero sbucciata le ginocchia, strappando il mio abito bianco?

« Piccola principessa sai, forse un modo per far arrivare la mamma c'è... »

Con quelle parole attirasti la mia attenzione, anche se continuavo a piangere ed asciugare le lacrime anche con il pelo di quel povero coniglio.

Tu c'eri già ma al tempo non lo sapevo. Eri nascosta dietro una colonna, avevi visto tutto ma una cosa non ti piaceva e dovevi correggerla, perché ero piccola e dovevo crescere.

« Se tu dici: vorrei la mamma, lei apparirà, come per magia. Sai, con le parole si fanno tante magie belle. »

Non ero molto convinta di quelle parole ma ascoltandoti avevo smesso un po' di piangere e fare i capricci, continuando però a desiderare l'attenzione di quella donna da cui non riuscivo a staccarmi.

« Vorrei la mamma »

Non ero certa di aver detto quelle parole nel modo giusto ed ancora non ero convinta delle parole di papà ma tu arrivasti di corsa, reggendoti quel lungo abito a sirena che ti rendeva la regina più bella del mondo, la migliore di tutte le favole.

« Cos'è successo, mia Chibi? »

Guardavo la mia mamma chinarsi al fianco di papà ed osservarmi con quegli occhi carichi d'amore.

Non ti dissi nulla di tutte quelle cose che volevo dirti, mi ricordo solo che mi gettai tra le tue braccia e versai le mie lacrime migliori, ripensando poi a quelle paroline magiche.

 

Ero la più bella principessa del regno, papà mi diceva sempre così viziandomi con i baci più belli per augurarmi la buonanotte.

Era la mia infanzia e tu e papà facevate di tutto per educarmi e rendermi felice, fiera di essere quella principessina che spesso doveva lottare contro i compagni della sua stessa età.

Era difficile giocare al parco con gli altri perchè loro credevano che non potessi fare nulla, vestita con quell'abito bianco che mi rendeva la più bella e dolce di tutte.

Ero la principessa di papà e mamma, viziata da Pù che mi regalava cioccolatini di nascosto ed educata da Ami che mi regalava i suoi appunti di quando studiava alle elementari.

Mi piaceva disegnare anche se quelli di Ami erano tutti educativi, con addizioni, sottrazioni, operazioni strane e le solite regole per parlare bene.

Volevo tante cose e studiare non rientrava nelle mie voglie.

Volevo correre nel prato e raccogliere i fiori con Makoto, volevo fare le sfilate con Minako che nel tempo libero mi viziava con abiti stupendi, volevo anche giocare con i corvi insieme a Rei e poi... poi volevo correre da mamma e regalarle le rose più belle del nostro giardino, quelle che papà metteva sempre nei vasi della loro camera regalando quel profumo che tanto amavo.

Quel giorno raccolsi una rosa bianca, pura come te che mi regalavi i sorrisi più belli ed iniziai a correre per tutto il palazzo eccitata dall'idea di raggiungerti, per aprire quella porta che mi separava da te che nuovamente bisticciavi con Ami per i documenti scritti male, con quegli errori che mi dicevi sempre di non commettere, perché io dovevo imparare.

Ti sentivo mentre dimostravi che anche tu un po' bambina lo eri ancora e sorrisi sistemando il mio abito bianco e bussai alla porta.

Quando bussavo non ero propriamente il massimo della delicatezza, iniziavo a chiamarti e se non rispondevi subito piangevo, facevo i capricci ed urlavo perché a soli quattro anni, se non ti avevo subito, pensavo volessi mandarmi via, abbandonarmi e lasciarmi sola, non sapevo invece che quando si cresce ci sono tanti problemi ed il mondo si allarga senza motivo.

Continuando a bussare contro quella porta, mi punsi il dito con una spina e le lacrime aumentarono insieme alle urla, consapevole che con quei miei modi avrei attirato l'attenzione di tutti gli abitanti del palazzo, perché ero la più piccola, ero viziata ed ero l'amore di mamma e papà.

Quella volta però non arrivò nessuno.

Non sapevo che papà mi osservava da lontano, non sapevo che Minako si tratteneva nel venire ad aiutarmi, non sapevo che Makoto aveva già sistemato il mio lettino per farmi stare comoda e calda dopo quelle lacrime e non sapevo che Rei avesse già preso la scatolina del pronto soccorso, attenendo il giusto segno per venire da me.

Io piangevo e con la mano sana mi asciugavo a fasi alterne le lacrime ed il naso mentre con la mano ferita dalla rosa, per sbaglio macchiai il vestito con il sangue, piangendo ancora di più.

Io ancora non capivo.

Perchè nessuno veniva a soccorrere la principessa di papà che piangeva?

Perchè la mamma non correva da me, prendendomi in braccio e baciandomi fino all'esaurimento delle mie lacrime?

Volevo la mamma e lei non veniva, poi mi venne in mente una frase di papà, quella frase magica e così, tirando su con il nasino, pronuncia quelle parole: « Vorrei la mamma »

Il castello per incanto si sbloccò.

Papà uscì, fiero di me, da dietro la colonna, Makoto e le altre mi raggiunsero ma i miei occhi erano solo per lei, la mia mamma che aprì la porta e mi prese in braccio.

« Mi sono punta »

« Ma adesso la mamma ti darà il bacio magico e tutto passerà »

« Mamma ma sono davvero magiche quelle parole? »

« Certo. Hai visto che magia? Non si dice mai “voglio” perché imparerai mia piccola principessa, che non si deve mai pretendere nella vita. »

Io ti guardavo e non capivo ancora bene cosa mi stessi dicendo e forse la voglia di stare tra le braccia era molto più forte di quella lezione di vita, così ti ho regalato la mia rosa e le mie lacrime sono sparite per incanto, di fronte al tuo volto sorridente ed ai tuoi occhi chiari che mi guardavano e mi facevano sentire la vera principessa di quel grande castello.

Tu eri la mia mamma ed io volevo stare solo lì, tra le tue braccia e sentire la mia testa rosa carezzata dalla mano del mio papà, il principe del mio cuore.

 

La mia mamma era la regina di un mondo fantastico ed il mio papà l'uomo più coraggioso, il mio eroe; li rivedevo nelle favole che mi raccontavano.

Papà con me non indossava mai la maschera e mamma mi coccolava sempre, sciogliendomi i capelli e pettinandomeli con cura, poi quando finalmente erano sistemati, mi permetteva di pettinarle un po' un suo codino, consapevole che purtroppo le avrei solo arricciato le punte.

Io a volte pensavo di essere viziata, coccolata da loro solo perché ero figlia unica ed invece mi bastava un attimo per capire che semplicemente mi amavano; un bacio di mamma, una carezza di papà, quel vola vola tra le braccia dei miei genitori, le persone che per sempre avrei voluto al mio fianco.

La sera aspettavo mamma e papà per due motivi: i capelli spazzolati e la favola della buonanotte.

Con i miei capelli sciolti, mamma apriva le lenzuola e mi faceva sdraiare però restava lì accanto, permettendomi di poggiare la mia testa sul suo fianco, beata dalle tue carezze e coccolata dalle parole di papà e dalle sue magiche fiabe.

C'erano sempre eroi, principesse, guerrieri e guerriere poi, sapendo quanto amassi i nostri gattini, ogni storia presentava almeno un gatto ed il nome spesso era Diana, la mia Diana.

Di solito non riusciva mai a finire la storia, così ne leggeva una metà una sera e l'altra metà la sera dopo perchè io, dopo una giornata passata a correre, a raccogliere fiori, a sfilare, studiare e pregare, avevo sonno e mi addormentavo, non prima d'aver chiesto il bacio della buonanotte, implorando i miei genitori.

« Mamma, papà voglio il bacio della buonanotte e le coccole. Rimanete qui? »

Io non mi aspettavo alcuna risposta perché dopo quella domanda, mi resi conto che nuovamente stavo pretendendo ma papà si tolse le scarpe e si sdraiò al mio fianco, così come fece la mia mamma, avvolta nel suo abito a sirena.

« Mamma ma non c'era bisogno della parolina magica? »

Tu e papà sorridete e scuotete l'indice vicino al mio naso facendomi ridere, sorridere e muovere per il poco solletico che mi provocavate.

« No mia piccola principessa, perché i baci da mamma e papà li puoi pretendere sempre ed anche le coccole. Le riceverai sempre, anche quando sarai grande. Anzi, quando sarai grande cercherai di sfuggire ed allora io e papà ti rincorreremo e ti strapazzeremo di coccole »

Io ti guardavo e davvero non capivo: perché sarei dovuta fuggire dalle loro coccole?

« Mamma io voglio sempre le coccole. »

Anche papà mi guarda e sorride, poi allunga la mano e mi solletica sotto i piedi ed io scatto, mi chiudo a riccio, inizio a ridere.

« ma non voglio il solletico »

Rido perchè quei momenti con la mia mamma ed il mio papà li adoro.

« Tu no, ma il tuo papà ti riempe di baci e solletico! »

 

Io me la ricordo ancora quella notte. La mamma mi riempì di baci, papà di solletico e coccole: ero la loro piccola principessa.

Io con loro ho imparato che nella vita non devo pretendere troppo però posso ancora pretendere le coccole dal mio stanco papà ed anche dal mio fidanzato.

So che potrò coccolare mia figlia un giorno e dovrò scuotere l'indice e rimproverarla se sbaglierà.

Dovrò dirle che c'è un abisso tra Voglio e Vorrei; dovrò insegnarle tante cose e tutto sulla base dei tuoi insegnamenti: mamma.

Adesso però mi domando una cosa: posso essere un po' egoista e pretendere il tuo risveglio?

Posso chiedere ad un qualche Dio nuovamente la tua calda carezza, il tuo sguardo dolce e le tue parole confortanti?

Senza di te, la mia vita non sarà più la stessa ma ti prometto, davanti a questa bara di cristallo, che continuerò a crescere e resterai per sempre nel mio cuore.

Mamma vorrei tanto semplicemente abbracciarti.

   
 
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