Every time I see your face
prompt: #015, photograph
Nel buio della stanzetta Linda Eastman si accingeva a sviluppare le foto che durante
quelle settimane aveva scattato con tanta passione.
Adorava il suo mestiere: Heather le diceva spesso
che era una fata, perché solo una fata poteva far comparire dal nulla delle
immagini, farle spuntare sulla carta che fino a pochi secondi prima era stata
zuppa di soluzione, e la parte bambina di Linda non poteva far altro che
annuirle sorridente.
Le piaceva poter credere di avere dei poteri
magici, poter incontrare persone famose e farle riapparire piccine, dei
folletti fatti di rullino.
Ma c’era una cosa del suo mestiere che Linda
apprezzava ancor di più: il fatto di poter imprimere dei momenti sulla carta.
Rubare pezzettini di felicità agli altri, catturarli e riportarli ancor più
belli e fulgidi di prima la rendeva partecipe della gioia altrui, le permetteva
di vivere un angolino della vita di chi aveva posato per lei.
Finalmente le foto appese al filo si erano
asciugate: la donna le passò in rassegna velocemente, sorridendo soddisfatta ad
ogni scatto per i colori, i profili e i giochi di luci ed ombre.
Ne prese una e l’osservò con più attenzione: il
suo sguardo passò dal sorriso gioioso del signor Starr
a quello sereno del signor Harrison, per poi posarsi sulla risata fanciullesca
di Lennon.
Lo guardò seria, ripensando a quanto le era
piaciuto un paio d’anni prima, quand’era andata a vederli allo Shea Stadium: ora come ora le era
sembrato simpatico e davvero arguto ma una parte di fascino, doveva ammetterlo,
se n’era andata.
Qualcun altro, invece, aveva continuato a conservarlo: lo
sguardo di Linda passò da John al signor McCartney, come gliel’avevano
presentato sul set, e accarezzò con precisione il profilo dolce del bassista.
Di per sé era una bella foto, ma la sua presenza
contribuiva indubbiamente a renderla…
-Magnetica.-
La donna riprese a guardare lo scatto, e si
ritrovò a pensare che avrebbe pagato fior di quattrini pur di immortalare nuovamente
quel viso delicato. Da solo, però, le consigliò la coscienza.
D’improvviso la porta cigolò e Linda udì dei
passi felpati avvicinarsi sempre più: sua figlia voleva tenderle un agguato, al
solito.
Sbuffò ad alta voce: -Heather,
quante volte te lo devo dire che qua non devi scendere? La mamma sta lavorando!
Dopo possiamo giocare ai pirati, ma adesso lasciami fare le mie magie in pace!-
-Mi scusi, non intendevo disturbarla…
Tornerò un altro giorno.-
La donna sussultò: quella voce matura e maschile
di certo non apparteneva a sua figlia.
Seppure con timore, disse con voce tutto sommato
decisa: -Chi va là?-
L’uomo si avvicinò e la luce fioca della lampada
da tavolo illuminò il suo viso.
Linda sussultò di nuovo, stavolta più
vistosamente, e il giovane si affrettò a scusarsi:
-Non era assolutamente mia intenzione
spaventarla, miss Eastman. Non bisogna mai disturbare
un’artista all’opera, e io non posso permettermi il lusso d’infrangere questa
regola. Tornerò un altro giorno.-
La salutò con un cenno del capo e fece per
tornarsene da dov’era venuto, ma Linda lo trattenne per un braccio,
costringendolo a voltarsi.
-Signor… Signor
McCartney, la pregherei di restare. Non mi dà alcun disturbo, sul serio.-
Il bassista le sorrise radioso, e Linda
ringraziò mentalmente l’oscurità, capace di nasconderle alla perfezione le
guance rosse.
-E così lei fa le magie, eh?-
A quella domanda Linda avvampò nuovamente, ma
rispose in fretta:
-Per mia figlia sì, mister McCartney. Non sa come
spiegarsi il fatto che sua madre riesca a catturare le persone lì dentro.- La
donna indicò l’apparecchio fotografico sul tavolo e Paul rise, per poi
guardarla nuovamente:
-La capisco perfettamente... Mmm,
ma sa una cosa, miss? Mi piacerebbe davvero molto se potessimo lasciare da
parte tutti questi convenevoli e darci del “tu”. “Signor McCartney” mi fa
sentire vecchio, e ho solo 24 anni, diamine!-
Linda scoppiò a ridere e annuì, ma la foto che
teneva dietro la schiena le scivolò dalle dita e cadde davanti ai suoi piedi.
Prima di poter fare qualsiasi cosa, Paul si era
chinato e l’aveva raccolta, notando il soggetto dello scatto.
-Ma questi siamo noi!- esclamò entusiasta,
passando in rassegna i vari volti sotto lo sguardo intenerito di lei.
Linda se ne stava accanto a lui in silenzio, a
studiare il suo profilo in ogni minimo particolare, quasi a volerlo imparare a
memoria.
-È molto bella, sai?-
La donna si era riscossa: il morbido profilo di
Paul era stato sostituito dagli altrettanto dolci occhi, e da quel sorriso che
sembrava volesse riempire tutta la stanzetta.
Linda arrossì, bofonchiando un paio di parole di
ringraziamento: se solo sapesse cosa rende la foto così bella…
-Diamine, è così… magnetica!-
La donna spalancò gli occhi, fissandolo
nuovamente con stupore: era telepatia o cos’altro?
-Hai saputo catturare perfettamente la nostra essenza… Non saprei, forse è l’equilibrio tra le nostre
figure, un equilibrio che non è frutto di pose plastiche ma solamente della spontaneità…-
Riprese a guardarla: -Sei bravissima, Linda.-
La fotografa rimase a fissarlo, incapace di
ringraziare un uomo che aveva finalmente compreso il suo modo di fare arte.
Quando finalmente provò ad aprir bocca per
articolare una frase di senso compiuto, Paul la stava già baciando.
In quell’esatto istante Linda maledisse il
cervello umano per non essere dotato di autoscatto, ma si consolò in fretta:
quel momento sarebbe rimasto impresso per sempre nella sua mente.
Credits titolo:
Photograph - Ringo Starr
Speculate about the cosmic solution.
Sì, questa è la foto che mi ha ispirato ed è la
foto intorno alla quale ruota tutta la vicenda. La storia è, ovviamente una What If?: ai tempi Paul e Linda non
erano ancora legati sentimentalmente, ma la scena si è formata nella mia mente e non ho saputo dirle di no.
Quei due sono così dolci e teneri che boh, mi
sembra sempre di non rendere giustizia alla loro storia d’amore, quando scrivo
di loro.
Inoltre aggiungo che questa fic
non mi soddisfa totalmente, ma a mia discolpa posso affermare di necessitare di
scene fluffose, e quindi questa è stata un toccasana
per le mie orecchie K.O. (sì, sappiate che la sorella di Tommy degli Who sono io, anche se non è un rapporto di fratellanza
quello che vorrei con quel figaccione sempre a torso
nudo di Daltrey).
Stop. Torno seria.
Ringrazio in anticipo chi si prodigherà a
leggere ‘sta schifezzuola e chi, addirittura!, si
sprecherà a recensirla :’3
Vi ho sempre amato, e vi amerò anche quando
raggiungerò Beethoven.
Bai.
Dazed; (andMOLTOconfused.)