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Autore: KillerQueen86    14/05/2011    6 recensioni
Il Dottore, Rose, Mickey, Jack , Jackie e la famiglia Jones sono prigionieri del Maestro, che ormai ha il pieno controllo di tutto, e che trama per qualcosa di davvero pericoloso. La loro unica speranza è Martha Jones.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Terza Stagione con Rose'
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Note dell’autore: Eccomi, finalmente con il primo capitolo di questo finale di stagione, dovete perdonare l’attesa, ma ho cercato di renderlo leggibile, la prima versione era davvero orribile. Comunque bando alle ciance, gustatevi tranquillamente questa prima parte, spero tanto che non vi deluda, baci.

 

 

L’ultimo signore del tempo

 

Capitolo 1

Prigionieri

 

Rose

Sentiva il vuoto attorno al suo corpo, muoveva le braccia dall’alto al basso, si sentiva libera da ogni forma di legame, non sentiva neanche il peso del suo corpo, riusciva a sentire il suo respiro lento, il battito del suo cuore che sembrava diminuire lentamente, nonostante la situazione si sentiva al sicuro, si sentiva in tranquillità.

La voce di un uomo le stava sussurrando qualcosa, qualcosa che doveva ricordare, andò indietro con la memoria, l’incontro con Jack, prima ancora con Martha, Donna, la battaglia  al Canary Warf, e ancor più indietro fin quando non vide il vecchio Dottore sulla stazione giochi circondato da Daleks.

Un dolore lancinante alla testa ha interrotto quelle immagini, voleva gridare ma non ci riusciva.

“Rose!” sentì improvvisamente la voce del Dottore chiamarla, era preoccupato, poi una luce calda la investì rendendosi conto che era senza vestiti, immersa in una strana sostanza liquida, attaccata a degli elettrodi.

“Dottore …” sospirò sorridendo, il suo Dottore era lì, era con lei, tutto sarebbe andato a posto.

Sentì le sue braccia avvolgerla e sollevarla stringendola al suo corpo, riuscì a sentire i suoi due cuori battere nel petto, con quella poca forza che aveva, appoggiò la mano sul suo petto.

“Sei al sicuro.” La sua voce le sussurrò con tranquillità e sollievo, chiuse nuovamente gli occhi e si lasciò andare di nuovo alla beatitudine.

 

Si svegliò di colpo completamente immersa in una sostanza liquida, la stessa del sogno, gli elettrodi attaccati alla sua testa, attorno a lei il buio completo, non ricordava dove si trovava, non ricordava nulla, era in un posto chiuso, come una capsula, poi ricordò, era la capsula che il Maestro aveva realizzato, per entrarle nella mente.

Una luce invase quel posto, chiuse gli occhi infastidita, qualcuno la prese di peso, facendola uscire, le misero un camice bianco e la lasciarono su un lettino, in una stanza, vedeva che gli chiedevano qualcosa, ma non riusciva a capirli, perché non ci riusciva? Perché non poteva ascoltare le loro voci? Sentiva però in sottofondo il martellante suono di quattro tamburi, sempre in modo costante.

Diede un’occhiata in giro, senza riuscire ad alzarsi dal lettino, stava iniziando a ricordare, il Maestro, il Dottore, la fine del Mondo, sua madre ridotta a schiava e Martha che era andata via, la loro unica possibilità di salvezza.

“Mi hai molto deluso Tyler.” Le giunse la voce del Maestro, si voltò e lo vide entrare in quella stanza, sempre vestito con quel completo nero, con la cravatta, sembrava quasi che voleva mostrare a tutti il fatto che lui e il Dottore erano due facce della stessa medaglia.

“Stavolta eravamo vicini.” Disse ancora avvicinandosi, si mise davanti a lei fissandola negli occhi, il suo sguardo la faceva rabbrividire, in quello sguardo rivedere anche il Dottore, la tempesta che si scatenava nel Dottore ogni volta che ricordava Gallifrey, ogni volta che affrontava i Daleks, adesso lo vedeva negli occhi del Maestro e questo la terrorizzava.

“Ti sei lasciata andare ai soliti sentimentalismi di voi umani.” Continuò a dirle, non riusciva a rispondergli non ne aveva più la forza, non sapeva più da quanto era sua prigioniera, aveva perso la cognizione del tempo, sapeva solo che il Maestro arrivava sempre e cercava di entrarle nella mente, come se cercasse ancora qualcosa, e ogni volta che succedeva, lei si sentiva più stanca e debole.

“Niente da dirmi? No?” chiese ancora guardandola, poi sbuffò e si allontanò.

“Che delusione!” Disse andando via, Rose chiuse gli occhi e si abbandonò su quel letto, stringendo le lenzuola sotto di lei, per fortuna il suono dei tamburi andava scomparendo ogni volta che il Maestro si allontanava da lei. Il Dottore, aveva bisogno di lui, aveva bisogno di saperlo ancora vivo, con questo pensiero di addormentò.

 

 

Jack

Incatenato per giorni, settimane, sempre in piedi, Tish o Jackie gli portavano regolarmente qualcosa da mangiare, cercava di scambiare quattro battute con loro, ma non sempre le due donne rispondevano, vedere Jackie, era diventato una vera tortura, vedeva nei suoi occhi la disperazione, non aveva idea del destino che il Maestro aveva disposto per la ragazza, non osava immaginare, sapeva però che il Dottore avrebbe fatto di tutto per salvarla.

Come in un flash gli venne in mente la sua squadra, Gwen, Ianto, Owen e Tosh sapeva che avrebbero lottato invece di soccombere al Maestro, sperava vivamente che si fossero riusciti a salvare, che non erano morti o ridotti in schiavi. Per anni aveva sperato che il Dottore lo riprendesse con lui sul Tardis, ma doveva ammettere che in quel momento, l’unica cosa che gli importava davvero era tornare dalla sua squadra.

 

 

Mickey

Era sdraiato su quella maledetta brandina, tutte le luci erano spente, sentiva solo i respiri degli altri, e ogni tanto qualche Toclafane passava a controllare che tutto era tranquillo. Era notte fonda, ma lui non riusciva a dormire, quei mesi, erano stati davvero molto difficili, il Maestro li aveva ridotti in schiavi, Jack era diventato il suo passatempo preferito, lo faceva uccidere per poi guardarlo mentre tornava in vita, il Dottore, era l’ombra di se stesso, intrappolato in un corpo stanco e invecchiato, lui che era sempre stata la loro salvezza, adesso era impotente … e poi lei, oh Rose, desiderava tanto vederla, saperla ancora viva, rivedere quel sorriso luminoso. Dalle vaghe notizie che Tish era riuscita a sapere, Rose era tenuta in una stanza non lontano dalla sala principale, ma ogni giorno era scortata nel reparto medico, e non tornava più fino la sera.

Sperava che stesse bene, si era spaventato nel vedere lo sguardo del Dottore, mentre il Maestro la minacciava, stava succedendo qualcosa di davvero pericoloso per lei, qualcosa che perfino al Dottore faceva paura, e questo non era mai stato un buon segno.

Martha

Alzò lo sguardo al cielo, osservando le stelle e ricordando i suoi viaggi insieme al Dottore e Rose, la sua vita era cambiata così tanto da quando gli aveva incontrati, le avevano aperto gli occhi su un mondo del tutto nuovo, fatto si di terrore a volte, ma anche di incredibili bellezze. Ma dopo il Maestro nulla sarebbe più stato lo stesso, la bellezza che aveva visto nell’Universo non sarebbe stata la stessa, adesso tutto era diverso.

Si strinse nella sua coperta, avvicinandosi al piccolo fuoco che era riuscita ad accendere in mezzo a quella radura. Era uscita indenne dal Giappone ma ancora nelle sue orecchie e nei suoi occhi vedeva quell’orrore, la paura e la disperazione di chi era lì, e chi come lei non era riuscita a fermare quel massacro.

Pensò alla sua famiglia, sua madre, suo padre e sua sorella Tish, e il fratello Leo, una lacrima le solcò il viso, quanto desiderava poterli rivedere, poterli abbracciare. Di fretta asciugò quella lacrima, e si sdraiò sul duro e freddo terreno, quello non era il momento per disperarsi, doveva riposare e riprendere il suo cammino, perché presto, molto presto sarebbe tornata a casa.

 

 

Jackie

Giorno per giorno, dal momento in cui si svegliava al momento in cui la stanchezza l’assaliva la sera, aveva un grosso peso sul cuore, Rose, la sua piccola Rose era a pochi metri da lei, e stava soffrendo, il suo istinto materno lo sapeva, stava soffrendo le pene dell’inferno, e lei Jackie Tyler non poteva fare più nulla, lei che non era mai data per vinta, che non si era fatta abbattere dalla morte dell’uomo che amava, adesso non poteva difendere la sua bambina.

Si malediva ogni minuto, avrebbe dovuto tenerla a sé, lontana da quel Dottore, lontana da quei pericoli, forse andando in quella terra parallela, sarebbe stata al sicuro, circondata dalla sua famiglia …. Chi voleva prendere in giro, se Rose sarebbe rimasta in quella realtà parallela non avrebbe fatto altro, che trovare un modo per tornare da lui, dal suo Dottore, lo aveva fatto una volta quando il Dottore era tutto orecchie e accento del nord, avrebbe fatto lo stesso anche in un mondo parallelo …. Una parte di lei odiava il Dottore, ma in fondo al suo cuore, si era affezionato a lui, e anche in quel momento, con Rose in grave pericolo e lei ridotta in schiava, non poteva fare altro che avere fiducia in lui e nel profondo amore che provava per la figlia, già poteva anche mentire a sé stesso, ma non a lei, vedeva bene, vedeva come il Dottore si era perdutamente innamorato di Rose, e come era riuscito a renderla felice, e alla fine a Jackie importava questo.

 

 

Il Dottore

Una delle cose che gli mancavano di più era la corsa, nella sua lunga vita aveva corso davvero tanto, anche quando era solo un ragazzo, e frequentava l’Accademia, correva un sacco in mezzo a quei prati di erba rosso scuro, con la cittadella racchiusa sotto quella cupola splendente.

Ora invece se ne stava seduto o sdraiato sotto quella minuscola e fredda tenda, soggetto ai soprusi del Maestro, lo stesso Maestro che una volta considerava un grande amico, e che con lui correva sui quei prati. Il suo corpo era troppo stanco per lottare, troppo debole per liberarsi e correre da lei.

Era passato così tanto tempo, da quando aveva visto il suo sorriso, da quando l’aveva stretta a lui e l’aveva vista dormire tranquilla tra le sue braccia. Non pensava possibile una cosa del genere, non avrebbe mai pensato che la sua assenza gli pesasse così tanto,  che senza di lei poteva sentire un vuoto così immenso nel suo cuore.

“Dottore.” la sua voce lo destò dai pensieri, era notte fonda e anche il Maestro stava dormendo, tutte le luci erano spente, ogni tanto sentiva qualche “Toclafane” passare davanti all porta.

“Dottore!” ancora la sua voce, sempre più sofferente, guardò fuori dalla tenda, ma non c’era nessuno, lei non era lì, ma lui riusciva a sentirla, sentiva la sofferenza del suo corpo.

“Dottore, aiutami.” Ancora una volta la sua voce, la conferma di quello che stava succedendo e la consapevolezza che Rose stava molto male, e non avrebbe resistito così tanto, non per molto.

 

Rose

Si svegliò a fatica, la testa sembrava le stesse scoppiando, non riusciva a tenere gli occhi aperti, le facevano male. Ogni giorno che passava, diventava più difficile, ogni giorno si sentiva più debole, aveva bisogno del suo Dottore, aveva bisogno che lui la salvasse, perché non avrebbe resistito a lungo.

“Dottore.” Tentò di chiamarlo, ma la sua voce non uscì, una lacrima le scese sul viso.

“Dottore.” Tentò ancora stringendo i pugni e cercando di resistere al dolore, deglutì a fatica mentre il dolore alla testa divenne più intenso.

“Dottore, aiutami.” Ancora una volta la sua richiesta di aiuto rimase lì, nella sua mente. Era disperata, era spaventata, voleva il suo Dottore, voleva tornare sul Tardis, voleva che la loro vita riprendesse da dove era stata interrotta per colpa del Maestro.

“Rose.” Gli sembrò di sentirlo, di sentire il Dottore.  Si sforzò di aprire gli occhi, ma non c’era nessuno, solo il buio della sua prigione. Stava impazzendo, la sua mente le stava facendo un brutto scherzo.

“Rose.” Ancora la sua voce, ancora la sua voce che la invocava, ancora una fitta le attraversò la mente.

“Aiutami.” Voleva dirlo, voleva che lui la sentisse ovunque si trovasse, ma non riuscì a fare uscire la sua voce, e ancora una volta la sua richiesta di aiuto rimase nella sua mente.

“Rose, resisti.” disse infine poi più nulla, il dolore alla testa sembrava diminuire e lei si lasciò trasportare dalla stanchezza.

 

Fine

I Capitolo

 

Note finali: So che come capitolo è corto, ma ho cercato di parlare di ciò che i nostri eroi hanno passato sotto la prigionia del Maestro, e spero tantissimo di esserci riuscita … in caso contrario chiedo umilmente scusa e vi do appuntamento al prossimo capitolo, baci.

 

   
 
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