Note dell’autore: Eccomi,
finalmente con il primo capitolo di questo finale di stagione, dovete perdonare
l’attesa, ma ho cercato di renderlo leggibile, la prima versione era davvero
orribile. Comunque bando alle ciance, gustatevi tranquillamente questa prima
parte, spero tanto che non vi deluda, baci.
L’ultimo signore del tempo
Capitolo 1
Prigionieri
Rose
Sentiva il vuoto attorno al suo corpo, muoveva le braccia
dall’alto al basso, si sentiva libera da ogni forma di legame, non sentiva
neanche il peso del suo corpo, riusciva a sentire il suo respiro lento, il
battito del suo cuore che sembrava diminuire lentamente, nonostante la
situazione si sentiva al sicuro, si sentiva in tranquillità.
La voce di un uomo le stava sussurrando qualcosa,
qualcosa che doveva ricordare, andò indietro con la memoria, l’incontro con
Jack, prima ancora con Martha, Donna, la battaglia al Canary Warf, e ancor più indietro fin
quando non vide il vecchio Dottore sulla stazione giochi circondato da Daleks.
Un dolore lancinante alla testa ha interrotto quelle
immagini, voleva gridare ma non ci riusciva.
“Rose!” sentì improvvisamente la voce del Dottore
chiamarla, era preoccupato, poi una luce calda la investì rendendosi conto che
era senza vestiti, immersa in una strana sostanza liquida, attaccata a degli
elettrodi.
“Dottore …” sospirò sorridendo, il suo Dottore era lì,
era con lei, tutto sarebbe andato a posto.
Sentì le sue braccia avvolgerla e sollevarla stringendola
al suo corpo, riuscì a sentire i suoi due cuori battere nel petto, con quella
poca forza che aveva, appoggiò la mano sul suo petto.
“Sei al sicuro.” La sua voce le sussurrò con tranquillità
e sollievo, chiuse nuovamente gli occhi e si lasciò andare di nuovo alla
beatitudine.
Si svegliò di colpo completamente immersa in una sostanza
liquida, la stessa del sogno, gli elettrodi attaccati alla sua testa, attorno a
lei il buio completo, non ricordava dove si trovava, non ricordava nulla, era
in un posto chiuso, come una capsula, poi ricordò, era la capsula che il
Maestro aveva realizzato, per entrarle nella mente.
Una luce invase quel posto, chiuse gli occhi infastidita,
qualcuno la prese di peso, facendola uscire, le misero un camice bianco e la
lasciarono su un lettino, in una stanza, vedeva che gli chiedevano qualcosa, ma
non riusciva a capirli, perché non ci riusciva? Perché non poteva ascoltare le
loro voci? Sentiva però in sottofondo il martellante suono di quattro tamburi,
sempre in modo costante.
Diede un’occhiata in giro, senza riuscire ad alzarsi dal
lettino, stava iniziando a ricordare, il Maestro, il Dottore, la fine del
Mondo, sua madre ridotta a schiava e Martha che era andata via, la loro unica
possibilità di salvezza.
“Mi hai molto deluso Tyler.” Le giunse la voce del
Maestro, si voltò e lo vide entrare in quella stanza, sempre vestito con quel
completo nero, con la cravatta, sembrava quasi che voleva mostrare a tutti il
fatto che lui e il Dottore erano due facce della stessa medaglia.
“Stavolta eravamo vicini.” Disse ancora avvicinandosi, si
mise davanti a lei fissandola negli occhi, il suo sguardo la faceva
rabbrividire, in quello sguardo rivedere anche il Dottore, la tempesta che si
scatenava nel Dottore ogni volta che ricordava Gallifrey, ogni volta che
affrontava i Daleks, adesso lo vedeva negli occhi del Maestro e questo la
terrorizzava.
“Ti sei lasciata andare ai soliti sentimentalismi di voi
umani.” Continuò a dirle, non riusciva a rispondergli non ne aveva più la
forza, non sapeva più da quanto era sua prigioniera, aveva perso la cognizione
del tempo, sapeva solo che il Maestro arrivava sempre e cercava di entrarle
nella mente, come se cercasse ancora qualcosa, e ogni volta che succedeva, lei
si sentiva più stanca e debole.
“Niente da dirmi? No?” chiese ancora guardandola, poi
sbuffò e si allontanò.
“Che delusione!” Disse andando via, Rose chiuse gli occhi
e si abbandonò su quel letto, stringendo le lenzuola sotto di lei, per fortuna
il suono dei tamburi andava scomparendo ogni volta che il Maestro si
allontanava da lei. Il Dottore, aveva bisogno di lui, aveva bisogno di saperlo
ancora vivo, con questo pensiero di addormentò.
Jack
Incatenato per giorni, settimane, sempre in piedi, Tish o
Jackie gli portavano regolarmente qualcosa da mangiare, cercava di scambiare
quattro battute con loro, ma non sempre le due donne rispondevano, vedere
Jackie, era diventato una vera tortura, vedeva nei suoi occhi la disperazione,
non aveva idea del destino che il Maestro aveva disposto per la ragazza, non
osava immaginare, sapeva però che il Dottore avrebbe fatto di tutto per
salvarla.
Come in un flash gli venne in mente la sua squadra, Gwen,
Ianto, Owen e Tosh sapeva che avrebbero lottato invece di soccombere al
Maestro, sperava vivamente che si fossero riusciti a salvare, che non erano
morti o ridotti in schiavi. Per anni aveva sperato che il Dottore lo
riprendesse con lui sul Tardis, ma doveva ammettere che in quel momento,
l’unica cosa che gli importava davvero era tornare dalla sua squadra.
Mickey
Era sdraiato su quella maledetta brandina, tutte le luci
erano spente, sentiva solo i respiri degli altri, e ogni tanto qualche
Toclafane passava a controllare che tutto era tranquillo. Era notte fonda, ma
lui non riusciva a dormire, quei mesi, erano stati davvero molto difficili, il
Maestro li aveva ridotti in schiavi, Jack era diventato il suo passatempo
preferito, lo faceva uccidere per poi guardarlo mentre tornava in vita, il
Dottore, era l’ombra di se stesso, intrappolato in un corpo stanco e invecchiato,
lui che era sempre stata la loro salvezza, adesso era impotente … e poi lei, oh
Rose, desiderava tanto vederla, saperla ancora viva, rivedere quel sorriso
luminoso. Dalle vaghe notizie che Tish era riuscita a sapere, Rose era tenuta
in una stanza non lontano dalla sala principale, ma ogni giorno era scortata
nel reparto medico, e non tornava più fino la sera.
Sperava che stesse bene, si era spaventato nel vedere lo
sguardo del Dottore, mentre il Maestro la minacciava, stava succedendo qualcosa
di davvero pericoloso per lei, qualcosa che perfino al Dottore faceva paura, e
questo non era mai stato un buon segno.
Martha
Alzò lo sguardo al cielo, osservando le stelle e
ricordando i suoi viaggi insieme al Dottore e Rose, la sua vita era cambiata
così tanto da quando gli aveva incontrati, le avevano aperto gli occhi su un
mondo del tutto nuovo, fatto si di terrore a volte, ma anche di incredibili
bellezze. Ma dopo il Maestro nulla sarebbe più stato lo stesso, la bellezza che
aveva visto nell’Universo non sarebbe stata la stessa, adesso tutto era
diverso.
Si strinse nella sua coperta, avvicinandosi al piccolo
fuoco che era riuscita ad accendere in mezzo a quella radura. Era uscita
indenne dal Giappone ma ancora nelle sue orecchie e nei suoi occhi vedeva quell’orrore,
la paura e la disperazione di chi era lì, e chi come lei non era riuscita a
fermare quel massacro.
Pensò alla sua famiglia, sua madre, suo padre e sua
sorella Tish, e il fratello Leo, una lacrima le solcò il viso, quanto
desiderava poterli rivedere, poterli abbracciare. Di fretta asciugò quella
lacrima, e si sdraiò sul duro e freddo terreno, quello non era il momento per
disperarsi, doveva riposare e riprendere il suo cammino, perché presto, molto
presto sarebbe tornata a casa.
Jackie
Giorno per giorno, dal momento in cui si svegliava al
momento in cui la stanchezza l’assaliva la sera, aveva un grosso peso sul
cuore, Rose, la sua piccola Rose era a pochi metri da lei, e stava soffrendo, il
suo istinto materno lo sapeva, stava soffrendo le pene dell’inferno, e lei
Jackie Tyler non poteva fare più nulla, lei che non era mai data per vinta, che
non si era fatta abbattere dalla morte dell’uomo che amava, adesso non poteva
difendere la sua bambina.
Si malediva ogni minuto, avrebbe dovuto tenerla a sé, lontana
da quel Dottore, lontana da quei pericoli, forse andando in quella terra
parallela, sarebbe stata al sicuro, circondata dalla sua famiglia …. Chi voleva
prendere in giro, se Rose sarebbe rimasta in quella realtà parallela non
avrebbe fatto altro, che trovare un modo per tornare da lui, dal suo Dottore,
lo aveva fatto una volta quando il Dottore era tutto orecchie e accento del
nord, avrebbe fatto lo stesso anche in un mondo parallelo …. Una parte di lei
odiava il Dottore, ma in fondo al suo cuore, si era affezionato a lui, e anche
in quel momento, con Rose in grave pericolo e lei ridotta in schiava, non
poteva fare altro che avere fiducia in lui e nel profondo amore che provava per
la figlia, già poteva anche mentire a sé stesso, ma non a lei, vedeva bene,
vedeva come il Dottore si era perdutamente innamorato di Rose, e come era
riuscito a renderla felice, e alla fine a Jackie importava questo.
Il Dottore
Una delle cose che gli mancavano di più era la corsa,
nella sua lunga vita aveva corso davvero tanto, anche quando era solo un
ragazzo, e frequentava l’Accademia, correva un sacco in mezzo a quei prati di
erba rosso scuro, con la cittadella racchiusa sotto quella cupola splendente.
Ora invece se ne stava seduto o sdraiato sotto quella
minuscola e fredda tenda, soggetto ai soprusi del Maestro, lo stesso Maestro
che una volta considerava un grande amico, e che con lui correva sui quei prati.
Il suo corpo era troppo stanco per lottare, troppo debole per liberarsi e
correre da lei.
Era passato così tanto tempo, da quando aveva visto il
suo sorriso, da quando l’aveva stretta a lui e l’aveva vista dormire tranquilla
tra le sue braccia. Non pensava possibile una cosa del genere, non avrebbe mai
pensato che la sua assenza gli pesasse così tanto, che senza di lei poteva sentire un vuoto così
immenso nel suo cuore.
“Dottore.” la sua
voce lo destò dai pensieri, era notte fonda e anche il Maestro stava dormendo,
tutte le luci erano spente, ogni tanto sentiva qualche “Toclafane” passare
davanti all porta.
“Dottore!” ancora la
sua voce, sempre più sofferente, guardò fuori dalla tenda, ma non c’era
nessuno, lei non era lì, ma lui riusciva a sentirla, sentiva la sofferenza del
suo corpo.
“Dottore,
aiutami.” Ancora una volta la sua voce, la conferma di quello che
stava succedendo e la consapevolezza che Rose stava molto male, e non avrebbe
resistito così tanto, non per molto.
Rose
Si svegliò a fatica, la testa sembrava le stesse
scoppiando, non riusciva a tenere gli occhi aperti, le facevano male. Ogni
giorno che passava, diventava più difficile, ogni giorno si sentiva più debole,
aveva bisogno del suo Dottore, aveva bisogno che lui la salvasse, perché non
avrebbe resistito a lungo.
“Dottore.” Tentò di
chiamarlo, ma la sua voce non uscì, una lacrima le scese sul viso.
“Dottore.” Tentò
ancora stringendo i pugni e cercando di resistere al dolore, deglutì a fatica
mentre il dolore alla testa divenne più intenso.
“Dottore,
aiutami.” Ancora una volta la sua richiesta di aiuto rimase lì,
nella sua mente. Era disperata, era spaventata, voleva il suo Dottore, voleva
tornare sul Tardis, voleva che la loro vita riprendesse da dove era stata
interrotta per colpa del Maestro.
“Rose.” Gli
sembrò di sentirlo, di sentire il Dottore.
Si sforzò di aprire gli occhi, ma non c’era nessuno, solo il buio della
sua prigione. Stava impazzendo, la sua mente le stava facendo un brutto
scherzo.
“Rose.” Ancora la
sua voce, ancora la sua voce che la invocava, ancora una fitta le attraversò la
mente.
“Aiutami.” Voleva
dirlo, voleva che lui la sentisse ovunque si trovasse, ma non riuscì a fare
uscire la sua voce, e ancora una volta la sua richiesta di aiuto rimase nella
sua mente.
“Rose,
resisti.” disse infine poi più nulla, il dolore alla testa
sembrava diminuire e lei si lasciò trasportare dalla stanchezza.
Fine
I Capitolo
Note finali: So che
come capitolo è corto, ma ho cercato di parlare di ciò che i nostri eroi hanno
passato sotto la prigionia del Maestro, e spero tantissimo di esserci riuscita
… in caso contrario chiedo umilmente scusa e vi do appuntamento al prossimo
capitolo, baci.