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Autore: akachan    16/02/2006    12 recensioni
Tristezza, solitudine. L'unica persona importante nella sua vita è scomparsa, non c'è più. Prima fic in assoluto, perciò ringrazio i miei numi tutelari, le mie care lettere dell'alfabeto greco... ovvero i miei beta, gamma e delta reader: Tiger_eyes, Nemesis e Watashiwa7!
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo IX

Falling down.

I tiepidi raggi del sole attraversano la finestra, facendo brillare gli arabeschi di ghiaccio ricamati sul vetro dalla brina notturna, per poi insinuarsi come aghi sottili negli occhi di Yu, obbligandolo a svegliarsi.
Intorno a lui solo un mare di luminosi riflessi opalescenti, che sembrano accompagnarlo lentamente dal sogno ad una realtà ancora più dolce: Akane riposa ancora vicino a lui, avvolta attorno alle coperte per non essere svegliata dalla luce. Il suo viso è pervaso da un’innocente dolcezza, che sembra permeare l’aria che la circonda.
Lui non può fare a meno guardarla, di scorrere con lo sguardo ogni angolo del suo volto: se sotto i raggi della luna gli era apparsa come un angelo, ora il sole la circonda in un luminoso abbraccio, rendendola simile ad una piccola bambina indifesa.
Yu sorride: questa dolce visione riscalda teneramente il suo cuore, infondendogli il coraggio necessario per avvicinare la sua mano al viso della ragazza.

…Ranma.

Quel maledetto nome riaffiora di nuovo nella sua mente, assumendo una fisicità tale da impedirgli di avvicinarsi a lei.
La mano del ragazzo trema per un istante, per poi ritrarsi e chiudersi in un pugno.
È inutile, non posso.
Yu si siede lentamente accanto alla ragazza e si porta le mani al volto.
Che cosa dovrei fare? Abbracciarla e dirle che d’ora in poi la proteggerò per sempre?
La mente del ragazzo è oppressa da un’angosciante sensazione di inutilità.
Tanto non è me che ama.
Non soffrirebbe di certo in questo modo, se non provasse per lui qualcosa di profondo.
Io non rappresento nulla per lei. Ma non posso biasimarla, dopotutto cosa sarei in grado davvero di darle?
Non posso certo pretendere di rovinarle la vita perché mi sono innam…

Il ragazzo sgrana gli occhi, ancora nascosti tra le dita. Non riesce a credere di aver appena ammesso una cosa simile.
Yu rimane immobile ancora per un momento, poi si alza in piedi e si dirige verso la porta. Sul suo volto è dipinta un’espressione incolore, da cui non traspare volontà alcuna.
È inutile che stia qui ad illudermi, sono io che ho sbagliato a comportarmi così, lo sapevo sin dall’inizio che non avrei potuto amare nessuno, tanto meno lei.
A questo punto non so più neanche se sono una ragazza o cosa… che succederebbe se Akane scoprisse la mia malattia?
Il ragazzo stringe i pugni fino a farsi male.
Se continuassi così le farei solo del male.
Non potrebbe sopportare di sicuro una scoperta del genere. Come non potrebbe farlo nessun altro, è più che comprensibile.
Me ne starò in disparte ancora una volta, come ho sempre fatto. Mi basterà essere sua amica.
Sì, è giusto così, le rimarrò vicino come avrei dovuto fare sin dal principio, nient‘altro.
Poi sorride amaramente, aprendo la porta della stanza.
Yu non tornerà mai più, in questi giorni rimanere un uomo mi ha creato solo problemi.
La parete scorre lentamente fino a chiudersi del tutto.
Akane continua a dormire ignara di tutto, crogiolandosi nel dolce tepore delle coperte.

“Buongiorno, Akane!”
Mizuko porge allegramente una ciotola di riso alla ragazza appena svegliata, che si siede al bancone stropicciandosi gli occhi.
“Buongiorno, Mizuko… e Yu?“
La ragazza continua a pulire i tavoli con una pezza, abbassando lo sguardo.
“È andato via stamattina presto, mi ha detto di salutarti.“
Akane annuisce e prende le bacchette, cominciando a mangiare, mentre Mizuko ritorna al bancone e si china aprendo il frigorifero.
“Dimenticavo, Akane, avrei bisogno che uscissi a comprarmi del riso e un po‘ di verdura, in due giorni ho quasi finito le scorte di una settimana.”

“Ma certo, vado appena ho finito.”
Tutto a un tratto Ichiko e Nibuko irrompono nel locale, dopo aver sceso le scale a perdifiato.
“Dov’è Yu? Non può essere andato via senza salutarci!”
Akane mantiene lo sguardo fisso sulla ciotola, cercando di ignorarle volontariamente per non fare di nuovo la stessa figura della sera prima.
Tanto di sicuro quelle due non gli metteranno le mani addosso, ora che è una ragazza.
Ichiko prende per il collo Mizuko e comincia a strozzarla.
“Dove l‘hai nascosto il nostro Yu? Confessa!”
Nello stesso istante sopraggiungono Takeshi e l’amico, svegliati dal trambusto.
“Si può sapere che succede?"
Gli occhi di Takeshi improvvisamente si illuminano alla vista di tante bellezze riunite di fronte a lui, che sembrano essere lì apposta per augurargli una splendida giornata. Poi si avvicina di soppiatto alle ragazze e abbraccia Mizuko, approfittando del subbuglio.
Anche i coniugi Mori, abituati a svegliarsi presto, raggiungono i ragazzi nella sala e iniziano ad osservare compiaciuti la scena. Hisa mette il braccio attorno a quello del marito, poggiando la tesa sulle sue spalle.
“Che bella la gioventù di prima mattina, hanno così tanta energia!”
Akane continua a mangiare tranquillamente, guardando divertita la confusione attorno a lei: è bastato che lui tornasse al suo fianco, per farle provare di nuovo quella sensazione di felice spensieratezza, che aveva reso unica la sua vita.
Mizuko inizia ad implorare l’aiuto di Akane, non riuscendo a liberarsi da sola di tutti quei seccatori.
“Dammi una mano, per favore! Non vedi in che situazione mi trovo?”
La ragazza per tutta risposta scoppia in una fragorosa risata, mentre Mizuko continua ad urlare disperata.
“Smettila di ridere, non ci trovo nulla di divertente! Vieni qua!”
Akane la guarda sorridendo, poi prende il giubbone e si dirige verso l‘uscita del ryokan, tirando fuori la lingua.
“Mi dispiace, ma dovrai sbrigartela da sola, io devo andare a fare la spesa, ciao ciao!”
“Akane!”
Mizuko sbraita imperterrita in direzione della ragazza, nel frattempo allontanatasi da lei, ma dentro di sé sorride, consapevole di aver preso una scelta definitiva.
Va bene così, sto facendo la cosa giusta. Non posso chiederle di più.

L’aria mattutina è secca e pungente, tanto che Akane è costretta a riscaldarsi le mani sfregandole ripetutamente.
Perché mi sono dimenticata i guanti? Accidenti.
A tratti per terra la brina crea un candido manto ghiacciato, che alla luce del sole risplende di infiniti bagliori.
Akane è talmente assorta da questo spettacolo inatteso, da non accorgersi dell’improvviso sopraggiungere di una ragazza, che la urta finendo a terra.
Akane si precipita in ginocchio per fare le sue scuse, ma così facendo si rende conto dell’identità della persona davanti a lei e questo fa assumere alla sua voce un tono involontariamente infastidito.
“Aya. Ciao.”
La ragazza non perde tempo, iniziando subito ad inveirle contro mentre si pulisce il cappotto.
“T-tu! Ti rendi conto di quello che hai combinato?!”
Akane rivolge gli occhi al cielo seccata.
Dev’essere una specie di maledizione, me la trovo sempre davanti.
“Scusami, non l‘ho fatto apposta. Non mi sono accorta che c‘eri tu.”
Aya inizia a gesticolare nervosamente, esasperando il timbro della sua voce.
“Oh, certo, la ragazza non l‘ha fatto apposta, poverina.”
Akane cerca invano di mantenere il controllo, ma poi spazientita si porta le mani sui fianchi.
“Insomma, si può sapere cosa vuoi da me? Ti ho già chiesto scusa!”
Alla vista dell’evidente nervosismo della ragazza, Aya inspiegabilmente si ricompone, mettendosi ad osservare con noncuranza la sua recente manicure.
“Ah, io da te non voglio nulla, ho solo intenzione di chiarire una cosa una volta per tutte.”

Il vento inizia a sollevarsi sempre più forte, portando con sé le prime nuvole dagli angoli più remoti del cielo. Un uomo anziano osserva serenamente il primo manifestarsi della forza della natura, pregustando il momento in cui tornerà a casa e potrà stendere le gambe sotto il kotatsu1.
La ragazza dai capelli castani alza sicura lo sguardo, incontrando gli occhi di Akane che si fermano ad ascoltarla.
Yu è mio.
Aya si passa lentamente le dita tra i capelli e sorride, godendo della sua palese superiorità.
“Devi andartene. E subito anche, spero che tu riesca a capire da sola il perché.”
Akane rimane per un istante senza parole, poi sorride ironicamente, scandendo decisa ogni parola.
“Guarda che tra me e lui non c’è niente. Ma questo non vuol dire che ti permetto di dirmi cosa fare. Io resterò fin quando lo riterrò opportuno.”
Aya chiude gli occhi cercando di mantenere un certo contegno, poi sospira per allontanare da sé la tensione.
“Bene, immaginavo che avresti rifiutato, non si può certo fare un discorso ragionevole con una come te.”
La ragazza inizia a rovistare con calma nella sua borsa di pelle, tirando fuori un mazzetto di banconote.
“Allora, quanto vuoi? 100 mila yen ti bastano?2
Akane non riesce a credere che lei stia parlando sul serio. Aya, innervosita da quella donna, che sembra farsi beffe della sua generosa bontà d’animo, inizia a battere con insistenza il piede destro per terra.
“100 mila yen non sono forse abbastanza per il suo disturbo, signorina?”
Akane stringe i pugni e abbassa lo sguardo.
“Pensi veramente che voglia dei soldi da te?”
La ragazza esita per un istante, dopodichè rimette le banconote in borsa e sorride.
“Meglio così, sono contenta che alla fine tu abbia capito. Bene, non ho più tempo per giocare con te, adesso. Andrò da Yu e…”
Akane rialza improvvisamente la testa e colpisce Aya con uno schiaffo violentissimo.
“Ora basta!”
La ragazza precipita di nuovo a terra, ma questa volta il suo viso è percorso da profondo stupore. Akane si volta lentamente, allontanandosi da lei e proseguendo sulla sua strada.
“Non farti più vedere.”

Mizuko raccoglie le ciotole vuote dal tavolo dei clienti, poi si gira a fissare l’orologio del locale, sospirando.
È già mezzogiorno, accidenti, possibile che non sia ancora tornata?
In quel preciso istante Akane spalanca la porta del ryokan, avviandosi con passo deciso verso la camera di Mizuko.
“Si può sapere dove sei stata per tutto questo tempo? Non hai neanche fatto la spesa!”
La ragazza le risponde in tutta fretta, senza neanche voltarsi.
“Scusami, me ne sono dimenticata. Torno subito.”
Akane entra nella stanza, dove si trova ancora il suo borsone, mentre Mizuko la osserva preoccupata.
Ma che le è preso?
Subito dopo Akane esce fuori della stanza con indosso un paio di pantaloni, dirigendosi di filato verso il cortile e sbattendo la porta dietro di sé.
Tutti i clienti iniziano a scrutare turbati la locandiera, che arrossisce immediatamente. “Akane torna subito, è s-solo andata a mettere a posto il cortile.”
Ma la interrompe un frastuono assordante, proveniente dal retro: i clienti cominciano a guardarsi allarmati negli occhi.
“Sicuri che non lo stia demolendo?”

Il cielo si riempie di nuvole plumbee, agitate vorticosamente dal vento. Le strade, a quest‘ora deserte, sembrano lasciare volontariamente il passo ai primi segni dell’inverno.
Mizuko apre la porta del cortile: Akane è intenta a spaccare la legna a mani nude e a frantumare ogni cosa vicina a lei.
“Ehi, va tutto bene? Per colpa tua se ne sono andati tutti i clienti, avevano paura che crollasse il locale!”
La ragazza però continua a non sentirla, perciò Mizuko deve avvicinarsi di più a lei.
Inaspettatamente un ciocco di legna appena tagliato schizza nella sua direzione, ma stavolta Mizuko ha la prontezza necessaria per evitare di essere colpita, riuscendo inoltre ad afferrare il ceppo, che lei inizia a far roteare divertita con una mano sola.
”Però! Non pensavo di avere questi riflessi! Essere colpita da te tutti i giorni comincia a dare i suoi frutti.”
Nello stesso istante però un secondo pezzo di legno la colpisce in pieno viso, facendola finire a terra priva di sensi.

Akane prende la borsa del ghiaccio dal frigorifero e la porge a Mizuko, che se la mette in fronte.
“Allora? Adesso vuoi dirmi perché eri così arrabbiata quando sei rientrata?”
La ragazza si mette a sedere al bancone, iniziando a dondolare lentamente le gambe.
“Niente, niente, era solo che… ”
La verità è che dopo aver litigato con Aya, Akane ha cominciato a girare per la città finendo col perdersi. Le ci sono volute due ore per tornare alla pensione, contribuendo ad aggiungere nervosismo alla rabbia provata a causa di quella ragazza.
“Va bene, Akane… vieni, dammi una mano a cucinare qualcosa per noi.”
Le due ragazze si mettono subito dietro i fornelli: Mizuko per evitare disastri cerca di fare in modo che Akane si limiti a scaldare l’acqua, mentre lei inizia a far saltare le verdure in padella.
L’atmosfera diventa pian piano più leggera: le due ragazze chiacchierano allegramente, parlando del più e del meno.
“Non ti ho mai chiesto di dove sei, hai un accento particolare.”
Questa normalissima frase, buttata lì per caso da Mizuko, fa sussultare all’inizio Akane. Un istante dopo però la ragazza risponde come se niente fosse, accennando ad un sorriso.
“Sono di Nerima, è un piccolo quartiere di Tokyo.”
Mizuko non si accorge della reazione della ragazza, perciò continua tranquillamente il discorso.
“Non sono mai stata a Tokyo, dev‘essere emozionante abitare in una città così grande.”
Akane dandole le spalle chiude il frigorifero, poi si pulisce le mani sul grembiule bianco.
“Dipende… un tempo era così, ma poi...”
“È successo qualcosa?”
La ragazza stringe con forza il grembiule, tentando di mantenere una calma apparente.
Poi tu sei scomparso ed io ho smesso di vivere, Ranma…
Akane risponde con un filo di voce, sorridendole.
“Sono successe tante cose, sarebbe troppo lunga da spiegare.”
Per un istante le due ragazze non si parlano. Akane si volta, prendendo delle ciotole per il pranzo, mentre Mizuko versa della salsa di soia nelle verdure, con il pensiero però rivolto altrove.
Se ora le chiedessi qualcosa su di lui… e se mi rispondesse che lo ama e che è felice, io potrei finalmente…
La ragazza stringe le mani in un pugno ed alza decisa lo sguardo verso Akane.
“Ecco, c‘è una cosa che vorrei chiederti, anche se non vorrei sembrarti invadente, se non vuoi non rispondere…”
Akane sorride dolcemente, nel vedere l’evidente imbarazzo della ragazza.
Sei sempre così timido e indeciso.
“Mizuko, non farti tutti questi problemi, dimmi pure.”
La ragazza alza gli occhi titubante.
“Ecco, tu… sei fidanzata?”
“Eh?”
Akane sgrana gli occhi: la ciotola le scivola dalle mani e finisce per terra in frantumi. La ragazza si piega subito a raccogliere i pezzi, senza riuscire a vederli perché le lacrime le offuscano improvvisamente la vista.
“Scusami Mizuko, non volevo romperla.”
Mizuko, rimasta all’inizio sconvolta da quella reazione, si china in silenzio verso di lei e comincia ad aiutarla.
Scusami tu Akane, mi sono comportata da stupida, non ho pensato avrei potuto farti del male.
Akane alza lentamente la testa, guardando la ragazza negli occhi.
“…Lui si chiama Ranma.”

Il cuore di Mizuko sembra essere sul punto di smettere di battere: la ragazza volge altrove lo sguardo e stringe i denti.
Ti prego Akane, non dire altro.
“Non siamo stati noi a deciderlo, ma poi…”
La porta del ryokan si spalanca, interrompendo il discorso di Akane.
Nel locale entra un giovane ragazzo dai capelli castani corti e gli occhi scuri, vestito con una giacca di velluto nera e un paio di jeans slavati. Dimostra più o meno la loro età e incede nella stanza con passo sicuro.
Mizuko sgrana gli occhi e si alza in piedi.
“Kenta!”

Akane si pulisce le lacrime dal viso e guarda entrambi stupita: sembra che quei due si conoscano da molto tempo. La voce di Mizuko diventa inaspettatamente più insicura e fredda.
“Perché sei qui?”
Lui le sorride con aria sorniona, avvicinandosi.
“Ma come, il tuo ragazzo arriva dopo tanto tempo e tu lo accogli in una maniera così gelida? Non sei gentile, sai?”
Akane, confusa dall’improvvisa entrata in scena dell’uomo, ha bisogno di appoggiarsi al bancone per riordinare le idee.
Come “il suo ragazzo“?! Che significa, questo?… Cosa c’è fra loro due?
Mizuko arrossisce e china leggermente la testa, poi si rivolge verso la ragazza per darle spiegazioni.
“A-akane, non starlo ad ascoltare, noi siamo solo amici!”
Kenta la rimprovera con sufficienza, portando un braccio contro il fianco.
“Ah, Mizuko… non c’è bisogno di scaldarsi tanto.”
Poi si avvicina lentamente ad Akane e le sfiora il mento con le dita.
“Piuttosto, noi due non ci conosciamo ancora… Mizuko ti ha chiamata Akane, vero? Davvero un bel nome.”
Mizuko irritata prende la mano del ragazzo e l‘allontana, guardandolo negli occhi con maggiore sicurezza.
“Allora? Perché sei venuto?”
Kenta sospira, sedendosi con calma al bancone e accavallando le gambe.
“Le solite storie. Aya mi ha detto che oggi una ragazza l‘ha schiaffeggiata, perciò voleva che la cercassi per fargliela pagare. Sai quanto possa essere testarda mia cugina, deve sempre averla vinta lei.”
A-aya è sua cugina? E lui c-cosa dovrebbe farmi?
Akane sbianca immediatamente in volto, quindi si volta dall’altro lato per non essere vista da Mizuko, che invece inizia a ridere di gusto.
“Ben le sta, sono sicura che stavolta se l‘è cercata, se incontrassi quella ragazza le costruirei un altare!”
A queste parole Akane inizia a tossire abbondantemente, mentre Kenta appoggia il gomito sul bancone e prosegue il suo discorso, gesticolando con la mano destra.
“A dire la verità non è che mi abbia fatto una descrizione accurata, ha detto che è una pazza con un kimono blu che sta al fiume.”
Akane continua a sentire i rivoli freddi di sudore percorrerle il viso, Mizuko però sembra continuare a non accorgersi di niente.
“Che razza di descrizione, potrebbe essere chiunque… Aya non si smentisce mai.”
Kenta si gratta la testa, ciondolando mollemente la gamba.
“Comunque io il mio dovere l’ho fatto, ci sono passato al fiume, ma non ho trovato nessuna ragazza. Quindi, dato che ero di strada, sono passato a salutare il mio bel fiorellino scarlatto.”
Mizuko scansa di nuovo la mano del ragazzo, che tenta di accarezzarle i capelli.
“Adesso non ricominciare, per favore.”
Il ragazzo si protende verso di lei, facendo una smorfia triste.
“Mizuko, perché continui a trattarmi così?”
La ragazza volge imbarazzata lo sguardo verso Akane, poi abbassa il capo. Kenta non si cura minimamente del suo stato d’animo e continua a calcare la mano.
“Allora vuoi dirmi che quel bacio non valeva niente per te? È stato il momento più bello della mia vita, possibile che non te lo ricordi?”
Che cosa? S-si sono baciati?!
Il cuore di Akane inizia a battere all‘impazzata. Non è certo la prima volta che sente o vede Ranma baciare un uomo, ma in questo momento non è sicuramente preparata a sentire una cosa del genere.
Allora non c’è solo Aya, anche questo Kenta è innamorato di lui... Non è possibile.
La ragazza si siede lentamente su una sedia, con la testa ancora stordita, mentre Mizuko inizia ad agitarsi sempre di più.
“Smettila, eravamo ad un mio compleanno delle elementari e facevamo il gioco della bottiglia! Che vuoi che mi ricordi?!”

Alle elementari?
A quelle parole i suoi sensi iniziano a vacillare, diminuendo in lei per un attimo la percezione del mondo circostante.
Che vuol dire che erano alle elementari? Come può ricordare una cosa successa in questo posto quindici anni fa?
Gli occhi di Akane osservano smarriti prima Mizuko, poi Kenta: improvvisamente inizia a mancarle il respiro. Quei due diventano distanti da lei, appartenenti ad un altro mondo, un’altra dimensione in cui lei è solamente un’estranea. La sua mente cerca in tutti i modi di trovare una via d’uscita a questa situazione, una spiegazione plausibile per tutto questo.
Dev’esserci un errore, sì. Ranma a quell’età era in viaggio con suo padre… potrebbe benissimo essere passato anche di qui. Magari… magari Kenta si è confuso, sì…
Ma è tutto inutile. In lei si riaffaccia di nuovo prepotentemente quella sensazione di frustrante angoscia, che aveva portato nel suo cuore negli ultimi anni. Una morsa opprimente che non le lascia via di scampo: il terribile sospetto di aver sbagliato, di aver inseguito ancora una volta solo un sogno.
Kenta non può essersi sbagliato, lui ha baciato una ragazza. Non Ranma.
Akane si porta le mani al volto, mentre i battiti del suo cuore rallentano sempre più velocemente.
N-non è possibile, se fosse così vorrebbe dire che Mizuko… che Yu…
Non sono Ranma.
Il sangue si raggela a poco a poco nelle vene, fino ad offuscarle la vista. Mizuko, rimasta a discutere con Kenta fino a quel momento, si rende improvvisamente conto di quello che sta succedendo alla ragazza: si getta immediatamente su di lei, urlando e afferrandole le braccia ormai gelide.
“Akane! Che ti prende?! Rispondi!”
Mizuko scuote Akane, cercando di farla rinvenire, ma ormai è troppo tardi, la ragazza ha già perso del tutto conoscenza, abbandonandosi esanime nel suo abbraccio.

Note:
1. Il kotatsu è il tavolino basso che si trova frequentemente nelle case tradizionali giapponesi, ricoperto da una lunga coperta e con sotto un braciere che emana calore. Nei mesi invernali basta mettere le gambe e le braccia sotto il tavolo per riscaldarsi, in Ranma l’avete visto moltissime volte (delucidazione cortesemente offerta dal gatto del kotatsu di Lamù.).
2. 100 mila yen corrispondono circa a 720 € (si ringrazia la gentile calcolatrice della signorina Nabiki Tendo, nel frattempo cogliamo l’occasione per informarvi dell‘uscita del secondo volume di “Guida ai soldi facili, ovvero come guadagnare estorcendo denaro ai vostri familiari.” edizioni Shogakkan).

Spazio alle ciance:
Vorrei innanzitutto scusarmi con tutti quelli per aver aggiornato così tardi ;___; ^^', mi era venuto il blocco della fanwriter XDD, poi ho avuto dei "contrattempi universitari", quindi vorrei chiedere scusa a tutti quelli che non ho potuto contattare via mail per avvertire del ritardo. Il prossimo capitolo dovrebbe venire fuori un po' prima di questo, comunque ^^. Non esitate a contattarmi ^__^ (volevo soprattutto ringraziarvi del vostro sostegno, non pensavo ci teneste tanto *_*)
Bene, spero che la lunga attesa sia stata ripagata da un capitolo di vostro gradimento. E' tornata la vostra adorata Aya, con il suo simpatico cuginetto Kenta XD. Qual'è il mistero che lega Mizuko a Kenta? Che lei e Yu non siano veramente Ranma? (Questo capitolo potevo intitolarlo: Breed's doubt XDD) Lo scoprirete presto!!!
Grazie di cuore per continuare a seguirmi!!!

   
 
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