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Autore: FunnyPink    15/05/2011    6 recensioni
Non avevo grandi amici nella mia classe a scuola, le mie migliori amiche, erano state assegnate in un'altra sezione fin dal primo anno, aimè, qualcuno con poche rotelle funzionanti aveva pensato di mettermi nella sezione con quelli del quartiere sbagliato. Il problema che adesso mi ritrovo, è che il giorno precedente è stata assegnato un compito di storia a gruppi e come sempre dovrei far coppia con qualcuno della mia zona e ecco che spunta James, l'unico altro alunno della zona nord presente in classe. Il ragazzo col nome in onore di James Dean, il ragazzo che non parla a nessuno e con cui nessuno vuole parlare. Aria sciatta e anonima se non fosse per gli originali tagli, lividi e contusioni, carattere scontroso e predisposizione agli insulti e alle risse. Se avessi assolutamente bisogno di lui? Se dovessi cercare il suo aiuto stavolta? Se dovessi trovarmi a casa sua sarebbe pericoloso o scoprirei qualcosa su di lui che cambierebbe tutto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIAO, Comincio premettendo che mi piace scrivere ma non mi apprezzo, so che dicendo questo in una premessa mi tiro la zappa su i piedi, ma preferisco essere sincera.

Questo testo è nato dopo aver letto del concorso “sarete scrittori”, tranquilli non è una delle storie in gara ho letto il regolamento.

Primo non credo di essere abbastanza per partecipare al concorso, secondo quando mi si danno dei limiti di battute, è quando non riesco proprio a mantenerli, 25.000 battute sono troppo poche, solo questa ne conta 50.000.

Però ormai il tema mi aveva ispirato(dopo sono finita anche fuori dal luogo scolastico), mi aveva fatto nascere quest'idea, e ho detto proviamo a buttarla giù e guardiamo che ne viene fuori, non scrivo molte “originali” e ho paura di non aver detto abbastanza, o aver detto troppo.

Però anche un fiume di critiche mi farebbe piacere, insomma l'ho pubblicata tanto per fare, ormai c'era, era qui sul mio PC e mi dispiaceva lasciarla a muffire.

Detto questo mi cheto e spero che riusciate a comprendere qualcosa :P

 

 

 

 

 

Non avevo grandi amici nella mia classe a scuola, le mie migliori amiche, erano state assegnate in un'altra sezione fin dal primo anno, aimè, qualcuno con poche rotelle funzionanti aveva pensato di mettermi nella sezione con quelli del quartiere sbagliato.

In classe mia erano tutti della zona residenziale ad est la città, quella nuova, quella con le casette, perfette a due o tre piani, con giardino e vialetto con una o due auto. La maggior parte dei ragazzi aveva nella famiglia un avvocato, un dottore, un proprietario di un'azienda, di un marchio, o un'attività che andava piuttosto bene, qualcuno di loro aveva standard un po' inferiori come chi tra i loro genitori aveva ereditato semplicemente quella casa, ma in sostanza loro era gli Est. E io non c'entravo proprio nulla.

Casa mia stava nel nord, era una zona più residenziale e il nostro era un appartamento di una palazzina a cinque piani abbastanza in buono stato, e abitavamo pure al pian terreno, per cui avevamo pure noi un giardino, piccolo e sotto l'occhio di tutti, ma era nostro, verde e fiorito.

Con la maggior parte della mia classe, parlavo giusto di scuola, un'informazione, uno scambio di opinioni, appunti, dettagli e suggerimenti durante compiti e interrogazioni. Per questo mi rispettavano e io con loro, nei momenti di bisogno ci aiutavamo. Ma loro erano est e io nord, non si poteva ignorare, e nonostante ci fossi abituata, arrivata al quarto anno che condividevo con loro, sapevo che parlavano alle mie spalle, che commentavano il mio abbigliamento, la mia assenza di gloss sulle labbra o semplicemente la mia cartella che non era un'eastpak, che sembrava essere il must in questo periodo, ma semplicemente a me non riusciva farci entrare tutti i libri, a quanto pare non ero brava nel giochino del tetris.

 

Ero stata assente due giorni, due singoli giorni a causa della febbre che mi aveva messo a terra domenica pomeriggio, e che mi ero trascinata fino a lunedì, il martedì stavo già bene ma ero rimasta per precauzione a casa. Il rimanere un giorno in più a casa era stata una liberazione, sia perché ero rimasta da sola e avevo potuto fare quello che volevo, tipo musica tutto volume, mangiare schifezze sul divano guardando Notthing Hill, sia perché avevo saltato per una volta l'agglomerato di ore più assurdamente orribile che abbia mai avuto nella mia carriera scolastica.

Tre ore di storia. In quale mentre geniale sarà nata questa fantastica idea di collegare bene tre ore di questa “illuminante” materia?

Se non si fosse capito io odio la storia, come tutti sono costretta a imparare a macchinetta le informazioni, per poi resettarle la lezione successiva, non lo facevo a posta era così, ero programmata così, per un reset completo ogni volta che immagazzinavo nuovi dati. La cosa più odiosa erano le date, quelle non c'era proprio speranza, avevo l'assurdo vizio di invertire i numeri, tipo: scoperta dell'America? 1249, visto?.

Il fatto che avessi l'insufficienza costante nella materia non c'era da stupirsi, ogni volta che studiavo ricordavo solo l'ultima parte di quello che avevo letto, eppure per le altre materie era diverso, geografia, matematica, scienze.

Il problema che adesso mi ritrovo è che il giorno precedente è stata assegnato un compito a gruppi o a coppie. Niente di anormale, i professori li assegnano spesso, vogliono che impariamo a cooperare, unendo le nostre menti come fossero una sola, detto così fa pure rabbrividire. Io, essendo appartenente a una zona diversa della città non potrei mai far coppia con gli altri, sarebbe scomodo per noi collaborare o semplicemente non vogliono mischiarci, devo far coppia con qualcuno della mia zona e ecco che spunta James, l'unico altro alunno della zona nord presente in classe.

Intanto una precisazione sul suo nome, non è straniero, sua madre era una grande fan dei film di James Dean, e già questo può lasciar perplessi.

Quello che si deve sapere di James, è che nessuno lo considera, mai, questo sembra una cosa ingiusta, ma è quello che vuole lui, anche dalle mie parti lui è diverso, lui abita Oltre il Muro. Si dicono così quelli che abitano oltre la recinzione del vecchio decrepito muro che circonda le palazzine popolari, a qualche centinaio di metri da casa mia. Il fatto che sia una persona asociale, non rivolga mai una parola a nessuno e sia estremamente scontroso con chiunque, può aiutare a inquadrarlo. Che io sappia non ha amici in tutto il distretto scolastico, non l'ho mai visto parlare con nessuno che non sia per litigare o reagire a qualcosa. A scuola però non è proprio una frana, ma credo che odi parlare o che non sappia farlo senza inserirci una parolaccia, un'offesa o senza provocare un professore, non che sia al corrente di tutti i suoi voti, ma so che prende costantemente 2 o 3 alle interrogazioni, ma per assurdo 8, 9 ai compiti scritti. Proprio scemo non è.

Ha quell'aurea terribile che allontana tutti da se, sarà il suo aspetto anonimo, niente taglio alla Zac Efron,(quando andava di moda), o mossa alla Justin Bieber (che per altro ritengo alquanto stupida), inoltre dettaglio non irrilevante ha sempre tagli ed ecchimosi sul volto, sulle braccia o qualsiasi parte del corpo esposto e suppongo anche sulle altre. La sua lingua lunga e i suoi modi scontrosi non lo portano certo a essere amato, e spesso viene preso di mira, dicono sempre che è lui spesso a provocare per primo e scommetto che buona parte delle volte è così, gli piacciono le risse, non so che giri abbia la sera, ma non devono essere dei più tranquilli, ogni mattina o quasi ha un regalino nuovo.

Quando devo fare queste ricerche di coppia, sono gli unici momenti in cui scambio due parole con lui, sono l'unica a farlo, e non sono parole che riguardano l'argomento della ricerca.

Di solito lui mi avvicina mi dice qualcosa tipo “fai il compito da sola a me non importa un cazzo” io annuisco, ma poi aggiunge sempre, è questa la cosa strana ”tranquilla dirò al professore che sono stato io a rifiutare di collaborare” e allora gli dico “grazie” e ognuno per la sua strada. La cosa curiosa è che sia sempre scontroso ma quando mi dice questo in un certo senso è gentile, cioè mi ritrovo sempre a fare il lavoro per due, ma lui mette sempre in chiaro tutto con i professori, lui prende il voto brutto, io di solito vengo premiata, la cosa strana è non ha mai riguardi per nessuno, ma in quel momento mi da una mano, poi torna lo stesso di sempre, stronzo e menefreghista.

 

Ieri a lezione di storia è stata assegnata questa nuova ricerca che dovrei svolgere con James e poi esporla. Mi sembrava strano che ancora non ci avessero dato una ricerca a storia, era troppo bello per essere vero, soprattutto visto che siamo ormai alla fine dell'anno. E qui che sorgono i miei problemi il mio voto attuale a storia è quattro, ossia peggio del solito, ossia mi porterò il debito fino in fondo e dovrò recuperarlo a settembre. I miei mi odieranno e me la faranno pagare togliendomi anche quelle venti euro che tanto vanno a finire tutte nella benzina del motorino.

Frustrazione, disperazione e desolazione ecco quello che mi accompagna a scuola, farò la mia ricerca da sola, prenderò un pessimo voto perché incasinerò tutti i dati e ne prenderò uno ancora peggiore nell'esporla.

Sono disperata, così disperata che sto per fare una cosa che non ho mai fatto, che credo nessuno abbia mai fatto e ho il terrore della sua reazione.

E' appena suonata la campanella della ricreazione, la classe è già vuota, c'è solo lui. MI faccio un po' di coraggio e lo chiamo.

James” lui si volta verso la mia direzione senza dire nulla

ci-ciao, ho saputo della ricerca di storia e io-”non mi lascia neanche finire

falla da sola, tranquilla dico io alla Mastrangelo che non ho voluto farla” fa per voltarsi dopo le sue solite parole, quando provo a spiegargli la situazione

Io ecco, io...”si volta sorpreso dalla mia replica nonostante non abbia ancora detto molto. Lo osservo un attimo da vicino, sembra messo peggio del solito oggi un taglio evidente sullo zigomi e uno che gli attraversa il sopracciglio, sicuramente spaccato e rosso, sul collo ha diversi lividi e mi accorgo respira in modo strano come se si sforzasse. Lo vedo arcuare le sopracciglia e accigliarsi, forse notando che stavo studiando le sue ferite, chiude gli occhi un attimo e io distolgo lo sguardo fissando il banco “Io ho bisogno di una mano a storia, non...io...il mio voto attuale è quattro e non riesco in questa materia”grugnisce in risposta

non è un problema mio, chiedi aiuto ai secchioni” la sua voce è sempre sbrigativa ma mai offensiva almeno perora

non...non è che non capisco è che non mi riesce proprio, tu non vai male a storia e...”

non do ripetizioni se è questo quello che chiedi”

no io...devo prendere un buon voto, un ottimo voto in questa ricerca”

Emma che cavolo stai dicendo, arriva a capo” è la prima volta che mi chiama conosce il mio nome allora

si, giusto scusa, vorrei, io vorrei che facessi la ricerca con me, che mi dessi una mano” mi guarda con occhi stupiti adesso, sembra sospettoso e inclina la testa

mi stai prendendo per il culo?” ecco sapevo che finiva così

no io ho bisogno davvero...”

se mi stai prendendo per il culo sappi che mi sto incazzando” faccio istintivamente un passo indietro, le sue parole sono state dure e il suo significato mi spaventa, non penso mi picchierebbe, non una donna, non mi ha mai fatto nulla, anzi con me di solito è più tranquillo che con il resto della classe.

no io non... ok, se non vuoi fa niente, scusa, scusami non ti disturberò più” faccio per uscire di classe, a testa bassa e spaventata, sono a pochi passi dalla porta, scanso i caschi e le cartelle in terra che la sua voce mi richiama

aspetta!”mi blocco all'istante e lui continua subito “aspetta, io forse posso darti una man...argh-”la sua una smorfia di dolore mi fa girare di scatto, è appoggiato con una mano a un banco, e le dita ne stringono il bordo con forza, un braccio è tirato vicino al petto, come se stesse per vomitare o sentisse dolore, incerta faccio un passo nella sua direzione ma non mi avvicino troppo

stai...stai bene?”

si...un...un attimo, si solo un attimo” si raddrizza, e fa piccoli respiri, pian piano vedo che si rilassa, la mascella, il braccio e quando mi parla stavolta lo fa più piano e senza il solito tono duro. Per la prima volta in lui vedo qualcosa di diverso oltre il dolore c'è qualcosa che mi ricorda lo spavento, forse è spaventato dal dolore, ma non è certo nuovo alle ferite...anche se potrebbero non essere solo ferite, magari ha davvero mal di stomaco.

va bene possiamo fare la ricerca assieme, ti darò una mano”

ok, grazie” tuttora non sono sicura che sia una buona idea però...“ci possiamo incontrare domano, se vuoi”

ok, domani va bene”

vieni a casa mia?” propongo

no, perché...cioè potresti venire tu?”questa domanda mi stupisce ancora di più, come tutti gli altri, non sono mai stata a casa sua, non è tanto il fatto di andare oltre il muro, ho una mia cara amica, Francesca, detta checca che abita la, e prima delle nove di sera è abbastanza tranquillo, dopo, tutti sanno che ci sono giri strani, droga, risse e cose del genere, ma sono di solito tutte nel giardino sempre dentro il muro, ciò che avviene li rimane lì, come sempre la polizia sa ma fanno finta di niente finché non esce dal muro tutto è sotto controllo. Quello che mi stupisce è il fatto di andare a casa sua, cioè non che lui abbia mai visto la mia, ma lo ammetto ho un po' di timore, non mi farebbe nulla, non ci conosciamo ma non penso sia quel genere di persona, solo che è un estraneo quasi, nonostante lo veda da quattro anni in classe e sappia chi sia fin dalle elementari.

Ho diversi tomi di storia che ci potrebbero aiutare nella ricerca, erano di mia madre, a lei...a lei piaceva la storia e anche a me, ma sono...”con le dita fa un gesto come a mostrare il volume dei tomi di sua madre, dei tomi grandi, alti e forse pesanti, se fosse davvero così sarebbe faticoso spostarli e magari potrei dargli fiducia, alla fine è lui quello che nonostante le interrogazioni mute ha 8 a storia, mentre io sono quella del 4, devo fare il sacrificio, se poi vedo che non ha intenzione di studiare ma di fare i cavoli sua, posso sempre andarmene. Devo dargli questa fiducia, penso.

ok va bene domani alle 15?” annuisce

sai dove abito?”

stai al giallo vero?”gli edifici non sono colorati, sono grigio topo, ma ognuno ha un nome di un colore, Francesca sta a quello accanto al blu.

si al giallo, secondo piano, l'appartamento di destra”

bene”

bene, ok ci vediamo domani” dice

a domani allora”

ciao Emma”

ciao James” sembra stupido salutarsi visto che abbiamo altre quattro ore insieme in classe, ma entrambi sappiamo che non ci rivolgeremo più parola, non ci guarderemo finché domani dopo lezione non faremo questa ricerca, quindi tanto vale salutarsi, anzi è stato anche gentile non ci salutiamo mai.

 

Eccomi al giorno dopo, eccomi alle 14.55 che mi sto dirigendo verso casa sua, nel suo palazzo, in spalla una tracolla con fogli, quaderno e cinque pagine stampate dall'enciclopedia del computer, non le ho neanche lette, non so se parlano di questo famoso Smith della nostra ricerca, io ho cercato rivoluzione industriale e basta.

Arrivata al portone suono al campanello la voce gracchiante da citofono dice “sali” mentre il portone si apre.

Faccio un grosso respiro, lo spalanco e entro dentro, sta al secondo piano quindi faccio le scale lo preferisco, da queste parti gli ascensori sono minuscoli, puzzolenti e non molto affidabili, la “checca” abita al terzo piano e faccio sempre le scale lo stesso quando sono sola.

E' con timore e incertezza che una volta davanti alla sua porta anonima come le altre, impugno la maniglia e la spingo avanti, è stata lasciata socchiusa.

E' permesso...” chiedo completamente insicura su cosa stia facendo.

Vieni, entra in casa” la sua voce mi sorprende alla mia destra, facendomi voltare di scatto.

Tra me e lui un muretto basso che divide la cucina e la tavola dall'ingresso.

E' in piedi, rigido accanto a una sedia scostata. Dietro di lui c'è la cucina è di legno chiaro, ordinata ma vecchia, sembra pulita, mi accorgo però che il rubinetto perde.

Il salotto è accanto alla cucina in un 'ambiente unico, anche questo è vecchio e non proprio ordinato, ci sono pile di libri soprammessi su una sgangherata libreria, dei soprammobili brutti e messi male e grazie alla luce che entra dalla finestra vedo riflessa molta polvere sul tavolo, sul soprammobile di marmo e sui pavimenti in salotto, un'altra volta la sua voce mi sorprende.

scusa il disordine non ho fatto a tempo a ripulire casa...io, sono stato trattenuto in presidenza un'altra volta per il ritardo di stamani”.

Non fa niente” dico subito cercando di non essere importuna e far notare quanto sia polverosa casa sua, torno a guardare nella sua direzione e sul tavolo noto diversi libri e questi devono essere i tomi di cui parlava ieri. Questi libri dall'aria vecchia sono esattamente grandi, alti e pesanti come li aveva descritti, questo mi rincuora, diceva la verità, forse sono partita troppo prevenuta, forse.

Vuoi...” sembra dubbioso e imbarazzato adesso mentre con un gesto della mano indica la tavola, e io mi ricordo di essere ancora li sulla porta, ancora a valutare casa sua, il suo comportamento... decisamente scortese, penserà che lo sto giudicando. In effetti è quello che stavo facendo ma non dovrei darlo così a vedere.

Chiudo il portone dietro di me, e avanzo girando attorno al muretto e avvicinandomi a lui. E' alto poco più di me sarà 1.80 forse meno, ma è magro e non molto forte almeno apparentemente, quando mi trovo accanto, distolgo la sguardo e prendo posto subito accanto a una sedia, sfilandomi la tracolla.

Mi schiarisco la voce e per la prima volta faccio conversazione o almeno ci provo

per l'incidente” guardo lo sguardo dubbioso di lui e aggiungo subito “ Il ritardo di oggi... per l'incidente” capisce il mio tentativo di discussione e non molto bravo neanche lui in queste cose annuisce

si, l'incidente... siamo rimasti bloccati con l'autobus in coda per venti minuti”

l'ho visto, mentre passavo in motorino, ho visto che due auto si erano scontrate, c'è stato anche un ferito perché l'ambulanza era sul posto”

già, col motorino non hai avuto problemi”

no infatti, sono riuscita a passare abbastanza bene, sono arrivata solo un po' precisa per la campanella”

noi no, e anche se non era colpa mia, era già la quinta volta quest'anno e mi hanno convocato dal vicepreside, ma io non posso farci nulla”

ci sono spesso incidenti alla rotondo giù alle fabbriche, non è colpa tua, immagino che anche gli altri abbiano gli stessi tuoi problemi”

si infatti ma...io sono io” come a spiegarmi che data la sua fama, per lui il discorso -incidente non dipeso da me- non conta, e non è per niente giusto.

mi dispiace” sono sincera, è brutto che anche quando non fa niente venga incolpato di qualcosa, spesso se le cerca è vero ma non è diritto della scuola fare così, e poi è più facile essere dispiaciuta con lui, qui adesso mentre lui è gentile, pacato e quasi spaventato dalla mia presenza, mi osserva stranito anche a queste mie ultime parole.

Il discorso però muore li e nessuno sembra fiatare così, prendo occasione per tirare fuori ciò che ho stampato e mostrarglielo.

Io ho stampato questo, non so se può essere utile, non ho libri di storia in casa, questo viene dall'enciclopedia del computer e ammetto di non averlo letto prima di venire qua”. Gli passo i fogli e lui prende a guardarli, lo vede leggere qualcosa, penso che ci capisca più di me, anche se basta poco a fare meglio di me.

E' buono, può essere utile c'è un passaggio poi che possiamo riutilizzare è scritto bene, teniamolo qui, prima dovremmo iniziare però con la storia personale di Adam Smith, vita morte e miracoli per farla breve e dopo possiamo parlare dei suoi studi e di come le sue parole hanno cambiato la storia del periodo”.

E' gentile, pacato e sembra proprio sapere di cosa sta parlando, in più in tutti questi discorsi non ha inserito finora ne una parolaccia ne un'imprecazione, decisamente inedito come comportamento. Alzo le mani le mani in segno di resa e gli rispondo solo “Mi rimetto a quello che vuoi tu, sei tu il capo adesso”,

e ancora più inedito gli strappo un sorriso.

Ok, ho capito sei una frana a storia. Guarda in questo volume e cerca dove ci sono i dati su Smith, io cerco in quest'altro”

 

Andiamo avanti un po' così, cerchiamo materiale sui due volumi, li confrontiamo e alla fine decidiamo cosa riportare e come farlo, come organizzare il discorso ecc.

Questo riesco a farlo anche io nella mia ignoranza storica non sono così ritardata.

Devo dire però che lui è davvero preparato, come se conoscesse già tutto di Adam Smith, come se avesse già letto quei tomi, ma che per lavorare insieme a me aspettasse che anche io sappia le stesse informazioni per poi elaborarle. Via via che andiamo avanti, sto prendendo confidenza con questo argomento e non mi dispiace così tanto questo tizio.

In un'ora e mezzo abbiamo scritto già diverse pagine della nostra ricerca, quando James si ferma e agitato si alza dalla tavola avvicinandosi alla cucina. Io lo osservo stupita dal suo scatto, e noto che ancora una volta si regge il busto, attendo in silenzio fissandolo però mentre mi da le spalle, quando sembra riprendersi apre dei pensili della cucina.

scusami sono stato scortese non ti ho neanche chiesto se volevi qualcosa da bere o da mangiare, o un frutto, vuoi...”

Si volta verso di me imbarazzato grattandosi la testa. E' curioso in queste vesti.

Sto bene” gli rispondo tranquilla, lui allora mi mostra una bottiglia d'acqua “ok, dell'acqua andrà bene”

Mi volto nuovamente verso il tavolo e la ricerca, poco dopo mi raggiunge, posando in un angolo sgombro del piano vicino a me un bicchiere e una bottiglia, lasciando nel mezzo null'altro bicchiere pieno di quelle che sono sicuramente noccioline tostate, io avrei usato un altro contenitore, ma va bene così l'idea non è male.

Per spilluzzicare qualcosa”mi dice quando lo osservo

grazie” e subito ne prendo una, perché è vero sto bene così ma le noccioline fanno sempre gola.

Stai capendo qualcosa?” mi chiede dubbioso, e lui annuisco energicamente

si ho finalmente capito chi è Adam Smith e me lo ricordo pure, avevo come il presentimento di averlo già studiato forse alle medie o a Economia Politica ma prima avevo il vuoto come sempre, io studio, studio sempre solo con la storia soffro di perdita della memoria a breve tempo, e è questione di ore che tutto diventa buio, quando le ragazze mi hanno detto che dovevo fare una ricerca su Smith ho pensato a Will Smith, l'attore hai presente? È ...non lo so...”vengo interrotta però nel mio monologo dalla sua energica risata, cioè vuole ridere, ma si tiene ancora il petto, sta provando dolore ma sorride.

Will Smith dici? Si esattamente la stessa persona. Forse studi male o nel modo sbagliato, hai mai provato a leggere ad alta voce?”

certo, ma non cambia, ci metto solo di più”

e ripetere ripeti mai ad alta voce? Prova con uno specchio, ripetere allo specchio da spesso l'idea di parlare con qualcuno, ci sono più distrazioni quindi capisci se qualcosa la sai o no e ti aiuta se hai problemi ad esporlo davanti al professore”. Parlare da sola non mi eccita, e mi sento già stupida all'idea

dovresti farlo anche tu forse, neanche tu sei bravo nelle interrogazioni” gli dico incerta, sia sul metodo sia sulla sua reazione, ma lui è tranquillo.

E' diverso, io non voglio rispondere, ma le cose le so” già in effetti le sa altrimenti non prenderebbe il massimo negli scritti, allora perché?

perché non vuoi rispondergli, hai paura di sembrare un secchione?”

no non è quello, io non...voglio” non mi ha risposto in pratica, e sta tornando il silenzio.

Dovremo ricominciare, se continuiamo così tra poco avremo già finito”

non insisto oltre alle sue parole, e con la stessa organizzazione di prima continuiamo la ricerca. Come ha detto lui la ricerca va molto bene e riusciamo a trovare facilmente sia le informazioni che le parole giuste per rielaborare i pensieri e le opere di Smith.

 

Stiamo cercando le parole finali per concludere il progetto, qualcosa ad effetto come ha proposto lui, utilizzando qualche citazione delle sue. Qualcosa al di fuori dei miei standard. Quando ecco piombare da fuori la porta una voce forte, tonante e decisamente alterata.

Vedo la postura di James, irrigidirsi, fissare la porta teso, e guardare me.

Non avevo mai visto i suoi occhi in quel modo, credo di non averli mai visti in nessuno che conosco. Tensione, fermento e paura, tanta paura. Il suo respiro è accelerato e posa nuovamente un abbraccio sulle sterno, non so se per dolore o per proteggersi.

Le parole si distinguono già prima che la porta sia apra, il tono è forte e arrabbiato. Anche io comincia ad avere paura adesso.

COSA HAI COMBINATO STAVOLTA, LO SAI CHE ODIO ESSERE CHIAMATO DALLA SCUOLA, COME OSI RAGAZZINO” e altre parole non ripetibili e ancora più alte.

Quando la porta si spalanca, James comincia a urlare per cercare di calmare quello che credo sia suo padre, un omone grosso, grasso e calvo, che indossa una tuta da meccanico sporca, simile a quella che usa mio padre in fabbrica.

papà, abbiamo ospiti, papà, non ora abbiamo ospiti ne parliamo dopo va bene non così” alza le mani agitandole.

L'uomo si blocca e mi osserva per la prima volta, guarda il tavolo i libri e fissa nuovamente me e il figlio. Diventa poi tutto rosso, non so se per imbarazzo o di rabbia, perché stringe i pugni. Sento la mano di James sotto il tavolo che cerca la mia e la stringe, la guardo, non capisco perché questo gesto, vuole tranquillizzarmi?

Suo padre si avvicina, cammina male sembra dondolare forse è il peso, e con tono altrettanto duro ma regolare, tanto da spaventarmi ancora impone a James i suoi ordini:

vieni subito di la, adesso”

James si volta un attimo verso di me, e entro io stessa nel panico vedendolo riflesso nei suoi occhi, la sua stretta intensa non è per me, è per lui, è lui che ha bisogno di sicurezza. Ma lo fa lo stesso, si alza e va nella stanza, suo padre lo spinge nel corridoio, dimenticandosi di me, non facendo caso alle smorfie di dolore che anche io sento.

Un ronzio nella tasca mi fa sobbalzare, è un sms che vibra, prendo automaticamente il cellulare dalla tasca, ma non leggo il messaggio. Attendo non so cosa, immobile.

Il primo rumore che arriva dopo una richiesta di spiegazioni sulla chiamata della preside, mi fa contorcere lo stomaco. Qualcosa che si infrange, che si rompe e ne segue un gemito.

Sta succedendo qui, con me nella stanza accanto, con i rumori e le urla forti che arrivano a me.

Lo sta picchiando? Non ho mai visto nessuno picchiare sul serio, una pacca, uno schiaffone ma mai, tanto meno tra una persona adulta e un ragazzino.

 

Non so esattamente perché, dovrei essere bloccata nel panico, oppure dovrei scappare più lontano possibile, ma qualcosa mi preme di alzarmi dalla sedia, avvicinarmi al corridoio e alla stanza, è una cosa stupida, è uno sbaglio ma lo faccio lo stesso. Intanto altre urla, il rumore chiaro e deciso di uno schiaffo. La porta della camera non è chiusa, per questo le voci e i rumori sono forti, per questo posso vederli.

Non sono affari miei continua a ripetere la mia coscienza, e come prima la ignoro, anzi faccio l'opposto. Nessuno si accorge di me, mentre allargo lo spiraglio, alzo il telefonino e riprendo la scena, tengo gli occhi fissi sulle schermo, come se vedere quelle violenze, quelle botte, quegli schiaffi attraverso di questo fosse meno doloroso. Quando qualcosa di grosso e duro si abbatte sul corpo dolorante del ragazzo che aggrappato a un mobile piange e chiede pietà, lui cade a terra.

Il filmato non è perfetto, sto tremando, ma riesco a puntare il suo viso, perde sangue dalla bocca e cerca di ingoiare aria, ma sembra non farcela.

Finalmente mi decido a fare la cosa giusta.

Lascio stare tutto, torno nella cucina prima che qualcuno se ne accorga, raccolgo la mia roba e ho la freddezza di prendere anche la ricerca e scappare da quella casa.

La strada fino a casa sembra molto più lunga del solito, eppure ho corso tutto il tempo, non credo di aver mai corso tanto in vita mia.

Quando arrivo a casa ho il fiatone, mio padre mi attende in giardino appena esco sul terrazzo è seduto sul dondolo, si è tolto la tuta e indossa una paio di Jeans e una t-shirt brutta e scolorita.

Vado dritta da lui appena entrata. Gli arrivo davanti so che è lì, ma appoggio solo le mani sulle sua braccia, mentre il terrore bloccato finora forse dall'adrenalina o qualsiasi possibile reazione chimica fa strada in me, e non riesco a frenare le lacrime, i singhiozzi e ancora ansimo dalla fretta.

Mio padre è spaventato da questo mio stato, si alza, alza la mia testa mi guarda in volto, guarda le mie braccia forse a cercare segni di ferite.

Ma l'unico segno di violenza è nei miei occhi.

Lo abbraccio forte, non l'ho mai fatto, mio padre non è una persona che si lascia andare a questi gesti e quasi non ricambia, però neanche mi allontana e in questo momento mi basta.

stai bene? Emma ti prego rispondimi, che è successo? Il motorino? Ti hanno fatto qualcosa?” finalmente comprendo le parole che sta pronunciando da un po' e che dal panico non avevo sentito, le orecchie piene ancora di quei rumori di dolore, rabbia e lacrime.

n-no, io ...bene, no io”

che è successo, calmati così non capisco nulla”

Io ho..io, lui e poi suo padre” è tutto confuso, un'altra ondata di lacrime, insieme alla rabbia di non riuscire a dirlo, ringhio..

Ricordo solo allora di aver fatto quella cosa col cellulare, non so neanche se è venuto, se si è salvato. Comincio a rovistare nervosamente nella borsa, butto fuori con rabbia l'astuccio gettandolo in terra, trovo quello che devo e lo affetto tremante.

Non ricordo neanche dove si salvano i video e mi arrabbio, ruggendo ancora di frustrazione, non me ne sono accorta ma non ho detto ancora una parola, e mio padre è nel panico per il mio comportamento.

Lo trovo finalmente, la cartella giusta, scanso l'inutile filmato di me e le mie amiche che cantiamo, e trovo quello giusto con la data di oggi.

Tiro per una manica mio padre e gli faccio guardare il piccolo schermo

guarda” dico solo, parlando per la prima volta.

Le immagini partono, si intravede la porta di lato, ma si sentono le urla di rabbia e di dolore anche se ovattate dagli altoparlanti del mezzo, le immagini ballano ma è altrettanto chiaro che l'uomo lo picchi parecchie volte, quando alla fine James cade e noto per la prima volta che mi fissa nello spiraglio, col fiato mozzo.

Ma è morto?”chiede mio padre nel panico, il cuore mi salta in gola

no, non credo...oddio papà”

chiamo un'ambulanza e dico di mandare anche qualcuno a fermare quell'uomo, io e te andiamo a denunciare col telefonino ai carabinieri, dove abita?”

gi-giallo al giallo secondo piano a sinistra...nonono a destra, secondo a destra, si lì”

E' agitato anche lui mentre compone il numero col telefono di casa.

Lo sento parlare con qualcuno del 118, dirgli che un ragazzo è stato picchiato e che il suo aggressore è ancora in casa e potrebbe essere pericoloso

Quando riattacca, è disorientato pure lui, fa per andare in camera, ma torna indietro, poi lo vedo dirigersi in cucina, guardarsi attorno e ancora una volta tornare addietro.

papà!” lo chiamo, mi fissa un attimo e mi ordina

chiudi la porta del terrazzo e andiamo, per strada manda un messaggio a tua madre che siamo fuori, le spieghiamo dopo o non finiremo più”

Faccio come dice, e appena entrati nella sua macchina, comincio a digitare il messaggio per la mamma, sperando se ne accorga.

Ai carabinieri, dopo che affermiamo di voler fare una denuncia ci portano in una saletta privata, mio padre mi tiene stretta per il polso trascinandomi per i corridoi. Non sono mai entrata in un posto del genere e mi incutono timore tutte quelle divise, in più ho ancora quelle immagini che mi corrono davanti, ma devo farlo insomma, lui voleva il mio aiuto, la sua mano, i suoi occhi, magari anche il suo invito era fine a questo.

Raccontiamo il fatto, diciamo di aver chiamato un'ambulanza e aver chiesto aiuto, uno di loro va a controllare se una pattuglia è stata inviata, e torna poco dopo annuendo, allora a quel punto mostro il cellulare e il filmato alle divise, sono in tre, stretti che fissano il piccolo schermo, hanno le sopracciglia aggrottate. Quando pare finito, l'uomo al centro mi fissa:

sa che era pericoloso starsene li a due passi da un uomo preso dall'ira? magari anche ubriaco, avrebbe potuto fare qualcosa o reagire davvero malamente vedendola, cosa pensava di fare seguendoli e facendo il video, metterlo su youtube come fai sempre voi?”

Le sue parole mi scandalizzano, sarà per questo che riesco a reagire e parlare con chiarezza a quest'accusa

mai neanche per un secondo ho pensato di metterlo su internet, non faccio queste cose, non metto anche le mie foto”poi mi ricordo che sto parlando con un carabiniere e abbasso il tono

non so perché l'ho fatto mi sono alzata e ho sbirciato, avevo il cellulare in mano, perché mi era arrivato un messaggio e è stato istintivo”

E' stato lo stesso pericoloso spero che se ne renda conto”. Cominciano a riempire dei moduli cartacei, mentre uno di loro lo osservo scrivere qualcosa sul computer nel mentre mio padre da i nostri dati

non è la prima volta che succede” dico

chi?”chiede l'uomo

James Guddòi”

non è la prima volta che viene picchiato intende?”

si penso di si, non ci ho mai parlato, è schivo e risponde sempre male a tutti un attacca brighe, ma è in classe mia dalla prima superiore e io non ricordo un giorno senza che gli abbia visto un livido, un taglio, a volta è anche assente e quando torna sembra messo peggio, io...tutti pensavamo che fosse in mezzo a delle risse, sembra violento e attaccabrighe, ma in realtà ora che ci penso non l'ho mi visto picchiarsi con nessuno”

quindi potrebbe andare avanti da quattro anni”

o forse più prima non lo so, tutti sanno che sua madre è scappata quando lui aveva dodici anni o giù di li, di preciso non lo so, sono dicerie e la gente parla, magari i vicini lo sanno”

ok, metteremo a verbale, e cercheremo di rintracciare la signora, magari sa più del dovuto, Antonio te come va stai aggiornando?”

l'uomo al pc annuisce

si, ho quasi finito, e ho riportato i dati base, dopo scriviamo quello che è stato registrato, potresti passarmi il video con il bluetooth?”

faccio come chiesto, e invio il materiale.

non hai altro? Foto, altri particolari, hai capito perché l'ha picchiato?”

si dice che l'ha chiamato la preside, era stato in presidenza oggi pomeriggio per la quinta entrata in ritardo del semestre, ma non è colpa sua, viene in autobus e come con l'incidente di stamani rimangono bloccati, gli ho chiesto anche io spiegazioni a casa sua, visto che non è l'unico, tutti quelli che vengono con quell'autobus fanno ritardo, ma lui mi è detto -ma io sono io- come se data la sua fama fosse colpa sua”

spiego, denunciando così anche la mia scuola, difatti mio padre mi guarda stupito

va bene parleremo con la presidenza e con i tuoi compagni di classe”

se è tutto qui...” mi chiedono

penso di si” dico sforzandomi di cercare altri particolari ma non trovandoli

bene, se aveste altre informazioni venite qua, e chiedete del capitano Antonio o il maresciallo Filippo”annuiamo.

Torniamo a casa lentamente, sia per il traffico sia perché entrambi siamo sovrappensiero e il viaggio passa silenzioso.

Diversamente appena in casa, mia madre ci subissa di domande su dove siamo stati finora, e urla una paternale per il mio comportamento incosciente e pericoloso una volta raccontatele il fatto. Ma alla fine mi abbraccia, e mi dice che sono stata coraggiosa, e che è comunque fiera di me. Contraddittorio ma carino, lo apprezzo.

La notte non dormo per niente, appena tocco il cuscino e chiudo gli occhi, mi sembra di sentire qualcuno urlare. Quando mamma viene a svegliarmi mi trova seduta sul letto, le luci sul comodino accese e un libro in mano.

Vengo esentata dalla scuola e mamma rimane con me prendendosi ferie al negozio di fiori. Non parliamo dell'accaduto, mi fa più che altro compagnia e mi controlla.

 

I giorni successivi a scuola, deve essersi già sparsa la voce. Se prima a parlare alle mie spalle erano i miei compagni di classe e per una cavolata come lo zaino, adesso è tutta la scuola, e io sono costretta a correre in classe dove non sono comunque risparmiata.

Solo un giorno a ricreazione mentre vado in bagno vengo raggiunta da qualcuno che ha il fegato di chiedermi se è vero che il padre di James è stato arrestato e che è colpa mia. Colpa, come se avessi fatto qualcosa di male. Arrabbia allora mi difendo, rispondendogli a tono, ma attirando gli sguardi di tutto il corridoio.

non è COLPA mia, è GRAZIE a me, quel bastardo picchiava James chissà da quanto, quella volta l'ha quasi ammazzato e io ero nella stanza accanto” Abbandono la discussione e fuggo in bagno. Dopo quello sfogo però, tanti di più hanno preso coraggio e mi fermano nei corridoi, ovviamente la notizia si è gonfiata e mi chiedono le cose più assurde, tipo: se era drogato, se avesse picchiato anche me, se io avessi tirato una spranga tra capo e collo per fermarlo. Non rispondo.

Spiego solo alle due miei amiche Francesca e Giulia come è andata davvero la storia, mi sono state vicine, e anche loro vengono inondate di domande, ma mi rispettano.

In classe se prima parlavo poco con gli altri adesso mi evitano, credo che abbiano paura di me o di dove vengo, come se adesso chiunque sia di quelle parti sia pericoloso, compresa io stessa che ho denunciato la cosa. Poco male non mi sono mai piaciuti.

 

Sono passati ormai 17 giorni dall'accaduto, James non è tornato a scuola, non è morto è solo all'ospedale, dicono che gli servirà del tempo. E io ho preso la decisione di andare da lui, l'ho detto a mio padre la sera prima e si è detto d'accordo, ha chiesto in giro per me se sapeva dove stava e mi ha riferito il reparto.

E' li che sto andando.

Nonostante il caldo è un po che giro col cappuccio in testa, le mie felpe sono senza maniche ma non ce la facevo più, a scuola è uno strazio, finché non succederà qualche altro scandalo, sarò sempre al centro dell'attenzione.

Scusi, sto cercando James Guddòi, sono un'amica” chiedo all'infermiera seduta in uno degli uffici con delle cartelline in mano.

la penultima stanza in fondo il corridoio” mi risponde senza neanche guardarmi

All'ingresso ho letto che una persona può essere presente anche fuori dagli orari delle visite se rimane discreta.

Mi affaccio alla stanza indicatami, vedo in fondo un letto con un signore che dorme, profondamente, è anziano, non decisamente uno della mia età, mi sporgo un po' di più e noto un altro letto, in questo ci sta proprio la persona che stavo cercando.

Faccio un passo avanti titubante sempre sulla porta, lui non mi nota, sta scrivendo qualcosa su un giornalino seduto allo schienale rialzato.

Ciao” esordisco, lui finalmente alza gli occhi e rimane stupito

ciao” risponde solo, si guarda in basso ha una t-shirt sporca e messa al rovescio sicuramente non aspettava nessuno, e io noto invece i capelli, sembrano tagliati a mano da un incapace, alla rinfusa come se non si fosse pettinato o si fosse svegliato adesso

ti disturbo?”

no no vieni, scusa non sono abituato a ricevere visite” un groviglio allo stomaco, e io ci ho messo ben 17 giorni per venire

non hai nessun parente?”

hanno rintracciato mia madre, ha una bambina ma è malata e non si può allontanare da lei, mia nonna è nella mia casa, non si può muovere di li, anzi non deve, sai che succede se lasci vuota una casa popolare?”

si arrivano gli zingari o dei disperati e te la occupano”

appunto” dice lui sbrigativo “per il resto sai che non ho molti amici”.

Sembra tranquillo parlando con me, proprio come quella volta a casa.

Scusa se non sono venuta prima”mi sento in dovere

non dovevi venire neanche adesso”non capisco, così chiedo

ti do fastidio? se vuoi vado via...”

no no nel senso che non devi sentirti in dovere, mi fa...piacere che tu sia venuta, non parlo con nessuno che non siano gli infermieri, o Tommi quando si sveglia, ossia venti minuti in un giorno” spiega indicando il vicino e facendomi ridere.

come mai hai il cappuccio, piove fuori?”ricordo di averlo ancora e lo tolgo subito

oh, no c'è il sole è anche caldo, io lo porto perché mi copre, mi para un po' dagli sguardi dei compagni di scuola” non lo fisso mentre lo dico

si è sparsa la voce immagino, ti hanno fatto domande?”

Non so che dirgli, ma voglio essere sincera, sembra simpatico adesso,

continuamente, mi fissano tutti nei corridoi, mi fanno domande assurde, come immagini la notizia è stata gonfiata da informazioni inventate di giorno in giorno, e chiedono tutti a me, la ricreazione sono costretta chiudermi nei cessi, anche i vicini di casa fanno domande, e i curiosi vanno al negozio di mia madre, per farle domande. L'unica cosa positiva è che si fermano anche a comprare un fiore con la scusa, e gli affari vanno meglio” cerco di ironizzare. E' assurdo ma vero.

Fa una smorfia che vorrebbe essere un sorriso, ma continua a fissare le coperte.

Non so più che dire.

Mi dispiace”mi dice poi, quando lo guardo negli occhi, leggo anche li il dispiacere e la sincerità “mi dispiace di averti coinvolta, io non sapevo più che fare io avevo...” paura, aggiungo mentalmente, è comprensibile “non mi avrebbero creduto, lui avrebbe tirato fuori una scusa, mi dispiace di averti messa nel mezzo e che tutti ti girino attorno. Ma ti giuro che non volevo metterti in pericolo, sapevo che non ti avrebbe fatto niente, anzi speravo che con te in casa avrebbe risparmiato anche me, ma aveva bevuto delle birre forse, non avrei mai voluto che tu...con te in casa...”

E' ok, non devi chiedermi scusa, è andata così, mi dispiace che ti abbia picchiato ma è finita adesso è in carcere adesso no?” annuisce

si è in carcere, ho visto il tuo video, i carabinieri me l'hanno mostrato, grazie anche delle dichiarazioni, so che sei andata la sera stessa e che hai mandato tu l'ambulanza”

sono corsa a casa, l'ho detto a mio padre, lui mi ha dato una mano ad avvertire il 118 e poi mi ha portato dai carabinieri”

grazie, ringrazialo da parte mia se puoi”

ok lo farò...anche mia madre sa, l'ho raccontato anche a lei”

va bene eri in dovere sono i tuoi genitori”

anche le mie due amiche, le mie migliore amiche Francesca e Giulia sanno tutto, non potevo nascondergli qualcosa, non hanno visto il video, ho solo...insomma a parole, mi volevano aiutare, ma sono sicura che non diranno niente mi fido di loro, il resto sa quello che si dice e che hanno scritto i giornali”.

Va bene così davvero”.

Che farai adesso?”

niente di che, resterò qui su questo letto ancora quindici giorni, il che è una fortuna perché fra appena settimana è il mio compleanno e avrò finalmente diciotto anni, casa diventerà mia e se mio padre rimane ancora un po' in carcere magari mi danno pure un sussidio”. Da solo a casa?aggrotto la fronte pensierosa

Ma non hai tua nonna, non puoi andare a vivere da lei, non ha un letto?”

si potrei anche, ha una camera vuota che era di mio zio, ma perderei la casa”

ma vivresti con lei, qualcuno cucinerebbe con te, magari le potresti darle una mano”

una vicina di casa viene a farle le pulizie e cucinare una volta al giorno, la paga anche bene”

un problema in meno, eri tu a pulire a casa tua?”

si praticamente quasi sempre io”

non ti riusciva tanto bene”gli dico onesta, lui sembra offeso

scusa tanto, a casa tua chi pulisce?tua madre suppongo”

no un po' tutti, con il negozio mia madre è quella più assente”

vabbè non sono mastrolindo, ma non sono incapace” rido della sua battuta

non ho detto incapace...va bene finiamola qui, ma dove abita tua nonna?”

nei palazzoni dietro i tuoi, davanti alla fabbrica di cartone” sono stupita, non lo immaginavo, sarebbe anche vicino a casa mia e mi stupisco ancora di più a calcolare la distanza tra le nostre case, come se prevedessi di andare a trovarlo.

Capito è vicino allora, e poi usciresti dal muro...”però spiego meglio “cioè non ho pregiudizi, la mia migliore amica abita la, ma fa la differenza stare al di qua del muro, siamo sempre marchiati come quelli del nord, ma non ti trattano poi tanto male”

lo so, ci penserò, mi piacerebbe uscire di la, la sera sono praticamente confinato per paura dei giri”

tu...tu non li frequenti vero?”

no, assolutamente ho paura, io in quei giri non ci entro, so quello che si diceva di me che facevo delle risse, in verità credo che me le suonerebbero e basta, non ho questa grande forza sai” Mi fa uno strano effetto sentirlo dire così apertamente che ha paura delle bande del suo quartiere, quasi sollievo, un'ultima conferma di come anche io fossi completamente condizionata dalla sua apparenza e dalle voci su di lui, come tutti abbastanza superficiale”.

Stai bene?” mi chiede vedendomi imbambolata

si, si scusa stavo pensando...e allora tu come stai?cosa ti è successo?”

le costole, per questo ci metto tanto tempo, devo stare buono a letto avevo anche la frattura del polso, ma quando ho rifatto le lastre dopo un po' per cambiare il gesso, hanno visto che era già tutto a posto e mi hanno lasciato solo il tutore, il resto, tagli, lividi, ho qualche cicatrice ma ora sto bene” era conciato davvero male e mi dispiaceva per lui, mi ricordo così un altra cosa che volevo raccontargli.

A proposito! Non immaginerai abbiamo preso nove a storia”

ohoh nove addirittura? Ma anche io?”

si si, ho presentato la ricerca, con il finale effetto almeno spero, e poi l'ho esposta, e la profe ha messo il voto anche a te”

frena, frena hai fatto anche l'orale e abbiamo preso nove come è possibile?”

hei, grazie della fiducia, comunque sono stata brava mi ricordavo tutto, lo so anche io ne ero stupita, sono stata un pomeriggio a parlare con una stupida che faceva i miei stessi gesti, giusto volevo chiederti ma faccio sempre quella smorfia con le sopracciglia quando parlo?non me ne ero mai accorta, in ogni caso, ho detto quasi tutto bene, tranne le date quelle aimè sono ancora cattive con me e la Mastrangelo, forse per lo stupore, forse anche toccata dalla tua commovente storia ci ha dato nove”

grande!”alza la mano e io batto il cinque, sembra tutto familiare “comunque non sottovaluterei la mia commovente storia, potrei utilizzarla anche con le altre materie” gli lancio un'occhiata obliqua e lui ride

che stavi facendo, l'enigmistica?”

no, già finita mi sono dato ai rebus, devo migliorarmi però non sono gran che”

fa vedere, io me la cavo”

E' così che ci mettiamo a chiacchierare e a risolvere rebus.

 

Tornerò anche due giorni dopo, e dopo altri due e ogni giorno, e poi esattamente sette giorni dopo porterò anche un regalo, una felpa da uomo come la mia senza maniche, ma col cappuccio della Nike. Ha capito che sarà utile, gli piace un sacco e mi ringrazia molto. Cerca di far finta di nulla perché c'è anche mia madre, lei gli ha portato una pianta, gli ho detto che forse non era il caso, ma lei ha detto che erano sciocchezze e che fa piacere a tutti poi ha detto che era bambù e andava bene per chiunque anche dei ragazzi, allora non ho detto più nulla, ma ho visto la sua espressione perplessa, nonostante abbia ringraziato mia madre un milione di volte, definendo il bambù “forte, una figata” mia madre era contenta e io volevo ridergli in faccia, ma sono riuscita a trattenermi.

 

Un attimo fa mentre stavamo cercando di risolvere una sciarada, mi ma preso la mano. La mia mano era abbandonata sul suo letto mentre leggevo io dalla mia rivista lui dalla sua, ne compriamo due ultimamente e facciamo a gara a chi risolve i giochi prima.

Ad un certo punto mi sento stringere la mano. Non come quella volta a casa sua per chiedere il mio aiuto, una stretta lieve e gentile, quasi non la sentivo. Come per caso, facendo finta di nulla, stava continuando a leggere l'enigma o almeno così pareva. Io non mi ero ritratta, anzi avevo posizionato meglio la mano.

In questi giorni avevamo parlato parecchio, ci eravamo raccontati tante cose, anche un po' intime, come quando raccontava dell'abbandono di sua madre, e più di una volta mi ero fermata a pensare a lui, o imbambolata a guardarlo, non era bello come un divo, ma osservandolo da una prospettiva diversa e conoscendolo era una persona...fantastica, adesso pensavo fosse anche bello, ma forse ero condizionata dalla mia nuova opinione di lui. Mancava solo un giorno al suo ritorno a casa, e due al ritorno, purtroppo per lui, a scuola. Nei prossimi giorni aveva accettato di trasferirsi a casa di sua nonna, mio padre si era offerto di aiutarlo e aveva coinvolto anche mio zio, che abitava due piani più in su di noi. Forse era il suo modo di dire che approvava, credo che abbia capito che mi piace, anche se non è difficile capirlo, passo tutti i pomeriggi qua.

 

Per la prima volta da quasi un anno prendo un autobus, e adesso ricordo perché non mi sono mai piaciuti, tutti appiccicati come sardine, non dovrei neanche aggrapparmi alla sbarra di ferro rugginosa, tanto sarebbe impossibile cadere, e comunque se qualcuno cade qui qui si avrebbe un effetto domino e tutti gli andrebbero dietro come dei mattoncini. L'ultima volta mi si era bucata la gomma del motorino, un'emergenza in pratica.

Ma ho fatto questo sacrificio oggi, ho deciso di farlo, per non mandarlo da solo visto che torna a scuola, è molto preoccupato, non ha detto una parola se non per salutarmi, e dirmi che stavo bene vestita così. Sono anche arrossita penso, non mi aveva mai detto niente del genere, e in ogni caso sono vestita quasi come ieri stessa felpa, ma niente giubbino visto che non prenderò vento, anzi qui sto soffocando.

Lui è accanto a me e guarda un po' fuori un po' me, ha un paio di occhiali scuri, e forse dovrei procurarmeli anche io, non ci avevo mai pensato, potrei dirgli che attira più gli sguardi così, ma tanto li attirerebbe lo stesso, tutti stavano aspettando il suo ritorno e che io sia con lui forse fa ancora più notizia, ma non potevo lasciarlo andare da solo.

Davanti a scuola aspettiamo che suoni la prima campanella prima di avvicinarci alle porte. In fondo alle scale, mi tiro su il cappuccio della felpa, mi volto e guardandolo faccio lo stesso a lui. Lo osservo un attimo. Scarpe da ginnastica, Jeans anonimi, felpone nike, cappuccio e occhiali con riflesso.

Sei figo!” gli dico come risultato della mia analisi, lui per la prima volta da quel giorno mi sorride tranquillo, e mi tira sugli occhi il bordo del cappuccio, gli faccio la linguaccia prima di afferrare con forza la sua mano nella mia e tirarla

Andiamo”dico, ma lui non si sposta, sospira forte e scrolla le spalle.

Io aspetto ma non si muove, in compenso mi prende alla sprovvista, tira il mio di braccio facendomi fare un passo e finire quindi addosso a lui e mi bacia a stampo.

Non sulle labbra e nemmeno sulle guancia, nel mezzo, mi prende un po' di labbra e un po' guancia, e in attimo sono confusa, voleva prendermi la guancia e è finito troppo vicino alle labbra, o il contrario non ha mirato bene le labbra?

Mi sorride però, e poi intimidito fissa terra, non posso vederlo negli occhi, si passa la lingua sulle labbra come se fosse nervoso.

Meglio andare” dice, lasciandomi con il dubbio, stringendo però la presa della mia mano e salendo gli scalini. Non posso fare altro che seguirlo.

Varcando le porte come prospettato tutti ci guardano, tutti bisbigliano, io gli sto vicina, la mano ben unita e come lui guardo in terra, mi riprometto di comprarmi gli occhiali.

Ripenso al bacio, ma ho già deciso...ho deciso che non ha mirato bene le labbra, la prossima volta andrà meglio, magari ci penso io.

E come se servisse un'altra cosa a far si che tutti mi indichino, adesso sto sorridendo guardando lo squallido pavimento color mota.

Almeno sembrò una pazza felice.

 

 

 

 

 

 

 

Spero, come ho detto sopra, che sia stato almeno un po' piacevole.

Magari ho affrontato un tema sensibile, anzi ne sono sicura e so che non è realistico, anche per questo non mi sono soffermata, ho preferito evitare.

Ci sono però all'interno sentimenti come l'amicizia, il rispetto, la superficiali, l'ignoranza, la paura e un pizzico di amore, che spesso ci troviamo ad affrontare e errori che spesso ripetiamo, come proprio la superficialità, l'ignoranza e la marchiatura di certi soggetti che appaiono diversi o vengono da luoghi diversi.

Potete essere in accordo o no, non vi chiedo di esserlo.

 

A presto spero.

funnyPink

   
 
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