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Autore: SweetKaaos    16/05/2011    5 recensioni
Kurt si stava lentamente rendendo conto di non essersi comportato nei migliori dei modi con Blaine. Non l’aveva fatto di proposito, ma sapeva anche che quella non era una scusante per come aveva trattato il suo ragazzo.
_K l a i n e_
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Credo di essermi appassionata allo scrivere Missing-moment dei vari episodi di Glee xD
Loro, per questione di tempo o chissà per quale altre motivo, non approfondiscono certi argomenti o non mostrano alcune scene? Beh, ringraziando il cielo esistono le fanfiction per supplire a queste mancanze *_*

E adesso vi lascio alla vostra lettura!
Un baciozzo
Elly

p.s. Si, lo so -.-'' La trama fa schifo, ma non riesco proprio a inventarne una decente e l'unico pezzo della storia che mi sembrava utilizzabile era quello iniziale! xD



* * *


Kurt si stava lentamente rendendo conto di non essersi comportato nei migliori dei modi con Blaine. Non l’aveva fatto di proposito, ma sapeva anche che quella non era una scusante per come aveva trattato il suo ragazzo. Tutto ciò che aveva ottenuto dal proprio sfogo era di sentirsi una merda colossale, perché era più che convinto che Blaine stesse rivivendo più e più volte il ricordo doloroso del proprio ballo e gli interminabili momenti dell’aggressione. E Kurt non aveva fatto altro che portarlo a sentirsi in colpa per la sua costante titubanza e per l'innato terrore che potesse accadergli qualcosa, o che potesse finire all’ospedale com’era successo a lui.

Blaine voleva solo proteggerlo e lui l’aveva ferito.

“Merito di finire sul rogo,” sussurrò sconsolato, mentre finiva di ripiegare il kilt e lo appoggiava sul letto. “Che diamine mi è preso?” borbottò un attimo dopo, quando lanciò gli anfibi dentro l’armadio senza preoccuparsi di sistemarli a dovere nella loro scatola. “Mi odierà… io mi odierei.”
Kurt sbuffò e s’infilò mestamente i calzini ed il pigiama. Non credeva che sarebbe sceso per salutare il suo ragazzo, lui non si sarebbe voluto salutare dopo una bastardaggine simile, soprattutto perché gli sarebbe venuta voglia di strozzarsi. E nonostante Blaine avesse sempre affermato che Kurt era un ragazzo coraggioso, beh, quando si trattava di affrontare lui, il suo famoso coraggio andava in vacanza in Russia.

“E dove sono i miei biscotti?!” Dopo aver rovistato come un pazzo dentro il comodino alla ricerca di qualche cibaria con cui ammazzare il senso di colpa, Kurt sobbalzò nel vedere un paio di piedi accanto a sé. Non gridò come una ragazzina spaventata quando riconobbe le assurdità che Finn continuava a chiamare ciabatte. Se fosse stato Blaine, sarebbe diventato una statua di sale in meno di un battito di ciglia, congelato tra il terrore che gli avrebbe detto che non valeva la pena di farsi trattare come uno straccetto da lui e che sarebbe andato a cercare un altro ragazzo, e l’eventualità di un litigio – non avevano mai litigato seriamente e questo lo metteva in uno stato d’ansia perenne.

“Stai bene?”

Kurt aggrottò le sopracciglia e si mise a girare per la stanza, mettendo in ordine ciò che, in realtà, era già al proprio posto, solo per tenersi occupato ed evitare di rispondere. Non gli andava di parlare con il fratellastro dei propri problemi. Era iniquo da parte sua, lo sapeva, ma discutere con Finn non era il metodo migliore per rilassarsi visto e considerato che doveva spiegargli più volte ogni singolo passaggio, e alla fine diventava solo snervante.

“Blaine è di sotto e Burt gli sta parlando.” Finn non si accorse nemmeno che Kurt rischiò d’inciampare nei suoi stessi piedi a quella frase, e continuò come se nulla fosse. “Sembrava scosso prima. È successo qualcosa? Tu stai bene?”

Di nuovo quella domanda e stavolta Kurt scosse la testa senza però avanzare di un solo millimetro, stringendo tra le mani il maglione giallo che aveva deciso di riporre nell’armadio, non più convinto di volerlo indossare la mattina successiva.
No, non stava affatto bene, soprattutto se Burt stava parlando con Blaine di cosa era successo tra loro giù in salotto. L’espressione del suo ragazzo, il suo rincantucciarsi sul divano e abbassare lo sguardo non erano passati inosservati a Kurt – che in quel momento era accecato dalla sua voglia di rivalsa – quindi anche suo padre lo doveva aver notato. Per la miseria! Pure Finn aveva capito che qualcosa non andava e questo non faceva che aumentare le dimensioni del macigno che gravava sul suo stomaco da più di mezz’ora.

“Devo parlare con Blaine.”

Kurt lo sussurrò più per convincersi che per informare il fratellastro, anche perché non era ancora riuscito a persuadere le proprie gambe a muoversi. Cosa che, comunque, non dovette fare perché, proprio in quell’istante, sentì bussare e suo padre si affacciò sull’entrata. Un attimo più tardi – davvero un attimo visto che si era perso il gesto con cui Burt aveva comunicato a Finn di uscire e quello successivo con cui aveva spinto in camera Blaine – la porta di camera sua venne chiusa.

Entrambi i ragazzi restarono in assoluto silenzio per parecchi minuti, fino a quando Kurt ritrovò l’uso della parola e invitò Blaine a sedersi sul letto. Questi scelse invece di appropriarsi della sedia della toelette e la spostò quel tanto che bastava a rendersi visibile. Kurt invece optò per il letto, ripiegando una gamba sotto di sé e puntando gli occhi sulla trama pressoché insistente della trapunta. Non era un buon segno se il suo ragazzo non voleva nemmeno stargli vicino, ma lo capiva: lui avrebbe fatto di peggio, come strillare e infuriarsi… non sarebbe minimamente rimasto calmo per così tanto tempo.

Strano come un semplice gesto assumeva le sembianze del Giudizio Universale a seconda dello stato d’animo di una persona. Kurt se ne rese conto non appena sentì Blaine sospirare e si costrinse a guardarlo. Vederlo in quello stato lo fece sentire ancor più in colpa e si detestò: forse, per la prima volta nella sua vita, non era fiero di essere un gay così appariscente. Un istante più tardi si rese conto che non era quello il problema di fondo, quanto l’estenuante e continua richiesta di raggiungere un compromesso ogni qualvolta gli altri lo vedevano troppo gay. Kurt non era il genere di persona che tendeva a soffocare la sua vera natura... Solo che, stavolta, le sue decisioni avevano trascinato anche Blaine nella lotta, e lui doveva ammettere che non si era preoccupato neanche per un secondo delle conseguenze, delle ferite che sarebbero potute riaffiorare.

“Sono stato un idiota. Mi dispiace. È solo che, stando alla Dalton, avevo quasi dimenticato la paura che provavo quando Karofsky mi spingeva contro gli armadietti… e non penso che sia anche solo paragonabile a quella che tu hai provato mentre venivi picchiato insieme al tuo amico e dovevi anche vederlo steso per terra. So che ti senti in colpa perché sei tu che l’hai invitato, e io non ho tenuto conto di cosa hai passato, ma ho pensato solo ai miei interessi.” Kurt non si fermò fin quando non ebbe più idea di cosa dire. Aveva il terrore che, se si fosse interrotto anche solo un attimo per riprendere più fiato, non sarebbe riuscito a concludere un bel nulla, quindi aveva adottato la tecnica del parlare a raffica e dire tutto in una volta sola, cosicché non ci fosse un momento di pausa dove riflettere e farsi prendere dal panico.
Indeciso su come continuare, Kurt si strinse nelle spalle e si torturò ancora un po’ le mani. “Non ho alcun diritto di prendermela con te perché non mi vuoi accompagnare a uno stupido ballo studentesco. E possiamo anche non andarci. Non m’interessa.”

Quando finalmente Kurt si decise ad alzare lo sguardo e cercare di capire come l'avesse presa Blaine, dato che non aveva ancora ricevuto una qualche tipo di reazione, vide il suo ragazzo sorridere. Rispose alla stessa maniera, nella speranza che fosse tutto risolto tra di loro – o almeno in buona parte – e si sentì riempire di felicità e rinnovata speranza quando Blaine si alzò e si mise seduto sul letto, di fianco a lui.

“Qualcuno mi ha detto che il ballo sarà l’evento mondano della stagione.”

Kurt non riuscì a esimersi dal sospirare e alzare gli occhi al cielo. “Si, beh, questo tizio che te l’ha detto è uno stupido. Il ballo non è poi così importante.” La sua risposta fuoriuscì simile a un borbottio, quasi strappata dalle sue labbra. In realtà per lui lo era: ci teneva tantissimo, e sarebbe stato un sogno che si avverava se avesse potuto farlo con Blaine. Aveva già immaginato il loro ballo, la musica lenta e lo stare abbracciati, il momento in cui sarebbe passato a prenderlo… tutto! Ma se il suo ragazzo non si sentiva a proprio agio a partecipare a quell’evento, allora avrebbe cercato di non mostrare quanto ci tenesse – soprattutto dopo averlo maltrattato a quella pessima maniera.

Blaine si spostò di lato fino a quando le loro braccia si toccarono. Kurt, come ogni volta in cui si trovavano in quella posizione, lasciò che la propria testa si poggiasse sulla sua spalla e fu percorso da un brivido quando una mano finì sul suo fianco, attirandolo maggiormente verso l’altro ragazzo.

“Allora dici che non ci perdiamo nulla, se non ci andiamo?”

Kurt sfregò il viso sulla spalla, nella pallida imitazione di un no poco convinto. Era sicuro che in futuro si sarebbe pentito di non aver preso parte al ballo, dopotutto era un’esperienza che ogni singolo studente del liceo voleva vivere; ma sembrava che lottare, almeno stavolta, fosse una cosa controproducente, dal momento che così facendo sottoponeva Blaine a un forte stress, e non aveva senso decidere di andarci da solo pur avendo un ragazzo.

“Peccato. Avevo giusto trovato uno smoking nero, sul classico, che ti avrebbe fatto impazzire.” Kurt non faticava a immaginarlo: Blaine e un completo classico ai suoi occhi voleva dire la perfezione. Smise di respirare. Se il suo cervello stava interpretando bene ciò che aveva appena detto il suo ragazzo, significava che… “Pensa un po': un signore era riuscito addirittura a farsi fare lo sconto del cinquanta per cento per me e il suo figliastro. Si chiama Burt Hummel, lo conosci? So che ha anche un figlio, e che era emozionatissimo di andare al ballo… lui è molto più creativo di me e, pensa, si sta preparando il vestito da solo. Non vedo l’ora di osservare il risultato del suo lavoro: sarà straordinario, ne sono certo. Già oggi mi piaceva.”

Come ormai spesso accadeva, Kurt chiuse gli occhi e fece respiri profondi pur di calmarsi il più in fretta possibile. I suoi momenti di gloria e onnipotenza venivano spesso soppiantati da altri di depressione e fragilità, e Blaine era in grado di alternarli alla velocità della luce, quasi avesse un telecomando con l'interruttore apposito sempre a portata di mano.

“Sono pazzo di te.”

Le parole suonarono ovattate, soffocate dal maglione di Blaine, contro cui le labbra di Kurt erano premute. Blaine gli passò una mano tra i capelli e sospirò, mentre si concedeva di sorridere, sicuro che tutto stava finalmente tornando al posto giusto.

“Quindi… lo prendo come un sì?

A Kurt non passò inosservato come le battute si fossero invertite: non poteva di certo dimenticare il modo in cui aveva strappato a Blaine la promessa che sarebbe andato con lui al ballo scolastico; e neanche l’altro ragazzo l’aveva fatto.
Kurt rinsaldò la presa e Blaine fermò la mano alla base del collo, in attesa di una qualche mossa da parte del suo ragazzo. Dovettero trascorrere molti secondi di assoluto silenzio prima che questi si facesse coraggio e alzasse il viso, per ricercare il contatto tra le loro labbra.
Odiava litigare, lo aveva sempre saputo da quando era bambino: con suo padre era una tragedia, perché non discutevano realmente quasi mai e, quando succedeva, era sempre un disastro accompagnato da urla, frasi non volute e porte sbattute. Farlo con Blaine era stata una tortura pressoché simile, se non anche maggiore, dettata dalla paura che potesse abbandonarlo da un secondo all’altro. Ma ora si stavano riappacificando, e lui sentiva di essere uno stupido per aver creduto anche solo per un istante che Blaine non avrebbe lottato per loro, che non gli avrebbe teso di nuovo la mano; Blaine era sempre stato il suo cavaliere, e in un modo o nell’altro continuava ad esserlo.

Quando bussarono alla porta, Kurt interruppe il bacio, ma non smise di abbracciare il suo ragazzo. Sentì suo padre avvisarlo che la cena era pronta e che voleva sapere se dovesse aggiungere o no un piatto.
Blaine rispose declinando gentilmente l’invito, facendosi però promettere da Kurt che non avrebbe saltato il pasto per qualche stupido condizionamento emotivo, giacché lo voleva in forma splendente per il ballo che li attendeva.

Non appena Kurt si ritrovò di nuovo solo in camera sua, non poté fare a meno di pensare che sì, aveva accanto il cavaliere perfetto.

   
 
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