Salve!
Questo breve
racconto parla di Kaname e Yuki da piccoli.
È la prima
volta che mi cimento con Vampire Knight, ma spero possa piacervi lo
stesso.
Buona
lettura!
SWEET
DREAMS, YUKI
Dopo un’estenuante
uscita con mio padre Haruka, posso finalmente rientrare assieme a lui a
casa,
nella nostra villa.
Davvero, non
vedevo l’ora di tornare; sono stanco e l’unico mio
desiderio ora è potermi
riposare un po’.
Non appena
entriamo dalla porta del salone, la mamma corre incontro a me e a
papà; abbiamo
fatto un po’ tardi, e sicuramente si è preoccupata.
“Haruka! Kaname! Che sollievo. Non
vi vedevo
tornare, temevo che potesse esservi successo qualcosa!”
Papà la
abbraccia, dolcemente, per tranquillizzarla.
A volte
invidio il suo carattere, più spontaneo del mio pur se
altrettanto calmo. Io
riesco ad essere così emotivo solo con la mia sorellina.
Yuki…
“Yuri, dov’è la
piccola?”
“Di là, nella stanzetta del tè. Voleva
a
tutti i costi aspettarvi alzata, ma era talmente sfinita che si
è addormentata
come un sasso su una delle poltroncine.”
“Comprensibile direi.” Papà
sorride
dolcemente. “È molto
tardi, e se c’è una
cosa che Yuki non regge è il sonno. Mi ricorda qualcuno, in
effetti…” aggiunge
retorico, squadrando scherzosamente la mamma, e sapendo benissimo che
pagherà
cara l’insinuazione. Il carattere della mamma è
imprevedibile.
“Haruka, tesoro. Non
potevi stare fuori un altro po’ già che
c’eri…?”
Appunto.
Fortunatamente
è troppo felice di averci visti tornare sani e salvi, quindi
decide di
sorvolare limitandosi ad una non troppo credibile occhiataccia, a cui
mio padre
risponde con uno degli sguardi più innocenti del suo
repertorio.
La loro
complicità mi fa quasi male. Non perché sia
fastidiosa , ma perché è l’esatto
modello del rapporto che vorrei con Yuki, una volta che saremo adulti,
e che
temo di non raggiungere.
“Andiamo nella saletta del
tè” conclude
papà. “Raggiungiamo
Yuki.”
È la cosa
più sensata che io abbia sentito in questa giornata tremenda.
Cercando di
non fare rumore per non svegliarla, ci avviamo verso l’altra
stanza, io
davanti, mamma e papà dietro, tenendosi per mano.
Apro la
porta cercando di non farla scricchiolare troppo, ed appena metto piede
nella
stanza cerco con lo sguardo la mia sorellina.
Finalmente,
la individuo; e alla sua vista il cuore mi si riempie della tenerezza
che solo
lei sa evocare in me.
È adagiata
sulla poltroncina color panna, la sua preferita.
Una persona
normale potrebbe tranquillamente accomodarvisi , ma di certo non
stendersi: lei
però è così piccina che è
tranquillamente sdraiata, una specie di fagottino
vestito di tulle azzurro chiaro.
Appoggia la
testolina su di un cuscino che sicuramente le ha messo lì la
mamma poco prima,
e su cui si sono sparse, scompostamente , alcune ciocche di capelli
scuri
sfuggite ai codini.
Le piccole
mani stringono vicino al corpo il suo peluche preferito, da cui non si
separa
mai.
Scorgo
dietro di me la mamma e il papà che la osservano con amore,
e sono quasi
spaventato dalla fitta fulminea di gelosia che sento per un brevissimo
attimo,
anche nei confronti dei nostri stessi genitori, anche se la stanno solo
guardando.
Perché la
sorellina è mia.
“Dovremmo portarla nel suo letto, così
riposerà meglio. Non credo stia molto comoda su una
poltrona…” interviene
sottovoce la mamma, dubbiosa.
Probabilmente
ha ragione. Papà fa per muoversi, ma intervengo:
“Lascia
stare, Nobile Padre. Siediti pure un po’ a riposare con la
Nobile Madre. Posso
portare io Yuki a letto.”
Con un cenno
papà acconsente, così io mi avvicino a mia
sorella.
Con cautela sfilo
il cuscino da sotto la sua testa, sostenendola delicatamente con la
mano perché
non sbatta sul bracciolo; poi, sotto lo sguardo vigile di entrambi i
nostri
genitori, infilo l’altra mano sotto la sua schiena e la
sollevo, portandomela
in braccio senza nessuno sforzo.
D’altronde
io sono già forte, è lei è minuta come
un uccellino.
Dorme un
sonno talmente profondo che a malapena sospira un po’
più forte quando la alzo,
comunque ben lungi dallo svegliarsi.
“Mettila
pure a letto così com’è,
tanto le avevo appena fatto il bagnetto quando
si è addormentata, e anche il vestitino è pulito.
Attento a coprirla bene.” raccomanda
la mamma, sussurrando protettiva.
Annuisco,
diligente, e con calma la porto nella sua cameretta, dove il suo letto
è già
pronto per accoglierla.
La adagio
delicatamente sul materasso morbido, che scricchiola; forse per quello,
oppure
per via del lenzuolo più
freddo della
sua pelle, Yuki apre un po’ gli occhi, ancora assonnata.
“Nobile
Fratello…” mormora piano. “…Bentornato.”
“Grazie, Yuki.” sussurro di rimando io. “Adesso però rimettiti a
dormire. È molto
tardi.”
“Ma io voglio il bacio della buonanotte,
prima!”
“Va bene, ma poi ti riposi.”
Si solleva,
felice, quasi come se non fosse stata praticamente il letargo fino a
pochi
secondi fa.
Avvicina il
suo visino al mio e mi guarda con pura gioia prima di sfiorare le mie
labbra
con le sue, più piccole.
Anche se
vista la mia stanchezza lo credevo impossibile, mi sento ancora
più spossato , perché
attraverso i baci lei riceve la mia energia spirituale; ma non mi
importa, per
lei posso sopportarlo, dovessi anche cadere svenuto.
Per lei
tutto è sopportabile.
Soddisfatta,
mia sorella si riadagia sul cuscino.
Sussurrandole
un “Adesso dormi davvero,
Yuki” le
regalo un altro bacio sulla fronte, poi le
rimbocco ben bene le coperte e le sciolgo i codini perché
non le diano
fastidio.
Mi siedo un
poco sul bordo del suo letto, tanto per accertarmi che si sia
riaddormentata
davvero; quando sento il suo respiro nuovamente lento e regolare, mi
alzo ed
esco chiudendo piano la porta.
Sogni d’oro, tesoro mio.
Puff,
che
fatica.
Kaname è
proprio difficile come personaggio, davvero.
Spero
comunque che vi sia piaciuta.
Sono gradite
le recensioni! ^^
Panda