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Autore: queenseptienna    17/05/2011    2 recensioni
Lord Michael Pritch fa un acquisto piuttosto azzardato. Un robot non è facile da mantenere, soprattutto quando manca totalmente di voglia di lavorare. Billie dovrebbe obbedire agli ordini del suo padrone, eppure, pur essendo un robot, è un ribelle della peggior specie. Nonostante il carattere "umano" di Billie e i suoi scontri con la governante di casa, Milord si affeziona ogni giorno di più a quel robottino dagli occhi verdi. Lo ama fino allo spasimo, ma gli esseri umani non sono stati creati per amare degli automatismi meccanici. Una favola romantica in salsa steampunk che va contro il razzismo sessuale, dove non importa essere maschio o femmina, uomo o robot. Infine una piccola visione del Creatore di tutte le cose, che non è poi così terribile come la gente crede che sia. Anzi, ha parecchio senso dell'umorismo.
Genere: Comico, Erotico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5 - Dispensario tecnologico




- E così lo hai baciato. Che il diavolo ti porti, hai una fortuna vergognosa. - bofonchiò Coole, aprendo il proprio giornale sul tavolino del Caffè, dove stava sorseggiando il tè in compagnia di Pritch - Giuro che vado anch’io da Moore e mi faccio costruire un robot così. -
Lord Pritch continuò a bere, assorto nei propri pensieri, agitando talvolta la tazza e facendo così ondeggiare la bevanda calda al suo interno. Alla fine si decise a rompere il silenzio mormorando - Beh, non è andata esattamente come pensavo, dopo. -
- Come, prego? Vuol dire che sei stato così idiota da tirarti indietro?! - sbottò l’amico, abbassando di colpo il quotidiano e fissandolo malamente - Lo sapevo, ci avrei giurato. -
Michael seguitò a fissare il liquido ambrato davanti a lui - In realtà è stato lui a tirarsi indietro. -
Edward rimase qualche istante inebetito - Stiamo parlando dello stesso automa? Billie, per capirci??! -
- Sì, esattamente. - replicò il biondo con un lieve sospiro - Mi sentivo piuttosto audace, lo confesso. Era da molto tempo che non provavo più un simile desiderio, ma quando ho tentato di portare la nostra conoscenza ad un livello un po’ più intimo, Billie è diventato improvvisamente così timido e si è mostrato tanto a disagio, da stringermi il cuore e convincermi a lasciar perdere. –
Lord Coole chiuse definitivamente il Times e lo ripiegò per bene, aggrottando le sopracciglia in un atteggiamento perplesso - Dunque, stiamo parlando di un robot. E’ inusuale che dimostri timidezza. Ti posso assicurare che le mie parti meccaniche sono tutto, meno che reticenti. -
- Billie ha una sua personalità, cosa che nessun altro androide possiede, tranne quello che vive con Moore. Sono due esseri unici, sono persone dentro un corpo fatto di metallo. - gli ricordò il biondo - E credo sia ora che Moore mi dia delle spiegazioni approfondite, in merito a questa faccenda. -
- Approvo, decisamente. Ciò non toglie che non abbia capito un accidente del tuo farneticare su androidi che in realtà non lo sono. –brontolò l’altro e Pritch sbuffò –Allora forza, andiamo direttamente dal costruttore a farcelo spiegare. -
I due si alzarono, lasciarono sul tavolo il denaro della consumazione ed uscirono dal Caffè, salendo sulla carrozza di Coole. Un colpo al tettuccio ed in breve furono in marcia, diretti ad Earl’s Court, dove l’ingegner Moore aveva il proprio laboratorio.
Fu un viaggio lungo, durante il quale i due nobili si scambiarono pareri in merito al carattere inusuale di Billie, argomento a cui, prima di allora, non avevano attribuito alcuna importanza, ritenendolo semplicemente un optional della versione de luxe.
- Tenendo conto di come si comporta abitualmente, sarebbe stato più logico che ti fosse saltato addosso come un satiro, non che si ritraesse come una timida verginella. - argomentò Edward, gesticolando con le proprie mani mezze umane e mezze metalliche.
Pritch annuì - Inoltre è piuttosto vendicativo… lui e Miss Tender passano il tempo a tendersi trappole. Secondo mie precise disposizioni dovrebbe girare alla larga dalla governante ed invece ho il fondato sospetto che abbia addirittura ordito un complotto con la cuoca, per farla fuori. Ho sempre il terrore di ritrovarmi nel piatto i tentacoli di Miss Tender in salamoia! -
L’amico scoppiò in una risata sguaiata, battendo un piede sul pavimento - Ahahahah! Di certo non si può dire che manchi di spirito! E’ una vera disdetta che sia soltanto un ammasso di fili e circuiti, rivestiti di pelle artificiale… sarebbe stato uno splendido essere umano. -
- Già… - sussurrò nostalgicamente il biondo, alitando contro il vetro della carrozza ed appannandolo.






Giunti a destinazione, i due nobili vennero accolti da Miss Bascombe, la governante di Benedict Moore, l’inventore.
- Mr. Moore vi raggiungerà a breve, signori, vogliate attendere in salotto. - La donna fece loro strada, facendoli accomodare ed allontanandosi poi per chiamare il proprio datore di lavoro, che ben presto comparve sulla soglia seguito da Tristan, il suo automa.
- Lord Pritch, non voglio indietro Billie neppure per tutto l’oro del mondo, e non mi convinceranno nemmeno le sue minacce di farmi incatenare nelle prigioni della Torre di Londra. - esordì questi senza tanti preamboli, mettendo così in chiaro la propria posizione.
- A dire il vero, siamo qui solo per chiedere maggiori informazioni riguardo al suo comportamento. -
Edward tossicchiò elegantemente, facendo cenno all’amico di continuare.
- Il suo umore è mutevole. - proseguì Pritch - Per una serie di… circostanze che non starò qui a specificare, Billie ha smesso di comportarsi come una sfrontata cocotte, per assumere un atteggiamento diametralmente opposto. -
Tristan si portò una mano alla bocca ed emise una risatina, nonostante la propria natura robotica - Mr. Moore, Lord Pritch ha provato a portare Billie nelle proprie stanze. -
- Tristan! - esclamò Benedict, arrossendo furiosamente - Non dire certe cose! -
- Conosco Billie. - continuò pigramente l’automa - Ed è l’unico motivo per cui farebbe una cosa del genere. Io stesso l’ho fatto con voi, la prima volta. E vi ricordo che dopo non avete avuto di che lamentarvi. – concluse con tono ironico.
I due nobili spalancarono la bocca dallo stupore, mentre l’inventore arrossiva fino alla punta delle scarpe e si passava una mano sul volto, nel tentativo di nasconderlo.
- Beh, però ha ragione. - Michael soffiò quella frase quasi pigolando e sul volto di Tristan apparve un sorrisetto vittorioso.
   
 
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