Sorry
seems to be the hardest word
{It’s a sad, so sad,
it’s a sad, sad situation,
and it’s getting more and more absurd…
“Mi
dispiace.”
Non sono
mai riuscito a dirlo, da bambino, nemmeno quando la mamma mi coglieva in
flagranza di reato.
La parola
mi moriva in gola, quasi mi fosse stato impossibile pronunciare quella
particolare sequenza di lettere.
“Mi
dispiace.”
Non sono
mai riuscito a dirlo, nemmeno di fronte all’evidenza della mia colpevolezza,
nemmeno se costretto.
Forse
non ci riuscivo perché non ero mai dispiaciuto
per le mie azioni.
“Mi
dispiace.”
Forse
gli adulti hanno dimenticato come si fa a mentire, e forse è per questo che
adesso mi riesce tanto facile dirlo.
“Mi
dispiace.”
Mi dispiace,
Hobbes.
Sei stato
il mio più grande amico.
{What have I got to do,
when ‘sorry’ seems to be
the hardest word?
[Spazio Autrice]
Non domandatemi il perché
di uno scritto tanto tragico. Non credo nemmeno che l’abbia, un perché.
Forse è solo perché sono
le 22.42, forse è perché sono stanca, forse è perché ho appena finito di
ascoltare
“Sorry seems to be the hardest word” di Elton John. Non lo so, il perché.
Vedetela come una
drabble (sono 104 parole, escluse le citazioni) tragica su qualcosa che non
vorremmo mai vedere,
ovvero Calvin costretto
a separarsi, per un qualunque motivo, da Hobbes.
Non chiedetemi perché, e
se ci riuscite,
non domandatevelo nemmeno voi.
A presto,
EffieSamadhi