Titolo: Behind
the hidden truth Note: Questa
roba è stuntata sul mio computer all'improvviso, diciamo.
Risale a... non ricordo quando, ma un po' di anni fa. E' tutto stato
scritto per una challenge di lj; bisognava far partire la musica a
random e scrivere ciò che ci veniva in mente durante il
tempo di ogni canzone. Non si poteva modificare dopo, se non magari per
eventuali errori di battitura (quindi, non si potevano sistemare le
frasi o aggiungerne). Sto
meditando di fare questa challenge anche con qualcosa su Umineko...
bah, vedrò. Disclaimer: Tutto
ciò non m'appartiene~!
Personaggi: un
po' tutti.
Pairing: sligh-arerina.
Rating: Verde.
Genere: Angst.
Avvertimenti: Drabble.
Behind the hidden truth
The wind Beneath my wings – Sonata
Arctica (4.45 min)
Lenalee
si abbatté al suolo con i Dark Boots attivati.
Una
leggera flessione delle gambe e tornò a farsi sospingere dal
vento, mentre
combatteva contemporaneamente con svariati akuma.
Pareva
avere le ali, mentre si muoveva fra i corpi corazzati delle macchine.
“Lenalee!”
I
suoi compagni la chiamarono, facendole segno con la mano che era
finita, che ce
l’avevano fatta.
I
suoi compagni. Senza di loro non era nulla, perché loro
erano il vento che
faceva muovere le sue ali sul campo di battaglia, il vento che la
sospingeva a
continuare.
Sorrise,
correndo verso di loro.
Fear of the Dark – Iron Maiden (7.11
min)
C’era
stato un tempo in cui Allen si nascondeva dal buio.
Prendeva
le coperte e le tirava fin sopra la testa, piangendo e chiedendosi dove
fossero
i suoi genitori.
Poi
però aveva incontrato Mana, aveva avuto paura allora di
tutto ciò che era
distante da loro due, mentre camminavano per le strade.
Si
sentiva strano, quando gli pareva di vedere delle ombre muoversi
accanto a lui,
però le aveva sempre ignorate. Mana lo aveva sempre
rassicurato che il buio non
aveva mai torto un capello a nessuno, e che le ombre erano solo frutto
della
sua fantasia.
Aveva
fatto male Allen, a non prestare più attenzione a quelle
ombre.
Ora,
chiuso nel buio della sua stanza all’Ordine sapeva che non
avrebbe dovuto
ignorarle.
La
paura per il buio non era mai definitivamente scomparsa in lui.
Quell’ombra
ora lo accompagnava sempre e dovunque, era costantemente alle sue
spalle.
Aveva
paura.
Aveva
paura di tutto ciò che fosse troppo distante da
ciò che suo padre gli aveva
sempre insegnato.
E
sapeva che avrebbe camminato solo per quella strada, che tanto aveva
temuto.
Broken
– Sonata Arctica (5.18 min)
Mise
il punto a quella guerra, con il cuore distrutto.
Aveva
portato il peso di quelle vite perse in quelle poche parole concise e
sofferte.
Non
li aveva mai veramente conosciuti, e loro non avevano mai potuto vedere
chi lui
fosse veramente.
Solo
una volta aveva creduto che il suo cuore finalmente avesse trovato un
posto da
chiamare “casa” e delle persone da chiamare
“amici”, ma tutto era morto, e solo
a causa di quella stupida decisione.
Chiuse
il registro, capendo solo ora che l’unica amica che avrebbe
mai avuto sarebbe
stata l’oscurità. Perché bookman vive
guardando, senza prendere parte, vive fra
le ombre.
“Però…”
Lasciò
cadere la penna con noncuranza, sopprimendo i sentimenti che si
affollavano in
lui.
“Era
meglio cadere con loro.”
Blood Brothers – Iron Maiden (7.14
min)
Un
passo dietro l’altro.
Un
piccolo rumore costante, ritmico e quasi inudibile.
Suo
fratello lo aspettava, un sorriso mefistofelico in volto.
“Bentornato.”
Debit
alzò la pistola, puntandola alla testa dell’altro
con noncuranza.
“E
papà?”
“Morto.”
Anche
Jasdero puntò la pistola alla testa del fratello, con una
risatina.
Si
fissarono per un attimo, come indecisi sul da farsi.
“Torniamo
uniti?”
Erano
fratelli, fratelli di sangue ma avevano un legame ancora più
forte.
Erano
una sola persona, divisa in due corpi.
“Sì.”
Guardarono
per un’ultima volta i loro corpi, cercando di memorizzarli.
Sorrisero
entrambi e fecero fuoco.
“Benvenuto
Jasdebi…”
Full
Moon – Sonata Arctica (5.08 min)
Si
affacciò alla finestra, il volto tirato e stanco.
Era
solo, come sempre.
“La
luna…”
Spalancò
gli occhi di fronte a quell’immenso globo di luce riflessa,
affascinato.
“Lo
sai che si racconta che i vampiri siano più malati
durante le notti di
luna piena?”
Eliade
gli arrivò alle spalle, abbracciandolo e poggiando la testa
sulla sua schiena.
“Malati?
In che senso, invero, Eliade?”
“Sono
più violenti…”
Si
portò a fianco dell’uomo, prendendolo per mano,
mordendosi un labbro.
Aveva
sbagliato parole.
Crowley
odiava essere definito un vampiro.
“Vostra
eccellenza Aleister, andrà a caccia pure questa
notte?”
“…
Finché
ci saranno prede.”
Orchard
of Mines – Globus (5.08 min)
Lenalee
pianse qualche lacrima, ripensando a qualche mese prima.
Era
successo tutto un passo alla volta, ma in realtà, quei passi
le erano parsi
delle falcate.
Il
tempo era trascorso troppo in fretta, distruggendo tutte quelle lievi
speranze
che si erano create nella sua testa.
Le
avevano detto di essere forte, di non distruggersi al pensiero di
quello che
sarebbe successo a quel compagno.
Infondo
erano esseri così fragili loro esseri umani, si aggrappavano
a dei sogni
impossibili, e se ne convincevano. Anche lei si era auto-convinta che
ad Allen
Walker non sarebbe mai successo nulla, perché non perdeva
mai la possibilità di
prender parte ad una battaglia in cui i compagni rischiavano la vita.
Ma, alla
fine, anche lui era caduto, e in un fato peggiore dei loro.
“Allen,
no…”
Alzò
il braccio per ripararsi, e l’ultima cosa che vide fu
l’espressione di pura
pazzia sul volto del compagno che aveva tanto amato.
Diary of Jane – Breaking Benjamin
(3.19)
Per
quanto avesse tentato, Lenalee sentiva che qualcosa non andava.
Allen
era sempre distante (avrebbe così disperatamente desiderato
stargli accanto),
era scostante.
Lavi
era sparito (non era più lo stesso, sin dalla morte di
Cross), lo vedeva di
rado.
Kanda
era disperato (lo vedeva, mentre contorceva il volto), e solo lei
riusciva a
capirlo.
Qualcosa
– o qualcuno – stava cercando
di distruggere quel gruppo.
La
sua famiglia.
Never
Be The Same – Red (3.46)
Komui
non aveva mai potuto fare nulla di concreto per gli esorcisti, sempre
impegnati
attivamente nella battaglia. Lui doveva pensare alla vittoria, non
poteva
permettersi pensieri che avrebbero abbassato il morale dei suoi
sottoposti.
“Non
è più lo stesso”, aveva pensato, dopo
aver ripetuto per l'ennesima volta i nomi
di tutti coloro che furono sacrificati per l'Ordine in cento,
terribili, anni.
Ecco
cosa poteva fare: solo ricordare.
Doveva
ricordare per non far si che qualcuno commettesse gli errori passati,
per esser
da supporto (almeno morale) agli esorcisti.
E
Dio
solo sapeva come avrebbe voluto esser più d'aiuto.
Là,
sul
campo di battaglia, accanto a Lenalee – la sua
sorellina – e tutti gli
altri.
My
mind's eye – Sirenia (3.39)
Allen
era simile a Kanda, a Lavi... e a Lenalee.
Erano
tanto diversi ma tanto simili. Tutti loro.
Dentro
i loro cuori celavano un'oscurità che nessuno avrebbe mai
scoperto.
Crescere
con la paura di morire ogni giorno è la cosa più
terribile che potesse mai
esser capitata. A tutti loro.
Avrebbero
tanto meritato una vita normale, tranquilla. Una vita adatta a dei
ragazzi.
Perché
i ragazzi non devono combattere, non devono dare tutto per una guerra,
dovrebbero solo essere loro stessi, godersi una meritata pace.
Ma,
purtroppo per loro, quella pace non potevano concedersela, circondati
com'erano
da quelle tenebre.
Fade
to Black – Metallica (7.28)
Road
aveva sentito qualcosa spezzarsi nel momento in cui aveva sentito il
nome
“Quattordicesimo” affiorare sulle labbra del Lord
del Millennio.
Era
impensabile per lei legare quella figura – quel
volto sbiadito – al
profilo da ragazzo giovane e determinato di Allen Walker, l'esorcista,
il
Distruttore del Tempo, il ragazzo che dava anima e corpo per salvare
sia i
morti che i vivi.
Non
riusciva semplicemente ad accettarlo.
Era
una cosa assurda.
E
lì,
in quel momento, mentre lo osservava combattere da lontano con due
compagni
(probabilmente Lenalee e lo scorbutico, Kanda) non poteva far altro che
domandarsi che razza di peccato avesse commesso quel ragazzo, per
potersi
meritare una vita come quella.
Era
più che maledetto.
Lo
sentì urlare e sbuffò nel momento in cui vide la
figura di una ragazza correre
al suo fianco, urlano “Allen-kun!”
La
trovava patetica, in quei momenti.
Inclinò
il capo, e rimase ad osservare.
Era
triste, e invidiosa.
Triste
per Allen; invidiosa di non esser lei quella che poteva permettersi di
stargli
accanto.
Noah.
Esorcisti.
Che
differenza c'era, infondo?
“Ormai
non molte...”
The
Power of One – Sonata Arctica (10.21)
Pioveva,
quel giorno, sul campo di battaglia.
Erano
tutti lì, sotto quella pioggia incessante.
Allen
reggeva la sua spada, una smorfia di dolore in volto, il labbro
spaccato e un
rivolo di sangue che correva dalla cicatrice sull'occhio sinistro.
Lenalee,
accanto a lui, si reggeva in piedi a fatica. Respirava, il petto che
andava
avanti e indietro, e ogni tanto barcollava mentre, con sguardo perso,
fissava
intenta gli avversari davanti a lei.
Kanda,
invece, nonostante fosse coperto di sangue da capo a piedi, non
riportava
alcuna ferita. Di tanto in tanto si fermava, prendeva fiato. E poi
ripartiva
all'attacco. Era implacabile. Micidiale.
Marie
si limitava a proteggere Miranda, svenuta dopo il troppo sforzo per
tener
attivato il Time Record.
Erano
in minoranza.
Erano
esausti.
E
cadevano sempre più velocemente e facilmente sotto gli
attacchi degli
avversari.
“Perderanno.”
Allen
alzò la spada, fiero, e riprese ad attaccare il Conte,
seguito da Lenalee.
“E'
una battaglia persa.”
Un
colpo allo stomaco, un fulmine, e Lenalee finì a terra,
incosciente, accanto ad
un Allen con gli occhi spalancati e privi d'espressione.
Urlò,
le lacrime le caddero copiose su volto e maledisse il Conte.
“Non
possono vincere.”
Lavi
si voltò, dando le spalle ai compagni. Si
allontanò, cercando di non cedere al
desiderio di guardarli, fissare una loro immagine in mente per
un'ultima volta.
“Mi
dispiace”, sussurrò.
Un
passo dopo l'altro, sotto quella pioggia incessante.
Anche
lui, alla fine, aveva perso.
Apologize – One Republic ft.
Timbaland (3.04)
Era
sempre lui quello che doveva chiedere scusa.
Ogni
volta.
Prima
perché si lanciava in battaglia, e poi perché non
era riuscito a salvare
qualcuno.
Per
quanto amari, però, quei momenti li adorava.
Lei
semplicemente lo fissava (una volta arrabbiata, quella dopo
rincuorata), gli
occhi pieni di lacrime.
E
lui, come sempre, diceva un semplice “scusa”.
Una
parola così corta, ma che era capace di rasserenare l'animo
della compagna.
Quando
però venne il momento in cui toccò a lei chiedere
scusa, Allen si sentì un po'
a disagio, spaesato, nell'udire quella flebile voce sussurrare a labbra
serrate
uno “scusami” a fatica.
E
quando Lenalee chiuse gli occhi, ormai vinta, Allen non poté
fare a meno che
fissare il terreno sotto i suoi piedi con sguardo vacuo dicendo che
semplicemente era troppo tardi per scusarsi.