Thè e bambole parlanti
Il
quartier generale di Pandora aveva dei giardini molto ampi. I lunghi sentieri,
contornati da siepi colorate, si perdevano nella natura inalberata che
circondava la magione, sede di attente ricerche sul mondo dell’Abisso.
Già,
l’Abisso. Un luogo spaventoso, che nessuno che non fosse morto almeno una volta
poteva confermare essere tale; un luogo misterioso che nessuno di quegli uomini
in divisa aveva mai visto.
Eppure, a
giudicare dalla presunzione con la quale ne parlavano, pareva che ognuno di
loro fosse convinto di potersi permettere di giudicare un posto simile, anche
senza esserci mai stato.
Illusi.
Passeggiava noncurante di ogni altra cosa intorno a lui, eccetto
quello splendido estendersi di prati verdi e ricchi di fiori, l’unica cosa che
sapeva ancora apprezzare della vita; la cosa più simile all’epoca in cui aveva
vissuto trent’anni prima. Ogni tanto, sul suo percorso incrociava due o tre di
quelle divise tutte uguali, appartenenti a visi altrettanto simili tra loro,
che bisbigliavano con le labbra e lo guardavano con gli occhi.
Al contrario, lui rimaneva in silenzio e a testa bassa,
rifiutandosi persino di degnarli dello sguardo dell’unico occhio che aveva.
Ingenui.
Se solo avessero saputo, se solo avessero provato almeno una volta
la sensazione di chi vaga nel vuoto dell’Abisso, tutti quei sorrisini nascosti
e quelle cattiverie sussurrate nell’orecchio, sarebbero state le ultime cose
che avrebbero voluto sentire e vedere. Era per questo motivo che anche dopo
essere entrato a far parte di Pandora aveva sempre preferito starsene per i fatti
suoi. Non sentiva il bisogno della loro compagnia. In fondo, era stato solo per
anni, dunque, perché mai avrebbe dovuto desiderare qualcuno con cui stare
proprio in quel momento?
Percorse ancora qualche metro, giungendo ai piedi di un albero. Si
sedette, poggiando la schiena al tronco e si addormentò, ascoltando il silenzio
della natura circostante.
Lo faceva spesso. Xerxes Break adorava stare all’aperto.
Specialmente in un luogo come quello, così grande e dispersivo da essere
lontano da tutto e da tutti. In un posto del genere, ogni cosa perdeva il suo
significato: gli alberi non erano più alberi, il prato sul quale le sue gambe
erano stese, non era più prato; e il vento non era altro che un alito che
fuggiva, portando via con sé ogni brutto pensiero. Se solo avesse potuto,
sarebbe rimasto lì in eterno, protetto e circondato dai soli suoni della
natura.
Fu proprio in mezzo a quegli stessi suoni, che qualcosa interferì,
alterando quel clima di pace in cui, senza neanche accorgersene, era immerso da
ormai diversi minuti. Delle voci lontane si sovrapposero l’un l’altra, andando a
confondersi col suo sonno ormai prossimo al risveglio. Schiuse lentamente quell’
unico occhio vermiglio, inquadrando l’immagine sfocata di un uomo che se ne
stava in piedi di fronte a lui. Aveva l’aria impacciata e sembrava preoccupato
per qualcosa. Il suo sguardo era rivolto altrove, come se stesse cercando d’individuare
qualcuno che si trovava lontano. Ad un certo punto, lo sentì sussurrare ad alta
voce.
“Sharon-sama… !”
Fu in quel momento che Xerxes Break mise meglio a fuoco l’immagine
di quell’altro, tirando un pesante sospiro, che non era né di sollievo, né di
fastidio, ma un compromesso fra le due cose.
Tra tutti i membri di quell’organizzazione, Reim Lunettes era
forse quello che Break sopportava di più. Non che gli fosse simpatico,
semplicemente era meno insopportabile
di altri, non avendo quella puzza sotto al naso tipica di chi lavorava in quel
posto. Inoltre, essendo anche un po’ invadente nei suoi confronti, sembrava
essere l’unico ad avere il coraggio di avvicinarsi a lui, l’unico a non sentire
in lui la puzza dell’Abisso.
Riflettendoci un po’ sopra, forse la sola cosa che gli’impediva di
ritenerlo una piacevole compagnia era proprio il fatto che, anche lui,
indossasse quella stupida uniforme, che lo omologava agli altri, rendendolo
parte di quel ridicolo mosaico di pezzetti tutti uguali fra loro.
“Sharon-sama… ?”
Reim continuava a sussurrare ad alta voce, cercando
contemporaneamente di farsi sentire da colei della quale invocava il nome e di
non svegliare l’uomo che riposava ai piedi dell’albero. Tuttavia, un istante
dopo la sua ultima chiamata, spostò lo sguardo sul volto di Break che, ormai
sveglio, lo contemplava dal basso con un’espressione di difficile
interpretazione. Poteva sembrare arrabbiato per il fatto di essere stato
disturbato, oppure poteva semplicemente essere un po’ scosso dal risveglio appena
avvenuto.
Reim deglutì, sperando che si trattasse della seconda ipotesi, e
non della prima. I suoi occhi continuavano a fissare quella stanca iride
vermiglia, cercando di leggere cosa si celasse dietro a quello sguardo attivo
solo per metà.
Era vero, Reim Lunettes cercava spesso un contatto con Xerxes
Break, ma questo non voleva dire che non avesse paura di lui. Indubbiamente, il
membro di Pandora si poteva considerare più coraggioso di altri
nell’avvicinarsi a quell’essere
raccapricciante con cui nessuno voleva avere a che fare. Tuttavia, avere
coraggio non significava essere privo di paura. Era già capitato in passato che
per i suoi tentativi di coinvolgerlo in qualcosa venisse respinto anche nel
senso fisico della cosa, ricevendo in risposta uno schiaffo o uno spintone e,
spesso, rimettendoci anche i preziosi occhiali da vista senza i quali non
sarebbe stato neanche in grado di capire se quello che aveva davanti fosse
davvero Xerxes Break.
Meditò un altro po’ sui possibili pensieri dell’altro, cercando
nel contempo di formulare una frase che fosse in grado di giustificare la sua
presenza lì di fronte a lui. Tirò un profondo sospiro, spostando le pupille da
un’altra parte, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per il timore di essere
respinto, ancora.
“Accompagnavo Sharon-sama a cogliere dei fiori, ma… E’ sparita.”
Spiegò un po’ insicuro.
Break non proferì parola. Rimase immobile a guardarlo, facendogli
intendere che forse quel tipo di risposta non gli bastava. A quel punto, Reim
fece ciò che soleva fare quando era nervoso e non sapeva cosa dire: si tolse
gli occhiali da vista, cominciando a strofinarne le lenti con un lembo della
divisa. Quando si sistemò nuovamente la montatura sul viso, i suoi occhi
notarono che l’altro non aveva battuto ciglio. Sospirò un po’ ansioso e
continuò il suo discorso.
“E’ andata da quella parte, ma mi ha detto di aspettare qui perché
dice di avere una sorpresa per te.”
Fu solo dopo queste parole che in Break si mosse qualcosa. Pensò
al volto di quella bambina che sembrava averlo preso in simpatia fin dal primo
momento.
Per qualche strana ragione, pareva che in qualunque epoca si
trovasse, indipendentemente dal nome che avesse, Xerxes Break, o Kevin Regnard,
fosse capace di attirare verso di sé la simpatia dei bambini. Break stesso non
riusciva a negare, per quanto lo volesse, che i bambini gli avevano sempre
trasmesso un senso di pace e serenità, lo stesso senso di libertà che aveva
provato durante la sua infanzia, che ormai apparteneva a un’altra vita; una
vita remota, che Break sentiva come la più lontana delle realtà, più lontana
ancora dell’Abisso.
Abbassò il capo in avanti, staccando la schiena dal tronco
dell’albero. Fu in quel momento che il suo occhio rosso si spalancò, stupito da
ciò che vide sui suoi vestiti. Il suo lungo cappotto verde era interamente
ricoperto di fiori colorati, dei quali profumi si confondevano fra loro,
fondendosi in un odore piacevole e dolciastro. Reim si lasciò intenerire
dall’immagine che aveva davanti, permettendosi un modesto sorriso.
“Le ho detto che forse sarebbero bastati questi, ma lei non mi ha
voluto sentire. In fondo lo sai come sono i bambini, no? Non conoscono limiti.”
A quelle parole, Break rivolse nuovamente lo sguardo verso l’uomo
con gli occhiali, chiedendosi per la millesima volta il motivo di tanto
interesse nei suoi confronti.
Non voleva accettarlo. Xerxes Break era convinto di non meritare
un’altra chance. Nella vita precedente aveva sempre pensato a se stesso, dunque
perché mai si sarebbe meritato tante attenzioni? Cosa aveva fatto lui per
essere così ben voluto dalla famiglia Rainsworth e dalla nipote della duchessa?
Quando per la prima volta, dopo essere stato nell’Abisso, aveva
riaperto lo sguardo al mondo, era un uomo pressoché morto. Era dunque per
compassione se quella gente si comportava così con lui?
Break era confuso. Da un lato, era determinato a mantenere nei
confronti di coloro che gli si avvicinavano un certo distacco, rifiutandosi di
collaborare ai piani di Pandora e ignorando le proposte che ogni tanto gli
venivano esposte. Dall’altro lato invece, un pezzettino piccolo della sua anima
avrebbe voluto sentire ancora una volta quel calore che aveva avuto modo di
conoscere nella sua vita precedente, quando era un cavaliere della famiglia
Sinclair, quando il suo nome era Kevin Regnard.
Con la punta delle dita, prese uno dei fiori per il gambo,
contemplando il colore vivace dei petali.
Lo guardò pensieroso, cercando nella bellezza di quel frutto della
natura qualcosa di negativo e triste.
“E dunque fate le prove per il mio funerale?”
Domandò, rovinando di proposito l’atmosfera che si era formata un
attimo prima. Reim si portò una mano sulla fronte, domandandosi come facesse
Xerxes Break a rovinare sempre qualunque momento di serenità attraverso la
pronuncia di quattro-cinque parole, che messe insieme davano vita a una frase colma
di angoscia.
“Sceglie sempre dei giochi tanto strani, la piccola Rainsworth.”
Di fronte a quell’affermazione, Reim non poté evitare una
puntualizzazione.
“Oh, no… Sharon-sama sceglie sempre dei giochi molto femminili
invece.”
Ribatté, sistemandosi con due dita la montatura degli occhiali.
Break lo guardò interessato.
“E’ per questo che ogni tanto avrei bisogno di un po’ di sostegno
morale quando m’invita a giocare con lei.”
Reim si sedette e continuò nel suo discorso, dimenticandosi ogni
traccia di timore e insicurezza, che lo coglievano sempre quando sapeva di
dover interagire con Xerxes Break.
“Purtroppo Sharon-sama non ha la possibilità di frequentare altri
bambini. Qui a Pandora, ma anche nella dimora dei Rainsworth, siamo tutti
adulti. E’ un vero peccato, perché Sharon-sama è una bambina davvero dolcissima
e non merita di stare da sola. Adesso c’è sua madre con lei, ma Sharon non può
crescere col solo affetto di Shelly-sama, ha bisogno di qualcuno che cresca con
lei.”
Lo sguardo di Break non era stato mai così attento alle parole di
Reim. Sembrava che questa volta, privo di timore e imbarazzo, Reim fosse
riuscito a trasmettere qualcosa a Break. I due si guardavano, entrambi privi
dei loro soliti atteggiamenti insicuri e timorosi.
Da un lato, Reim aveva abbandonato la paura, parlando con la
naturalezza che avrebbe avuto di fronte a un amico.
Dall’altro lato, Break aveva messo da parte l’orgoglio, che aveva
sempre frenato ogni sua possibilità di aprirsi agli altri.
Fu un attimo di silenziosa armonia, che avvolgeva entrambe le loro
personalità, solitamente bloccate chi da una debolezza, chi dall’altra.
“Reim-san! Xarx-nii!”
Improvvisamente, la voce allegra della piccola Sharon irruppe
sulla scena, distraendo l’attenzione di entrambi. La bimba si avvicinò all’uomo
che sedeva ai piedi dell’albero, porgendogli un cestino con dei fiori.
“Buon giorno, Xarx-nii! Ho colto dei fiori per te!”
Break contemplò per un po’ il contenitore di vimini che la piccola
Sharon gli aveva portato. Reim rimase in silenzio ad aspettare la reazione di
Break con una certa curiosità.
Break afferrò il cestino per il manico e fece un lieve sorriso,
carezzando la testolina bionda della piccola Sharon.
“Grazie, Sharon-chan.”
Reim spalancò gli occhi stupefatto. “Xarx-nii”, “Sharon-chan”…
Da quando in qua quei due si trattavano con tutta quella confidenza? Ma
soprattutto… Per quale motivo si sentiva l’unico a non essersene accorto?
Al fine di attirare l’attenzione su di sé, Reim si portò una mano
alla bocca, cominciando a dare dei lievi colpetti di tosse. Sharon sorrise
guardando il volto un po’ imbarazzato del suo amico e subito lanciò una delle
sue proposte di gioco.
“Più tardi ho invitato degli amici a prendere del thè! Vuoi venire
anche tu, Xarx-nii!?”
Reim puntò lo sguardo su quello di Break, cercando di fargli
capire quanto fosse importante accettare l’invito della piccola Rainsworth,
anche se forse non poteva sembrare il più divertente dei passatempi.
Break si lasciò catturare dalla dolcezza dello sguardo della
piccola Sharon, che gli ricordava gli occhi scintillanti di un’altra bambina
che aveva conosciuto molti anni prima.
“D’accordo, verrò.”
***
Camminava pensieroso lungo l’ampio corridoio principale della
grande magione, domandandosi quando finalmente avrebbe raggiunto la cameretta
nella quale la piccola Sharon soleva giocare. Sospirò un po’ ansioso, pensando
che forse non avrebbe dovuto accettare così in fretta l’invito della bambina.
In fondo erano anni che non giocava con dei bambini e in quanto a Tea Party si
trovava un po’ impreparato. L’ultimo Tea Party al quale aveva assistito era
stato quello della Volontà Dell’Abisso. Un ricordo terribile, una cerimonia pressoché
spaventosa da ricordare. In ogni caso, Xerxes Break era comunque conscio del
fatto che ciò che avrebbe fatto a breve non avrebbe avuto nulla a che vedere
con l’episodio avvenuto nell’Abisso; niente mai avrebbe potuto essere
paragonabile a ciò che aveva visto nell’Abisso.
Tuttavia, la sua preoccupazione era rivolta anche a qualcos’altro.
Fino a quel momento, sia a causa della sua testardaggine, sia per l’antipatia
che aveva covato nei confronti di tutti i membri di Pandora, Break non aveva
mai sviluppato alcun tipo di relazione con nessuno. L’unica persona con la
quale ogni tanto si apriva un po’ era Shelly-sama. Shelly-sama, la madre della
piccola Sharon, era una donna molto dolce e sempre sorridente. Era sempre stata
molto paziente perfino con lui, che fin dall’inizio aveva perfettamente
lasciato intendere a tutti il suo carattere difficile. Tutte le volte che
Shelly organizzava qualcosa come una passeggiata o un semplice thè in
compagnia, la prima persona che andava ad avvertire era sempre Break, anche se
era perfettamente conscia che la sua risposta sarebbe stata un “no” secco. Ma a lei non importava: era
convinta che prima o poi, Break avrebbe accettato il suo invito, mettendo da
parte quell’aria tenebrosa che aveva e tornando finalmente a sorridere.
Ancora pochi metri e avrebbe raggiunto la camera di Sharon. Si
sentiva stranamente agitato, come se stesse per affrontare qualcosa di arduo e
impegnativo. Avvertì una strana sensazione di disagio quando fu sulla soglia
della porta. Doveva bussare, ma non ne aveva il coraggio. Che cosa avrebbe
fatto una volta lì dentro? Come si sarebbe comportato in presenza di Sharon e
degli altri invitati? Ma soprattutto… Perché le sue gambe tremavano al semplice
pensiero di un thè in compagnia?
Tirò un sospiro profondo, facendo retromarcia senza neanche
rendersene conto. All’improvviso, la porta della camera di Sharon si aprì,
mostrando un Reim alquanto stupito di vedere Break dirigersi da tutt’altra
parte. Chiuse la porta alle sue spalle e raggiunse colui che se ne stava andando.
“Aspetta Xerxes!”
Lo chiamò ad alta voce e gli sfiorò una spalla, prendendosi in
risposta una manata sul petto. In quel momento, la preoccupazione di Reim era
stata talmente tanta, che si era persino dimenticato di quanto Break detestasse
essere toccato. Lo sguardo di Xerxes lo fulminava con rabbia, puntando offeso
gli occhi di quell’altro. Dall’altra parte, Reim si rese conto di essere stato
troppo precipitoso, e decise di scusarsi.
“Mi dispiace, non volevo.”
Break rimase in silenzio, tenendo la mano sulla spalla che l’altro
aveva toccato.
“Perché te ne stai andando? Non hai forse promesso a Sharon che saresti
venuto a prendere il thè con lei?”
Reim sembrava seriamente deluso dal comportamento di Break. Quando
Xerxes aveva accettato la proposta della piccola Sharon, Reim quasi non credeva
ai suoi occhi. Tuttavia, sebbene fosse rimasto parecchio stupito dalla risposta
di Break, non aveva minimamente calcolato la possibilità che quest’ultimo non
potesse presentarsi al loro appuntamento. Che sciocco che era stato ad
illudersi che un essere raccapricciante
come lui potesse veramente mantenere una promessa.
“Non ho mai detto di averlo promesso!”
Rispose con tono seccato.
A quel punto, Reim non avvertì solo un senso di delusione. Dentro
di lui si stava formando anche un forte dispiacere, come se si fosse sentito
improvvisamente rifiutato da qualcuno d’importante.
“Ci rimarrà molto male…”
Affermò, abbassando lo sguardo.
“Sharon-sama era tanto contenta al pensiero che ci fossi anche
tu.”
Break non capiva. Che importanza poteva mai avere lui in quella
riunione tra amici? Perché quella bambina desiderava così tanto la sua
compagnia? Cosa aveva lui di tanto speciale da attrarla in quel modo?
Una risposta a queste domande Xerxes non l’aveva ancora trovata.
L’unica cosa che in quel momento gli occupava la mente era l’immagine di una
bambina che piangeva, gridando il suo vecchio nome, pregandolo di rimanere con
lei e di non lasciarla sola.
“Xarx-nii!”
Improvvisamente, la voce allegra della piccola Sharon li
raggiunse. La bambina correva felice lungo il corridoio, contenta di vedere
quello che considerava come un fratello maggiore. Si lanciò sorridente su di
lui, avvinghiandogli le gambe.
“Che bello, Xarx-nii! Finalmente sei arrivato!”
A quel punto, Reim incrociò lo sguardo di Break, facendogli
intuire quanto ormai fosse impossibile fuggire da quella situazione. Break tirò
un profondo sospiro e si lasciò prendere per mano dalla bambina, che lo
condusse verso la sua cameretta.
Entrarono nella stanza in cui Sharon aveva preparato il suo Tea
Party e si accomodarono intorno al tavolo rotondo che la bambina aveva decorato
con l’aiuto di Reim. Ogni cosa era disposta in maniera precisa e ordinata; il
servizio da thè era abbinato alla tovaglia rosa del tavolino e persino i
pasticcini richiamavano i colori chiari delle ceramiche presenti. Tuttavia,
c’era qualcosa che non tornava. Break si guardò intorno, domandandosi dove
fossero gli altri invitati.
“Bene, per prima cosa ecco i vostri fiocchetti!”
La bambina tirò fuori da una scatolina rotonda dei fermaglietti
rosa, attaccandone uno alla divisa di Reim.
“Ecco fatto!”
Esclamò felice, creando ancora più stupore da parte di Break, che,
attraverso lo sguardo interrogativo del suo unico occhio, chiedeva una
spiegazione all’uomo che gli sedeva di fronte. Reim sospirò lievemente
mortificato e spiegò la motivazione di quel gesto.
“Beh, vedi… Mi sono dimenticato di dirti che i Tea Party di
Sharon… Sono riservati esclusivamente alle femmine…”
Break si sentiva ancor più ridicolo. Non bastava l’idea di
starsene scomodamente seduto a un tavolino per bambini, adesso doveva anche
fingere di essere una donna!
Pensò che una volta concluso tutto quel teatrino, avrebbe
strangolato Reim, poco ma sicuro.
“E visto che Xarx-nii ha i capelli lunghi… A lui il fiocchetto
glielo mettiamo sulla coda, va bene Xarx-nii?”
Sharon s’apprestò ad eseguire ciò che aveva appena detto sotto lo
sguardo preoccupato di Reim che, avendo avuto spesso a che fare con le brusche
reazioni di quell’altro, temeva potesse perdere la pazienza.
Tuttavia, non fu così. Break si lasciò stringere il fiocchetto
rosa intorno ai capelli raccolti senza obiettare o avere nessuna particolare
reazione, eccetto un evidente alone rosso d’imbarazzo che gli comparì in volto.
“Bene! Adesso che siamo pronte, possiamo cominciare!”
La bimba s’apprestò a versare il thè nelle tazze dei suoi invitati
con una certa maestria e naturalezza per essere ancora così piccola. Era molto
tempo che Xerxes non partecipava a qualcosa del genere, ma da ex cavaliere
della famiglia Sinclair, se c’era qualcosa che non aveva dimenticato, quelle
erano le buone maniere a tavola. Interruppe l’azione di Sharon, porgendole la
sua domanda.
“Non dovremmo prima aspettare i tuoi amici?”
Chiese mentre Reim sospirava, guardando da un’altra parte.
“Ah, giusto!”
La bimba posò immediatamente la teiera sul tavolo, indicando
alcune bambole poste sul bordo di esso, anche loro con le rispettive tazzine.
“Ti presento le mie amiche! Loro sono Lindsay, Teresa e Emily!”
Break osservò quelle bambole e comprese ogni cosa. Il suo sguardo
s’incrociò con quello di Reim, che lo guardava con una certa malinconia negli
occhi. Improvvisamente, quella stanza che lo aveva fatto sentire a disagio, quel
tavolino così attentamente adornato e quel fiocchetto rosa che gli decorava i
capelli avevano assunto un significato molto più serio. La piccola Sharon aveva
bisogno di affetto e, come la bimba dei suoi ricordi, non voleva restare da
sola. Si ricordò di ciò che Reim gli aveva detto quella stessa mattina a proposito
della piccola Rainsworth: Sharon non poteva crescere col solo affetto della
madre, aveva bisogno di qualcuno che crescesse con lei, una figura di
riferimento, qualcuno di stabile, come un fratello.
Pensò a quanto doveva sentirsi sola quella bambina a non avere
nessuno della sua età con cui giocare, a dover sempre aspettare che Reim
venisse a farle visita dal casato dei Barma, dove attualmente prestava
servizio. Ripensò a quanto aveva sofferto in passato per il rimorso di essere
scappato di fronte alle lacrime di una bambina che ormai aveva solo lui al
mondo. Non voleva provare ancora una volta una sensazione del genere. Non voleva,
né per lui, né per nessun altro.
Reim guardava preoccupato l’espressione pensierosa di Break,
chiedendosi come si sarebbe comportato di lì in poi. Cominciò ad immaginare il
peggio, figurandosi un Break per niente disposto a partecipare a giochi di quel
genere, che coinvolgevano bambole e fiocchetti colorati. Sospirò, ormai
convinto dell’alta percentuale che i suoi pensieri potessero realizzarsi.
Ma rimase stupito, quando udì Break stare al gioco, rivolgendosi
proprio alle altre invitate.
“Piacere… Ragazze…”
Disse con un po’ d’imbarazzo.
Sharon rimase un po’ stranita, mentre Reim si vergognò per lui.
“Ma cosa dici, Xarx-nii?”
Break rivolse lo sguardo a Sharon, domandandosi dove avesse
sbagliato.
“Non vedi che sono bambole?”
Disse divertita la piccola Rainsworth, ridendo di come Break si
era rivolto alle sue amiche.
Dall’altra parte, Reim non poté fare a meno di lasciarsi scappare
una lieve risata, guardando la faccia sbigottita di Break, che pensava di aver
fatto un buon gioco, chiamando quegli oggetti “ragazze”.
“Loro non possono risponderti, dobbiamo farle parlare noi! E ora
che siamo in tre avranno tutte una voce diversa!”
Break capì che probabilmente aveva sottovalutato la piccola
Rainsworth. Il fatto che nonostante la sua solitudine si rendesse conto di non
poter avere sul serio degli oggetti come amici, significava che molto
probabilmente Sharon era anche consapevole del suo bisogno di un affetto
diverso da quello materno.
“Adesso cominciamo! Xarx-nii, tu farai la voce di Emily,
d’accordo?”
Break annuì con aria insicura, buttando di sfuggita lo sguardo
sulla bambola blu seduta sul tavolo.
“Oggi è
proprio la giornata ideale per un buon thè ai frutti rossi, vero amiche?”
Cominciò a parlare Sharon, simulando la voce di Lindsay. A quel
punto, era il suo vero turno.
“Come darti torto, cara Lindsay! I tuoi gusti in fatto di thè sono
sempre i migliori!”
Rispose la bambina con tono felice.
Un attimo dopo ci fu il silenzio totale. Sharon aveva abbassato lo
sguardo, bevendo un sorso di thè e attendendo che fosse il prossimo a parlare.
Dopo un po’, diede un calcetto alla gamba di Reim, ricordandogli l’ordine delle
battute. Il servo di casa Barma si sistemò la montatura degli occhiali,
simulando la voce della bambola che aveva il compito d’impersonare.
“Già, sono
d’accordo con Sharon-sama!”
Affermò con vocetta ridicola e sentendosi ridicolo lui stesso.
Break si lasciò sfuggire un lieve sorrisino, notando come anche l’altro si
sentiva in imbarazzo.
“Forza, Reim-san! Adesso tocca a te parlare! Perché sei distratto?
Ti vergogni perché c’è Xarx-nii?”
Il membro di Pandora arrossì ancora di più, temendo le successive
parole della piccola Rainsworth, che un attimo dopo si rivolse a Break.
“Scusalo, di solito non fa così! E’ molto più naturale quando
siamo da soli! Sembra quasi che Teresa sia veramente una persona, sai? Reim-san
è molto bravo! Ma credo che adesso si vergogni perché sei un maschietto anche
tu!”
Break Accennò un altro sorriso, divertito dall’espressione
imbarazzata di quell’altro, che cercava di smentire le parole della bambina.
“Avanti, non esageriamo! Non è che ci metta poi tutto questo
impegno…”
Sharon continuava a ridere del viso colmo di vergogna del suo
amico, mettendosi una mano davanti alla bocca, attenta a non trascurare le
buone maniere.
Break osservò la scena avvertendo una sensazione calda e
confortevole, che non provava da molto tempo.
Abbassò lo sguardo, specchiandosi nel thè della sua tazza. Quello
che vide fu l’immagine distorta di un uomo che a lungo si era costretto a
mantenere su di sé un’espressione di rimpianto, senza minimamente calcolare la
possibilità di poter tornare ancora a sorridere. Eppure, erano bastati due
personaggi stravaganti e un trio di bambole a smuoverlo da quell’idea che
chiudersi in se stesso non sarebbe servito a nulla perché lui, per quanto
potesse desiderarlo, non poteva cambiare il passato. Ci aveva già provato una
volta, ma non era servito a nulla, se non a peggiorare le cose. L’unica cosa
che avrebbe potuto fare per redimersi dal suo senso di colpa era non commettere
lo stesso errore per la seconda volta. Quella bambina gli voleva bene. Per
qualche strana ragione Sharon aveva visto in lui un fratello, senza neanche il
bisogno di conoscerlo.
Ora, ciò che Xerxes poteva fare era accogliere l’amore che quella
bambina voleva dargli, indipendentemente da quanto si sentisse pronto e sicuro
di farlo. Perché Sharon aveva bisogno di amore, e ne aveva bisogno adesso,
nell’arco più tenero della sua giovane età.
Afferrò un pasticcino, masticandolo lentamente. Il sapore
dolciastro gli invase il palato, ricordandogli quanto oltre ai giardini in
fiore, amasse anche i dolci. Senza quasi che se ne accorgesse, ne mangiò un
altro, e poi un altro, continuando a guardare gli altri due che parlavano.
Prese un sorso di thè, dopodiché interruppe la loro discussione.
“Questi dolci sono molto buoni.”
Affermò compiaciuto.
Sharon lo guardò con aria un po’ interrogativa.
“Chi è stato a parlare? Xarx-nii o Emily?”
Chiese, continuando il gioco che era stato momentaneamente perso
di vista.
Break ci pensò un po’, dopodiché indicò la bambola accanto a lui.
“Emily.”
Disse, orgoglioso della risposta che aveva dato.
Ma la piccola Rainsworth scosse la testa.
“Ma non può essere stata Emily! Devi fare una voce più femminile
per lei! Così sembra un omone rude e sgraziato!”
Break abbassò l’indice con cui aveva indicato Emily, rimanendo un
po’ perplesso.
Rude e sgraziato. Era quella l’impressione che dava di sé? Oppure
quegli aggettivi valevano solo se in riferimento alla bambola? Xerxes non ci
stette a pensare troppo, e decise di stupire gli altri due con qualcosa di a
dir poco inaspettato.
“Proprio così. Emily è una bambola rude e sgraziata.”
Sharon e Reim lo guardarono basiti, mentre l’altro proseguiva nel
delineare il profilo psicologico di quell’oggetto inanimato.
“Ed è anche una gran maleducata! Dice sempre quello che pensa, non
conosce le buone maniere, ma soprattutto è priva di buon senso!”
Reim lo guardò preoccupato, convinto che quelle parole avrebbero
scosso non poco la piccola Rainsworth, che nel frattempo era rimasta a bocca
aperta nell’udire una simile descrizione. Tuttavia, la preoccupazione dell’uomo
con gli occhiali si dimostrò ancora una volta inutile. Un attimo dopo, infatti,
Sharon era tornata a sorridere felice e compiaciuta di come Break aveva reso il
carattere di Emily.
“Mi piace!”
Gridò ridacchiando.
“E’ simpatica e originale!”
Aggiunse, guardando la bambola.
“Grazie,
Sharon-chan!”
Una vocina un po’ stridula che intendeva essere quella di Emily
ringraziò la bimba per i complimenti che le aveva rivolto.
“Oh, che voce carina che le hai trovato, Xarx-nii!”
Break si girò verso di lei, con la testa appoggiata sulla mano.
“Ma io non ho detto niente.”
Rispose con la sua solita voce.
Reim lo guardò perplesso. Se Break pensava che la piccola Sharon
fosse così ingenua da cascare in un giochetto come quello si sbagliava di
grosso.
“Mi piace
prendere il thé con Sharon-chan!”
Continuò la bambola, facendo girare di scatto la bambina, che
subito notò che Break aveva una mano davanti alla bocca.
“Ahahah! Ti ho visto, sei stato tu! Hai coperto la bocca mentre
Emily parlava!”
Reim sospirò, mettendosi a braccia conserte.
“Ma certo che è stato lui. Le bambole non possono parlare!”
Disse, timoroso del contrario. Infatti, aveva sentito spesso
parlare di storie che narravano di bambole parlanti, ma non aveva mai voluto
credere in simili leggende un po’ perché si sentiva ridicolo, un po’ perché,
sottosotto, temeva che certe diavolerie potessero esistere davvero.
“Reim è
uno sciocco!”
Il membro di Pandora alzò un sopracciglio, fissando Emily.
“Ah sì? Beh, Xerxes ha ragione! Sei una bambola maleducata!”
Rispose all’oggetto inanimato, decidendo di stare al gioco in modo
da far divertire ancora di più Sharon.
“Ahahah! Ma non si dice, Emily! A volte certe cose non vanno
dette, anche se sono vere!”
Disse la piccola Rainsworth, di fronte ad un Reim un po’ scosso
dalle sue parole.
“M-m-… Ma è questo che pensate di me, Sharon-sama?”
La bambina sorrise all’amico, cercando di rassicurarlo.
“Beh, non esattamente… Diciamo che sei divertente perché sei
così!”
Ma Reim sembrava ancora insoddisfatto della sua risposta.
“C-così in che senso… ?”
La piccola pensò un po’ al modo giusto di dirlo, dopodiché tirò
fuori l’aggettivo che più le sembrava consono a rappresentare ciò che pensava
di lui.
“Sei… Imbranato!”
Reim rimase pietrificato. In tutti quegli anni che aveva passato
in compagnia della nipote della duchessa Rainsworth, aveva sempre ignorato la
possibilità che la bambina lo ritenesse un po’ incapace o distratto.
La loro discussione era proseguita sotto l’occhio attento di
Break, che non si perdeva un attimo di quella comica scenetta, gustandosi nel
contempo la sua deliziosa tazza di thè, accompagnata dagli altrettanto
prelibati pasticcini.
“Reim è un
imbranato! Reim è un imbranato!”
Nel frattempo, Emily continuava a prendere in giro il servo di
casa Barma, ripetendo più volte l’aggettivo col quale Sharon l’aveva definito.
“Avanti, Xerxes… Falla smettere ti prego!”
Ma Break era impegnato in tutt’altra attività. Con la mano destra
sorreggeva la sua tazza di thè, mentre con la sinistra inzuppava nello stesso
fluido un pasticcino, preparandosi a gustarne il sapore.
“Reim è
uno sciocco! Reim è uno sciocco!”
Con la voce di Emily in sottofondo, Xerxes masticava
tranquillamente il suo pasticcino e beveva il thè ancora bollente. Soddisfatto
di quell’attimo di ristoro, poggiò di nuovo la testa sulla mano, osservando
anche lui la bambola parlante.
“Break è
simpatico, Reim è uno sciocco!”
Sotto lo sguardo sbalordito e terrorizzato di Reim, Emily parlava
mentre Break stava zitto e Sharon… Beh, Sharon era la bambina più felice del
mondo.
“Può parlare! Emily può parlare!”
Reim si domandò che genere di diavoleria fosse mai quella. Prima
d’allora, quella bambola non aveva mai, ovviamente, detto una parola. Ma da quando Break era
intervenuto nel loro gioco, improvvisamente quell’insieme di cuciture e di stoffa
imbottita parlava. E parlava di sua propria volontà!
Sbalordito e spaventato a morte, Reim continuava a chiedersi che
genere di trucchi conoscesse Xerxes per far sì che Emily parlasse. Tuttavia,
decise di non chiedergli nulla di fronte a Sharon, visto che avrebbe rovinato
la magia di quel momento. Sì, magia. Perché Sharon non era mai stata così
felice e perché, prima d’allora, Break non aveva mai sorriso per così tanto
tempo.
Dopo il Tea Party di quel pomeriggio, i tre si erano lasciati e,
al calar della sera, ognuno si trovava nelle proprie stanze. Break era a letto
e guardando il soffitto pensava con un sorriso a quel pomeriggio, felice di
aver cominciato a capire che sarebbe stato inutile dannarsi in quel modo finché
non sarebbe morto di nuovo. Adesso aveva un’altra vita di fronte, un nuovo
mondo, una nuova epoca da esplorare. In fondo, aveva promesso a Shelly-sama che
avrebbe vissuto per scoprire la verità di cento anni prima, così da avere uno
scopo preciso nella vita, qualcosa per cui respirare. Tuttavia, sembrava che per
quanto si ostinasse a voler camminare da solo, fosse impossibile raggiungere un
obiettivo senza l’aiuto di qualcuno che gli stesse accanto, che lo facesse
sentire non solo un combattente, ma anche un essere umano.
Era in procinto di addormentarsi quando qualcuno bussò alla sua
porta, aprendone uno spiraglio.
“Xarx-nii? Sei sveglio?”
La piccola Sharon entrò nella stanza del suo fratellone, tenendo
qualcosa fra le braccia.
“Sharon-chan… E’ tardi, ancora non dormi?”
La bambina si avvicinò a lui, porgendogli ciò che aveva in mano.
Quello che gli consegnò era Emily.
“Emily ha detto che le sei simpatico! Dice che d’ora in poi vuole
essere la tua bambola!”
Break sentì una fitta colpirlo al cuore, mentre la piccola gli
mise la bambola fra le mani.
“Non dirle che te l’ho detto, ma… Credo che abbia una cotta per
te!”
Xerxes rimase sorpreso.
“Una cotta?”
Sharon annuì con sguardo furbetto.
“Sì, una cotta! L’ho letto in un romanzo della mamma! Lei non sa
che l’ho preso, non glielo dire!”
Break scosse la testa divertito.
“Ma non sei troppo piccola per leggere quelle cose?”
“Sì, ma non ti preoccupare! Tanto la scena del bacio la salto
sempre!”
Xerxes sorrise ancora, intenerito da quello sguardo ingenuo e allo
stesso tempo un po’ furbetto.
“Ora devo andare, è tardi! Buona notte Xarx-nii!”
Si mise in punta di piedi e Break si fece dare un bacino sulla
guancia, augurandole a sua volta una notte tranquilla.
“Sogni d’oro, Sharon-chan.”
Quando la bimba arrivò sulla porta, prima che potesse varcarne l’uscio
e sparire dietro di esso, Break le sussurrò qualcos’altro.
“Grazie, Sharon-chan…”
***
Pochi mesi
dopo.
Di fronte allo specchio della sua camera da letto, Xerxes Break si
sistemava la divisa consegnatali dal duca Vessaluis. E pensare che qualche mese
prima non l’avrebbe indossata per nessun motivo al mondo.
Improvvisamente, Reim bussò alla porta, facendo ingresso nella
stanza senza aspettare il permesso di Break.
“Sono nudo!”
Esclamò Break, prendendo in giro il compagno.
Reim sospirò, sistemandosi come suo solito la montatura degli
occhiali sul naso.
“Xerxes… Vorrei farti rendere conto una volta per tutte che ormai
non ci casco più nei tuoi scherzetti maliziosi!”
Break sbuffò, un po’ deluso dalla reazione del collega e, per la
pigrizia di farlo da solo, gli chiese di abbottonargli la parte superiore della
divisa.
Reim si avvicinò, avanzando le mani su di lui, come per toccarlo.
A quel punto, Break simulò di colpirlo con uno schiaffo e Reim strizzò gli
occhi spaventato.
“Ahahah! Bugiardo!”
Ridacchiò divertito Xerxes.
Reim arrossì un tantino, dannandosi per non aver capito prima lo
scopo del compagno.
“Sai che ti dico? Allacciatelo da solo!”
Break sorrise soddisfatto.
“Oh, beh! Sai che ci vuole, per due bottoncini!”
Reim strinse i pugni irritato, pensando che forse lo preferiva
quando soleva farsi gli affari suoi.
Cercò di dirgli qualcosa che potesse infastidirlo, al fine di non
sembrare l’unico idiota in quella stanza.
“E così pare che alla fine tu sia costretto ad indossare questa
uniforme, eh?”
Break non disse nulla, aspettò soltanto che l’altro avesse
qualcosa di migliore da aggiungere.
“Forse alla fine non sei poi così diverso dai membri di Pandora
che dici essere tutti uguali… Magari anche tu hai la puzza sotto al naso!”
Ma Xerxes alzò un dito, come per fare una puntualizzazione.
“Sbagliato!”
Esclamò sogghignando.
“Io non sono come voi, perché…”
Prese Emily dal suo comodino e se la sistemò sulla spalla.
“Io ho questa! E voi no! Ahahah!”
Reim rimase shockato. Xerxes Break l’aveva lasciato di stucco,
ancora una volta.
***
Angolo dell’autrice!
Ciao a tutti!
Questa è la prima storia che scrivo su Pandora Hearts. Come credo si possa
dedurre dalla One Shot che avete letto, amo molto il trio Break/Sharon/Reim.
Trovo che il legame che congiunge questi tre personaggi sia davvero qualcosa di
molto forte, che spero possa essere approfondito ancora di più nel manga! J Detto questo, non ho altro da
aggiungere, se non che spero di non aver fatto degli errori (confusione con i
casati, nomi scritti male) in tal caso mi scuso, essendo novizia di questo
manga. xD