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Autore: Stratovella    18/05/2011    8 recensioni
"“Break è simpatico, Reim è uno sciocco!”
Sotto lo sguardo sbalordito e terrorizzato di Reim, Emily parlava mentre Break stava zitto e Sharon…
Beh, Sharon era la bambina più felice del mondo."

Questa storia è ambientata nel passato. Dopo una serie di tentativi, Sharon e Reim riescono finalmente a coinvolgere Break
in uno dei giochi preferiti della piccola Rainsworth: un thè in compagnia delle sue bambole: Lindsay, Teresa e... Emily.
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Reim Lunettes, Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Thè e bambole parlanti

Il quartier generale di Pandora aveva dei giardini molto ampi. I lunghi sentieri, contornati da siepi colorate, si perdevano nella natura inalberata che circondava la magione, sede di attente ricerche sul mondo dell’Abisso.

Già, l’Abisso. Un luogo spaventoso, che nessuno che non fosse morto almeno una volta poteva confermare essere tale; un luogo misterioso che nessuno di quegli uomini in divisa aveva mai visto.

Eppure, a giudicare dalla presunzione con la quale ne parlavano, pareva che ognuno di loro fosse convinto di potersi permettere di giudicare un posto simile, anche senza esserci mai stato.

Illusi.

 

Passeggiava noncurante di ogni altra cosa intorno a lui, eccetto quello splendido estendersi di prati verdi e ricchi di fiori, l’unica cosa che sapeva ancora apprezzare della vita; la cosa più simile all’epoca in cui aveva vissuto trent’anni prima. Ogni tanto, sul suo percorso incrociava due o tre di quelle divise tutte uguali, appartenenti a visi altrettanto simili tra loro, che bisbigliavano con le labbra e lo guardavano con gli occhi.

Al contrario, lui rimaneva in silenzio e a testa bassa, rifiutandosi persino di degnarli dello sguardo dell’unico occhio che aveva.

Ingenui.

Se solo avessero saputo, se solo avessero provato almeno una volta la sensazione di chi vaga nel vuoto dell’Abisso, tutti quei sorrisini nascosti e quelle cattiverie sussurrate nell’orecchio, sarebbero state le ultime cose che avrebbero voluto sentire e vedere. Era per questo motivo che anche dopo essere entrato a far parte di Pandora aveva sempre preferito starsene per i fatti suoi. Non sentiva il bisogno della loro compagnia. In fondo, era stato solo per anni, dunque, perché mai avrebbe dovuto desiderare qualcuno con cui stare proprio in quel momento?

Percorse ancora qualche metro, giungendo ai piedi di un albero. Si sedette, poggiando la schiena al tronco e si addormentò, ascoltando il silenzio della natura circostante.

Lo faceva spesso. Xerxes Break adorava stare all’aperto. Specialmente in un luogo come quello, così grande e dispersivo da essere lontano da tutto e da tutti. In un posto del genere, ogni cosa perdeva il suo significato: gli alberi non erano più alberi, il prato sul quale le sue gambe erano stese, non era più prato; e il vento non era altro che un alito che fuggiva, portando via con sé ogni brutto pensiero. Se solo avesse potuto, sarebbe rimasto lì in eterno, protetto e circondato dai soli suoni della natura.

Fu proprio in mezzo a quegli stessi suoni, che qualcosa interferì, alterando quel clima di pace in cui, senza neanche accorgersene, era immerso da ormai diversi minuti. Delle voci lontane si sovrapposero l’un l’altra, andando a confondersi col suo sonno ormai prossimo al risveglio. Schiuse lentamente quell’ unico occhio vermiglio, inquadrando l’immagine sfocata di un uomo che se ne stava in piedi di fronte a lui. Aveva l’aria impacciata e sembrava preoccupato per qualcosa. Il suo sguardo era rivolto altrove, come se stesse cercando d’individuare qualcuno che si trovava lontano. Ad un certo punto, lo sentì sussurrare ad alta voce.

 

Sharon-sama… !

 

Fu in quel momento che Xerxes Break mise meglio a fuoco l’immagine di quell’altro, tirando un pesante sospiro, che non era né di sollievo, né di fastidio, ma un compromesso fra le due cose.

Tra tutti i membri di quell’organizzazione, Reim Lunettes era forse quello che Break sopportava di più. Non che gli fosse simpatico, semplicemente era meno insopportabile di altri, non avendo quella puzza sotto al naso tipica di chi lavorava in quel posto. Inoltre, essendo anche un po’ invadente nei suoi confronti, sembrava essere l’unico ad avere il coraggio di avvicinarsi a lui, l’unico a non sentire in lui la puzza dell’Abisso.

Riflettendoci un po’ sopra, forse la sola cosa che gli’impediva di ritenerlo una piacevole compagnia era proprio il fatto che, anche lui, indossasse quella stupida uniforme, che lo omologava agli altri, rendendolo parte di quel ridicolo mosaico di pezzetti tutti uguali fra loro.

 

Sharon-sama… ?

 

Reim continuava a sussurrare ad alta voce, cercando contemporaneamente di farsi sentire da colei della quale invocava il nome e di non svegliare l’uomo che riposava ai piedi dell’albero. Tuttavia, un istante dopo la sua ultima chiamata, spostò lo sguardo sul volto di Break che, ormai sveglio, lo contemplava dal basso con un’espressione di difficile interpretazione. Poteva sembrare arrabbiato per il fatto di essere stato disturbato, oppure poteva semplicemente essere un po’ scosso dal risveglio appena avvenuto.

Reim deglutì, sperando che si trattasse della seconda ipotesi, e non della prima. I suoi occhi continuavano a fissare quella stanca iride vermiglia, cercando di leggere cosa si celasse dietro a quello sguardo attivo solo per metà.

Era vero, Reim Lunettes cercava spesso un contatto con Xerxes Break, ma questo non voleva dire che non avesse paura di lui. Indubbiamente, il membro di Pandora si poteva considerare più coraggioso di altri nell’avvicinarsi a quell’essere raccapricciante con cui nessuno voleva avere a che fare. Tuttavia, avere coraggio non significava essere privo di paura. Era già capitato in passato che per i suoi tentativi di coinvolgerlo in qualcosa venisse respinto anche nel senso fisico della cosa, ricevendo in risposta uno schiaffo o uno spintone e, spesso, rimettendoci anche i preziosi occhiali da vista senza i quali non sarebbe stato neanche in grado di capire se quello che aveva davanti fosse davvero Xerxes Break.

Meditò un altro po’ sui possibili pensieri dell’altro, cercando nel contempo di formulare una frase che fosse in grado di giustificare la sua presenza lì di fronte a lui. Tirò un profondo sospiro, spostando le pupille da un’altra parte, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per il timore di essere respinto, ancora.

 

“Accompagnavo Sharon-sama a cogliere dei fiori, ma… E’ sparita.”

 

Spiegò un po’ insicuro.

Break non proferì parola. Rimase immobile a guardarlo, facendogli intendere che forse quel tipo di risposta non gli bastava. A quel punto, Reim fece ciò che soleva fare quando era nervoso e non sapeva cosa dire: si tolse gli occhiali da vista, cominciando a strofinarne le lenti con un lembo della divisa. Quando si sistemò nuovamente la montatura sul viso, i suoi occhi notarono che l’altro non aveva battuto ciglio. Sospirò un po’ ansioso e continuò il suo discorso.

 

“E’ andata da quella parte, ma mi ha detto di aspettare qui perché dice di avere una sorpresa per te.”

 

Fu solo dopo queste parole che in Break si mosse qualcosa. Pensò al volto di quella bambina che sembrava averlo preso in simpatia fin dal primo momento.

Per qualche strana ragione, pareva che in qualunque epoca si trovasse, indipendentemente dal nome che avesse, Xerxes Break, o Kevin Regnard, fosse capace di attirare verso di sé la simpatia dei bambini. Break stesso non riusciva a negare, per quanto lo volesse, che i bambini gli avevano sempre trasmesso un senso di pace e serenità, lo stesso senso di libertà che aveva provato durante la sua infanzia, che ormai apparteneva a un’altra vita; una vita remota, che Break sentiva come la più lontana delle realtà, più lontana ancora dell’Abisso.

Abbassò il capo in avanti, staccando la schiena dal tronco dell’albero. Fu in quel momento che il suo occhio rosso si spalancò, stupito da ciò che vide sui suoi vestiti. Il suo lungo cappotto verde era interamente ricoperto di fiori colorati, dei quali profumi si confondevano fra loro, fondendosi in un odore piacevole e dolciastro. Reim si lasciò intenerire dall’immagine che aveva davanti, permettendosi un modesto sorriso.

 

“Le ho detto che forse sarebbero bastati questi, ma lei non mi ha voluto sentire. In fondo lo sai come sono i bambini, no? Non conoscono limiti.”

 

A quelle parole, Break rivolse nuovamente lo sguardo verso l’uomo con gli occhiali, chiedendosi per la millesima volta il motivo di tanto interesse nei suoi confronti.

Non voleva accettarlo. Xerxes Break era convinto di non meritare un’altra chance. Nella vita precedente aveva sempre pensato a se stesso, dunque perché mai si sarebbe meritato tante attenzioni? Cosa aveva fatto lui per essere così ben voluto dalla famiglia Rainsworth e dalla nipote della duchessa?

Quando per la prima volta, dopo essere stato nell’Abisso, aveva riaperto lo sguardo al mondo, era un uomo pressoché morto. Era dunque per compassione se quella gente si comportava così con lui?

Break era confuso. Da un lato, era determinato a mantenere nei confronti di coloro che gli si avvicinavano un certo distacco, rifiutandosi di collaborare ai piani di Pandora e ignorando le proposte che ogni tanto gli venivano esposte. Dall’altro lato invece, un pezzettino piccolo della sua anima avrebbe voluto sentire ancora una volta quel calore che aveva avuto modo di conoscere nella sua vita precedente, quando era un cavaliere della famiglia Sinclair, quando il suo nome era Kevin Regnard.

Con la punta delle dita, prese uno dei fiori per il gambo, contemplando il colore vivace dei petali.

Lo guardò pensieroso, cercando nella bellezza di quel frutto della natura qualcosa di negativo e triste.

 

“E dunque fate le prove per il mio funerale?”

 

Domandò, rovinando di proposito l’atmosfera che si era formata un attimo prima. Reim si portò una mano sulla fronte, domandandosi come facesse Xerxes Break a rovinare sempre qualunque momento di serenità attraverso la pronuncia di quattro-cinque parole, che messe insieme davano vita a una frase colma di angoscia.

 

“Sceglie sempre dei giochi tanto strani, la piccola Rainsworth.”

 

Di fronte a quell’affermazione, Reim non poté evitare una puntualizzazione.

 

“Oh, no… Sharon-sama sceglie sempre dei giochi molto femminili invece.”

 

Ribatté, sistemandosi con due dita la montatura degli occhiali.

Break lo guardò interessato.

 

“E’ per questo che ogni tanto avrei bisogno di un po’ di sostegno morale quando m’invita a giocare con lei.”

 

Reim si sedette e continuò nel suo discorso, dimenticandosi ogni traccia di timore e insicurezza, che lo coglievano sempre quando sapeva di dover interagire con Xerxes Break.

 

“Purtroppo Sharon-sama non ha la possibilità di frequentare altri bambini. Qui a Pandora, ma anche nella dimora dei Rainsworth, siamo tutti adulti. E’ un vero peccato, perché Sharon-sama è una bambina davvero dolcissima e non merita di stare da sola. Adesso c’è sua madre con lei, ma Sharon non può crescere col solo affetto di Shelly-sama, ha bisogno di qualcuno che cresca con lei.”

 

Lo sguardo di Break non era stato mai così attento alle parole di Reim. Sembrava che questa volta, privo di timore e imbarazzo, Reim fosse riuscito a trasmettere qualcosa a Break. I due si guardavano, entrambi privi dei loro soliti atteggiamenti insicuri e timorosi.

Da un lato, Reim aveva abbandonato la paura, parlando con la naturalezza che avrebbe avuto di fronte a un amico.

Dall’altro lato, Break aveva messo da parte l’orgoglio, che aveva sempre frenato ogni sua possibilità di aprirsi agli altri.

Fu un attimo di silenziosa armonia, che avvolgeva entrambe le loro personalità, solitamente bloccate chi da una debolezza, chi dall’altra.

 

“Reim-san! Xarx-nii!”

 

Improvvisamente, la voce allegra della piccola Sharon irruppe sulla scena, distraendo l’attenzione di entrambi. La bimba si avvicinò all’uomo che sedeva ai piedi dell’albero, porgendogli un cestino con dei fiori.

 

“Buon giorno, Xarx-nii! Ho colto dei fiori per te!”

 

Break contemplò per un po’ il contenitore di vimini che la piccola Sharon gli aveva portato. Reim rimase in silenzio ad aspettare la reazione di Break con una certa curiosità.

Break afferrò il cestino per il manico e fece un lieve sorriso, carezzando la testolina bionda della piccola Sharon.

 

“Grazie, Sharon-chan.”

 

Reim spalancò gli occhi stupefatto. “Xarx-nii”, “Sharon-chan”… Da quando in qua quei due si trattavano con tutta quella confidenza? Ma soprattutto… Per quale motivo si sentiva l’unico a non essersene accorto?

Al fine di attirare l’attenzione su di sé, Reim si portò una mano alla bocca, cominciando a dare dei lievi colpetti di tosse. Sharon sorrise guardando il volto un po’ imbarazzato del suo amico e subito lanciò una delle sue proposte di gioco.

 

“Più tardi ho invitato degli amici a prendere del thè! Vuoi venire anche tu, Xarx-nii!?”

 

Reim puntò lo sguardo su quello di Break, cercando di fargli capire quanto fosse importante accettare l’invito della piccola Rainsworth, anche se forse non poteva sembrare il più divertente dei passatempi.

Break si lasciò catturare dalla dolcezza dello sguardo della piccola Sharon, che gli ricordava gli occhi scintillanti di un’altra bambina che aveva conosciuto molti anni prima.

 

“D’accordo, verrò.”

 

 

***

 

 

Camminava pensieroso lungo l’ampio corridoio principale della grande magione, domandandosi quando finalmente avrebbe raggiunto la cameretta nella quale la piccola Sharon soleva giocare. Sospirò un po’ ansioso, pensando che forse non avrebbe dovuto accettare così in fretta l’invito della bambina. In fondo erano anni che non giocava con dei bambini e in quanto a Tea Party si trovava un po’ impreparato. L’ultimo Tea Party al quale aveva assistito era stato quello della Volontà Dell’Abisso. Un ricordo terribile, una cerimonia pressoché spaventosa da ricordare. In ogni caso, Xerxes Break era comunque conscio del fatto che ciò che avrebbe fatto a breve non avrebbe avuto nulla a che vedere con l’episodio avvenuto nell’Abisso; niente mai avrebbe potuto essere paragonabile a ciò che aveva visto nell’Abisso.

Tuttavia, la sua preoccupazione era rivolta anche a qualcos’altro. Fino a quel momento, sia a causa della sua testardaggine, sia per l’antipatia che aveva covato nei confronti di tutti i membri di Pandora, Break non aveva mai sviluppato alcun tipo di relazione con nessuno. L’unica persona con la quale ogni tanto si apriva un po’ era Shelly-sama. Shelly-sama, la madre della piccola Sharon, era una donna molto dolce e sempre sorridente. Era sempre stata molto paziente perfino con lui, che fin dall’inizio aveva perfettamente lasciato intendere a tutti il suo carattere difficile. Tutte le volte che Shelly organizzava qualcosa come una passeggiata o un semplice thè in compagnia, la prima persona che andava ad avvertire era sempre Break, anche se era perfettamente conscia che la sua risposta sarebbe stata un “no” secco. Ma a lei non importava: era convinta che prima o poi, Break avrebbe accettato il suo invito, mettendo da parte quell’aria tenebrosa che aveva e tornando finalmente a sorridere.

 

Ancora pochi metri e avrebbe raggiunto la camera di Sharon. Si sentiva stranamente agitato, come se stesse per affrontare qualcosa di arduo e impegnativo. Avvertì una strana sensazione di disagio quando fu sulla soglia della porta. Doveva bussare, ma non ne aveva il coraggio. Che cosa avrebbe fatto una volta lì dentro? Come si sarebbe comportato in presenza di Sharon e degli altri invitati? Ma soprattutto… Perché le sue gambe tremavano al semplice pensiero di un thè in compagnia?

Tirò un sospiro profondo, facendo retromarcia senza neanche rendersene conto. All’improvviso, la porta della camera di Sharon si aprì, mostrando un Reim alquanto stupito di vedere Break dirigersi da tutt’altra parte. Chiuse la porta alle sue spalle e raggiunse colui che se ne stava andando.

 

“Aspetta Xerxes!”

 

Lo chiamò ad alta voce e gli sfiorò una spalla, prendendosi in risposta una manata sul petto. In quel momento, la preoccupazione di Reim era stata talmente tanta, che si era persino dimenticato di quanto Break detestasse essere toccato. Lo sguardo di Xerxes lo fulminava con rabbia, puntando offeso gli occhi di quell’altro. Dall’altra parte, Reim si rese conto di essere stato troppo precipitoso, e decise di scusarsi.

 

“Mi dispiace, non volevo.”

 

Break rimase in silenzio, tenendo la mano sulla spalla che l’altro aveva toccato.

 

“Perché te ne stai andando? Non hai forse promesso a Sharon che saresti venuto a prendere il thè con lei?”

 

Reim sembrava seriamente deluso dal comportamento di Break. Quando Xerxes aveva accettato la proposta della piccola Sharon, Reim quasi non credeva ai suoi occhi. Tuttavia, sebbene fosse rimasto parecchio stupito dalla risposta di Break, non aveva minimamente calcolato la possibilità che quest’ultimo non potesse presentarsi al loro appuntamento. Che sciocco che era stato ad illudersi che un essere raccapricciante come lui potesse veramente mantenere una promessa.

 

“Non ho mai detto di averlo promesso!”

 

Rispose con tono seccato.

A quel punto, Reim non avvertì solo un senso di delusione. Dentro di lui si stava formando anche un forte dispiacere, come se si fosse sentito improvvisamente rifiutato da qualcuno d’importante.

 

“Ci rimarrà molto male…”

 

Affermò, abbassando lo sguardo.

 

“Sharon-sama era tanto contenta al pensiero che ci fossi anche tu.”

 

Break non capiva. Che importanza poteva mai avere lui in quella riunione tra amici? Perché quella bambina desiderava così tanto la sua compagnia? Cosa aveva lui di tanto speciale da attrarla in quel modo?

Una risposta a queste domande Xerxes non l’aveva ancora trovata. L’unica cosa che in quel momento gli occupava la mente era l’immagine di una bambina che piangeva, gridando il suo vecchio nome, pregandolo di rimanere con lei e di non lasciarla sola.

 

“Xarx-nii!”

 

Improvvisamente, la voce allegra della piccola Sharon li raggiunse. La bambina correva felice lungo il corridoio, contenta di vedere quello che considerava come un fratello maggiore. Si lanciò sorridente su di lui, avvinghiandogli le gambe.

 

“Che bello, Xarx-nii! Finalmente sei arrivato!”

 

A quel punto, Reim incrociò lo sguardo di Break, facendogli intuire quanto ormai fosse impossibile fuggire da quella situazione. Break tirò un profondo sospiro e si lasciò prendere per mano dalla bambina, che lo condusse verso la sua cameretta.

Entrarono nella stanza in cui Sharon aveva preparato il suo Tea Party e si accomodarono intorno al tavolo rotondo che la bambina aveva decorato con l’aiuto di Reim. Ogni cosa era disposta in maniera precisa e ordinata; il servizio da thè era abbinato alla tovaglia rosa del tavolino e persino i pasticcini richiamavano i colori chiari delle ceramiche presenti. Tuttavia, c’era qualcosa che non tornava. Break si guardò intorno, domandandosi dove fossero gli altri invitati.

 

“Bene, per prima cosa ecco i vostri fiocchetti!”

 

La bambina tirò fuori da una scatolina rotonda dei fermaglietti rosa, attaccandone uno alla divisa di Reim.

 

“Ecco fatto!”

 

Esclamò felice, creando ancora più stupore da parte di Break, che, attraverso lo sguardo interrogativo del suo unico occhio, chiedeva una spiegazione all’uomo che gli sedeva di fronte. Reim sospirò lievemente mortificato e spiegò la motivazione di quel gesto.

 

“Beh, vedi… Mi sono dimenticato di dirti che i Tea Party di Sharon… Sono riservati esclusivamente alle femmine…”

 

Break si sentiva ancor più ridicolo. Non bastava l’idea di starsene scomodamente seduto a un tavolino per bambini, adesso doveva anche fingere di essere una donna!

Pensò che una volta concluso tutto quel teatrino, avrebbe strangolato Reim, poco ma sicuro.

 

“E visto che Xarx-nii ha i capelli lunghi… A lui il fiocchetto glielo mettiamo sulla coda, va bene Xarx-nii?”

 

Sharon s’apprestò ad eseguire ciò che aveva appena detto sotto lo sguardo preoccupato di Reim che, avendo avuto spesso a che fare con le brusche reazioni di quell’altro, temeva potesse perdere la pazienza.

Tuttavia, non fu così. Break si lasciò stringere il fiocchetto rosa intorno ai capelli raccolti senza obiettare o avere nessuna particolare reazione, eccetto un evidente alone rosso d’imbarazzo che gli comparì in volto.

 

“Bene! Adesso che siamo pronte, possiamo cominciare!”

 

La bimba s’apprestò a versare il thè nelle tazze dei suoi invitati con una certa maestria e naturalezza per essere ancora così piccola. Era molto tempo che Xerxes non partecipava a qualcosa del genere, ma da ex cavaliere della famiglia Sinclair, se c’era qualcosa che non aveva dimenticato, quelle erano le buone maniere a tavola. Interruppe l’azione di Sharon, porgendole la sua domanda.

 

“Non dovremmo prima aspettare i tuoi amici?”

 

Chiese mentre Reim sospirava, guardando da un’altra parte.

 

“Ah, giusto!”

 

La bimba posò immediatamente la teiera sul tavolo, indicando alcune bambole poste sul bordo di esso, anche loro con le rispettive tazzine.

 

“Ti presento le mie amiche! Loro sono Lindsay, Teresa e Emily!”

 

Break osservò quelle bambole e comprese ogni cosa. Il suo sguardo s’incrociò con quello di Reim, che lo guardava con una certa malinconia negli occhi. Improvvisamente, quella stanza che lo aveva fatto sentire a disagio, quel tavolino così attentamente adornato e quel fiocchetto rosa che gli decorava i capelli avevano assunto un significato molto più serio. La piccola Sharon aveva bisogno di affetto e, come la bimba dei suoi ricordi, non voleva restare da sola. Si ricordò di ciò che Reim gli aveva detto quella stessa mattina a proposito della piccola Rainsworth: Sharon non poteva crescere col solo affetto della madre, aveva bisogno di qualcuno che crescesse con lei, una figura di riferimento, qualcuno di stabile, come un fratello.

Pensò a quanto doveva sentirsi sola quella bambina a non avere nessuno della sua età con cui giocare, a dover sempre aspettare che Reim venisse a farle visita dal casato dei Barma, dove attualmente prestava servizio. Ripensò a quanto aveva sofferto in passato per il rimorso di essere scappato di fronte alle lacrime di una bambina che ormai aveva solo lui al mondo. Non voleva provare ancora una volta una sensazione del genere. Non voleva, né per lui, né per nessun altro.

Reim guardava preoccupato l’espressione pensierosa di Break, chiedendosi come si sarebbe comportato di lì in poi. Cominciò ad immaginare il peggio, figurandosi un Break per niente disposto a partecipare a giochi di quel genere, che coinvolgevano bambole e fiocchetti colorati. Sospirò, ormai convinto dell’alta percentuale che i suoi pensieri potessero realizzarsi.

Ma rimase stupito, quando udì Break stare al gioco, rivolgendosi proprio alle altre invitate.

 

“Piacere… Ragazze…”

 

Disse con un po’ d’imbarazzo.

Sharon rimase un po’ stranita, mentre Reim si vergognò per lui.

 

“Ma cosa dici, Xarx-nii?”

 

Break rivolse lo sguardo a Sharon, domandandosi dove avesse sbagliato.

 

“Non vedi che sono bambole?”

 

Disse divertita la piccola Rainsworth, ridendo di come Break si era rivolto alle sue amiche.

Dall’altra parte, Reim non poté fare a meno di lasciarsi scappare una lieve risata, guardando la faccia sbigottita di Break, che pensava di aver fatto un buon gioco, chiamando quegli oggetti “ragazze”.

 

“Loro non possono risponderti, dobbiamo farle parlare noi! E ora che siamo in tre avranno tutte una voce diversa!”

 

Break capì che probabilmente aveva sottovalutato la piccola Rainsworth. Il fatto che nonostante la sua solitudine si rendesse conto di non poter avere sul serio degli oggetti come amici, significava che molto probabilmente Sharon era anche consapevole del suo bisogno di un affetto diverso da quello materno.

 

“Adesso cominciamo! Xarx-nii, tu farai la voce di Emily, d’accordo?”

 

Break annuì con aria insicura, buttando di sfuggita lo sguardo sulla bambola blu seduta sul tavolo.

 

“Oggi è proprio la giornata ideale per un buon thè ai frutti rossi, vero amiche?”

 

Cominciò a parlare Sharon, simulando la voce di Lindsay. A quel punto, era il suo vero turno.

 

“Come darti torto, cara Lindsay! I tuoi gusti in fatto di thè sono sempre i migliori!”

 

Rispose la bambina con tono felice.

Un attimo dopo ci fu il silenzio totale. Sharon aveva abbassato lo sguardo, bevendo un sorso di thè e attendendo che fosse il prossimo a parlare. Dopo un po’, diede un calcetto alla gamba di Reim, ricordandogli l’ordine delle battute. Il servo di casa Barma si sistemò la montatura degli occhiali, simulando la voce della bambola che aveva il compito d’impersonare.

 

“Già, sono d’accordo con Sharon-sama!”

 

Affermò con vocetta ridicola e sentendosi ridicolo lui stesso. Break si lasciò sfuggire un lieve sorrisino, notando come anche l’altro si sentiva in imbarazzo.

 

“Forza, Reim-san! Adesso tocca a te parlare! Perché sei distratto? Ti vergogni perché c’è Xarx-nii?”

 

Il membro di Pandora arrossì ancora di più, temendo le successive parole della piccola Rainsworth, che un attimo dopo si rivolse a Break.

 

“Scusalo, di solito non fa così! E’ molto più naturale quando siamo da soli! Sembra quasi che Teresa sia veramente una persona, sai? Reim-san è molto bravo! Ma credo che adesso si vergogni perché sei un maschietto anche tu!”

 

Break Accennò un altro sorriso, divertito dall’espressione imbarazzata di quell’altro, che cercava di smentire le parole della bambina.

 

“Avanti, non esageriamo! Non è che ci metta poi tutto questo impegno…”

 

Sharon continuava a ridere del viso colmo di vergogna del suo amico, mettendosi una mano davanti alla bocca, attenta a non trascurare le buone maniere.

Break osservò la scena avvertendo una sensazione calda e confortevole, che non provava da molto tempo.

Abbassò lo sguardo, specchiandosi nel thè della sua tazza. Quello che vide fu l’immagine distorta di un uomo che a lungo si era costretto a mantenere su di sé un’espressione di rimpianto, senza minimamente calcolare la possibilità di poter tornare ancora a sorridere. Eppure, erano bastati due personaggi stravaganti e un trio di bambole a smuoverlo da quell’idea che chiudersi in se stesso non sarebbe servito a nulla perché lui, per quanto potesse desiderarlo, non poteva cambiare il passato. Ci aveva già provato una volta, ma non era servito a nulla, se non a peggiorare le cose. L’unica cosa che avrebbe potuto fare per redimersi dal suo senso di colpa era non commettere lo stesso errore per la seconda volta. Quella bambina gli voleva bene. Per qualche strana ragione Sharon aveva visto in lui un fratello, senza neanche il bisogno di conoscerlo.

Ora, ciò che Xerxes poteva fare era accogliere l’amore che quella bambina voleva dargli, indipendentemente da quanto si sentisse pronto e sicuro di farlo. Perché Sharon aveva bisogno di amore, e ne aveva bisogno adesso, nell’arco più tenero della sua giovane età.

Afferrò un pasticcino, masticandolo lentamente. Il sapore dolciastro gli invase il palato, ricordandogli quanto oltre ai giardini in fiore, amasse anche i dolci. Senza quasi che se ne accorgesse, ne mangiò un altro, e poi un altro, continuando a guardare gli altri due che parlavano.

Prese un sorso di thè, dopodiché interruppe la loro discussione.

 

“Questi dolci sono molto buoni.”

 

Affermò compiaciuto.

Sharon lo guardò con aria un po’ interrogativa.

 

“Chi è stato a parlare? Xarx-nii o Emily?”

 

Chiese, continuando il gioco che era stato momentaneamente perso di vista.

Break ci pensò un po’, dopodiché indicò la bambola accanto a lui.

 

“Emily.”

 

Disse, orgoglioso della risposta che aveva dato.

Ma la piccola Rainsworth scosse la testa.

 

“Ma non può essere stata Emily! Devi fare una voce più femminile per lei! Così sembra un omone rude e sgraziato!”

 

Break abbassò l’indice con cui aveva indicato Emily, rimanendo un po’ perplesso.

Rude e sgraziato. Era quella l’impressione che dava di sé? Oppure quegli aggettivi valevano solo se in riferimento alla bambola? Xerxes non ci stette a pensare troppo, e decise di stupire gli altri due con qualcosa di a dir poco inaspettato.

 

“Proprio così. Emily è una bambola rude e sgraziata.”

 

Sharon e Reim lo guardarono basiti, mentre l’altro proseguiva nel delineare il profilo psicologico di quell’oggetto inanimato.

 

“Ed è anche una gran maleducata! Dice sempre quello che pensa, non conosce le buone maniere, ma soprattutto è priva di buon senso!”

 

Reim lo guardò preoccupato, convinto che quelle parole avrebbero scosso non poco la piccola Rainsworth, che nel frattempo era rimasta a bocca aperta nell’udire una simile descrizione. Tuttavia, la preoccupazione dell’uomo con gli occhiali si dimostrò ancora una volta inutile. Un attimo dopo, infatti, Sharon era tornata a sorridere felice e compiaciuta di come Break aveva reso il carattere di Emily.

 

“Mi piace!”

 

Gridò ridacchiando.

 

“E’ simpatica e originale!”

 

Aggiunse, guardando la bambola.

 

“Grazie, Sharon-chan!”

 

Una vocina un po’ stridula che intendeva essere quella di Emily ringraziò la bimba per i complimenti che le aveva rivolto.

 

“Oh, che voce carina che le hai trovato, Xarx-nii!”

 

Break si girò verso di lei, con la testa appoggiata sulla mano.

 

“Ma io non ho detto niente.”

 

Rispose con la sua solita voce.

Reim lo guardò perplesso. Se Break pensava che la piccola Sharon fosse così ingenua da cascare in un giochetto come quello si sbagliava di grosso.

 

“Mi piace prendere il thé con Sharon-chan!”

 

Continuò la bambola, facendo girare di scatto la bambina, che subito notò che Break aveva una mano davanti alla bocca.

 

“Ahahah! Ti ho visto, sei stato tu! Hai coperto la bocca mentre Emily parlava!”

 

Reim sospirò, mettendosi a braccia conserte.

 

“Ma certo che è stato lui. Le bambole non possono parlare!”

 

Disse, timoroso del contrario. Infatti, aveva sentito spesso parlare di storie che narravano di bambole parlanti, ma non aveva mai voluto credere in simili leggende un po’ perché si sentiva ridicolo, un po’ perché, sottosotto, temeva che certe diavolerie potessero esistere davvero.

 

“Reim è uno sciocco!”

 

Il membro di Pandora alzò un sopracciglio, fissando Emily.

 

“Ah sì? Beh, Xerxes ha ragione! Sei una bambola maleducata!”

 

Rispose all’oggetto inanimato, decidendo di stare al gioco in modo da far divertire ancora di più Sharon.

 

“Ahahah! Ma non si dice, Emily! A volte certe cose non vanno dette, anche se sono vere!”

 

Disse la piccola Rainsworth, di fronte ad un Reim un po’ scosso dalle sue parole.

 

“M-m-… Ma è questo che pensate di me, Sharon-sama?”

 

La bambina sorrise all’amico, cercando di rassicurarlo.

 

“Beh, non esattamente… Diciamo che sei divertente perché sei così!”

 

Ma Reim sembrava ancora insoddisfatto della sua risposta.

 

“C-così in che senso… ?”

 

La piccola pensò un po’ al modo giusto di dirlo, dopodiché tirò fuori l’aggettivo che più le sembrava consono a rappresentare ciò che pensava di lui.

 

“Sei… Imbranato!”

 

Reim rimase pietrificato. In tutti quegli anni che aveva passato in compagnia della nipote della duchessa Rainsworth, aveva sempre ignorato la possibilità che la bambina lo ritenesse un po’ incapace o distratto.

La loro discussione era proseguita sotto l’occhio attento di Break, che non si perdeva un attimo di quella comica scenetta, gustandosi nel contempo la sua deliziosa tazza di thè, accompagnata dagli altrettanto prelibati pasticcini.

 

“Reim è un imbranato! Reim è un imbranato!”

 

Nel frattempo, Emily continuava a prendere in giro il servo di casa Barma, ripetendo più volte l’aggettivo col quale Sharon l’aveva definito.

 

“Avanti, Xerxes… Falla smettere ti prego!”

 

Ma Break era impegnato in tutt’altra attività. Con la mano destra sorreggeva la sua tazza di thè, mentre con la sinistra inzuppava nello stesso fluido un pasticcino, preparandosi a gustarne il sapore.

 

“Reim è uno sciocco! Reim è uno sciocco!”

 

Con la voce di Emily in sottofondo, Xerxes masticava tranquillamente il suo pasticcino e beveva il thè ancora bollente. Soddisfatto di quell’attimo di ristoro, poggiò di nuovo la testa sulla mano, osservando anche lui la bambola parlante.

 

“Break è simpatico, Reim è uno sciocco!”

 

Sotto lo sguardo sbalordito e terrorizzato di Reim, Emily parlava mentre Break stava zitto e Sharon… Beh, Sharon era la bambina più felice del mondo.

 

“Può parlare! Emily può parlare!”

 

Reim si domandò che genere di diavoleria fosse mai quella. Prima d’allora, quella bambola non aveva mai, ovviamente,  detto una parola. Ma da quando Break era intervenuto nel loro gioco, improvvisamente quell’insieme di cuciture e di stoffa imbottita parlava. E parlava di sua propria volontà!

Sbalordito e spaventato a morte, Reim continuava a chiedersi che genere di trucchi conoscesse Xerxes per far sì che Emily parlasse. Tuttavia, decise di non chiedergli nulla di fronte a Sharon, visto che avrebbe rovinato la magia di quel momento. Sì, magia. Perché Sharon non era mai stata così felice e perché, prima d’allora, Break non aveva mai sorriso per così tanto tempo.

 

Dopo il Tea Party di quel pomeriggio, i tre si erano lasciati e, al calar della sera, ognuno si trovava nelle proprie stanze. Break era a letto e guardando il soffitto pensava con un sorriso a quel pomeriggio, felice di aver cominciato a capire che sarebbe stato inutile dannarsi in quel modo finché non sarebbe morto di nuovo. Adesso aveva un’altra vita di fronte, un nuovo mondo, una nuova epoca da esplorare. In fondo, aveva promesso a Shelly-sama che avrebbe vissuto per scoprire la verità di cento anni prima, così da avere uno scopo preciso nella vita, qualcosa per cui respirare. Tuttavia, sembrava che per quanto si ostinasse a voler camminare da solo, fosse impossibile raggiungere un obiettivo senza l’aiuto di qualcuno che gli stesse accanto, che lo facesse sentire non solo un combattente, ma anche un essere umano.

Era in procinto di addormentarsi quando qualcuno bussò alla sua porta, aprendone uno spiraglio.

 

“Xarx-nii? Sei sveglio?”

 

La piccola Sharon entrò nella stanza del suo fratellone, tenendo qualcosa fra le braccia.

 

“Sharon-chan… E’ tardi, ancora non dormi?”

 

La bambina si avvicinò a lui, porgendogli ciò che aveva in mano.

Quello che gli consegnò era Emily.

 

“Emily ha detto che le sei simpatico! Dice che d’ora in poi vuole essere la tua bambola!”

 

Break sentì una fitta colpirlo al cuore, mentre la piccola gli mise la bambola fra le mani.

 

“Non dirle che te l’ho detto, ma… Credo che abbia una cotta per te!”

 

Xerxes rimase sorpreso.

 

“Una cotta?”

 

Sharon annuì con sguardo furbetto.

 

“Sì, una cotta! L’ho letto in un romanzo della mamma! Lei non sa che l’ho preso, non glielo dire!”

 

Break scosse la testa divertito.

 

“Ma non sei troppo piccola per leggere quelle cose?”

 

“Sì, ma non ti preoccupare! Tanto la scena del bacio la salto sempre!”

 

Xerxes sorrise ancora, intenerito da quello sguardo ingenuo e allo stesso tempo un po’ furbetto.

 

“Ora devo andare, è tardi! Buona notte Xarx-nii!”

 

Si mise in punta di piedi e Break si fece dare un bacino sulla guancia, augurandole a sua volta una notte tranquilla.

 

“Sogni d’oro, Sharon-chan.”

 

Quando la bimba arrivò sulla porta, prima che potesse varcarne l’uscio e sparire dietro di esso, Break le sussurrò qualcos’altro.

 

“Grazie, Sharon-chan…”

 

 

***

 

 

Pochi mesi dopo.

 

Di fronte allo specchio della sua camera da letto, Xerxes Break si sistemava la divisa consegnatali dal duca Vessaluis. E pensare che qualche mese prima non l’avrebbe indossata per nessun motivo al mondo.

Improvvisamente, Reim bussò alla porta, facendo ingresso nella stanza senza aspettare il permesso di Break.

 

“Sono nudo!”

 

Esclamò Break, prendendo in giro il compagno.

Reim sospirò, sistemandosi come suo solito la montatura degli occhiali sul naso.

 

“Xerxes… Vorrei farti rendere conto una volta per tutte che ormai non ci casco più nei tuoi scherzetti maliziosi!”

 

Break sbuffò, un po’ deluso dalla reazione del collega e, per la pigrizia di farlo da solo, gli chiese di abbottonargli la parte superiore della divisa.

Reim si avvicinò, avanzando le mani su di lui, come per toccarlo. A quel punto, Break simulò di colpirlo con uno schiaffo e Reim strizzò gli occhi spaventato.

 

“Ahahah! Bugiardo!”

 

Ridacchiò divertito Xerxes.

Reim arrossì un tantino, dannandosi per non aver capito prima lo scopo del compagno.

 

“Sai che ti dico? Allacciatelo da solo!”

 

Break sorrise soddisfatto.

 

“Oh, beh! Sai che ci vuole, per due bottoncini!”

 

Reim strinse i pugni irritato, pensando che forse lo preferiva quando soleva farsi gli affari suoi.

Cercò di dirgli qualcosa che potesse infastidirlo, al fine di non sembrare l’unico idiota in quella stanza.

 

“E così pare che alla fine tu sia costretto ad indossare questa uniforme, eh?”

 

Break non disse nulla, aspettò soltanto che l’altro avesse qualcosa di migliore da aggiungere.

 

“Forse alla fine non sei poi così diverso dai membri di Pandora che dici essere tutti uguali… Magari anche tu hai la puzza sotto al naso!”

 

Ma Xerxes alzò un dito, come per fare una puntualizzazione.

 

“Sbagliato!”

 

Esclamò sogghignando.

 

“Io non sono come voi, perché…”

 

Prese Emily dal suo comodino e se la sistemò sulla spalla.

 

“Io ho questa! E voi no! Ahahah!”

 

Reim rimase shockato. Xerxes Break l’aveva lasciato di stucco, ancora una volta.

 

 

***

 

 

Angolo dell’autrice!

 

Ciao a tutti! Questa è la prima storia che scrivo su Pandora Hearts. Come credo si possa dedurre dalla One Shot che avete letto, amo molto il trio Break/Sharon/Reim. Trovo che il legame che congiunge questi tre personaggi sia davvero qualcosa di molto forte, che spero possa essere approfondito ancora di più nel manga! J Detto questo, non ho altro da aggiungere, se non che spero di non aver fatto degli errori (confusione con i casati, nomi scritti male) in tal caso mi scuso, essendo novizia di questo manga. xD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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