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Autore: Keitorin Asthore    19/05/2011    4 recensioni
Aveva detto di voler stare da solo, ma probabilmente mentiva. Missing moment da 2x03, Grilled Cheesus
“Kurt?”.
“Sì?” disse lui, la voce strozzata.
“Ti arrabbi mai con tua madre per averti lasciato?” chiese Quinn piano.
Lui guardò sua madre sullo schermo. “A volte, suppongo”.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel, Quinn Fabray
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Glee appartiene a Ryan Murphy e alla Fox. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

La versione originale della storia appartiene a Keitorin Asthore e la potete trovare qui

FILMINI

Kurt armeggiò con la chiave, la mano che tremava troppo per riuscire a infilarla nella serratura.

"Sei certo di voler stare qui?" domandò Emma dolcemente.

"Sì" rispose, forse con un po’ troppa energia. Schiacciò la chiave nella toppa e la girò. "Starò bene".

La porta si aprì rivelando il buio soggiorno vuoto. Faceva più freddo in casa che fuori. Mettendo insieme quanto riusciva del suo tipico virtuosismo, accese le luci e appese la borsa a tracolla all’appendiabiti con un gesto ampio. "Posso offrirvi qualcosa? Tè alle erbe? Caffé decaffeinato?".

Il signor Schue ed Emma rimasero fermi sulla soglia, a disagio. "No, grazie, siamo a posto" disse il signor Schue. Kurt scrollò le spalle e si sfilò il cappotto.

"Ascolta, Kurt" intervenne Emma esitante, "non credo che sia un bene per te stare qui da solo. Non c’è un posto dove puoi andare? O qualcuno che possa venire qui?".

"Non ho davvero altre opzioni" rispose lui, sorridendo. "Non ho parenti in città".

"Puoi venire a stare da me" si offrì il signor Schue. "Il mio divano è piuttosto confortevole".

Kurt chiuse gli occhi. "Davvero, preferirei stare a casa mia, se non è un problema" disse. Emma aprì la bocca per protestare. "Sono abituato a stare da solo. Starò bene".

Emma sembrava sul punto di continuare la discussione, ma il signor Schue la trattenne per il gomito. "Okay" disse. "Chiamaci se ti servisse qualunque cosa, d’accordo?".

Lui annuì. "Grazie del passaggio".

Uscirono in silenzio e chiuse la porta dietro di loro.

Appoggiò la testa contro la soglia e ascoltò la macchina del signor Schue uscire dal viottolo e allontanarsi. Improvvisamente il silenzio in casa divenne soverchiante.

Kurt si girò e accese ogni fonte di luce nella stanza. Dopodichè aprì con violenza lo sportello del mobile sotto la televisione e cominciò a frugarci dentro, gettando sul pavimento DVD di film di John Wayne e musical. La scatola era proprio in fondo- lontano dagli occhi, lontano dal cuore, probabilmente- ma la tirò fuori e tolse il coperchio. Prese la prima cassetta che gli capitò a tiro e la infilò nel videoregistratore.

Il televisore tornò in vita con un crepitio, dapprima con sgranati punti bianchi e neri e suoni incomprensibili per poi stabilizzarsi. Kurt indietreggiò fino al divano, gli occhi incollati allo schermo, e si acciambellò in un angolo.

Sua madre rise. Tremò mentre il suono famigliare ma dimenticato gli mandava brividi su e giù per la schiena. "Aprì questo qua, piccolo".

Kurt abbassò lo sguardo sulla custodia della cassetta che aveva in mano. L’etichetta recitava SETTIMO COMPLEANNO DI KURT nel grafia arrotondata di sua madre. Ricordava quel compleanno.

Sua madre lo prese in grembo mentre toglieva con attenzione lo scotch dal pacchetto. Rise di nuovo. "Possiamo prendere altra carta" disse. "Forza, aprilo".

Si scostò un ricciolo errante dalla fronte. Il sole primaverile faceva brillare i suoi capelli castani e indossava un vestito blu con stampate piccole navi bianche e bottoni d’oro sul davanti. Kurt ricordava vagamente di averlo scelto per lei.

La carta da regali cadde in terra e lui sollevò il coperchio. "Cosa sono?" domandò, sollevando il contenuto.

"Sono tute" rispose suo padre da dietro la telecamera, la voce che suonava stranamente forte. "Così potrai venire ad aiutarmi in officina. La mamma le ha fatte per te, visto che sa che non ti piace sporcarti".

Il bambino scivolò giù dal grembo materno per correre dal padre; la telecamera si piegò verso il basso in una disordinata inquadratura dell’erba mentre Burt lo abbracciava. "Hanno anche il mio nome sopra!".

"Certamente" disse sua madre. La telecamera si risollevò, tornando a fuoco.

"Mollie, dovremmo tirare fuori il grande regalo?" chiese suo padre.

Lei ridacchiò e prese la telecamera; il filmato ondeggiò come una barca in mezzo al mare. "Chiudi gli occhi, piccolo".

Il Kurt di sette anni ubbidì mentre suo padre spingeva verso di loro una nuova fiammeggiante bicicletta. "Okay… Aprili".

"Una bicicletta! Mamma, è bellissima" disse. "Ma non so andarci".

Burt stava sorridendo così tanto che la sua faccia sembrava sul punto di spaccarsi in due. "Ti insegnerò io" gli promise. "Ti piacerà".

Il filmato proseguì. Kurt continuò a fissare pigramente lo schermo, cambiando le cassette man mano che finivano, guardando i vecchi ricordi. Non sembrò notare nient’altro, finché all’improvviso non sentì una mano sulla spalla.

Schizzò in piedi dal divano. "Che cosa ci fai qui?" domandò, la voce carica di sonno.

"Rilassati" gli disse Quinn, spingendolo di nuovo a sedere.

Kurt sbatté gli occhi. "Sto sognando?".

"No. Volevo solo essere sicura che stessi bene".

"Come sei entrata?".

Quinn alzò ed abbassò una spalla. "Non ti sei preoccupato di chiudere la porta a chiave".

Il ragazzo si appoggiò allo schienale e si strofinò i lati del naso. "Immagino di essermi addormentato" mormorò prima di alzare lo sguardo. "Perché sei venuta a controllarmi?".

"All’allenamento una delle Cheerios ha detto che il ragazzo gay era stato chiamato fuori dalla classe di francese e non è più tornato" spiegò in tono ironico. Si sedette al suo fianco sul divano. "Ho sentito che si tratta di tuo padre. Volevo essere sicura che stessi bene".

"Grazie dell’interessamento, Quinn, ma me la sto cavando anche da solo".

"È per questo che te ne stai rannicchiato in posizione fetale guardando vecchi filmini abbracciato a un cuscino?" domandò lei alzando un sopracciglio. Kurt poté sentire le guance arrossarsi. "Ascolta, hai mangiato niente da quando sei tornato a casa?".

Lui si accigliò. "Io non… No. Non mi pare".

"Ti porterò io qualcosa" disse Quinn alzandosi con grazia. "Stai qui, io torno subito".

"Okay" balbettò lui mentre la ragazza lasciava il soggiorno. Si rannicchiò di nuovo nel divano, sempre incosciamente stringendo il cuscino al petto, e fissò la televisione senza davvero realizzare cosa stesse guardando.

Si sarebbe trasformata in una replica degli ultimi giorni di sua madre, pensò. Odiava quei ricordi. Le signore della chiesa continuavano a fermarsi con pentole di cibo messo insieme alla meno peggio e condiscendenti parole di conforto per suo padre. Poi chiedevano del bambino di Mollie per dargli una pacca in testa e dirgli che sua madre era in un posto migliore.

No, voleva gridare. Il suo posto è qui! È qui che deve stare!

Ma teneva la bocca chiusa, lasciando che si sentissero meglio offrendo le loro parole di conforto e le condoglianze per la sua perdita. Appena se ne andavano, correva a nascondersi e cercava di immaginare come sarebbe stata la vita ora che la mamma non sarebbe davvero più tornata.

Era destinato ad accadere di nuovo. Avrebbe dovuto trascinarsi a un altro funerale- stavolta da solo. Tutti gli avrebbe rivolto quei deboli sorrisi addolorati attraverso la stanza, perché sarebbero stati troppo spaventati per parlargli. Le persone gli avrebbero detto "È meglio così" e "È in un posto migliore".

E chi voleva prendere in giro, aveva sedici anni. Legalmente, nessuno gli avrebbe permesso di vivere da solo. Avrebbe dovuto trasferirsi da qualche parente. Tremò al pensiero di vivere nella stanza degli ospiti di zia Mildred per i successivi due anni.

Non che avesse importanza. Niente avrebbe più avuto importanza. Suo padre sarebbe stato morto. Sarebbe stato completamente solo. Niente padre, niente madre, niente famiglia, niente di niente. Solo uno smilzo orfano gay, tutto solo. Fantastico.

"Kurt?".

"Cosa?" sbottò.

"Ecco" disse Quinn passandogli un piatto e una forchetta. "Non ho davvero idea di cosa ti piaccia, ma immagino che a tutti vadano bene gli spaghetti".

Sbirciò nel piatto. "Hm. Tagliatelle di grano integrale. Di solito non mangio carboidrati dopo le tre, ma immagino di poter fare un’eccezione" disse prendendo un morso.

Quinn si sedette al suo fianco. "Posso prenderti qualcos’altro?".

"Oh, hai fatto anche troppo" ribatté Kurt sprezzante. "Sto bene".

Quinn raccolse le gambe sotto di sé. "Perciò stai guardando i filmini" osservò.

"Non lo facevo da un po’ e ho pensato che questo fosse un buon momento" rispose con disinvoltura.

Entrambi guardarono lo schermo. "È tua madre?" domandò Quinn. Lui annuì. "È molto bella".

"È morta" disse Kurt in tono secco. "Quando avevo otto anni".

Tornò a guardare la televisione. Suo padre teneva la telecamera, camminando all’indietro mentre filmava Mollie percorrere i gradini dell’ingresso. "Benvenuto a casa, figliolo" disse Burt.

Sua madre sorrise alla telecamera, stringendo al petto un fagotto di coperte blu e bianche. "Non riesco a credere che abbiamo potuto tenerlo".

La donna attraversò il soggiorno verso le scale. "Ovvio che abbiamo potuto tenerlo" disse Burt. "Perché, pensi che possiamo rimandarlo indietro?".

Si spostò nella camera da letto, zoomando sulle cose per bambini sistemate in un angolo. Mollie si sedette lentamente sulla sedia a dondolo e si sistemò il neonato in grembo. "Non è perfetto?" sospirò.

"Credo che ogni genitore lo pensi di suo figlio" osservò Burt. "Ma sì… È davvero perfetto".

La telecamera zoomò su Mollie e il bambino. Lei sorrise, angelica e distratta, mentre faceva scorrere un dito lungo la guancia del figlioletto e la punta del suo naso. "È bellissimo" sussurrò.

Burt si sporse verso la moglie per darle un bacio, facendo tremare un po’ la telecamera. Il neonato sbadigliò e Mollie cominciò a cullarlo, canticchiando tra sé.

"Kurt?".

"Sì?" disse lui, la voce strozzata.

"Ti arrabbi mai con tua madre per averti lasciato?" chiese Quinn piano.

Lui guardò sua madre sullo schermo. "A volte, suppongo" confessò strofinandosi gli occhi. "So che se avesse potuto scegliere, sarebbe rimasta. Ma… non ha potuto". Sbirciò verso Quinn con l’angolo dell’occhio. "Perchè me lo chiedi?".

Quinn tenne lo sguardo sul televisore. Lacrime le scorrevano sulle guance. "Ho paura che Beth… Che la mia bambina sarà arrabbiata con me per averla abbandonata".

Kurt si raddrizzò. Quinn si circondò il petto con le braccia. "Non volevo lasciarla" sussurrò. "Ho fatto quello che era meglio per lei, ma tutto ciò che volevo era prenderla, abbracciarla e… e…".

Kurt si sporse e appoggiò la testa sulla sua spalla. Quinn fece un debole verso strozzato, ma piazzò la mano sulla cima della sua testa. Cautamente passò le dita tra i suoi capelli.

Kurt ricordava sua madre accarezzargli i capelli in quel modo quando era piccolo, soprattutto quando gli rimboccava le coperte per dormire la sera. Girò la fronte verso il collo di Quinn mentre gli occhi cominciavano a riempirsi di lacrime.

"Non è che io sia arrabbiato con lei" sussurrò. "Solo… Vorrei che non avesse dovuto andarsene". Quinn si rigirò nella sua posizione seduta e lo avvolse con le braccia. "Se anche mio padre morisse, non so cosa farei".

La ragazza premette la guancia fredda contro la sua fronte calda. "Andrà tutto bene" mormorò, stringendolo più forte mentre singhiozzava silenziosamente nella sua spalla. "Tutto si aggiusterà".

Il filmato continuò a scorrere finché non si interruppe nel morbido rombo sordo dei punti. Loro rimasero seduti insieme nella luce sfolgorante delle lampade del soggiorno, entrambi piangendo- il ragazzo senza un genitore e la madre senza un figlio.

 

Note dell’autrice

Santa madre, ho davvero appena scritto una fanfiction angst di Glee?

Ho guardato sì e no Glee finché non è cominciata la nuova stagione. Poi ho dovuto riguardare la prima per rinfrescarmi la memoria… Poi ho dovuto comprarmi tutta la musica… Poi ho capito di adorare Kurt e di volermelo infilare in tasca e tenerlo per sempre. E questo è quanto.

Ho l’impressione che potrei scriverne di più… probabilmente Kurt-centric. Nessuno a suggerimenti su cosa vorrebbe vedere?

Note della traduttrice

Okay, vi avevo promesso qualcosa di allegro questa settimana e invece vi rifilo un’altra angst. Chiedo perdono, ma mi sono distratta un attimo e non sarei riuscita a finire un’altra traduzione per stasera e siccome non avrei più avuto disponibile il computer fino a lunedì, ho pensato fosse meglio aggiornare con quello che avevo piuttosto che farvi aspettare. Perciò godetevi questa cosetta triste, triste su Kurt e Quinn.

E magari aiutatemi a capire perché la Quinn del telefilm non riesco quasi più a vederla, mentre la Quinn di Caitlin il più delle volte ho solo voglia di abbracciarla!

See you soon!

  
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