Autore:
Koishan
Sokujo
Personaggi principali: Zaho,
sorpresa.
Genere: introspettivo, malinconico,
triste.
Rating:
giallo
Avvertimenti: het, missing moment, one-shot, what if?
Introduzione:
Ogni
volta
che osservo quel moccioso la mia memoria va a lei…
Pacchetto scelto: aria
Note dell'autore
(non obbligatoria):
ho inserito il raiting giallo per pura precauzione.
La
maschera di fuoco
Vi
è un tramonto davvero bellissimo, nulla da dire. Nella
nazione del fuoco si possono ammirare i tramonti più belli
del mondo.
Sospiro
stanco. Anche oggi ho sgridato Zuko e, ancora una volta, l’ho
guardato con
odio. Sento il suo sguardo addosso, colmo di malcelata rabbia e
profonda
amarezza, e con esso, anche gli occhi dei miei uomini.
<<
Saper sorridere alla morte fa di lui un grande guerriero.
>> sussurrano
tra di loro ammirati. Solo perché ho sempre sfidato delle
intemperie non vuol
dire che sia diventato un eroe. Mi viene da ridere pensando a tutto il
rispetto
che nutrono per me. Immaginassero quanto questo “grande
uomo” sia stato debole
di fronte ad un’altra persona.
Ogni
volta che
osservo quel moccioso la mia memoria va a lei. Ursa, l’unica
donna che abbia
mai amato.
Ricordo
ancora
la prima volta che la vidi: bella, pura e immensamente innocente. Ho
sempre pensato
che Ozai non la meritasse, e lo penso tutt’oggi.
Mai,
nemmeno
nei miei sogni più remoti, avrei sperato di riuscire ad
avvicinarla,
figuriamoci conquistarla.
Mi
sembra ieri
che accade tutto. Invece sono passati anni da allora.
Piangeva
quel
giorno, stava diventando un’abitudine ormai. Ero fuori dal
palazzo a godere
della frescura serale immerso nel profumo delle rose che addobbavano il
giardino. Fu allora che la vidi, era di schiena, ma l’avrei
riconosciuta
ovunque. Notai le sue spalle scosse da singhiozzi e mi avvicinai cauto.
<<
Che
cosa le è successo? >> le domandai con fare
formale, esattamente come si
addiceva al mio rango.
<<
Nulla, non si preoccupi. >> si asciugò in
fretta il volto mascherando la
tristezza con un falso sorriso. << Stavo contemplando le
rose. Lei,
invece? >>
<<
Mi
stavo annoiando alla festa, è sempre la stessa solfa ogni
volta. >> poi,
come colto da un pensiero improvviso, mi accorsi di un particolare.
<<
Non ha
ballato con il Signore del fuoco neanche una volta. >> il
suo volto si
rabbuiò di colpo ed io mi maledii per la mia lingua
inopportuna.
<<
Le
chiedo scusa, non avrei dovuto. Forse preferite restare sola.
>> feci per
andarmene, ma la sua dolce voce mi bloccò:
<<
Aspetti, non vada, la prego. Resti ancora un po’ con me.
>> mi fermai sul
posto ancora indeciso, ma poi le mie gambe si mossero da sole e tornai
sui miei
passi. Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti - che io persi nella
contemplazione della Signora del fuoco - finché non decisi
di romperlo, non
potendone più di quella quiete.
<<
Suo
figlio Zuko sta facendo grandi progressi. >> a quelle
parole, lei sorrise
dolcemente come immaginavo avrebbe fatto, il suo unico figlio maschio
è la sola
persona che riusciva ancora a renderla felice.
<<
Sì è
vero, diventerà un grande signore del fuoco.
>> avrei voluto contraddirla
e farle capire che, semmai ci sarebbe stato un altro signore del fuoco,
questo
non sarebbe stato Zuko. Lo sapevamo entrambi, ma preferii tacere.
<<
Le va
di ballare? >> mi ritrovai a chiederle, prima ancora di
rendermi
effettivamente conto di cosa le stavo dicendo.
<<
Volentieri. >> presa la sua mano nella mia, ci perdemmo
nella lieve
melodia che si udiva provenire dall’interno del palazzo. Ci
guardammo negli
occhi, volteggiamo e ci riprendemmo per mano. Ancora oggi ignoro come
facemmo a
finire nella mia camera da letto, ed a fare l’amore con la
mia signora. Non
dimenticherò mai i suoi morbidi capelli neri, la pelle
liscia e bianca, le
labbra rosse come la bandiera della nostra nazione. Toccai i suoi
capezzoli, talmente
turgidi, attivi e caldi, che mi ricordavano i vulcani in piena
eruzione. La
sentii gemere di piacere quando entrai in lei con delicatezza e forza
insieme. La
amai veramente quella notte, con tutta la potenza del mio desiderio.
Per
quanto sia
stato indimenticabile, eravamo entrambi consapevoli che non ci sarebbe
stato un
futuro per noi. Fummo costretti a stare lontani, perché
sapevamo che il fuoco accesso
difficilmente si sarebbe spento.
Ed
ora eccomi
qui, su questa nave, in compagnia di suo figlio. Di questo ragazzo che
io
voglio e devo aiutare, ma che, al
contempo, quasi odio. Almeno è ciò che tutti
pensano, come no…
La
verità è
che sul mio volto porto una pesante maschera di fuoco. Ho sempre
dimostrato di
detestare quel ragazzo impertinente, ma in realtà voglio
solo che diventi più
forte. Nulla di meno. Non lo faccio per me stesso e neppure per lui, ma
soltanto per lei.
<< Prenditi cura di lui.
>> mi disse Ursa, all’epoca, e io sto
cerando di mantenere questa promessa. Desideravo che sparisse, quel
ragazzino
oggetto del suo amore, ma, oggi come oggi, spero profondamente che lui
sopravviva. Voglio che superi suo padre e che restituisca la giusta
gloria a
sua madre. Per questo continuerò sempre su questa strada,
sì, porterò sul mio
volto questa maschera per tutta la vita.
Non importa quanto mi
detesterà e che fine farò,
l’importante è che riesca a raggiungere questo mio
obiettivo. E forse, un
giorno, potrò ricongiungermi a lei, al mio amore.
Fine.