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Autore: DarknessIBecame    21/05/2011    7 recensioni
Ecco qua, una St. Berry tutta per voi. Ambientata dal prom (2x20), sono ancora indecisa se portarla avanti come progetto, oppure lasciarla così, estemporanea. Ancora una volta, shipper della Finchel, non c'è troppa storia per voi! :)
"-Quello che è successo e succederà tra me e Rachel sono tutto tranne che affari tuoi. Te l’ho già detto, vedi di starle alla larga. Torna dalla tua “Snow white Quinn” e finiscila di fare casini. Se davvero ci tieni, sii uomo e prendi una decisione.- più chiaro di così…"
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jessie St. James, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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You got the love

You got the love

Era andato tutto quasi come sperava. Dopo mesi e mesi passati a rimuginare su come sarebbe stato…su quello che avrebbero potuto avere, sulla dolce voce così adatta alla sua, su quel sorriso che avrebbe potuto rischiarare la peggiore delle sue giornate, si era finalmente deciso a rischiare. Non aveva niente da perdere, perché partiva con l’idea di averla già persa in partenza. Invece la sua intrigante, piccola stella l’aveva nuovamente accettato nella sua vita. Come se anche a lei fosse mancato avere vicino Jesse St. James.

Quel diavolo di Hudson aveva rovinato tutto.

Aveva fatto tutto nel modo giusto. Si erano riavvicinati, l’aveva ascoltata come un amico fidato, aveva comprato per lui e Sam dei fiori da occhiello che andassero bene per le ragazze ed aveva fatto il bravo. Era rimasto al suo posto per ben quattro giorni, anche se a volte la tentazione era stata irresistibile. Possibile che quell’angelo dagli occhi nocciola non si rendesse conto di quanto lo mandasse su di giri osservarla toccarsi i capelli, mordersi il labbro inferiore così forte da lasciare il segno, muoversi indaffarata per la stanza con quella minigonna svolazzante, inebriandolo col suo profumo fruttato?
Arrivati al Prom, era più che onorato di averla sotto braccio in quella sala. Lei di sicuro non ci aveva fatto caso, tanto presa dal chiacchierare con Mercedes e Sam per non fargli pesare l’imbarazzo di una serata da coppietta, ma i maschietti presenti in sala si erano voltati automaticamente al suo passaggio. Non erano sguardi maliziosi. Non c’era malizia in lei. Era solo…bella. Leggiadra in quel vestitino vaporoso, la pelle lasciata scoperta sembrava così soffice che avrebbe spinto anche il più fedele di quei ragazzi ad avvicinarsi per assaggiarla. Orgoglioso, l’aveva accompagnata al tavolo, aveva ballato con lei ed i suoi amici senza perderla di vista un momento. E, al contrario di quanto aveva temuto, lei non aveva perso tempo a lanciare sguardi a quel demente del suo ex. Si era divertita il più che poteva, e lui si era ritrovato a ridere come uno sciocco, quando l’aveva vista ballare con quella biondina del Glee Club, soprattutto quando aveva tentato di fargli provare il suo cappellino/cerchietto. Gli faceva piacere vedere come le cose nella sua scuola andassero meglio. Sapeva quanto avesse sofferto in passato, sotto quella scorza da dura e diva.
Finalmente l’aveva accompagnata fino al palco, era così terribilmente tenera quando si emozionava prima di un’esibizione. Jesse si era allontanato, per poterla osservare al meglio, e se non fosse stato per quel gigante che dalla folla la fissava con sguardo ebete, nulla avrebbe potuto distrarlo da lei. Mentre gli altri perdevano tempo dondolandosi scomposti al centro della palestra, impacciati in quello che immaginava essere il primo lento della loro vita, lei, sirena nel corpo di donna, lo ammaliava, stringendo ancora una volta fili invisibili intorno al suo cuore. Quello che proprio non gli andava giù erano gli sguardi addolorati che lei riservava a Finn, anche se cercava disperatamente e dolorosamente di distogliere da lui e dalla sua Barbie lo sguardo. Cercò di soffocare la rabbia che sentiva salire, stringendo e rilassando i pungi, respirando a fondo. Dopotutto quella canzone sembrava una specie di dichiarazione d’indipendenza. Lei lo stava intimando di non fare un solo altro passo nella sua direzione. E se Hudson avesse solo osato fare QUEL passo, ci sarebbe stato lì lui a farlo tornare al suo posto. Accanto alla biondina glaciale che aveva scelto ancora una volta, a dispetto di quanto Rachel fosse fantastica. Imbecille.
Si era sentito un po’ spaesato, quando aveva capito che quella canzone, in un momento diverso, e se non fosse tornato per lei, sarebbe stata quasi perfetta anche per lui. Si maledisse un’ulteriore volta per il comportamento tenuto più di un anno prima, si sistemò la sciarpa e si fece trovare pronto, con la mano tesa verso di lei per aiutarla a scendere le scale. Chissà come faceva ad essere tanto a suo agio su quei trampoli. Forse l’abitudine a stare sulle punte la stava aiutando. Erano tornati al tavolo che condividevano con altri ragazzi, avevano mangiucchiato qualcosa e le si era tenuto alle spalle, in piedi, mentre lasciava il tempo a tutti di congratularsi con lei per la canzone scelta. La vedeva arrossire e resisteva all’impeto di baciarla. Per quello ci sarebbe stato tempo. Anche gli sguardi assassini di Kurt lo lasciavano indifferente. Sapeva che prima o poi quei due sarebbero diventati ottimi amici, erano così simili infondo, quindi non ne era rimasto sorpreso, quando Rachel gliel’aveva detto. Quello che l’aveva colpito era come il ragazzo si fosse battuto perché lei stesse lontana da “quel St. James”. Finalmente l’arcano era stato svelato, quando aveva scoperto che Kurt era il fratellastro di Finn. A quel punto le aveva chiesto ragguagli su tutto il gruppo, così che non sospettasse quanto morboso interesse aveva a sapere ogni singolo affare del quarterback. Ogni singolo, losco, compromettente affare.

Mancava poco all’incoronazione di Re e Reginetta del ballo, e più quel momento si avvicinava, più la vedeva diventare nervosa. Tutta la sala era percorsa da brusii di approvazione, carica di quell’elettricità che solo una scolaresca di Liceali riesce a creare. Gli unici veramente tranquilli erano Puck e la sua lottatrice. Pensare che anche lui aveva scelto quella tipa al posto di Rachel gli dava ai nervi. Ma erano davvero tutti impazziti, in quella scuola??
- Andiamo a scatenarci?- si era inchinato di fronte alla sua sedia, sfruttando il suo migliore dei sorrisi, non quelli da palcoscenico, quelli del suo Jesse. Quelli che era sicuro lei non si fosse dimenticata. Aveva riso ed annuito, negli occhi una luce scherzosa, ma che nascondeva qualcosa di più. Non poteva essersi sbagliato, aveva passato tanto tempo a studiare i comportamenti delle persone, e lei era una sorta di libro aperto nelle sue mani. Gli aveva afferrato la mano per alzarsi, aveva intrecciato le dita alle sue e l’aveva trascinato in pista, dove anche gli altri si stavano già scatenando. Diavolo, quel Tortorino (ok, non era sicuro che il nome del Glee Club di Blaine fosse proprio quello, ma poco importava) ci sapeva fare! Avevano cominciato a ballare, imitando le mosse di un qualche film, e se non si era sciolto al sentire il suono della sua risata quando la faceva volteggiare abilmente sulla pista, era decisamente rimasto stecchito quando l’aveva vista commuoversi per la scena di Sam e Mercedes, a qualche metro da loro. Era una ragazza d’oro, sempre pronta a prendersi cura di tutto e tutti. Lo dimostrava ancora una volta. In pochi secondi l’aveva avvicinata a sé, prendendo tra le braccia quello scricciolo di ragazza, facendo scivolare le mani sul vestito ed affondando il volto nelle linee morbide suo collo. Ok, forse era stato troppo impaziente. Una nota speziata del suo profumo mandò al suo cervello segnali fin troppo chiari. L’aveva baciata nell’incavo della spalla, esultando quando lei, dopo un primo momento di confusione, aveva smesso subito di allontanarlo. Aveva riso roca nel suo orecchio, e questo l’aveva spinto a continuare. Spinto, ecco la parola giusta.
Li avevano visti tutti, nella sala. Praticamente metà scuola aveva gli occhi fissi sul loro litigio, qualcuno mangiava ai tavoli e le prime file erano ancora troppo prese dall’esibizione del moretto per accorgersi del benché minimo cambiamento. Dopo uno scambio di battute che anche lui, sinceramente, aveva trovato tremende, si era salvato da un pungo solo per la sua grande agilità…ed elasticità. L’aveva solo sfiorato. Poi era arrivata quell’orrenda Coach a cacciarli via. Mentre li trascinava fuori dalla palestra, aveva visto negli occhi di Rachel uno sguardo sconsolato e preoccupato. Doveva dare una bella lezione ad Hudson. Sfortunatamente non poté sfogarsi neanche una volta che li ebbe buttati fuori. La Sylvester aveva ben pensato di trascinarsi dietro uno dei suoi Cheerios più grossi, un armadio in frac, piuttosto scocciato di essere stato interrotto dal pomiciare con la sua ragazza. Sotto lo sguardo di puro odio del tizio-bodyguard, si era seduto su una delle panche del cortile della scuola ed aveva stretto i denti, prendendosi la testa tra le mani. Aveva velocemente tirato fuori il cellulare e le aveva scritto un messaggio rassicurante. Le diceva che l’avrebbe aspettata all’uscita dal ballo e che, se ancora voleva, l’avrebbe riaccompagnata a casa. Il tutto era stato notato da Finn, che con passo pesante gli si era avvicinato. Dopo un rimbrotto da parte del Cheerio, non si erano mossi. Non si erano allontanati, ma neanche avvicinati. Si scambiavano sguardi di sfida, in silenzio. Jesse era sicuro che avrebbe vinto quel duello, era il più motivato dei due.
-Perché non te ne vai, St. James? Stavamo così bene senza di te.- gli aveva sputato contro il ragazzone, acido.
-Scusami? Stavate? Chi, tu e la biondina? O forse solo tu?- aveva sparato a zero, e l’aveva colpito in pieno. Quindi non si era fatto scappare l’occasione ed aveva continuato.
-Ti piaceva essere al centro dell’attenzione, vero? Tenere il piede in due scarpe, anche facendole soffrire…sei proprio un pezzo…-non finì la frase. Gli era arrivato un diretto sul naso. Questa volta non riuscì a schivarlo del tutto, ma almeno non aveva il naso rotto. Finn aveva approfittato di un momento di distrazione del loro guardiano, alle prese con una ragazzina infuriata, per sfogarsi. Non pensava fosse così furbo. Sentiva un po’ di sangue colargli dal naso alla bocca, ma non vi fece troppo caso. Si pulì sulla manica del completo, sfoggiando un sorrisetto bastardo. Aveva colpito nel segno.
-Non ti azzardare. Io tengo a Quinn quanto tengo a Rachel, non oserei mai farle soffrire. Sei tu quello che le ha spezzato il cuore, ricordi?- ci provò, veramente tanto, ma probabilmente la scarsa prontezza mentale di quel bamboccione non gli permetteva di stare al suo passo nei discorsi.
-Quello che è successo e succederà tra me e Rachel sono tutto tranne che affari tuoi. Te l’ho già detto, vedi di starle alla larga. Torna dalla tua “Snow white Quinn” e finiscila di fare casini. Se davvero ci tieni, sii uomo e prendi una decisione.- più chiaro di così…erano stati interrotti, per  fortuna di Finnkenstein, da un cicaleccio crescente, accompagnato da numerosi passi. La festa era finita, e lui se ne era persa metà. Non fosse che il bestione della Sylvester li stava ancora guardando, avrebbe volentieri rifilato all’altro un calcio dove più gli avrebbe fatto male. Finalmente la folla andava diminuendo, e si cominciarono a vedere i primi membri del Glee. Artie trasportava Santana e Brittany sulla carrozzella, neanche fosse un golf cart. Poi Puck e Lauren, che si davano reciproche spintarelle, sorridendo. Kurt e Blaine uscirono abbracciati, sembrava che Blaine avesse un atteggiamento piuttosto protettivo nei confronti del ragazzo. Lo stava consolando. Mike, Tina, Mercedes ed un ragazzone dai folti capelli neri se la ridevano, voltandosi di tanto in tanto verso l’interno della struttura. Ne uscì Sam, leggermente piegato in avanti, con Rachel…sulle spalle? La ragazza rideva a crepapelle, saltellando ad ogni movimento del biondino, abbarbicata su di lui, le braccia intorno al collo, tra le mani penzolavano le scarpine. Lui la teneva per le gambe, i piedi nudi lo sfioravano giusto all’altezza del petto. Cercava in modo buffo di togliersi i capelli lunghi dagli occhi, ma quando capì che non ci sarebbe riuscito, mormorò qualcosa a Rachel, che ancora ridendo, prese una ciocca e la tirò indietro, facendogli sbattere una scarpa sul naso. Il gruppetto si salutò, quindi Jesse si vide costretto ad alzarsi per raggiungere gli ultimi rimasti. Con sua enorme sorpresa, Quinn era lì con Rachel e Sam. Guardava Rachel con l’aria mortificata, profondendosi in ogni tipo di attenzione, come tirargli giù il vestito quando le risaliva troppo sulla coscia a causa delle braccia del ragazzo.
- Ehi, Jesse. Va tutto bene amico?- disse Sam, lanciando un’occhiata alle sue spalle. Anche Finn si stava avvicinando, osservando la strana scena.
- Si, grazie…ehm…come mai stai portando Rachel a spalla?- Non sapeva come altro chiederglielo, ed aveva una dannata voglia di saperlo, di sapere perché non poteva essere lui ad avere quelle esili braccia attorno al collo. Diamine, voleva essere lui a tenere le sue splendide gambe attorno al petto! Rachel lo fissò con aria di scuse, abbassando poi lo sguardo a terra.
- E’ che ero stanca, mi facevano male le scarpe e quando Sam mi ha vista toglierle, si è gentilmente offerto di portarmi a casa in spalla.- diede un bacio tra i capelli del biondino, cosa che lasciò tutti, tranne gli interessati piuttosto stupiti. Da quando si prendevano certe confidenze? Sentì sbuffare Finn, dietro di loro.
- Possiamo riaccompagnarvi a casa io e Quinn, se non volete farvela  a piedi.- disse, con tono di sfida, senza guardarlo.
- Siamo…- non fece in tempo a parlare che Sam lo interruppe.
- Troppe emozioni per questa sera. Porto io Rach a casa, tanto i suoi mi fanno fermare a dormire nel seminterrato. – detto questo, li lasciò lì, tutti a bocca aperta, e se ne andò con lei che li salutava con una sola mano, tentando di non perdere l’equilibrio.

– Jesse? – la sua voce inconfondibile gli solleticò l’orecchio appena aprì la comunicazione. Erano le tre passate, e lui non poteva far altro che rodersi il fegato per non aver potuto concludere la serata con lei, come avrebbe voluto. Era un ragazzo dalle tante pretese e dai tanti rimpianti, in quel momento.
-Ehi, piccola mia. Va tutto bene? – preoccupato dall’orario, era scattato in piedi e stupidamente aveva già recuperato le chiavi dell’auto.
- Si, beh…volevo solo darti la buona notte. Sam è sceso adesso, abbiamo fatto…quattro chiacchiere.- ok, non gli era piaciuta quell’esitazione, ma doveva fidarsi del suo istinto. Tra lui e Rachel c’era ancora qualcosa di molto potente, ed una zuffa di cui non aveva colpa non avrebbe di certo scalfito quel sentimento. In sottofondo c’era l’immancabile stereo acceso, che diffondeva le note di una canzone che lui conosceva bene.

Sometimes I feel like throwing my hands up in the air
I know I can count on you
Sometimes I feel like saying "Lord I just don't care"
But you've got the love I need To see me through

Sometimes it seems that the going is just too rough
And things go wrong no matter what I do
Now and then it seems that life is just too much
But you've got the love I need to see me through

When food is gone you are my daily meal
When friends are gone I know my savior's love is real
Your love is real

Time after time I think "Oh Lord what's the use?"
Time after time I think it's just no good 
Sooner or later in life, the things you love you loose
But you got the love I need to see me through

You got the love
You got the love
You got the love
You got the love
You got the love
You got the love

 

L’aveva ascoltata in silenzio, mentre si era persa tra le parole del testo. Poteva vedere perfettamente la sua espressione corrucciata, stanca, ma comunque attenta nell’eseguire alla perfezione anche una strofa sussurrata. L’amava da morire, in ogni piccolo particolare. Lei era il suo amore, e lui era un’anima nelle sue mani.
- Jesse, ci sei ancora?- Aveva sospirato Rachel, un debole “click”, qualche passo ovattato ed il delicato fruscio delle lenzuola, mentre si infilava sotto le coperte.
- Certo, non vado da nessuna parte.- parole che sapevano quasi di promesse.
- Domani hai voglia di venirmi a trovare?- bisbigliando, con il tono un poco incerto, si era azzardata a porre la domanda. Sbadigliò.
Jesse si rimise seduto sul letto, respirando a fondo. Buttò le chiavi sul comodino, sdraiandosi del tutto e passando una mano tra i capelli mossi. Sorrise, trattenendosi dal saltare sul letto come il vincitore di una lotteria. Si ricompose quel tanto che bastava per risponderle.
- Vengo a prenderti alla fine delle lezioni. Poi facciamo quel che vuoi. Qualsiasi cosa tu voglia.- l’immaginava sorridere, arrossire, portarsi il lenzuolo fino a coprirsi il naso.
- Buona notte, St. James.-
- Notte, Rachel.- quella notte, dopo tanto tempo dormì sereno.

 

 

Ecco, chi mi conosce sapeva che questa St. Berry stava per arrivare. La seconda coppia che più adoro, dopo i dolcissimi Puckleberry. Non so ancora se lasciarla così oppure continuare per qualche capitolo, magari se non la reputerete un totale fiasco potrei decidere di andare avanti. Visto che la coppia mi sembra essere poco presa in considerazione, gli dovevo almeno una ff. Cosa dire di più…
Spero gradiate la poca fantasia, e che mi perdoniate per eventuali orrori di battitura ed ortografia.

Adesso è ora di andare a nanna.

BascioCascio
Vevve

   
 
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