You got the love
Era andato tutto quasi come sperava. Dopo mesi e
mesi passati a rimuginare su come sarebbe stato…su quello che avrebbero potuto
avere, sulla dolce voce così adatta alla sua, su quel sorriso che avrebbe
potuto rischiarare la peggiore delle sue giornate, si era finalmente deciso a
rischiare. Non aveva niente da perdere, perché partiva con l’idea di averla già
persa in partenza. Invece la sua intrigante, piccola stella l’aveva nuovamente
accettato nella sua vita. Come se anche a lei fosse mancato avere vicino Jesse
St. James.
Quel diavolo di Hudson aveva rovinato tutto.
Aveva fatto tutto nel modo giusto. Si erano
riavvicinati, l’aveva ascoltata come un amico fidato, aveva comprato per lui e
Sam dei fiori da occhiello che andassero bene per le ragazze ed aveva fatto il
bravo. Era rimasto al suo posto per ben quattro giorni, anche se a volte la
tentazione era stata irresistibile. Possibile che quell’angelo dagli occhi
nocciola non si rendesse conto di quanto lo mandasse su di giri osservarla
toccarsi i capelli, mordersi il labbro inferiore così forte da lasciare il
segno, muoversi indaffarata per la stanza con quella minigonna svolazzante,
inebriandolo col suo profumo fruttato?
Arrivati al Prom, era più che onorato di averla sotto braccio in quella sala.
Lei di sicuro non ci aveva fatto caso, tanto presa dal chiacchierare con
Mercedes e Sam per non fargli pesare l’imbarazzo di una serata da coppietta, ma
i maschietti presenti in sala si erano voltati automaticamente al suo
passaggio. Non erano sguardi maliziosi. Non c’era malizia in lei. Era
solo…bella. Leggiadra in quel vestitino vaporoso, la pelle lasciata scoperta
sembrava così soffice che avrebbe spinto anche il più fedele di quei ragazzi ad
avvicinarsi per assaggiarla. Orgoglioso, l’aveva accompagnata al tavolo, aveva
ballato con lei ed i suoi amici senza perderla di vista un momento. E, al
contrario di quanto aveva temuto, lei non aveva perso tempo a lanciare sguardi
a quel demente del suo ex. Si era divertita il più che poteva, e lui si era
ritrovato a ridere come uno sciocco, quando l’aveva vista ballare con quella
biondina del Glee Club, soprattutto quando aveva tentato di fargli provare il
suo cappellino/cerchietto. Gli faceva piacere vedere come le cose nella sua
scuola andassero meglio. Sapeva quanto avesse sofferto in passato, sotto quella
scorza da dura e diva.
Finalmente l’aveva accompagnata fino al palco, era così terribilmente tenera
quando si emozionava prima di un’esibizione. Jesse si era allontanato, per
poterla osservare al meglio, e se non fosse stato per quel gigante che dalla
folla la fissava con sguardo ebete, nulla avrebbe potuto distrarlo da lei.
Mentre gli altri perdevano tempo dondolandosi scomposti al centro della
palestra, impacciati in quello che immaginava essere il primo lento della loro
vita, lei, sirena nel corpo di donna, lo ammaliava, stringendo ancora una volta
fili invisibili intorno al suo cuore. Quello che proprio non gli andava giù
erano gli sguardi addolorati che lei riservava a Finn, anche se cercava
disperatamente e dolorosamente di distogliere da lui e dalla sua Barbie lo
sguardo. Cercò di soffocare la rabbia che sentiva salire, stringendo e
rilassando i pungi, respirando a fondo. Dopotutto quella canzone sembrava una
specie di dichiarazione d’indipendenza. Lei lo stava intimando di non fare un
solo altro passo nella sua direzione. E se Hudson avesse solo osato fare QUEL
passo, ci sarebbe stato lì lui a farlo tornare al suo posto. Accanto alla
biondina glaciale che aveva scelto ancora una volta, a dispetto di quanto
Rachel fosse fantastica. Imbecille.
Si era sentito un po’ spaesato, quando aveva capito che quella canzone, in un
momento diverso, e se non fosse tornato per lei, sarebbe stata quasi perfetta
anche per lui. Si maledisse un’ulteriore volta per il comportamento tenuto più
di un anno prima, si sistemò la sciarpa e si fece trovare pronto, con la mano
tesa verso di lei per aiutarla a scendere le scale. Chissà come faceva ad
essere tanto a suo agio su quei trampoli. Forse l’abitudine a stare sulle punte
la stava aiutando. Erano tornati al tavolo che condividevano con altri ragazzi,
avevano mangiucchiato qualcosa e le si era tenuto alle spalle, in piedi, mentre
lasciava il tempo a tutti di congratularsi con lei per la canzone scelta. La
vedeva arrossire e resisteva all’impeto di baciarla. Per quello ci sarebbe
stato tempo. Anche gli sguardi assassini di Kurt lo lasciavano indifferente.
Sapeva che prima o poi quei due sarebbero diventati ottimi amici, erano così
simili infondo, quindi non ne era rimasto sorpreso, quando Rachel gliel’aveva
detto. Quello che l’aveva colpito era come il ragazzo si fosse battuto perché
lei stesse lontana da “quel St. James”. Finalmente l’arcano era stato svelato,
quando aveva scoperto che Kurt era il fratellastro di Finn. A quel punto le
aveva chiesto ragguagli su tutto il gruppo, così che non sospettasse quanto
morboso interesse aveva a sapere ogni singolo affare del quarterback. Ogni
singolo, losco, compromettente affare.
Mancava poco all’incoronazione di Re e Reginetta del
ballo, e più quel momento si avvicinava, più la vedeva diventare nervosa. Tutta
la sala era percorsa da brusii di approvazione, carica di quell’elettricità che
solo una scolaresca di Liceali riesce a creare. Gli unici veramente tranquilli
erano Puck e la sua lottatrice. Pensare che anche lui aveva scelto quella tipa
al posto di Rachel gli dava ai nervi. Ma erano davvero tutti impazziti, in
quella scuola??
- Andiamo a scatenarci?- si era inchinato di fronte alla sua sedia, sfruttando
il suo migliore dei sorrisi, non quelli da palcoscenico, quelli del suo Jesse.
Quelli che era sicuro lei non si fosse dimenticata. Aveva riso ed annuito,
negli occhi una luce scherzosa, ma che nascondeva qualcosa di più. Non poteva
essersi sbagliato, aveva passato tanto tempo a studiare i comportamenti delle
persone, e lei era una sorta di libro aperto nelle sue mani. Gli aveva
afferrato la mano per alzarsi, aveva intrecciato le dita alle sue e l’aveva
trascinato in pista, dove anche gli altri si stavano già scatenando. Diavolo,
quel Tortorino (ok, non era sicuro che il nome del Glee Club di Blaine fosse
proprio quello, ma poco importava) ci sapeva fare! Avevano cominciato a
ballare, imitando le mosse di un qualche film, e se non si era sciolto al
sentire il suono della sua risata quando la faceva volteggiare abilmente sulla
pista, era decisamente rimasto stecchito quando l’aveva vista commuoversi per
la scena di Sam e Mercedes, a qualche metro da loro. Era una ragazza d’oro,
sempre pronta a prendersi cura di tutto e tutti. Lo dimostrava ancora una
volta. In pochi secondi l’aveva avvicinata a sé, prendendo tra le braccia
quello scricciolo di ragazza, facendo scivolare le mani sul vestito ed
affondando il volto nelle linee morbide suo collo. Ok, forse era stato troppo
impaziente. Una nota speziata del suo profumo mandò al suo cervello segnali fin
troppo chiari. L’aveva baciata nell’incavo della spalla, esultando quando lei,
dopo un primo momento di confusione, aveva smesso subito di allontanarlo. Aveva
riso roca nel suo orecchio, e questo l’aveva spinto a continuare. Spinto, ecco
la parola giusta.
Li avevano visti tutti, nella sala. Praticamente metà scuola aveva gli occhi
fissi sul loro litigio, qualcuno mangiava ai tavoli e le prime file erano
ancora troppo prese dall’esibizione del moretto per accorgersi del benché
minimo cambiamento. Dopo uno scambio di battute che anche lui, sinceramente,
aveva trovato tremende, si era salvato da un pungo solo per la sua grande
agilità…ed elasticità. L’aveva solo sfiorato. Poi era arrivata quell’orrenda
Coach a cacciarli via. Mentre li trascinava fuori dalla palestra, aveva visto
negli occhi di Rachel uno sguardo sconsolato e preoccupato. Doveva dare una
bella lezione ad Hudson. Sfortunatamente non poté sfogarsi neanche una volta
che li ebbe buttati fuori. La Sylvester aveva ben pensato di trascinarsi dietro
uno dei suoi Cheerios più grossi, un armadio in frac, piuttosto scocciato di
essere stato interrotto dal pomiciare con la sua ragazza. Sotto lo sguardo di
puro odio del tizio-bodyguard, si era seduto su una delle panche del cortile
della scuola ed aveva stretto i denti, prendendosi la testa tra le mani. Aveva
velocemente tirato fuori il cellulare e le aveva scritto un messaggio
rassicurante. Le diceva che l’avrebbe aspettata all’uscita dal ballo e che, se
ancora voleva, l’avrebbe riaccompagnata a casa. Il tutto era stato notato da
Finn, che con passo pesante gli si era avvicinato. Dopo un rimbrotto da parte
del Cheerio, non si erano mossi. Non si erano allontanati, ma neanche
avvicinati. Si scambiavano sguardi di sfida, in silenzio. Jesse era sicuro che
avrebbe vinto quel duello, era il più motivato dei due.
-Perché non te ne vai, St. James? Stavamo così bene senza di te.- gli aveva
sputato contro il ragazzone, acido.
-Scusami? Stavate? Chi, tu e la biondina? O forse solo tu?- aveva sparato a
zero, e l’aveva colpito in pieno. Quindi non si era fatto scappare l’occasione
ed aveva continuato.
-Ti piaceva essere al centro dell’attenzione, vero? Tenere il piede in due
scarpe, anche facendole soffrire…sei proprio un pezzo…-non finì la frase. Gli
era arrivato un diretto sul naso. Questa volta non riuscì a schivarlo del tutto,
ma almeno non aveva il naso rotto. Finn aveva approfittato di un momento di
distrazione del loro guardiano, alle prese con una ragazzina infuriata, per
sfogarsi. Non pensava fosse così furbo. Sentiva un po’ di sangue colargli dal
naso alla bocca, ma non vi fece troppo caso. Si pulì sulla manica del completo,
sfoggiando un sorrisetto bastardo. Aveva colpito nel segno.
-Non ti azzardare. Io tengo a Quinn quanto tengo a Rachel, non oserei mai farle
soffrire. Sei tu quello che le ha spezzato il cuore, ricordi?- ci provò,
veramente tanto, ma probabilmente la scarsa prontezza mentale di quel
bamboccione non gli permetteva di stare al suo passo nei discorsi.
-Quello che è successo e succederà tra me e Rachel sono tutto tranne che affari
tuoi. Te l’ho già detto, vedi di starle alla larga. Torna dalla tua “Snow white
Quinn” e finiscila di fare casini. Se davvero ci tieni, sii uomo e prendi una
decisione.- più chiaro di così…erano stati interrotti, per fortuna di Finnkenstein, da un cicaleccio
crescente, accompagnato da numerosi passi. La festa era finita, e lui se ne era
persa metà. Non fosse che il bestione della Sylvester li stava ancora
guardando, avrebbe volentieri rifilato all’altro un calcio dove più gli avrebbe
fatto male. Finalmente la folla andava diminuendo, e si cominciarono a vedere i
primi membri del Glee. Artie trasportava Santana e Brittany sulla carrozzella,
neanche fosse un golf cart. Poi Puck e Lauren, che si davano reciproche
spintarelle, sorridendo. Kurt e Blaine uscirono abbracciati, sembrava che
Blaine avesse un atteggiamento piuttosto protettivo nei confronti del ragazzo.
Lo stava consolando. Mike, Tina, Mercedes ed un ragazzone dai folti capelli neri
se la ridevano, voltandosi di tanto in tanto verso l’interno della struttura.
Ne uscì Sam, leggermente piegato in avanti, con Rachel…sulle spalle? La ragazza
rideva a crepapelle, saltellando ad ogni movimento del biondino, abbarbicata su
di lui, le braccia intorno al collo, tra le mani penzolavano le scarpine. Lui
la teneva per le gambe, i piedi nudi lo sfioravano giusto all’altezza del
petto. Cercava in modo buffo di togliersi i capelli lunghi dagli occhi, ma
quando capì che non ci sarebbe riuscito, mormorò qualcosa a Rachel, che ancora
ridendo, prese una ciocca e la tirò indietro, facendogli sbattere una scarpa
sul naso. Il gruppetto si salutò, quindi Jesse si vide costretto ad alzarsi per
raggiungere gli ultimi rimasti. Con sua enorme sorpresa, Quinn era lì con
Rachel e Sam. Guardava Rachel con l’aria mortificata, profondendosi in ogni
tipo di attenzione, come tirargli giù il vestito quando le risaliva troppo
sulla coscia a causa delle braccia del ragazzo.
- Ehi, Jesse. Va tutto bene amico?- disse Sam, lanciando un’occhiata alle sue
spalle. Anche Finn si stava avvicinando, osservando la strana scena.
- Si, grazie…ehm…come mai stai portando Rachel a spalla?- Non sapeva come altro
chiederglielo, ed aveva una dannata voglia di saperlo, di sapere perché non
poteva essere lui ad avere quelle esili braccia attorno al collo. Diamine,
voleva essere lui a tenere le sue splendide gambe attorno al petto! Rachel lo
fissò con aria di scuse, abbassando poi lo sguardo a terra.
- E’ che ero stanca, mi facevano male le scarpe e quando Sam mi ha vista
toglierle, si è gentilmente offerto di portarmi a casa in spalla.- diede un
bacio tra i capelli del biondino, cosa che lasciò tutti, tranne gli interessati
piuttosto stupiti. Da quando si prendevano certe confidenze? Sentì sbuffare
Finn, dietro di loro.
- Possiamo riaccompagnarvi a casa io e Quinn, se non volete farvela a piedi.- disse, con tono di sfida, senza
guardarlo.
- Siamo…- non fece in tempo a parlare che Sam lo interruppe.
- Troppe emozioni per questa sera. Porto io Rach a casa, tanto i suoi mi fanno
fermare a dormire nel seminterrato. – detto questo, li lasciò lì, tutti a bocca
aperta, e se ne andò con lei che li salutava con una sola mano, tentando di non
perdere l’equilibrio.
– Jesse? – la sua voce inconfondibile gli solleticò
l’orecchio appena aprì la comunicazione. Erano le tre passate, e lui non poteva
far altro che rodersi il fegato per non aver potuto concludere la serata con
lei, come avrebbe voluto. Era un ragazzo dalle tante pretese e dai tanti
rimpianti, in quel momento.
-Ehi, piccola mia. Va tutto bene? – preoccupato dall’orario, era scattato in piedi
e stupidamente aveva già recuperato le chiavi dell’auto.
- Si, beh…volevo solo darti la buona notte. Sam è sceso adesso, abbiamo fatto…quattro
chiacchiere.- ok, non gli era piaciuta quell’esitazione, ma doveva fidarsi del
suo istinto. Tra lui e Rachel c’era ancora qualcosa di molto potente, ed una
zuffa di cui non aveva colpa non avrebbe di certo scalfito quel sentimento. In
sottofondo c’era l’immancabile stereo acceso, che diffondeva le note di una
canzone che lui conosceva bene.
Sometimes I
feel like throwing my hands up in the air
I know I can count on you
Sometimes I feel like saying "Lord I just
don't care"
But you've got the love I need To see me through
Sometimes it seems that the going is just too
rough
And things go wrong no matter what I do
Now and then it seems that life is just too much
But you've got the love I need to see me through
When food is gone you are my daily meal
When friends are gone I know my savior's love is
real
Your love is real
Time after
time I think "Oh Lord what's the use?"
Time after time I think it's just no good
Sooner or later in life, the things you love you
loose
But you got the love I need to see me through
You got the love
You got the love
You got the love
You got the love
You got the love
You got the love
L’aveva ascoltata in silenzio, mentre si
era persa tra le parole del testo. Poteva vedere perfettamente la sua
espressione corrucciata, stanca, ma comunque attenta nell’eseguire alla
perfezione anche una strofa sussurrata. L’amava da morire, in ogni piccolo
particolare. Lei era il suo amore, e lui era un’anima nelle sue mani.
- Jesse, ci sei ancora?- Aveva sospirato Rachel, un debole “click”, qualche
passo ovattato ed il delicato fruscio delle lenzuola, mentre si infilava sotto
le coperte.
- Certo, non vado da nessuna parte.- parole che sapevano quasi di promesse.
- Domani hai voglia di venirmi a trovare?- bisbigliando, con il tono un poco
incerto, si era azzardata a porre la domanda. Sbadigliò.
Jesse si rimise seduto sul letto, respirando a fondo. Buttò le chiavi sul
comodino, sdraiandosi del tutto e passando una mano tra i capelli mossi.
Sorrise, trattenendosi dal saltare sul letto come il vincitore di una lotteria.
Si ricompose quel tanto che bastava per risponderle.
- Vengo a prenderti alla fine delle lezioni. Poi facciamo quel che vuoi.
Qualsiasi cosa tu voglia.- l’immaginava sorridere, arrossire, portarsi il lenzuolo
fino a coprirsi il naso.
- Buona notte, St. James.-
- Notte, Rachel.- quella notte, dopo tanto tempo dormì sereno.
Ecco, chi mi conosce sapeva che questa
St. Berry stava per arrivare. La seconda coppia che più adoro, dopo i
dolcissimi Puckleberry. Non so ancora se lasciarla così oppure continuare per qualche
capitolo, magari se non la reputerete un totale fiasco potrei decidere di
andare avanti. Visto che la coppia mi sembra essere poco presa in
considerazione, gli dovevo almeno una ff. Cosa dire di più…
Spero gradiate la poca fantasia, e che mi perdoniate per eventuali orrori di
battitura ed ortografia.
Adesso è ora di andare a nanna.
BascioCascio
Vevve