Capitolo I – La locanda
Ciao a tutti, era da un po’ di tempo che mi frullava in testa una storia su Ikki, uno dei personaggi che più adoro in Saint Seiya. Ci ho messo un po’, ma alla fine mi sono decisa a scriverla. La storia sarà breve, è ambientata nel post-Hades, ma non vi anticipo nulla. Ho solo una precisazione da fare. Lo spunto mi è venuto da un libro che lessi ormai secoli fa: la poesia contenuta in essa mi ha lasciato alcuni ricordi bellissimi. Il libro era Oceano Mare di Alessandro Baricco e gli elementi che ho ripreso in questa storia al momento sono la locanda in riva al mare e il pittore che dipinge il mare, ma come dicevo prima è solo uno spunto, la storia è differente.
Una locanda sulla riva del mare, che cosa bizzarra!
Aveva camminato per ore senza una meta precisa. Una delle cose che più apprezzava della Grecia era il mare limpido e cristallino, immutabile e indifferente al tempo e allo scorrere di tutte le tragedie umane.
Fratello … dove sei?
Ehi Fratello … non so … vedo una locanda
Mi manchi
A volte sentiva la sua voce che lo chiamava, che lo scongiurava di tornare. Era quella voce, che andava dritta alla sua anima, a richiamarlo. Quel suono rappresentava il suo faro, la sua linea guida. Era grazie alla voce melodica di Shun che bussava alla sua anima ogni volta che sentiva il bisogno di vederlo che gli aveva permesso in tutti gli anni trascorsi di vegliare su di lui. Non era necessario, lo sapeva, l’aveva capito quel giorno in cui Shun aveva sconfitto Aphrodite: Il cavaliere di Andromeda sapeva vegliare su se stesso; ma proteggere suo fratello era l’unica cosa che sapeva fare.
Ti sbagli Fratello
Vuoi dire che non sono stato in grado di farlo?
Voglio dire che non è l’unica cosa che sai fare
Eppure in tutto il resto ho fallito
Ikki non era mai stato un propenso all’allegria; nella sua vita aveva dovuto cavarsela da solo fin dalla tenera età ed inoltre aveva dovuto farsi carico anche di suo fratello. Ma non aveva mai considerato il dolce Shun un peso. Era il suo faro, la sua linea guida e al tempo stesso la croce che aveva deciso volontariamente di portare sulle sue spalle. Non per volontà di Shun, solo per suo desiderio. Si era nominato ed eletto guardia del corpo e protettore, come se il cavaliere di Andromeda non fosse in grado di difendersi da solo.
Ridicolo!
Cominciò a chiedersi se forse non avesse fallito anche in questo.
In fin dei conti se Shun è capace di difendersi da solo, il mio intervento è sempre stato superfluo … e allora?
E allora, semplicemente, aveva fallito anche in questo. Che senso aveva avuto dunque la sua vita?
Sei troppo severo con te stesso, cavaliere
Mia Signora!
Torna da me, cavaliere della Fenice
Dove siete, mia Signora?
Torna da me e da Shun
Io non so dove sono … c’e’ una locanda vicino al mare … non so altro
Torna Ikki … prima che sia troppo tardi
Ma dove sono? Voi sapete dirmelo?
Si guardò intorno, con sguardo perso. Per la prima volta nella sua giovane vita, vissuta con rabbia, si sentì smarrito. Dove era non lo sapeva, eppure quello che più lo preoccupava era scoprire di non essere riuscito a combinare nulla di buono in tutti quegli anni, immersi nel dolore e nella battaglia. Quanti avevano sofferto per lui? Quanti cavalieri aveva ucciso? Tanti. E quante vite innocenti aveva dovuto sacrificare? Troppe.
Esmeralda, dove sei? Perché non riesco più a sentirti?
Forse non erano i cavalieri morti … le altre persone …. Solo Esmeralda, era solo lei che gli interessava. Come aveva potuto permettere che le accadesse? Una giovane vita innocente spezzata per colpa sua.
Ikki trasalì.
Qualcuno alle sue spalle lo chiamò.
Voltandosi non vide nessuno
Eppure gli era sembrato di sentire una voce chiamarlo.
Tutto ciò che vide, invece, fu un tizio sulla riva del mare, in piedi di fronte ad un cavalletto su cui era appoggiata una tela, che stava dipingendo. Era concentrato, ma sorridente. Sereno, il termine più corretto.
Ikki si avvicinò, rapito da quel volto rilassato. L’uomo doveva avere all’incirca una cinquantina di anni e aveva l’espressione tipica di colui che sa di aver fatto una grande scoperta. Una volta giunto al suo fianco, il ragazzo cominciò ad osservare la tela.
Curioso! E’ così felice mentre dipinge triangoli?
Ehi … cosa dipingi?
Non lo vedi ragazzo? … Il mare
No, Ikki non lo vedeva. Il mare non c’era sulla tela. Davanti ad uno sfondo bianco tutto quello che riusciva a vedere erano dei triangoli colorati. Avrebbe voluto chiedergli come diavolo potesse pensare di dipingere il mare, ma il sorriso felice dell’uomo lo distrasse nuovamente.
Sospirò
Se era un gioco
Allora
Bisognava giocare
Voltò le spalle allo pseudo pittore e si diresse a passo spedito verso la locanda. Entrò senza pensarci e trovò ad attenderlo un uomo anziano tutta barba. Ikki non ci avrebbe giurato, ma l’idea era che quell’uomo avesse più di 100 anni.
99 ragazzo
Cosa? – Ikki lo guardò sorpreso
Ho 99 anni
Ma come? …
Come faccio a sapere che volevi sapere quanti anni avevo? Tutti vogliono sapere sempre le stesse cose .. .tutti monotoni, grigi, spenti
Io non sono…
Non sei grigio e spento? Questo lo dici tu! – il vecchio gli porse una chiava – e comunque fidati … sono qui da secoli e non è cambiato nulla
Da secoli? – sul volto del ragazzo comparve un sorriso canzonatorio – ma se avete detto che avete 99 anni? Questo significa che non avete vissuto neanche un secolo!
Ragazzo io ho 99 anni da moooolto tempo. E ora va … la tua stanza ti aspetta … dormi che domani avrai una giornata impegnata.
Ikki avrebbe voluto fargli altre domande, ma il vecchio, senza permettergli di aggiungere altro si voltò e sparì dietro una porta alle sue spalle. Era confuso e indeciso; lui che era stato sempre un ragazzo d’azione, era confuso e smarrito. Cosa avrebbe dovuto fare?
Torna da me
Atena
Torna fratello
Shun
Non proseguire oltre!
Lo sapeva, ne era certo, avrebbe dovuto seguire i suggerimenti delle persone che lo amavano, ma nessuno poteva dire al cavaliere della Fenice cosa fare e la Fenice aveva voglia di scoprire che diavolo fosse quel posto sospeso sul mare. Sentiva che senza quella risposta non avrebbe potuto tornare indietro ne proseguire oltre.
Afferrò le chiavi dal bancone e si voltò per raggiungere la scala che lo avrebbe portato al piano superiore. Una ragazza, vestita di nero, con dei capelli neri, lisci e lucidi e con indosso un enorme cappello viola che le copriva parzialmente il viso, lo superò. Per un istante i loro corpi si sfiorarono; a quel contatto Ikki fu percorso da un brivido ed ebbe una sensazione di dejavù: conosceva quella ragazza, ma dove l’aveva incontrata prima di allora? Se solo fosse riuscito a vedere il suo volto, avrebbe potuto riconoscerla. Si voltò nuovamente per tornare sui suoi passi. La ragazza si era appoggiata al bancone in attesa che il vecchio matusa, comparso all’improvviso, le porgesse le chiavi di una camera. Ikki la raggiunse, avrebbe voluto afferrarla per una spalla e voltarla. Sapeva che vedendola in volto l’avrebbe riconosciuta. Ma il destino aveva piani diversi per lui. Mentre stava allungando il braccio per fare la sua mossa, venne travolto da un uomo di mezza età, grasso e pelato, che non avvedendosi della sua presenza gli franò addosso. Il ragazzo lo scansò in malo modo, facendolo rotolare di lato. L’uomo nel l’impatto perse dalla mani un cofanetto che aprendosi, permise ai fogli contenuti in esso di sparpagliarsi su tutto il pavimento. Ikki, istintivamente, lo aiutò a raccogliere tutti quei fogli, mentre l’uomo si profuse in mille scuse e giustificazioni. Quando ebbero finito di raccogliere tutto, il ragazzo si guardò intorno, della ragazza non c’era più traccia. Sospirò, pensando che probabilmente l’avrebbe incontrata nei giorni successivi.