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Autore: Melaswe    21/05/2011    1 recensioni
Sono come vecchie foto sfiorate, riviste e rivissute. Hayden e Kaycee, sono ritratti della vita di ciascuno dei due, messi da parte e destinati poi ad essere ripresi quasi a caso, senza nemmeno accorgersene immediatamente. Sembravano destinati a chiudere il capitolo con quel semplice interrogativo, lasciato in sospeso per anni e chiuso in un cassetto senza chiave. Ma una delle solite sviste di lei, un flashback nel passato, un ritorno a quanto era bello essere il ragazzino innocente e la scapestra, gli amici di sempre. Un'amicizia iniziata per caso. Ripresa per caso, in un vortice di situazioni teneramente comiche. A volte, dicono che un bacio dice tutto, ma pochi secondi dopo essermi ricomposta, preferii aggiungere altro: - Idiota - ( Cit. I capitolo )
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono certi sogni, che rimangono impressi più di altri,

e nemmeno ci rendiamo conto di quanto ne diventiamo dipendenti.
Dipendenti dall'azione di aprire gli occhi e richiuderli,
nel tentativo di riprendere li da dove è stato interrotto.



La brezza leggera - che sapeva d'un preludio d'estate - non bastava a donarmi di nuovo i respiri persi. Ero uscita, attraversando la scalinata al di fuori della sala, affacciandomi su quel balcone interamente in marmo bianco. Posai i palmi sul corrimano, assaporando il poco fresco che riuscivo a percepire. Niente, le guance ancora bruciavano, la gola irritava, reduce dalle risate appena lasciate. Qualche ciocca di capelli biondi invece, scendevano lunghi e spettinati ai lati del viso, ignorando le ore che ci avevamo messo per sistemarli. Sorrisi, al ricordo di poche ore prima, le amiche intente a tenermi ferma e buona per far si che non mi presentasi con i soliti Jeans, al ballo di fine scuola. 
Mi sporsi ancor di più, quasi in punta di piedi e con quel maledetto vestitino bianco a farmi sembrare una che ha appena finito un balletto di danza classica. Odioso, mancava solamente la corolla piumata da cigno. Era corto, a metà coscia o forse più in su. Il busto bianco ed in merletto nero scendeva in una gonna vaporosa, nel mentre ai piedi, portavo semplici tacchi della stessa scura colorazione. Femminile, si. Mi si sarebbe potuta definire cosi e di fatti Andrew, rimase senza parole nel vedermi uscire dalla porta di casa. Glielo lessi negli occhi, nella labbra mosse e richiuse per lo stupore. Sorrisi di nuovo, apprezzando un poco quello che io stessa detestavo. Avevo letteralmente minacciato Andrew di morte, se avesse solo provato a toccarmi, quella sera. Nonostante tutto, se ne era rimasto buono ed indifeso, ci stavamo divertendo, fatta eccezione però, per un piccolo ed insignificante particolare.
Mi voltai di scatto, i capelli ondulati frustarono l'aria e le mani furono posate di nuovo sul marmo, appoggiando poi anche il busto. Le iridi scivolarono sulla porta-finestra ad arcata della sala e sugli ex alunni, intenti a perdersi fra le danze.
Mi impuntai su una figura, familiare, molto più che familiare. 
Sorrisi, mi guardò e ricambiò. 
Stava parlando con lei, ed anche a lei, sorrideva.
La cosa peggiore è che mi era perfino simpatica, non riuscivo a trovarle nulla di sbagliato. 
Abbassai le iridi, prima di scorgere poi l'ombra di quel ragazzo venirmi incontro e mettersi accanto a me. Stessa posizione e il volto puntato all'insù. Mi morsi il labbro inferiore con il canino, giocai con la punta dei tacchi sul pavimento grezzo.
- Stai bene, stasera - le labbra di lui si inclinarono in un sorriso.
Mi accigliai, mettendomi di fronte al diciassettenne ed incrociando le braccia al petto - e le altre volte? - rifilai ironica. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Non mi guardò, tipico. Le stelle sono meglio delle ragazze, eh?
- Perchè? Cos'hanno di diverso le altre volte? - confabulò innocente e noncurante, zittendomi di nuovo con una delle sue domande. Era sempre fedele a se stesso. Ero io quella che stava facendo fatica ad esserlo.
Avanzai di un unico passo, approfittando della poca attenzione che mi stava dedicando - Senti.. - sussurrai, fermandomi in tempo alle sue parole.
Abbassò lo sguardo su di me, probabilmente senza accorgersi di quel centimetro in meno.
- Andrew è proprio un bravo ragazzo - sorrise raggiante, posandomi una mano sulla spalla .. o forse, pensandoci bene, no, fatto sta che non ricordo. 
Da quel momento, è tutto un vortice confuso.
Repressi la voglia di gridargli contro - Gli ho detto che sono felicissimo di affidarti a lui - rise, già rise. Sbriciolò quel poco di coraggio che mi ero autoimposta e nel contempo mi fece sorridere amaramente. Brutta cosa quando ti piace, anche se ride di cose che ti fanno male.
- Mi sono sentito un po' come se fossi un fratello magg.. - continuò imperterrito, interrotto solo nel momento in cui i nervi mi salirono alle stelle. Idiota. Glielo dicevo spesso che lo era, ma sempre per motivi al di fuori di cuore o stupidaggini del genere. 
Mi alzai in punta di piedi, la mano afferrò il colletto bianco, così da aiutarmi nell'impresa di avvicinare il mio viso al suo. Un bacio. 
A volte, dicono che un bacio dice tutto, ma pochi secondi dopo essermi ricomposta, preferii aggiungere altro: 
- Idiota - non lo guardai, feci retro marcia e tornai nella sala, per poi evitarlo e sparire. 



Quella solita, continua, fastidiosa sveglia prese a suonare per almeno una buona decina di minuti. 
Ancora sotto alle coperte, allungai la mano, la spensi e la misi sotto al cuscino. Mugugnai soddisfatta, raggomitolandomi su me stessa e coprendomi totalmente sotto il piumone, ma niente da fare, è proprio impossibile riprendere i sogni da dove si sono interrotti, eh ? 
Mi alzai perciò di scatto a sedere, le mani strette alle coperte .. della serie : via il dente, via il dolore. Mi arruffai i capelli con la destra, sentendoli corti fra le dita e mugugnai di nuovo - come se non sapessi far altro al momento - voltando questa volta lo sguardo verso la finestra della stanza, mentre dalle tendine rosse filtrava quel poco di sole d'alba. Scesi piano, lentamente. Figuriamoci se mi azzardo a correre; col precario equilibrio che mi ritrovo, la lentezza è un diritto. Andai in bagno, quasi rischiando di appisolarmi, nel mentre mi posavo col busto alla porta. 
Sonno, troppo sonno.
Quasi alla cieca, infine riuscii a trovare il lavandino, affogandomi con dell'abbondante acqua tiepida, prima di azzardarmi a guardare quel riflesso sullo specchio arrotondato e dalla cornice argentata. Una ragazza mi guardava di rimando, accigliandosi e facendo piccole smorfie con le labbra. Sbuffava. Una bionda, capelli corti ed arruffati, il viso di chi non dorme da molto e indosso un completo color pesca, non appropriato per l'inverno. Altro affondo d'acqua, prima di riuscire a ragionare quasi in modo lucido e sussurrare un - ah, un'altra giornata. Fantastico! - un po' per ironia, un po' perchè ci si spera sempre no? 



Sono ritornata dopo quasi un anno, e rileggendo, ho deciso di risistemare il tutto, con tanto di capitoli più corti rispettto a quelli di prima, cosi da facilitarvi - spero - la lettura. Inoltre, dedico questa Fanfic, a delle amiche speciali, che son state capaci di dare un carattere, una delineata sagoma, a ciascun personaggio che apparirà a seguire. Grazie a loro e grazie a chi, recensirà, leggerà e mi aiuterà a migliorare.

Mela.

  
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