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Autore: Liy    21/05/2011    2 recensioni
C'era un piatto con un solo biscotto al centro del tavolo a cui erano seduti.
Un solo biscotto... e Ronove non era da nessuna parte.
“Su, prendilo te, mocciosa~”
[Spoiler ep3][BatoBea]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Primula
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BatoBea.
Rating: Verde.
Genere: Fluff, slice of life.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Una fanfic pessima è una fanfic pessima. Questa cosa è stata scritta nel giro di poche ore - tecnicamente ha tre giorni di vita, ma l'ho "scritta" per circa 15 minuti il primo giorno, l'ho aperta e fissata per 2 minuti il secondo e finita solo stasera xD.
La cosa... mh, "bella", è che so già che a qualcuno piacerà, nonostante io non ci trovi nulla di speciale o particolare. E' così... blah.
Ma mi contraddiranno, e io non avrò voce in capitolo, già lo so.
Vabbeh, leggete pure e ci vediamo alla prossima! :3
Ah! Questa voleva essere la fanfic che aveva richiesto hika... peccato che non sono riuscita a metterci l'angst come si deve.

Disclaimer: Loro due, come al solito, non mi appartengono. Nemmeno se oggi è il Rapture Day.



Primula

 

C'era un piatto con un solo biscotto al centro del tavolo a cui erano seduti.

Un solo biscotto... e Ronove non era da nessuna parte. Nessuno avrebbe potuto far tornare quel piatto pieno – tranne qualcuno in grado di usare la magia, magari... tranne Beatrice, magari, ma farli apparire dal nulla non avrebbe suscitato in loro lo stesso effetto che sentivano quando Ronove s'avvicinava con il piatto fumante fra le mani.

Battler fissò la ragazzina davanti a sé, gli occhi blu come il mare coperti da pochi ciuffi biondi che spuntavano appena dal bordo del tavolo da tea. Intravedeva appena le gote rosate sotto gli occhi grandi ed ingenui.

“Su, prendilo te, mocciosa~”

“Non chiamarmi mocciosa, Battler! Sono ancora Beatrice, la strega dorata! La strega senza limiti che ha vissuto per mille anni! La padrona della notte su Rokkenjima-”

“Sì, sì. Comunque prendilo, dico sul serio”, spinse il piatto verso di lei, chiudendo gli occhi e alzando il capo per non vederla in volto, “non ho più fame. Sono pieno.”

“Bugiardo.”

“Senti chi parla.”

Seguì il silenzio, quando le piccole dita si strinsero attorno al biscotto – un lieve broncio sul viso dai tratti dolci e leggeri.

“Io mantengo sempre le mie promesse. Non sono una bugiarda.”

“Ne hai appena detta una~” canticchiò il ragazzo, lasciandosi andare nella sedia, scivolando lentamente indietro e portando le braccia dietro alla testa, “ricorda che le bugie hanno le gambe corte~! ”

“Non è vero”, fu la risposta della bambina che iniziò a far ciondolare le gambette sotto al tavolo, “altrimenti tu ora saresti più basso di me!”

Lo fissò con aria imbronciata e poi, dopo qualche secondo, come se avesse riflettuto attentamente prima di fare quel gesto, gli mostrò la lingua.

“Eeeh~ Seriamente, Beato. Ora che hai anche l'aspetto di una bambina, il tuo comportamento mi sembra più adatto, ihihi~!”

“Ba-Battleeeer!!”

Il ragazzo continuò a ridere, incurante del volto completamente arrossato della ragazzina che aveva davanti, incurante del fatto che quel biscotto solitario fosse già scomparso fra le fauci del famelico scoiattolo che era Beatrice – anche se ora era più... piccola.

“Comunque, Beato”, un largo sorriso sul volto da sciocco ingenuo, “perché sembri... una bambina? Non me lo hai ancora spiegato...”

“Non lo so, davvero. Mi sono svegliata così stamattina. Ho aperto gli occhi e quando ho cercato di scendere dal letto sono caduta – e mi sono fatta male, ma nulla di serio. Pensavo fosse perché non avevo appoggiato bene il piede a terra, invece poi ho capito che il mio piede non aveva nemmeno sfiorato il pavimento. Scommetto che c'entrano qualcosa Ronove, Gaap e la maestra, dato che non sono ancora riuscita a trovarli. Ma appena li troverò... me la pagheranno, soprattutto Gaap – sono sicura che l'idea sia partita da lei. La maestra era sicuramente d'accordo con tutto, e Ronove deve averle aiutate. E... ora che ci penso, non ho ancora visto nemmeno le Sette Sorelle. Sono sicuramente tutti nascosti da qualche parte, ridendo della situazione in cui mi hanno cacciata! Aaaah, me la pagheranno!! Avete sentito!? Pagherete per questo! Pagherete per aver fatto diventare la Grande Strega Dorata, Beatrice, così!!”

“... Certo che per essere una bambina così piccola parli un sacco! O forse parli un sacco proprio perché sei una bambina.”

Beatrice tacque e si pulì con le ora piccole manine la bocca, usando i lembi delle maniche per tirar via le briciole che si erano fermate sull'abito che indossava – un abito molto piccolo, che non vedeva da tempo ormai. Fissò gli occhi innocenti – o almeno, così sembravano – sui piedi scalzi che ancora ciondolavano sotto al tavolo e appoggiò il capo contro il bordo di quest'ultimo, continuando a guardare le proprie gambe ora così piccole, ma sempre pallide.

“C-che stai facendo ora...?”

Nessuna risposta seguì la sua domanda.
“Beato...?”

“Zitto. Sto cercando di pensare.”

“... A cosa?”
“Ho detto zitto.”

E Battler attese, perplesso. Rimase in silenzio per lunghi attimi, cercando di capire cosa stesse pensando l'avversaria e si sporse sul tavolo, guardandola con sguardo dubbioso.

Non parlava, ma almeno era ancora viva – la sentiva respirare.

“Beato...?”

Nessuna risposta. Ancora.

Picchiettò le dita sul tavolo sperando d'attirare la sua attenzione, ma lei non si mosse. Rimase lì, ferma, come se nulla fosse.

“Ehi, Beato...?”, posò una mano sulla sua spalla - e gli parve fosse particolarmente piccola e fragile sotto le sue dita enormi. La scosse appena, sperando d'attirare la sua attenzione, ma lei rimase muta e, quando s'alzò dalla sedia e si inginocchiò accanto a lei, notò che – contro ogni sua aspettativa ed ogni sua fantasia – Beato stava dormendo. Le passò una mano fra i capelli, spostandole appena la frangia, e quando notò il livido che aveva in fronte sorrise.

“Che idiota.”

Una delle manine era stretta ancora attorno all'orlo dell'abito e Battler l'afferrò delicatamente, guadagnando un basso lamento da parte della bionda ora non più così formosa.

“Su, ti porto a dormire.”

E, con un braccio dietro alla schiena e uno sotto le gambe, la levò lentamente dalla sedia, cercando di non svegliarla e di conseguenza causare l'ira della piccola strega.

“S-sia chiaro che ti porto in camera tua solo perché sei ridotta in questo stato... a-altrimenti non lo farei! Puoi starne certa!”

Un sospiro stanco fu l'unica risposta che ricevette. Sentì una mano afferrare saldamente la sua giacca e il sorriso che aveva in volto s'allargò teneramente.

Quell'idiota...

Dov'era finita la strega cattiva? Dov'era finita la strega crudele che aveva ucciso più e più volte la sua famiglia? Dov'era finita la sua avversaria agguerrita che mascherava la verità sotto ad una fitta nebbia di menzogne che adorava chiamare magia?

Non riusciva più a vedere quella persona – quell'essere che probabilmente esisteva solo nella sua fantasia. Non riusciva ad identificarla nella piccola creatura che stringeva fra le braccia e respirava ritmicamente contro il suo petto, le ciocche bionde che ricadevano spettinate sul volto dai tratti morbidi e leggeri.

E quando, imbarazzato e tremendamente impacciato, entrò nella stanza della donna e l'adagiò tranquillamente fra le coperte, non poté fare a meno di pensare che infondo gli mancava la risata stridula che quella bambina non gli sapeva dare. Fu in quell'istante che, per la prima volta da quando era iniziato quello strano gioco, si chiese cosa avrebbe fatto una volta tornato a casa. Avrebbe dimenticato Beatrice? E se l'avesse ricordata... come avrebbe potuto riprendere a vivere una vita tranquilla, una vita senza enigmi che lo sfidavano con fare incalzante e senza quel sorriso a trentadue denti pronto a deriderlo?

“Sei la solita idiota, Beato...”

 

Svegliandosi, la prima cosa che gli occhi di Beatrice scorsero furono delle ciocche rossastre fra le coperte che, normalmente, non sarebbero dovute trovarsi lì.

“Ba-Battler...?” sussurrò, sbattendo le palpebre più volte e cercando di mettere meglio a fuoco.

Era già pronta a svegliarlo a suon di calci quando notò il pezzo di carta che il ragazzo stringeva in una mano.

Attenta a scendere dal letto, diceva.

“Il solito idiota, eh, Battler...?”

 

   
 
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