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Autore: Ulisse85    22/05/2011    7 recensioni
Dopo la duna sulla quale erano saliti, e su cui li aveva appena raggiunti Chiara, c'era una scogliera rocciosa, che sembrava scolpita con un'arma affilata per le linee nette, definite, quasi violente che tagliavano il paesaggio e delimitavano mare e orizzonte.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rufus non riusciva ad addormentarsi.

Dopo la passeggiatina serale del dopo-cena lo avevano legato alla solita corda in giardino, agganciata al suo collare e lui si era sdraiato per terra a dormire davanti la sua cuccia di legno.

Ma dopo aver sentito quell'odore si era svegliato e non riuscire a riprendere sonno.

Le linee dolciastre e umide le aveva riconosciute subito: erano le stesse sentite quella mattina.

Gli erano rimaste nelle narici tutto il giorno e ora le sentiva di nuovo.

In lontananza, su muovevano, poi scomparivano per un attimo.

Ora erano più vicine.

 

Il piccolo meticcio le sentiva avvicinarsi come un grande animale un po' viscido che scivolasse a pochi centimetri da terra. Erano filamenti vivi di dolore e disperazione quelli che accarezzavano la sabbia e nascondevano il paesaggio; e di duna in duna, correndo parallelamente al mare muovevano verso la loro casa.

 

Ancora la nebbia non era arrivata ma Rufus ne percepiva l'odore e continuava a fissare il cancello chiuso del giardino, come se quell'animale capace di far sparire le forme e il paesaggio non potesse che passare di lì. Nemmeno si accorgeva di stare lievemente ringhiando, in modo abbastanza silenzioso e senza muoversi, la testa poggiate sulle zampe anteriori, gli occhi fissi nel buio e solo un lato del muso sollevato, come in un sorriso sghembo, lasciava intravedere una rispettabile dentatura da cane di strada quale era stato suo padre.

 

Non voleva fare rumori se non strettamente necessario. Le due donne si arrabbiavano molto quando ringhiava o abbaiava mentre era buio. Soprattutto quella che gli aveva dato da mangiare tutto l'inverno e il suo compagno che lo portava sempre a fare i bisogni dopo cena si agitavano molto e lui minacciava sempre di andare a prendere un oggetto chiamato giornale...

 

Il buio era più intenso del solito, saltuariamente la luna faceva capolino dietro qualche nuvola alta e lontana dall'aria indifferente e fendeva con qualche raggio di luce la notte ma senza illuminare e chiarire le forme, solo lasciandole intuire come in un pensiero fugace e sfuggente piuttosto che regalando certezze e tranquillità.

 

Marco si rigirava nel proprio letto, in preda ad incubi sconclusionati e discontinui che non lo lasciavano riposare ma nemmeno lo portavano a svegliarsi. Chiara sfinita dalla giornata movimentata continuava a sognare di correre lungo un percorso infinito, continuando a voltarsi verso qualcosa che non c'era.. il niente dietro di lei, il nulla come meta: solo una corsa sulla sabbia senza certezze né direzione.

 

Mara e Sebastiano dormivano girati verso sinistra con il braccio destro di lui che cingeva le generose forme della moglie malcelate dalla sottoveste larga e scivolosa che il lieve sudore della notte estiva aveva costretto ad assecondare la femminilità della donna. La sua mano si muoveva lieve e incosapevole nel sonno sulla pelle scoperta delle gambe di lei e il suo naso era immerso in quel suo lieve profumo dolce e sincero. Mara sognava di loro due a letto in un perenne preliminare che non giungeva mai a donare pieno piacere.

 

Cinzia fissava la parete, tesa in un sottile nervosismo senza nome. Giacomo la abbracciava anche dormendo, rassicurato dal peso della testa bionda di lei sul suo petto. Era esaltante addormentarsi con una donna del genere tra le braccia sapendo di ritrovarla al risveglio accanto a sé.

 

Nessuno di loro si rese conto della casa che gradualmente veniva circondata dalla nebbia, resa umida di sensazioni lontane. Solo Rufus cominciò a ringhiare leggermente più convinto. Non riusciva nemmeno a vedere più il cancello dal quale era sicuramente passato quello strano animale con i suoi filamenti freddi.

 

Ma ecco che accarezzavano la casa e indugiavano su ogni finestra, percorrevano le sagome avvolte nei pigiami estivi o in una camicia da notte come la carezza di un vento lontano che esplora un mondo nascosto. Non indugiavano su alcun particolare limitandosi a riempire gli ambienti di ovattata tristezza. Non erano lì per perdere tempo ma per una persona.

 

Veronica sollevò leggermente le palpebre ma senza vedere veramente. La sua camera era sfocata e fredda. Si mise a sedere sul letto stroppiciandosi gli occhi. Quindi si alzò e si diresse verso la porta. La aprì senza produrre alcun rumore e camminò lentamente per il corridoio.

 

Vieni piccola mia.... dobbiamo andare.

 

Seguiva la voce e l'umidità della nebbia, non aveva bisogno di guardare dove posava i piccoli piedi. Solo per le scale si accompagnò leggermente poggiando una mano alla parete.

Il calore della sua mano con il contrasto dell'umidità fredda che aveva pervaso ogni muro della casa generò piccolo goccioline d'acqua striate di rosso vermiglio, come una scia lungo il suo percorso.

 

È ora.. raggiungimi e staremo insieme..

 

Arrivò in fondo alle scale e inciampò lievemente in un oggetto lasciato a terra, si rialzò senza emettere un lamento nonostante la bottarella al ginocchio. La porta chiusa a chiave si aprì per lasciarla passare prima che lei la sfiorasse.

 

La mia nebbia ti accompagna, le mie mani ti sospingono, cammina piccola mia... stanotte è la tua notte...

 

Rufus attraverso la nebbia sentì la presenza di quella bambina che gli tirava sempre le orecchie ma che poi lo abbracciava senza motivo. Perchè stava uscendo? Dove andava? Non doveva andare nella nebbia. Il piccolo meticcio cercò di abbiare ma quella densa umidità sembrava ingoiare qualsiasi rumore per trasformarlo in niente altro che freddo. Doveva fermarla.. la sentì passare a pochi metri da lui, dalla sua cuccia. Cominciò a correre verso di lei per fermarla.

 

Un improvviso strattone e una brusca caduta a terra gli ricordarono che era legato. Ma ci riprovò, balzava in avanti ma la corda con cui era legato si tendeva e il collare lo strozzava.

Allora prendeva la rincorsa e di nuovo saltava in avanti e nuovamente veniva strattonato giù.

 

Intanto Veronica era scomparsa nella nebbia ma Rufus sapeva che era ancora nel cortile anche se stava andando verso il cancello.

Continuò a provare a raggiungerla ma senza risultati,

 

Stanotte ti donerò il mio destino, stanotte sarai con me...

 

Veronica trovò davanti a sé il cancello aperto e passò, uscendo, senza nemmeno avvedersene dal cortile di casa. Ogni tanto incespicava nella sabbia e cadeva. Non riusciva a svegliarsi, pensava di stare sognando ma sapeva che non era così. Non capiva cosa stesse accadendo e avrebbe voluto urlare ma quando ci provava la bocca non rispondeva e riusciva ad aprirla solo nella sua mente ma senza emettere alcun suono, solo ingoiando altra nebbia fredda.

 

Stanotte ti donerò il mio destino, stanotte sarai con me...

 

Rufus sentiva che Veronica si allontanava. Il collo cominciava a fargli male, allora cambiò strategia, afferrò la spessa corda con i denti e, tenendola ferma con le zampe, cominciò a roderla e strapparla. Era dura e aveva poco tempo, Veronica era sempre più lontana.

Quella corda non si voleva strappare e l'umidità l'aveva resa più difficile da mordere, sentiva che i denti gli facevano male, ma continuava... tirava e mordeva, rosicchiava e poi di nuovo uno strappo secco...

 

Stanotte ti donerò il mio destino, stanotte sarai con me...

 

Veronica camminava sulla sabbia senza curarsi del freddo notturno e di avere indosso solo un paio di shorts del pigiama e una canottierina. Camminando qualche vetro rotto le si conficcò sotto il piede: la sua unica reazione fu una lieve smorfia della bocca e una lacrima calda che le percorse il viso fino a cadere sulla sabbia.

Si era già allontanata parecchio da casa e stava andando incontro al suo destino, perchè quella era la sua notte. Cadde e si rialzò, proseguendo il suo viaggio.

 

Stanotte ti donerò il mio destino, stanotte sarai con me...

 

Finalmente Rufus cominciò a sentire la corda che cedeva sotto i suoi denti. Sentiva anche il sapore del proprio sangue misto a quello della corda, lo sforzo evidentemente gli stava facendo sanguinare le gengive.

Non si fermò: l'odore di Veronica era troppo lontano e doveva fare presto.. ancora qualche minuto e ce la avrebbe fatta.

 

Intanto la nebbia intorno alla casa si andava diradando, o forse si ritirava perchè aveva già preso quanto voleva e non aveva più bisogno di rimanere lì.

Il rumore del meticcio cominciò a sentirsi, non più attutito dalla nebbia. Rendendosi conto di riuscire ad abbaiare finalmente, e dolorante per il continuo mordere la corda, cominciò a lanciare degli ancestrali ululati di dolore e preoccupazione che svegliarono di soprassalto tutte e due le famiglie.

 

Il più lesto a svegliarsi dai propri incubi incoerenti fu Marco che corse alla finestra della propria camera appena in tempo per vedere Rufus che riusciva alla fine a strappare la corda e che partiva all'impazzata, correndo via dal giardino, all'inseguimento della nebbia per sparire nel buio della notte.

   
 
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