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Autore: Yukiko_Suzuki    23/05/2011    2 recensioni
Salve! Questa è la mia prima fic quindi siate clementi... allora...
Yusei è un demone che sfida la profezia che dice che in un isola vive un angelo capace di uccidere i demoni nonostante essi siano immortali. Yusei spinto dalla curiosità si reca su quest'isola per vedere come è fatto un'angelo. chissà se riuscirà a vedere l'angelo e se cambierà qualcosa in lui.... chissà se quest'angelo lo ucciderà... ma soprattutto cosa gli succederà?
[Yusei x Aki]
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un luogo dimenticato da Dio, temuto da tutti gli esseri umani, vivevano creature oscure che si cibavano delle anime degli umani. Questo luogo creato dal Diavolo era: Gli Inferi.
Le creature che ci vivono sono chiamati demoni e si recano sulla terra per mangiare l’anima al malcapitato che trovano durante la notte.
C’è un’isola in cui nessun demone va tranne uno. Uno che ha avuto il coraggio di sfidare la profezia. Questo demone era un ragazzo dagli occhi blu scuri come la notte e i capelli neri con ciocche dorate. Il suo nome era Yusei.
Questo ragazzo demoniaco fin da quando era un bambino aveva sentito di quella profezia che proteggeva l’unico posto sulla Terra in cui nessun demone andava e lui, infatti, fu il primo ad averci messo piede in quel preciso istante dopo 1000 anni. Nonostante i suoi amici avessero tentato di fermarlo, lui volle comunque affrontare questa sfida.
Non aveva paura di questa profezia:
“ In un’isola che si trova al centro dell’oceano Atlantico, vive l’unico essere che possa uccidere un demone. Nonostante i demoni siano immortali, in quell’isola vive una creatura in grado di uccidere un demone. Chiunque ci abbia messo piede dall’origine della nostra specie non è più tornato a causa di questa creatura. Questa creatura è chiamata dagli esseri umani: Angelo “.
Yusei non aveva paura, ma ammetteva che non era poi così temerario, era semplicemente curioso di sapere com’era fatto un angelo.

Nonostante i demoni fossero creature del Diavolo, provavano sentimenti, sapevano provare sentimenti, ma gli unici che esprimevano in pubblico erano solo odio, rabbia e crudeltà. Erano demoni non potevano di natura provare sentimenti positivi eppure potevano farlo, potevano provare emozioni positive come l’amore.
Se un demone provava amore verso essere umano non sarebbe più stato definito creatura oscura, loro dovevano impossessarsi dell’anima delle persone e non innamorarsene, coloro che s’invaghivano erano esiliati sulle isole-prigione che erano chiamate Triangolo delle Bermuda da cui non uscivano più.

Era notte fonda, Yusei non conosceva bene il posto poiché era la prima volta che ci andava e perciò decise che per quella notte avrebbe solo cercato di orientarsi in quell’isola anzi in quelle due isole, ce n’era una grande collegata con un ponte da una piccola. Lui si trovava in quella grande, ma decise che forse era meglio esplorare prima quella più piccola che sembrava non ospitare tante persone giacché, anche se era notte, si vedeva bene il fatto che una parte di quell’isoletta era tutta distrutta. Yusei pensò che fosse il miglior posto dove stare per tutto il tempo finché non sarebbe tornato, semmai sarebbe tornato.
Non aveva paura, ma sapeva che forse c’era la probabilità che quell’angelo lo avrebbe ucciso per proteggere gli umani di quelle due isole, infondo gli angeli erano creature di luce che avevano il compito di proteggere i deboli. Questo, almeno, era ciò che Yusei sapeva su di loro.
Il ragazzo raggiunse quella parte dell’isoletta saltando tra i grattacieli e non facendosi notare mentre correva ad alta velocità sul ponte.
Quando arrivò, non vide altro che case distrutte, macerie di forse palazzi caduti, muri ancora in piedi e altro ancora che riguardava sempre la desolazione di quel posto. Camminò per conoscere un po’ il territorio, ma dopo un’ora dovette fermarsi e trovare un posto al buio. Dagli Inferi era partito un po’ tardi e il sole stava per sorgere. I demoni come lui non potevano stare alla luce del sole se non con una certa protezione e in quel momento Yusei non possedeva niente che potesse proteggerlo dai raggi solari così dovette stare per un giorno intero nei sotterranei di un edificio.
Il ragazzo poteva rimanere per due, tre mesi senza mangiare anime, ma a volte la tentazione c’era visto che si trovava in mezzo agli umani e non poteva fare niente per non dare nell’occhio.
Finalmente tornò il buio e Yusei poté uscire dal suo nascondiglio. Stavolta, con tutto il tempo che aveva, avrebbe perlustrato sia quella parte dell’isoletta che non conosceva ancora sia l’isola più grande.
Si diresse verso la parte abitata dell’isola più piccola ma prima, mentre stava camminando, pestò qualcosa che gli ritornò utile: erano vestiti. Ora Yusei indossava una giacca nera, una camicia grigia e dei jeans tra grigio e azzurro.
Pensò che forse, ora potesse spacciarsi per un umano vestito così e, infatti, nessuno s’insospettiva al suo passaggio tra le strade, teneva gli occhi puntati verso il basso perché aveva ereditato dal padre uno sguardo piuttosto freddo e credeva che potesse mettere a disagio qualcuno.
Camminava e girava intorno quella piccola città che lui considerava villaggio per le sue dimensioni, si era abituato a città grandi come New York quindi quella mini-città lo considerava molto piccolo. Dopo qualche oretta finì il suo giro e sentì da qualche passante che erano le 11:30. Tra mezz’ora sarebbe stata mezzanotte, aveva ancora tutta la notte davanti quindi con calma si diresse verso la città più grande e mentre camminava, la città diventava sempre più grande ai suoi occhi e qualcosa gli diceva che non gli sarebbe bastata solo questa notte per esplorarla completamente da cima a fondo.
 La città era completamente illuminata dalle luci dei locali e dalle migliaia dei lampioni. Yusei lo trovava alquanto fastidioso per sé, ma dovette accettarlo, anche perché la città era, molto più grande di quanto pensasse e non era saggio rinviare l’esplorazione a un’altra notte.
Gironzolava per le strade non deserte cercando di farsi notare il meno possibile e tentando di resistere al fastidio che gli provocava tutta quella luce, ce ne era talmente tanta che credeva fosse già sorto il sole, ma se fosse stato sotto la luce del sole, si sarebbe volatilizzato nel nulla, almeno gli dicevano così... nessun demone era mai apparso alla luce del sole poiché i demoni di natura dovevano stare al buio e non alla luce, soprattutto se quella del sole.
Camminava, camminava finché non pestò un’altra cosa: un cappello. Yusei distinto lo indossò e, per sua fortuna, la luce non gli dava più fastidio, pensò che forse l’avrebbe protetto anche di giorno, ma era meglio non rischiare e dopo essersi guardato attorno per memorizzare il paesaggio continuò la sua perlustrazione.
Dopo un po’, decise di fermarsi in un parco, amava la natura, pochi dei suoi simili apprezzavano cosa offriva la terra e questo un po’ gli dispiaceva. Vide un albero molto alto e poi realizzò che era quello più grande in tutto il parco. Si avvicinò, ma andò a sbattere contro una persona, dal suono che aveva emesso per lo scontro e per la caduta, intuì che era una ragazza e infatti i suoi sospetti erano fondati. Quando aprì gli occhi, si ritrovò una ragazza dai capelli rossi e occhi nocciola che si stava massaggiando la testa. Yusei si alzò e le tese la mano per aiutarla. Le chiese se stava bene e lei gli rispose di si, sorridendo. Per Yusei era la prima volta vedere un sorriso da così vicino, ma non ci badò molto e subito le chiese cosa ci faceva a mezzanotte passata in un parco deserto. Lei rispose che doveva badare a un bambino fino a mezzanotte e che ora stava tornando a casa. Il ragazzo si limitò ad annuire e le disse prima di andarsene che era meglio se facesse in fretta a tornare a casa, di notte era molto pericoloso stare da soli. La ragazza lo guardò un attimo e poi andò per la sua strada. Yusei continuò il suo giro fino a quando non si videro le prime luci del sole, corse talmente veloce che poteva far concorrenza ad una Ferrari per tornare nel suo nascondiglio. Riuscì a tornare nel sotterraneo di quella casa prima che i raggi solari potessero colpirlo visto che aveva utilizzato le stradine all’ombra.
Appena arrivato, Yusei si sedette su una vecchia sedia che aveva trovato lì. Si mise a pensare agli umani. Guardò l’orologio che aveva “preso in prestito” da qualcuno. Indossava ancora quei vestiti che aveva trovato, non li trovava poi così brutti e quindi decise di tenerli.
Era incredibile il modo in cui si era trattenuto a non mangiare qualche anima...
Era in mezzo agli umani e non ne ha mangiato neanche uno...
Roba da non credere...
Solo ora capiva che c’era qualcosa che lo differenziava dai suoi simili, e cioè il fatto che non gli andava molto a genio uccidere le persone solo per mangiare le loro anime.
Gli dispiaceva... anche perché era un modo per sopravvivere...
Sbuffò, non capiva perché solo adesso stava pensando a questi dettagli...
Si appoggiò al muro con la sedia inclinata e piano piano si addormentò.

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SPAZIO AUTRICE:

Ciao! Questa è la mia prima fic! Vi pregherei di essere clementi.... sapete.... ho poca esperienza sul campo.... quindi si accettano critiche e dritte sulla grammatica
ortografia e soprattutto... cosa ne pensate di questa storia???
Grazie in anticipo per chi leggerà e mi raccomando recensite! ^-^

   
 
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