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Autore: Something Rotten    23/05/2011    2 recensioni
Erano tutti così sorridenti e felici, così speranzosi che aveva persino paura a parlare. La musica era la sua vera anima, la musica era tutto ciò che aveva sempre avuto o voluto, ma in quel preciso istante sembrava tutto vano ed illusorio. Quasi che dall'alto dei suoi diciotto anni riuscisse veramente a vedere cosa era proficuo e cosa non lo era. La sua voce era l'unica cosa che gli serviva per farsi sentire ed ascoltare da chi, come i genitori, non aveva un cuore abbastanza grande da poter amare, contemporaneamente, la religione e i suoi figli, la voce era l'unica cosa buona che gli avevano dato e l'avrebbe usata fino alla fine dei suoi giorni per cantare o almeno così aveva sempre detto. Eppure erano due anni che la usava e nessuno se ne era ancora accorto. Gli sembrava uno spreco di tempo, una bischerata, una ragazzata che non l'avrebbe portato da nessuna parte, tanto meno in giro per il mondo. Lui aveva l'affitto da pagare, la scuola, e quella macchina che erano anni che voleva comprare e non aveva nessun soldo in tasca per permettersi di sprecare il suo tempo in quel garage.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi ero mentalmente promessa di non iniziare più nulla, ma non ci sono riuscita ç___ç Il mio cervello è tardo, se non scrivo quello che vuole non mi fa scrivere nient'altro ù_ù
Non so perché ma la mia fissa per i tatuaggi mi ha portato anche a scrivere questo, mi scuso per la tematica scontata e tutto il resto e credo di portarla a termine, insieme alle altre 4934903 fiction ù_ù
God Blees me (Y).
Travis qui sotto è il cantate dei Gym Class Heroes e non ci sarà solo lui, sarà una bella accozzaglia di Fueled by Ramen. Yuppi. :)
Spero che qualcuno abbia il coraggio di arrivare alla fine,
Yo!
{Leaves are on the ground
Fall has come
Blue skies turning grey
Like my love}


G
li agenti atmosferici erano contro di lui. Doveva percorrere tutta la piazza centrale e metà della periferia con il motorino per arrivare all'aeroporto ed il cielo, che prima era azzurro e limpido si stava velocemente tramutando in un cielo grigio topo, quasi come il suo amore. Aveva scelto lui di diventare un tatuatore e di lasciare la band, era stata una sua scelta consenziente e ponderata, non poteva permettersi di rimpiangerlo, non ora che i suoi vecchi amici avevano avuto la loro occasione d'oro di esibirsi di fronte ad un producer. Non poteva ostacolarli proprio ora. Come se il cielo grigio non bastasse, quel ferrame che si ostinava a chiamare "motorino" non aveva alcuna intenzione di partire, anzi il motore continuava a girare a vuoto. Non poteva permettersi un taxy, né tanto meno poteva farla a piedi o chiedere un passaggio agli altri. Nessuno degli altri tre sapeva che stava andando a salutarti, forse perché nessuno degli altri tre aveva deciso di informarlo della loro partenza, lo aveva saputo tramite il padre di Spence che aveva il negozio proprio davanti al suo studio e che, quando capitava, lo andava a trovare, facendogli qualche domanda - era sempre stato sicuro che fosse Spence a mandarlo-.  Era bloccato in quella piazza, accanto al proprio negozio e lontano dall'aeroporto dove i suoi migliori amici stavano partendo per un'avventura che si sarebbe rivelata la migliore della loro vita. Decisamente c'era qualcosa di ultraterreno che non voleva renderlo felice.
Si era guardato intorno, cercando il suo collega preferito, nonché uno dei pochi ad avere pochi neuroni.
« Travis, dammi un passaggio, per favore! » aveva urlato sbracciandosi il più possibile per farsi vedere dal ragazzo.
« Sali, cretino! Muoviti che ho da fare... » gli aveva risposto lui scuotendo la testa ed aprendo lo sportello della sua vecchia macchina scassata « Quando ti deciderai a comprare una macchina invece che girare con quel rottame? No perché cade a pezzi! »
« Quando diventerò il tatuatore preferito dalle star. » aveva risposto atteggiandosi da divo.
« Non si può dire che tu sia un cliché, un tatuatore effeminato come te non si è mai visto, davvero.  » gli aveva detto ironico Travis scompigliandogli il ciuffo.
« Non si può dire lo stesso di te, però! Un nero hiphop? Una cosa nuova insomma, ci manca solo che sai rappare... »
« Ma io so rappare! Dove la porto signora? »
« All'aeroporto, devo dire addio al mio passato. » aveva commentato laconico mentre i ricordi affollavano la sua mente.

« Voglio un poster di noi stessi in camera mia. Figo, no? » aveva chiesto Spencer fissando il poster dei Blink 182
« No, è da sfigati! Non puoi essere fan di te stesso. » gli aveva risposto Brent ridendo e rubandogli le bacchette dalle mani. Erano tutti così sorridenti e felici, così speranzosi che aveva persino paura a parlare. La musica era la sua vera anima, la musica era tutto ciò che aveva sempre avuto o voluto, ma in quel preciso istante sembrava tutto vano ed illusorio. Quasi che dall'alto dei suoi diciotto anni riuscisse veramente a vedere cosa era proficuo e cosa non lo era. La sua voce era l'unica cosa che gli serviva per farsi sentire ed ascoltare da chi, come i genitori, non aveva un cuore abbastanza grande da poter amare, contemporaneamente, la religione e i suoi figli, la voce era l'unica cosa buona che gli avevano dato e l'avrebbe usata fino alla fine dei suoi giorni per cantare o almeno così aveva sempre detto. Eppure erano due anni che la usava e nessuno se ne era ancora accorto. Gli sembrava uno spreco di tempo, una bischerata, una ragazzata che non l'avrebbe portato da nessuna parte, tanto meno in giro per il mondo. Lui aveva l'affitto da pagare, la scuola, e quella macchina che erano anni che voleva comprare e non aveva nessun soldo in tasca per permettersi di sprecare il suo tempo in quel garage.
« Ragazzi... io mollo. » aveva commentato laconico, posando il microfono nella sua stecca e fissandolo per l'ultima volta.
Nessuno dei suoi amici ne era rimasto sorpreso, avevano un presentimento strano da un paio di giorni e l'apparente vivacità del ragazzo sembrava nascondere un'inquietudine interna, quindi non si erano sorpresi e non avevano voluto contraddire la sua scelta.
« Ne sei sicuro? » aveva chiesto Spencer avvicinandosi a lui per abbracciarlo.
« Come la morte. Non posso, non fa per me... vi auguro il meglio. » aveva biascicato rompendo l'abbraccio con l'amico e uscendo velocemente dal garage.
Si erano chiamati altre volte, gli aveva sentiti ma aveva dovuto cominciare dall'inizio con un altro gruppo, con altri amici, perché sentiva che non aveva più nulla a che spartire con loro. Aveva lasciato la band ed il gruppo, si era sentito un po come Jack Frusciante e per un attimo aveva sperato che qualcuno ci scrivesse un libro, ma nessuno lo aveva fatto, proprio perché nessuno conosceva lui e la sua vecchia band.

Si era risvegliato dai ricordi non appena che Travis aveva parcheggiato di fronte all'aeroporto.
« Ti aspetto qui, non fare tardi, okay? » aveva urlato fissandolo mentre correva a perdifiato verso l'entrata.
Aveva corso fino al terminale dove ci dovevano essere i passeggeri diretti negli Stati Uniti. Ma non c'era nessuno, era arrivato tardi e non li aveva neanche salutati. Era destino, lo aveva preso come un segno del destino, ormai era fuori da quel gruppo ed ormai non li avrebbe più rivisti.
   
 
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