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Autore: KanraChan    24/05/2011    5 recensioni
- Sai cosa diceva una leggenda giapponese? - domandò pacato, ignorando i borbottii contrariati del ragazzo che gli intimavano di lasciar perdere e di sbrigarsi, piuttosto che restare fermo come un idiota.
- Ti sembra il momento di raccontare leggende? - lo canzonò fermo e allo stesso tempo stanco di ricevere soltanto espressioni perennemente felici che sembravano non riporgli le dovute attenzioni. Non che lui necessitasse delle sue attenzioni, ovviamente.
Yamamoto fece schioccare la lingua: - Narra la storia di un ragazzo ed una ragazza che si innamorarono proprio su un campo di viole, dichiarandosi un'amore eterno e indissolubile. - aggiunse, senza voltarsi verso l'argenteo.
Gokudera inarcò un sopracciglio, non riuscendo a comprendere dove volesse arrivare con quelle parole. Così, si limitò a fissarlo con irritazione crescente.
- Si dice che se una coppia raccoglie una viola e se ne prenderà cura, il loro amore sarà eterno. - concluse, lo stesso sguardo assottigliato che gli mostrava in rare occasioni e che, puntualmente, lo rendeva più imbarazzato del previsto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legend 8059













Sotto il tiepido calore della primavera, i novelli boccioli sulle cime degli alberi spogli cominciavano a sbocciare lentamente, mostrando le prime foglie verdeggianti oppure qualche piccolo fiore appena maturo.
Tre ragazzi osservavano con sguardo quasi vacuo le chiome ancora nude che si preparavano alla loro successiva fioritura: chi sorrideva allegro a quella vista, chi tranquillo taceva in silenzio, chi, invece, si concentrava sul rumore dei suoi passi.
Tutto si svolgeva come ogni giornata; Tsuna affiancato dai suoi amici, pronti ad imboccare la via che conduceva a casa dopo aver affrontato l'ennesima giornata scolastica noiosa e spossante.
Ed era altrettanto quotidiano quando sia Gokudera e Yamamoto rivolgevano l'ultimo saluto al castano che, con un semplice sorriso, si apprestava a percorrere il vicolo opposto mentre gli altri due proseguivano verso la solita via.
Come sempre, entrambi lasciavano calare fra di loro quel silenzio pacifico che non desideravano corrompere con le proprie parole. Un silenzio che li avvolgeva come un morbido abbraccio, fino a fargli desiderare che tutto restasse nella sua semplicità. Nella loro piccola semplicità.
Una tranquillità che, purtroppo, fu destinata a rompersi con l'arrestarsi improvviso di Yamamoto, che lasciò Gokudera in bilico fra l'irritato ed il sorpreso.
Lo vide fare marcia indietro e sporgersi appena presso un piccolo giardino di una delle numerose villette del viale principale: un ampio sorriso ad occupargli il volto e lo stesso entusiasmo di un bambino che ho appena trovato un piccolo tesoro.
- Oye, idiota del baseball, che fai? - lo richiamò tipicamente, infilandosi le mani in tasca e assottigliando di poco lo sguardo.
Takeshi, con un gesto della mano, gli fece segno di avvicinarsi, senza smettere di guardare con apparente interesse oltre la piccola staccionata.
Sospirò: - Qual è il problema? - chiese quasi come un'accusa, corrucciando lo sguardo ed avvicinandosi al suo interlocutore che, entusiasta, rideva allegro ai suoi pensieri.
Yamamoto gli rivolse un'occhiata complice, indicando con un cenno del capo un gruppo di viole crescenti accanto al fusto di un pesco. Nel loro intenso colore regalavano uno splendido tocco di colore alla monotonia smeraldina dell'erba rasa.
Hayato non aveva mai visto delle viole, nè tantomeno aveva sviluppato un interesse particolare verso i fiori; ragion per cui non condivideva lo stesso "amore" del compagno verso delle piante.
- Sai cosa diceva una leggenda giapponese? - domandò pacato, ignorando i borbottii contrariati del ragazzo che gli intimavano di lasciar perdere e di sbrigarsi, piuttosto che restare fermo come un idiota.
- Ti sembra il momento di raccontare leggende? - lo canzonò fermo e allo stesso tempo stanco di ricevere soltanto espressioni perennemente felici che sembravano non riporgli le dovute attenzioni. Non che lui necessitasse delle sue attenzioni, ovviamente.
Yamamoto fece schioccare la lingua: - Narra la storia di un ragazzo ed una ragazza che si innamorarono proprio su un campo di viole, dichiarandosi un amore eterno e indissolubile. - aggiunse, senza voltarsi verso l'argenteo.
Gokudera inarcò un sopracciglio, non riuscendo a comprendere dove volesse arrivare con quelle parole. Così, si limitò a fissarlo con irritazione crescente.
- Si dice che se una coppia raccoglie una viola e se ne prenderà cura, il loro amore sarà eterno. - concluse, lo stesso sguardo assottigliato che gli mostrava in rare occasioni e che, puntualmente, lo rendeva più imbarazzato del previsto.
Più impacciato che irritato, Hayato si voltò di scatto verso la direzione opposta: - Cosa credi che mi importi?! - sbraitò, coprendosi il volto con una mano ed evitando di scontrarsi con lo sguardo del compagno.
Cosa poteva importare a lui di una futile leggenda come quella? Assolutamente niente. Eppure, per Yamamoto non sembrava.
Lo sentì ridere mentre si alzava: - Hai ragione, cosa vuoi che ci importi? - ribadì, affiancandolo poco dopo con il miglior sorriso mai sfoggiato in precedenza.
Con pertinenza infilò una mano fra i fili argentei della sua chioma, scompigliandoli affettuosamente: - Non noi non ne abbiamo bisogno. - un'espressione eloquente, ed un volto che si arrossava con il passare dei secondi.
- Ricorda che io non sono una ragazza. - asserì, scostandogli bruscamente il braccio, e rivolgendogli un'occhiata dura e quasi rassegnata, avrebbe ammesso.
Già. Lui non era una ragazza, e quella leggenda non calzava su di loro. Loro erano diversi. Non c'era niente su cui discutere o pianificare. Nulla.
Yamamoto inarcò entrambe le sopracciglia: - Cosa importa? Questo non è un problema. - gli sorrise.
Un sorriso amaro agli occhi di Gokudera. - Ma sì, che importa? - incalzò sarcastico, rivolgendogli uno sguardo di fuoco. Probabilmente lui non capiva, forse non voleva capire.
Per quanto tempo si sarebbero nascosti dietro una bugia che si ingrandiva con il passare dei giorni?
Per loro andava bene così.

- Sai cosa dice il resto della leggenda? - riprese, puntando ancora una volta le viole. - Che non importa chi sia colui a cui è rivolto il sentimento, ma quanto esso sia grande. Per questo soltanto chi si ama davvero riuscirà a prendersi cura di quella viola, e non la lascerà morire. - concluse.
Per quanto tempo ancora avrebbe cercato di convincerlo?
- Vuoi lasciarla morire quella viola? ...Vuoi davvero vederla morire? -
No. Non voleva. Ma cosa poteva fare?
Si scostò, avanzando di qualche passo: - Ma cosa possiamo fare?! - Sembrava quasi uno scherzo del destino. - Nulla. - Già. Nulla.
Fu in quel momento che si sentì avvolgere la mano. - Nulla. - un sorriso. - Ci basta questo. -
Sarebbe mai bastato? Qualcosa gli intimava di sì, una voce gli suggeriva che tutto ciò era impossibile.
- Ci basta questo... -
Ci basta? Ci basta questo? Per quanto ancora sarebbe andato avanti?
-
Sì, ci basta questo. -
Quello era l'importante; chi o cosa fosse lui non contava. Non avrebbe avuto importanza. Nè ora nè mai.
A loro, l'amore, sarebbe stato sufficiente.
Quello era l'importante, e lo sarebbe stato per sempre.















Da quanto tempo non scrivevo una 8029? Anche se... uhm, Gokudera mi sembra un po' troppo... poco Gokudera, ecco. * si uccide*
Comunque, la leggenda esiste veramente e l'ho trovava per pura casualità girando alcune immagini su Internete, ragion per cui non è di mia invenzione.
"Sumire" tradotto dovrebbe teoricamente essere "Viola" ovvero il fiore.
Spero sia uscito fuori qualcosa di leggibile, e che, in qualche modo, vi abbia interessato. :3




Golden Brown





 














   
 
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