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Autore: Ranpyon    21/02/2006    11 recensioni
Saaaaaalve!! Sono tornata a rompervi le scatole, contenti?? Questa nuova ff è, naturalmente, RYO-ICHIGO!!! Buona lettura!!!! -Baci Ranpyon-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eh Eh

Buonasera a tuttiiiii!!! eccomi tornata con una nuova fanfiction!!! Dato che "il vero amore" è quasi conclusa, ho deciso di pubblicare subito questa mia nuova fanfiction! spero vi piaccia!!!! Eh Eh... niente anticipazioni! Ma naturalmente......... RYO x ICHIGO!!!!!!

Premetto solo che la storia mi è venuta in mente guardando il telefilm "UNA MAMMA PER AMICA", (uno dei miei preferiti!) che ho conosciuto grazie a Viviana!! Thanks Viv, tvttttttttttb!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

BUONA LETTURA!!!! 

(E commentate, mi raccomando!! Ci conto!!!)

 

MOMOMIYA GIRLS

 

Capitolo 1: Quella notte di sedici anni fa.

 

Una ragazza sui quindici anni era seduta alla scrivania della sua camera e fissava il libro di storia con sguardo perso. Aveva letto quel dannato capitolo dieci volte, ma non era riuscita a memorizzarlo; era troppo agitata per la notizia che la madre le aveva dato pochi giorni prima.

Isuzu, questo era il nome della ragazza, era sempre stata una studentessa modello, ma da quando sua madre le aveva dato “la notizia” non riusciva più a concentrarsi come una volta.

Si alzò di scatto dalla sedia, chiudendo il libro con un colpo secco e precipitandosi fuori dalla stanza.

Scese di corsa le scale e andò in cucina, dove trovò sua madre intenta a bere una tazza di caffè e a leggere un giornale.

“Mamma!”

La donna si girò. Aveva capelli rossi lunghi fino alle spalle, mossi, occhi color cioccolato e la pelle bianca come il latte. Ichigo Momomiya, così si chiamava.

Indossava un tailleur grigio scuro che le risaltava le forme, e un paio di scarpe col tacco, anche se non tanto alto.

“Dimmi, Isuzu”

“Quando arriva?”

Isuzu si contorceva le mani a causa della grande tensione.

“Non lo so di preciso” Affermò Ichigo portandosi vicino alla bocca il bicchiere di caffè e poggiando la rivista sul tavolo.

“Forse domani o dopodomani”

“Ah...”

Delusa per non aver ottenuto una risposta precisa, Isuzu si voltò e si diresse in soggiorno. Si stese sul divano e accese la TV dove, di sicuro, avrebbe trovato qualcosa in grado di distrarla.

Ichigo, intuendo il suo stato d’animo, le si avvicinò e le si sedette accanto.

“Isuzu, cos’hai? Da quando ti ho detto che sarebbe tornato...” Disse, accarezzandole una spalla.

Isuzu si alzò e la andò a guardare.

“Tornerete insieme?” Chiese con sguardo serio scrutando la madre.

“Eh? Ma che domande fai?”

“Voglio sapere se tornerete insieme, mamma!”

Il viso di Isuzu divenne ancora più serio. Ichigo le accarezzò una guancia, regalandole un sorriso.

“Chi lo sa... Ma non devi preoccuparti di questo, ora. Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta, ok? Magari... verrà qui in Giappone solo per controllare i suoi affari. Sai che è un grande imprenditore e...”

“Sì, me l’hai già detto.”

Stavolta il tono di voce di Isuzu era stato molto freddo.

“Si può sapere cosa ti prende? Non è la prima volta che viene a trovarci, quindi non vedo dove sia il problema!”

Ichigo fissò la figlia negli occhi, per cercare di capire cosa le stesse passando per la mente.

“Il fatto è...” Iniziò la ragazza, ma non finì la frase.

“Il fatto è...? Continua, tesoro” La incitò la madre.

“L’ultima volta che è stato qui avevo sei anni. Sei anni, mamma! E non ricordo nemmeno che aspetto abbia! E se non dovessimo andare d’accordo?”

“Perché non dovreste andare d’accordo?”

“Perché... Non lo so perché, ma sono agitata!”

Ichigo sbuffò e abbracciò Isuzu.

“E’ tutto a posto. Non vedo perché non dovreste andare d’accordo” Disse.

“E poi... Se proprio non potrete sopportarvi, lo manderemo via, no? Dov’è il problema?”

Isuzu sorrise e si staccò dalla madre, alzandosi.

“Grazie, mamma...”

“Di niente, tesoro”

“Ora è meglio che vada a dormire. Domani mattina devo vedermi con Yoko davanti la stazione; andiamo a fare shopping”.

“Beh, allora divertiti, tu che puoi! Fino a quando rimane chiusa la scuola?” Anche Ichigo si alzò e tornò in cucina, seguita dalla figlia.

“Fra quattro giorni riapre... Senti, so che devi stare al ristorante, ma... se vuoi puoi venire con noi!” Affermò la ragazza.

“Oh, non posso proprio! Al ristorante c’è tanto lavoro, per cui non posso assentarmi”

“Ok, sarà per un’altra volta. ‘Notte!”

Isuzu andò al piano di sopra e si chiuse in camera sua. Erano le 23:30, e aveva abbastanza sonno. Si spogliò e indossò il pigiama; poi si infilò sotto le coperte.

La stanza era silenziosa, il che le permetteva di stare in santa pace. Aveva addosso una tensione inimmaginabile, che andava via via crescendo. Erano anni che non lo vedeva...

Perché aveva deciso di tornare all’improvviso? Certo, non le dispiaceva affatto rivedere suo padre, ma la cosa la metteva un po’ in soggezione. Lei aveva quindici anni, e sua madre trentuno. Il che significava che era nata quando Ichigo aveva sedici anni. L’aveva scoperto a sei anni, quando suo padre era venuto a trovarla per la prima volta. Ma a quell’epoca era molto piccola e non riusciva ancora a capire cosa realmente fosse successo. Invece ora aveva quindici anni, e tutto le era più chiaro: Ichigo era rimasta incinta a sedici anni ed era dovuta partire per il Giappone, così lei e il suo ragazzo si erano lasciati. L’unica cosa che si era sempre chiesta, e alla quale la madre si era sempre rifiutata di rispondere, era: perché non si erano sposati?

Era molto che non porgeva quella domanda a Ichigo e la curiosità stava diventando insostenibile. Si alzò dal letto, sicura che sua madre fosse ancora sveglia. Mentre apriva la porta della sua stanza, sentì il campanello suonare. Si affacciò in corridoio e scese le scale.

Quando arrivò al piano di sotto, vide sua madre davanti la porta che fissava una figura indistinta. Fuori era buio e non si riusciva a vedere chi fosse. O meglio, Isuzu non ci riusciva, ma Ichigo sì.

“Non mi fai entrare?”

Ichigo, al suono di quella voce, trasalì.

“Ryo!!” Esclamò abbracciandolo.

“Non ti aspettavamo così presto...!” Lo invitò ad entrare e chiuse la porta.

“...O così tardi, dipende dai punti di vista” Continuò la donna.

“Ah, già... scusa l’orario, ma sono arrivato proprio adesso e mi sembrava insensato andare in albergo” Affermò Ryo togliendosi il cappotto.

Isuzu era rimasta tutto il tempo immobile ad assistere alla scena, e ora Ryo la fissava.

“Isuzu... come sei cresciuta! Cosa fai, non vieni ad abbracciare tuo padre?”

Isuzu non si mosse; rimase immobile e spostava lo sguardo alternativamente tra suo padre e sua madre.

Poi, come mossa da una forza invisibile, corse verso il padre e lo abbracciò, stringendolo forte.

“Mi sei mancato, papà!!” Esclamò dandogli un bacio sulla guancia.

Ichigo sorrise a quella scena e posò il giacchetto di Ryo sull’attaccapanni.

Il giovane si staccò da Isuzu e le scompigliò i capelli affettuosamente, chiedendole come stesse.

Stavano proprio bene insieme...

“Isuzu, come mai sei scesa? Non eri andata a dormire?” Domandò Ichigo.

“Sì, ma volevo chiederti una cosa... però ora non è più importante!” Esclamò la ragazza tutta contenta.

“Se non sbaglio domani devi svegliarti presto... E’ meglio se vai a dormire”

“La mamma ha ragione, Isuzu” Ryo si avvicinò a Ichigo.

“Vai a dormire, domani potremo stare insieme quanto vorrai”

La ragazza, raggiante, annuì e tornò in camera sua, lasciando da soli i suoi genitori.

Non appena sentirono la porta della camera sbattere, Ichigo tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere sul divano.

“Per fortuna l’ha presa bene” Mormorò.

“Come?”

“Isuzu aveva paura di incontrarti. Sai, ora che ha quindici anni ha capito cos’è successo veramente...”

“Cioè, ha capito che ti ho messa incinta quando avevi sedici anni?”

Ichigo esitò un po’ prima di rispondere, ma, dato che Ryo aveva colto nel segno...

“Esatto”

Tra loro cadde un imbarazzante silenzio. Ryo si sedette vicino a Ichigo, e lei decise di alzarsi: la sua vicinanza la metteva in ansia.

“Vuoi... vuoi un caffè?” Chiese, scattando in piedi come una molla.

“Perché no?”

La donna andò in cucina e tornò dopo qualche minuto con una tazza di caffè fumante in mano. La porse a Ryo e lui la ringraziò.

Ichigo rimase a guardarlo.

Com’era cambiato! Aveva trentadue anni, ma ne dimostrava molti di meno. Aveva occhi azzurri come l’oceano e capelli biondi. Erano nove anni che non lo vedeva, ma sapeva che, anche se fossero passati cento anni, l’avrebbe riconosciuto tra mille, sempre e comunque.

“Perché mi fissi?” Chiese, sentendosi osservato.

“Perché sei tornato, Ryo?”

Quelle parole le uscirono dalla bocca senza che lei se ne accorgesse.

Lo sguardo dell’uomo divenne improvvisamente serio.

“Perché, ti da fastidio?” Domandò, indispettito.

“No, ma vorrei sapere perché”

“Semplicemente per vedere mia figlia... e te” Rispose con semplicità.

Ichigo, a quelle parole, perse la pazienza.

“Oh, avanti, Ryo! A che gioco stai giocando? Dopo nove anni mi chiami e mi dici che verrai a trovarci! Ti presenti qui nel bel mezzo della notte!! C’è qualcosa sotto, ti conosco troppo bene!”

Ryo si alzò e le si avvicinò.

“Le persone cambiano, Ichigo. Anch’io sono cambiato”

“Allora dimostramelo”

Ichigo incrociò le braccia e aspettò una sua reazione.

In un secondo, Ryo l’afferrò per la vita e l’attirò a sé.

“Avevo deciso di non sposarti perché quella notte con te era stata solo un’avventura. Ti ricordi quando te lo dissi, no?  Beh, quello che sto per fare è una cosa che il vecchio Ryo non avrebbe mai fatto”

Detto questo, posò velocemente le labbra sulle sue. Inizialmente le sfiorò soltanto, aspettando una reazione. Poi approfondì, stringendole possessivamente la vita. Ichigo era rimasta immobile: si sarebbe aspettata di tutto; tutto tranne questo.

Rapidamente, si staccò da lui allontanandolo con le braccia.

Si portò una mano alla bocca, dicendo: “Non farlo mai più...”

Ryo rimase fermo a guardarla.

“Sono cambiato, come puoi vedere”

“Questo non significa niente! Perché mi hai baciata??”

Ichigo aveva alzato la voce e ora gli stava praticamente urlando in faccia.

“Non urlare, potresti svegliare Isuzu”

Rendendosi conto che aveva ragione, Ichigo abbassò il tono della voce.

“D’accordo... Perché mi hai baciata?”

“Per dimostrarti che sono cambiato”

Ryo si diresse all’ingresso e prese il cappotto. Se lo infilò.

“Dove vai?” Domandò la donna.

“In albergo. Ho deciso di stabilirmi qui. Probabilmente per sempre”

Ichigo sgranò gli occhi.

“A presto”

Il biondo uscì di casa sbattendo la porta.

 

  
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