Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Jekkun    25/05/2011    7 recensioni
C’era un grande albero di ciliegie, al centro del bosco.
C’ erano andati insieme quella volta, Arthur e Alfred, a raccogliere i frutti maturi; le dita delicatamente intrecciate tra loro, gli sguardi lasciati cadere leggeri verso un tramonto semisciolto nell'orizzonte.
Sembrava una favola, era una favola.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ohohoh! Rieccomi all’attacco (?) con la cosa più indecentemente brutta che abbia mai scritto :°D  L’idea è partita da un viaggio mentale mentre mi riempivo di ciliegie dopo aver visto una certa puntata di Scrubs, non vi dico quale perché sarebbe un enorme spoiler per il finale D:
Hauevah, non so perché ho deciso di buttarla giù, forse sarebbe stato meglio se fosse rimasta un viaggio x° 
 
{Cherry juice ~

Succo di ciliegia}

 
 
 

C’era un grande albero di ciliegie, al centro del bosco.
C’ erano andati insieme quella volta, Arthur e Alfred, a raccogliere i frutti maturi; le dita delicatamente intrecciate tra loro, gli sguardi lasciati cadere leggeri verso un tramonto semisciolto nell'orizzonte.
Sembrava una favola, era una favola.
 
 
« Uffa, perché devo essere sempre io la principessa? »
« Perché sei troppo antipatico per fare l’eroe! »

 
 
 
« Il tuo eroe è tornato! Ti sono mancato, vero? Ti sono mancato? Eh? »
Gli occhi sono pieni di una risata dolce, che arriva al cuore di Arthur senza nemmeno dover attraversare l’aria che li separa.
« Ooh, shut up, fool! »
« Si, ti sono mancato!  »
Questa volta il suono delle risa di Alfred è tanto forte da far vibrare le orecchie dell’altro.
« Dopotutto sono un eroe, come potevo non mancarti?  »
 
 

« Non è vero! E poi neanche tu sei un eroe. »
« Si invece! E poi io ho già 8 anni, sono molto più coraggioso di te. »
« Dimostralo allora… »
«e cosa dovrei fare? »
 
La mano di Arthur si alzò piano. L’indice era puntato verso la cima dell’albero, dove troneggiava la ciliegia più rossa.
 
 « Prendimi quella. »

 
 
« A proposito, Kirk…devo parlarti di una cosa… »
« Prima io. »
L’inglese sbuffa e con un dito fa segno ad Alfred di tacere. Abbassa lo sguardo, tenta di formulare un discorso. Prende più volte fiato, senza riuscire a pronunciare nemmeno una sillaba.
« Ti prego, Kirk! E’ important-»
« Tivogliobene. »
Si blocca di colpo, l’americano, l’azzurro intenso dei suoi occhi si fonde per un attimo con il verde smeraldo di quelli dell’altro; entrambi rimangono in silenzio per un tempo che sembra infinito. L’uno incredulo per aver sentito le uniche tre parole che mai si sarebbe aspettato, l’altro perché alla fine ci è riuscito davvero, a pronunciarle, ed in fondo non è stato nemmeno così difficile. Sorridono, poi, perché c’è ancora il profumo leggero di quella frase ad addolcire l’aria.
 

« L’ho presa, Arthur! Ora ammetti che sono un eroe? »
« Tsk, ci sarei riuscito anch’io. »
« Certo, intanto la ciliegia più buona adesso è mia! Come la mettiamo? AHAHAHA!  »
« Okay, okay, è tua, idiot! Però ora scendi di lì, è pericoloso.  »

 
E’ questione di un attimo. Lo sguardo di Alfred si fa più spento, si appoggia all’inglese quasi avesse bisogno di un sostegno per non crollare a terra come un peso morto.
« Ora io vado, Kirk. Però prima devi promettermi che farai una cosa per me. »
Non sono più ingenui, i suoi occhi. Non sono più vivi. Come gli occhi di un cieco guardano senza vedere, trapassano Arthur lasciandogli addosso soltanto un brivido freddo.
« Di che stai parlando, dove te ne vai? »
L’altro ignora la domanda e continua a parlare, lo sguardo fisso e la voce sempre più fievole.
 

 « Macchè, cosa vuoi che succeda? Mangerò la mia bella ciliegia da quassù, perché c’è una vista stupenda!  »
« Alfred, non fare l’idiota! Scendi subito di lì. »
« Ehi, guardami! Sono Arthur, ho delle sopracciglia enormi e ho paura di salire su un alberello! AHAHAH!  »

 
 
 
« Devo andare, Kirk. Prometti. Ti prego, prometti… »
« Si può sapere di cosa cazzo stai parlando?! »
L’inglese alza la voce, quasi urla mentre Alfred gli appoggia le mani sulle spalle, la schiena leggermente incurvata per rendere i loro volti più vicini.
« Devi promettere. Prometti di perdonarmi…prometti di perdonarti.  »
« Smettila di dire stupidaggini adesso, mi stai spaventando! »
Ma Alfred non smette di parlare. Stringe di più la presa sulle spalle, alza la voce ed il suo sguardo si fa più deciso.
« Insomma, Kirk! Sono passati dieci fottutissimi anni, le cose non possono restare così per sempre! Io devo andare, tu devi viver-»
« BASTA! »
Arthur spinge via l’americano con un pugno, abbassa lo sguardo per non mostrare le lacrime che gli rigano il viso. Tira su col naso, come farebbe un bambino arrabbiato, si asciuga gli occhi con una manica della felpa.
E trema.
Trema per la tristezza, trema per la rabbia, trema per la paura.
Trema perché non vuole essere lasciato solo, perché sa di non potercela fare. Perché ha bisogno del sorriso ingenuo di Alfred,  perché senza il rumore della sua risata sente che il suo cuore potrebbe smettere definitivamente di battere.
« N-non puoi. Non puoi andare via, non puoi lasciarmi solo. Non puoi. NON PUOI! »
L’altro sorride dolcemente, lo sguardo incontra quello dell’inglese per un’ultima volta, prima che le labbra sussurrino un addio quasi muto, strozzato dal rumore della porta che si apre piano.
 
 
 
 

Poi il ramo si spezzò.
Capitò tutto troppo in fretta per spaventarsi, aggrapparsi a qualcosa o semplicemente urlare, il tempo parve inchiodarsi a terra insieme alla luce del tramonto.
Un corpo precipitò al suolo come un sacco vuoto a pochi centimetri dal piccolo inglese, immobile per il terrore. Le labbra sottili stringevano il nome di Alfred, incapaci di lasciarlo andare se non in un urlo strozzato.
E mentre le lacrime graffiavano gli occhi per poter scendere libere, il volto dell’altro si tingeva dello stesso colore del succo di ciliegia matura.
 
« ALFRED! »

 
 
« Con chi stavi parlando? »
« E con chi diamine avrei dovuto parlare? Con Alfred, no? »
« Arthùr, ti prego, non di nuov- »
« Smettila di chiamarmi così, il mio nome è ARTHUR! Alfred, diglielo anche t- »
Si blocca di colpo, Arthur, lo sguardo fisso contro l’angolo accanto alla finestra.
« …era qui…era… »
Francis si passa una mano sulla fronte, un’espressione esausta dipinta in viso. Emette un sospiro rassegnato, si volta e lascia stanza, chiudendosi la porta alle spalle con delicatezza.
L’inglese rimane solo, in silenzio, mentre le lacrime gli accarezzano le gote. E vorrebbe urlare, chiamare quello stupido americano che per l’ennesima volta l’ha lasciato solo, ma la voce non è che un sussurro.
« Lui…era qui…  »
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Jekkun