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Autore: aki_penn    25/05/2011    3 recensioni
Sarà la festa più simmetrica di sempre!!
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liz Thompson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia super stupida nata da un pretesto super stupido. Dato che finalmente mi sono liberata di un esame avevo davvero voglia di scrivere qualche cosa dato che ora non ho più da studiare. Spero che possa strapparvi almeno un sorriso!! Aki_Penn

 

 

I topi non avevano nipoti

 

Era lì, il maledetto, persisteva, stoico, a resistere all’azione nelle pinzette per sopracciglia. Ma Liz non era una alle prime armi. Quel maledetto pelo superfluo se ne sarebbe andato! Anche se ci avesse dovuto mettere ore, l’avrebbe sradicato!

Grazie al cielo, di ore non ce ne vollero, e Liz riuscì presto a guardare il sole , con aria impertinente “Non ci credevi vero,  che ci sarei riuscita anche senza Kid, eh?!” esclamò in tono di sfida. L’astro, del canto suo, le donò una risata ansimante come era solito fare con tutti.

Liz lo ignorò e salì coi piedi sulla panchina di legno che era stata posizionata di fronte al campo da basket.

“Ehi! Statemi a sentire!”urlò al di sopra degli schiamazzi di Black*Star, che non poteva non mettersi in mostra come al solito.

Tutti si voltarono verso di lei perplessi. Compresa sua sorella, che come al solito viveva nel mondo dei sogni e delle giraffe dal collo spezzato.

“Oggi sono andata a trovare lo psicologo di Kid”cominciò, tutti sapevano che il barbiere aveva sbagliato a tagliargli i capelli rendendolo poco simmetrico e causandogli un inevitabile trauma.

“Anche se dovrà continuare con la terapia, domani verrà dimesso e potrà tornare a casa!”esclamò allegra. Il suo pubblico la guardò perplessa, a parte Black*Star che la guardò male perché si stava mettendo più in mostra di lui.

“Sapete che giorno è domani?” chiese speranzosa di aver interpretato male le loro espressioni.

“Domenica?” azzardò Patty che non sapeva dove volesse arrivare sua sorella.

“No! E’ il compleanno di Kid!” sbottò adirata sbattendo lo stivale sul legno della panchina.

La sua esclamazione fu accolta da un coro di “Aaah!”.

Liz incrociò le braccia sotto il seno, battendo ritmicamente il piede sulla panchina “Quindi gli organizzeremo una festa!” esordì “Voglio che sia una festa a tema, idee?”

Tempo pochi secondi e i ragazzi se ne erano tutti tornati a giocare a palla, a parte Black*Star che si dondolava come una scimmia dal canestro, per essere sicuro di essere notato.

“Delle giraffe?” domandò Patty ridanciana.

“Patty questa festa è per Kid, non per te!” strillò sua sorella, a cui il potere decisionale dava alla testa.

“Qualche cosa di simmetrico, sicuramente” disse Maka sedendosi sulla terra polverosa del giardino pubblico.

Liz annuì “Quello è certo, più che altro per la sua salute, non vorrei che lo ricoverassero nuovamente. E Patty, se mettiamo otto vasi, cerca di non romperli!”aggiunse poi voltandosi verso la ragazza.

“Sissignora!” esclamò Patty con un saluto militare che, Liz, sapeva, non dava nessuna garanzia di successo nonostante fosse stato fatto con incredibile ardore.

Liz sospirò e guardò Tsubaki, che era l’unica persona che non aveva ancora parlato.

L’arma sorrise imbarazzata “Le piramidi? Sono simmetriche vero, le piramidi?”

Liz trasalì. “No le piramidi no! Non mi piacciono i faraoni, e neanche le mummie!” disse rabbrividendo al sol pensiero. Sua sorella per tutta risposta si mise a ridere a crepapelle.

Maka e Tsubaki non lo sapevano con esattezza, ma avevano l’impressione che quella reazione avesse a che fare con la loro missione alla piramide di Anubi.

Tsubaki si grattò la testa, mentre sul campo da basket il suo artigiano lanciava un yahoo disumano e piuttosto sguaiato.

“I palindromi!” esclamò a quel punto Maka facendo sobbalzare tutti. “E il nome della festa sarà I topi non avevano nipoti!”

Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale tutta l’attenzione fu per la maestra. Poi Liz annuì ammirata.

Più tardi fu chiaro che come tema era assolutamente assurdo, a meno che non avessero trovato un oracolo caro, un radar , uno Zeus a Suez o dell’anilina. E che diavolo era poi l’anilina?

Alla fine di una faticosa ricerca per Death City, la cosa più palindroma che avevano trovato era un  tipo che si faceva chiamare Bob, e che, tra le altre cose, era guercio.

 

***

“Mi sento molto femminile” sbottò Soul piuttosto contrariato stropicciandosi il grembiule con le mani.

“Io ti trovo molto carina Signorina Evans” lo prese in giro Maka lambiccando tra i fornelli.

“Su, su Soul non ti lamentare, tutti i più grandi chef usano il grembiule, secondo me è piuttosto virile” commentò invece Liz che aveva intenzione di mantenere la pace il più possibile finché non avessero finito quella maledetta torta a forma di otto.

Soul grugnì, mentre Tsubaki lo indirizzava dolcemente verso la zona dove Crona si stava tanto impegnando a confezionare tartine squisite, che però venivano ingollate tutte dal bullo che abitava nella sua spina dorsale, senza che lui se ne accorgesse. Soul sospirò. Era davvero un teatrino davvero deprimente.

Liz si soffermò quindi, sulla scena che le si presentava davanti. La cucina della casa di Kid, la casa dove abitava lei, era invasa da nullafacenti.

Soul e Maka continuavano incessantemente a battibeccare, Black*Star, a cui erano state messe in mano un paio di forbici con l’ordine di ritagliare dei festoni a forma di otto, si era arrampicato sulle tende e faceva il diavolo a quattro. Tsubaki, del canto suo cercava di convincerlo a scendere offrendogli una delle tartine di Crona, che Ragnarok aveva risparmiato.

Sua Eccellenza il Dio della morte appariva a intermittenza sulle superfici a specchio del fornello interrompendola sempre con chiacchiere inutili. Come faceva a essere così autorevole, una persona simile?

Hero, del canto suo, faceva la spola tra la cucina e le cantine, portando quantità incredibili di patate, che finivano tutte irrimediabilmente tra le mani di Patty, che le intagliava dando loro la forma di giraffe giallo spento. Le giraffe erano sicuramente gli animali meno simmetrici sulla faccia della terra.

Spirit Albarn rincorreva le cameriere cercando di palparle e nel salone, Jastin Law, dialogava a gesti con l’orchestra, cercando di convincerli a tornare a casa perché, dato che lui aveva portato le casse non ci sarebbe stato bisogno del loro aiuto. Gli archi, chiamati principalmente in quanto strumenti simmetrici, parevano punti nel vivo, dalle affermazioni di quello strambo monsignore, che , con ogni probabilità aveva già perso buona parte dell’udito.

In tutto quel delirante trambusto la torta a forma di otto stava franando da una parte senza che nessuno se ne occupasse. Lei era sporca di panna da capo a piedi.

Fu solo quando la tenda si strappò e Black*Star le precipitò disastrosamente addosso che esplose in un isterico “Tutti fuori di qui!!!

Ci fu un momento di silenzio, un po’ di stupore, un po’ di indisposizione da parte di Black*Star che tagliuzzò le tende, e il tutto finì in un brusio sommesso.

“Dico davvero!” sbottò nuovamente Liz. “Ho detto fuori di qui, perché vi voglio fuori di qui, subito! Finisco io i preparativi per la festa. E ditelo anche a Justin che con quella musica infernale non mi sente!

Pian piano, con una lentezza e una mestizia biblica, gli astanti uscirono dalla villa coinvolti in un esodo interminabile. Ma quanta gente c’era?

Quando la porta si richiuse dietro all’ultimo arco, Liz si sedette a terra esasperata, c’erano ancora una marea di cose da fare, e aveva spedito Patty in camera sua. Avrebbe almeno potuto tenersi Hero. Quello non faceva rumore e lavorava come un mulo. Era solo finito nelle mani sbagliate.

 

***

 

Nonostante la sfida fosse notevole, alle otto in punto era tutto pronto. Liz aveva fatto in tempo a farsi la doccia e a vestirsi a festa prima che arrivasse Kid sul suo skateboard volante, appena dimesso dall’ospedale.

Lei e Patty erano vestite uguali. Niente frappe, se si stropicciano diventano spaventosamente asimmetriche. Aveva piegato la carta igienica di tutti i bagni, aveva appeso lo striscione con su scritto I topi non avevano nipoti e si era presentata in orario davanti all’entrata.

Tutti erano tornati, tirati a lucido. Tsubaki rivestiva nervosamente Black*Star, al quale continuava a cadere la giacca da una parte, conferendogli un aspetto piuttosto scialbo.

Kid si guardò intorno, sorrise a Liz e Patty e a tutta la dilagante armonia con cui era costruita casa sua. Poi rimase per qualche secondo fermo a guardare lo striscione.

Dopo un attimo di contemplazione cadde a terra svenuto senza apparente motivo.

Maka venne a sapere qualche tempo dopo, da una ridanciana Patty, che Kid era stato ricoverato nuovamente in ospedale dato che si era sentito male rendendosi conto che il suo nome non era palindromo, e che Liz l’aveva seguito con una crisi di nervi non da poco.

 

 

 

 

   
 
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