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Autore: saraviktoria    26/05/2011    1 recensioni
prima notte della gita scolastica a Parigi. cinque amiche nella stessa camera. una di loro innamorata del suo migliore amico...
che succederà?
p.s. nata da un sogno di questa notte e scritta durante la pausa pranzo... abbiate pietà!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gita della quinta superiore. Parigi, Francia. La città più romantica del mondo. Abbiamo girato tutto il giorno, arriviamo in albergo e ci sistemiamo. Cena veloce e poi di nuovo in camera. Siamo distrutti.
Un vantaggio di studiare per perito chimico: poche, anzi pochissime ragazze. Siamo tre classi, ma siamo riusciti a fare solo una camera di ragazze. Io e Lisa della 5A, Giulia e Ilaria di 5B e Francesca, della 5C. In un buco di camera. Ma va bene così. Andiamo d'accordo e siamo tutte abituate a stare sempre con i ragazzi. Facciamo la doccia a turno, poi ci mettiamo sotto le coperte a chiacchierare, la luce spenta. Per stasera non si esce, non dopo aver passato la giornata tra ritiro bagagli in aeroporto e le vie della capitale. Adoro questa città, un po' perché mia mamma è francese, un po' perché ci passo le vacanze da quando sono piccola.
"vai da Fabry dopo?" chiedo a Lisa. Fabrizio, il suo fidanzato, è in classe con noi. È tutto l'anno che aspettano questa gita, come tutti gli anni da quando stanno insieme, per stare un po' da soli, senza genitori di mezzo. Anche se abbiamo diciotto anni
"si, anzi …. Buona notte" si avvicina per baciarci su una guancia "ci vediamo domani mattina. Venite a svegliarci?"
"sicuro. Tanto Sarah è sempre molto mattiniera" commenta Ilaria, che mi conosce bene. È che ho il sonno leggero, non è colpa mia se al primo rumore mi sveglio. Loro, invece, continuerebbero a dormire anche se scoppiasse una guerra nucleare
"avete già chiamato casa?" chiede Francesca. Lei e le sue domande esistenziali
"no, ho sentito solo Ale" anche Giulia è fidanzata, con uno più grande
"io ho chiamato mio fratello" rispondo. Io, al contrario di tutte loro, sono ancora single. Non per scelta, s'intende. È che il ragazzo che piace a me - un nostro compagno di classe -, oltre a essere il mio migliore amico, da cinque anni a questa parte, è un po' ingenuo. Un po' troppo, a volte.
"beh, buona notte a tutte!" Ilaria si mette sotto le coperte, lei e quel suo bel  pigiamino con gli orsacchiotti . In men che non si dica, si addormentano tutte. Tolgo anche la maglietta - sono scomoda a dormire con il pigiama - e mi giro verso il muro. Chiudo gli occhi e cerco di non pensare a niente. Ma immancabilmente penso a un ragazzo alto, molto alto, i capelli scuri e gli occhi nocciola, il viso dolce, l'espressione da bambino, il fisico asciutto. Un pallavolista. Il mio Andrea, il mio migliore amico, il ragazzo che amo.
"cazzo!" mormoro al buio, ma tanto dormono già tutte. Prendo sonno, dormo forse per qualche ora, poi sento dei colpi alla porta. E chi sarà mai? Controllo l'ora sul display del telefono: sono le due del mattino. Forse la prof, che viene a ricordarci di puntare la sveglia. No, troppo tardi. Qualche nostro compagno di classe che ha bisogno del phon o della piastra. Troppo tardi anche per questo, sarebbero venuti prima. Metto la vestaglia, abbandonata ai piedi del letto, e attenta a non inciampare in niente, compresi gli altri letti schiacciati in quella spazio esiguo, vado ad aprire. La luce del corridoio mi acceca, prima che riconosca il ragazzo sulla porta
"Andrea, cosa ci fai qua?" sussurro, la voce ancora impastata e stanca
"posso dormire con te?" mormora in risposta, abbassando lo sguardo
"certo. Vieni e non fare rumore" non è la prima volta. È il mio migliore amico e non sospetta quello che in realtà provo per lui. Lo prendo per mano e facciamo lo slalom per raggiungere il mio letto, il più lontano possibile dalla finestra e dai rumori. Rimetto la chiave sul comodino - un mobiletto mezzo scassato dove abbiamo messo più cose possibile- e mi tolgo la vestaglia.
"ti da fastidio?" chiedo, ma lui non capisce. Prendo una delle sue mani e la metto sulla mia pancia
"ah, già … tu dormi senza pigiama"
"ti da fastidio?" ripeto. Aspetto una risposta
"no, certo che no, non ti preoccupare" sposta la mano sulle mie spalle, poi sopra la spallina del reggiseno e più giù, sui fianchi, fino all'elastico delle mutandine
"come mai tutta questa intraprendenza?" chiedo, sorpresa. Di solito sono io quella che fa la maliziosa, e lui quello che non capisce. Non era mai capitato il contrario.
"è buio. Non mi puoi vedere" si giustifica.
"dormiamo? O preferisci cadere addormentato in una cattedrale, domani?"
"no. dormiamo" acconsente. Sposto le lenzuola e mi sdraio vicino al muro, stringendomi il più possibile per fargli spazio. Si accoccola accanto a me, faccia contro faccia.
"beh, buona notte" non risponde e chiudo gli occhi. Dopo qualche minuto sento qualcosa di morbido - le sue labbra?- sfiorarmi il collo e poi le guance.
"che fai?" chiedo, sempre più sospesa
"scusa" mormora, spostandosi
"non ho detto che mi da fastidio. Volevo solo sapere cosa stessi facendo" preciso. Vorrei che continuasse, ma non posso dirglielo.
"è da un po' che ci penso. Ma se ti vedo che mi guardi mi blocco. Sono un codardo"
"non sei un codardo. Si chiama paura. È giustificata." mi accarezza una guancia, poi passa un dito sulle mie labbra
"ti piaccio?" chiedo, a bruciapelo. Sono abbastanza diretta
"si"
"quanto?"
"troppo" storto la testa. Cosa vuol dire? Se ne accorge
"tanto che faccio fatica a non rimanere a fissarti tutta la lezione. Tanto che mi costa stare fermo quando, durante le verifiche, ti rosicchi la penna" parla tutto d'un fiato, le parole quasi si rincorrono "e io, ti piaccio?" chiede alla fine. Sorrido
"tanto" apre la bocca per chiedere qualcos'altro, ma lo fermo con un bacio. Continuiamo a baciarci. Ogni tanto i denti sbattono tra di loro, ma ridiamo e riprendiamo da dove ci siamo fermati, leggeri e felici.
   
 
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